"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

lunedì 15 giugno 2009

La vocazione illiberale del Popolo della Libertà

La frase nomina sunt consequentia rerum evidentemente non vale in politica.
Il termine nazista deriva dalla contrazione dei termini nazionale e socialista.
La democrazia cristiana si ispirò, nel cinquantennio del suo potere sull'Italia, a principi ben diversi da quelli cristiani dell'onestà, della solidarietà, della giustizia.
Così il Popolo della Libertà ed in precedenza il Polo delle Libertà hanno dato vita alla più grande stagione di divieti e di proposte e provvedimenti illiberali che abbia mai conosciuto la storia repubblicana.
Nulla di sorprendente pensando alla formazione politica dei propri dirigenti, tra P2, Movimento Sociale e disciplina aziendale di Fininvest e Publitalia o quando va bene, tra PSI Craxiano e la destra democristiana,
Ma è ugualmente impressionante elencare gli attacchi (di peso e impatto diverso ma tutti aventi la stessa logica) progettati e realizzati alle libertà individuali e collettive, da chi pubblicamente ha sempre affermato di voler combattere e limitare al minimo l'ingerenza dello stato nella vita individuale.
La lista è infinita.
Acquistare Kebab e cornetti di notte, mangiare un panino sui gradini di una chiesa, girare in una città turistica senza maglietta, i negozi etnici, i writers, diventati le priorità da combattere per i nostri sindaci e i nostri governanti.
La libertà di culto per i fedeli di religioni diverse da quella cattolica, in particolare di quella musulmana, contrastata in nome di asserite necessità di ordine pubblico.
Il proibizionismo su droga e prostituzione intramontabili cavalli di battaglia delle destre (ci dovrebbero spiegare perchè con la stessa logica 'etica' e di tutela della salute pubblica siano invece liberi il consumo di alcool, il gioco d'azzardo, il fumo).
La legge 40 e i cervellotici vincoli posti in materia di procreazione assistita e ricerca scientifica, il boicottaggio della pillola del giorno dopo.
La possibilità di scegliere liberamente quali cure accettare o rifiutare, nel momento in cui si approssima il termine della propria vita, negata.
Il diritto al riconoscimento delle unioni di fatto, tra conviventi dello stesso sesso o di sesso diverso, nemmeno preso in considerazione.
Lo svolgimento di pubbliche manifestazioni reso quasi impossibile da infinite restrizioni.
Il diritto di sciopero nei pubblici servizi da abolire e sostituire con lo sciopero virtuale.
La libertà di chiedere asilo da parte dei profughi in fuga da guerre e dittature negata attraverso i disumani respingimenti verso la Libia, frutto di una visione razzista e xenofoba. La permanenza stessa in Italia degli immigrati regolari subordinata al rispetto di regole vessatorie.
L'unica risposta alla legittima protesta delle comunità locali alla realizzazione di discariche, inceneritori, impianti inquinanti e pericolosi, centrali nucleari è la militarizzazione dei siti interessati.
Non contenti della situazione di monopolio informativo esistente in Italia, vengono duramente attaccati quei piccoli spazi di dissenso esistenti in tv (Annozero, Report, ecc.) e la la Rete nel suo complesso (obbligo di rettifica persino per i blog).
L'informazione sui procedimenti penali in corso viene vietata nel disegno di legge sulle intercettazioni.
Una delle conseguenze deleterie di questa legislazione compulsiva sarà che i tribunali, già oberati di lavoro, saranno presto sommersi da un'infinità di procedimenti penali con il rischio della completa paralisi (a vantaggio della criminalità organizzata e comune).

La filosofia illiberale del Popolo della Libertà (gli unici a non essersene accorti sono i commentatori liberali come Battista, Ostellino, Galli della Loggia, Panebianco …) si traspone anche nel campo delle istituzioni e dell'economia.
La legge elettorale vigente, la famosa 'porcata' Calderoli votata dalle destre, è espressione di questa concezione illiberale: la scelta dei rappresentanti eletti non è demandata alla preferenza espressa dagli elettori ma dall'ordine di presentazione in lista deciso dalle segreterie dei partiti, partiti peraltro che nel caso di Forza Italia e PDL non hanno mai conosciuto dei veri e liberi congressi.
Il potere indipendente della magistratura, fondamento delle teorie costituzionali liberali, viene limitato con il lodo Alfano e sottoposto ai voleri del governo con il progetto di porre, di fatto, l'iniziativa dell'azione penale nelle mani delle forze dell'ordine.
Non si ha memoria di una vera privatizzazione o liberalizzazione da parte della destra né di una riforma che abbia colpito le corporazioni (dai tassisti ai notai agli avvocati) così forti in Italia.
Le regole fondamentali del libero mercato, concorrenza e trasparenza, contrasto delle posizioni oligopolistiche e monopolistiche, vengono disattese nella mancata adozione di adeguate leggi antitrust e di regolazione dei conflitti di interessi, in particolare in materia di informazione e televisione.
La tutela dei consumatori, tipica delle democrazie liberali anglosassoni, umiliata dal continuo rinvio della entrata in vigore della possibilità della class action.
Certo a volte la destra si ricorda della politica del laissez-faire connaturata al proprio nome. Ma solo quando questo fa comodo ai propri amici e alle proprie clientele: in materia edilizia, nel diritto societario (con l'attenuazione del reato di falso in bilancio), in tema di sicurezza sul lavoro, nella caccia, nella registrazione delle transazioni economiche a fini anti-evasione.
E' casuale che i più autorevoli interlocutori internazionali di questo governo siano Putin, Gheddafi e Papa Ratzinger?

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