"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 24 luglio 2009

Gli Italiani devono sapere

Corrado Carnevale, magistrato.
Giovanni Falcone metteva in galera i mafiosi, Corrado Carnevale li tirava fuori.
Oggi, Falcone è al cimitero, Carnevale è Presidente in pectore della Cassazione.
Gli Italiani devono sapere.

"Ebbe una carriera incredibilmente rapida, diventando a soli 55 anni presidente di sezione di Corte di Cassazione (1º dicembre 1985): viene subito elogiato - oltre che per essere il più giovane presidente di sezione della storia - per aver azzerato l' arretrato in pochi anni.
Ma con la carica di Presidente della prima sezione della Suprema Corte di Cassazione assume di fatto il monopolio della legittimità sulle indagini di mafia. In questa veste il suo collegio cancella circa cinquecento sentenze di mafia, anche solo grazie a un errore di forma[1], guadagnandogli il soprannome l'ammazza-sentenze. Invalida, tra l'altro:
gli ergastoli per i fratelli Michele e Salvatore Greco, ritenuti i mandanti dell' assassinio del magistrato Rocco Chinnici, per "non credibilità dei pentiti";
le condanne per un processo alla Banda della Magliana;
l'arresto di Don Stilo, accusato di essere un prete mafioso;
l'arresto di Giuseppe Misso, camorrista coinvolto nella strage del treno 904 Napoli-Milano;
l'arresto del figlio di Michele Greco, Giuseppe.
Nelle motivazioni, non fa mistero di non credere alla Cupola di Cosa Nostra come centro unificato criminale, e non crede alle parole del "pentito dei due mondi" Tommaso Buscetta, che aveva disegnato l' organizzazione mafiosa come una piramide al cui vertice stava una cupola formata dai superboss.
Quando il guardasigilli Claudio Martelli chiamò a dirigere gli Affari penali del Ministero Giovanni Falcone - il giudice antimafia per eccellenza, il grande regista del maxiprocesso che aveva piegato Cosa nostra - gli chiese costantemente consiglio per evitare che sull'ultima fase giudiziaria del maxiprocesso gravasse l'ombra del dubbio, stante la fama che circondava Carnevale. La via d' uscita venne trovata con il monitoraggio delle sentenze decise dalla prima sezione: per quattro mesi un gruppo di giudici lavorano sui 12500 provvedimenti emessi dal 1989[2]. Come conseguenza, fu deciso un criterio di rotazione e Carnevale - che si occupava del maxiprocesso antimafia già dal 1991 - si trovò a non essere più lui[3] a presiedere la prima sezione il 30 gennaio 1992, quando la sentenza della Cassazione confermò le condanne inflitte a Palermo.
La sequenza delle accuse culminò in uno dei maggiori scandali della storia della magistratura italiana.[4]. Il collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo lo coinvolse nel processo Andreotti, dichiarando che "il senatore Andreotti aveva con lui uno speciale rapporto personale."[5] "E i boss erano sicuri che non ci sarebbero stati problemi."[6] Il 29 marzo 1993 la procura di Palermo gli inviò un avviso di garanzia. Dal 23 aprile 1993 il magistrato venne sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Il 29 giugno 2001 fu condannato dalla Corte di Appello di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa a 6 anni di carcere, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e all'interdizione legale lungo l'arco della pena. La sentenza finale in Cassazione del 30 ottobre 2002 lo ha assolto con formula piena, senza rinvio, ribaltando la sentenza della Corte d'Appello, constatando prove insufficienti a sostenere tali accuse. In particolare ha dovuto rilevare come le deposizioni dei suoi colleghi magistrati di cassazione che denunciavano le sue pressioni per aggiustare i processi, fossero inutilizzabili in giudizio perchè riferivano fatti accaduti in Camera di Consiglio, quindi coperte da segreto. [7][8] Nel 2006 è uscito il libro "Un giudice solo" edito da Marsilio, dove Carnevale racconta la sua verità a colloquio con Andrea Monda.
Una serie di norme[9] prodotte dal Governo Berlusconi II e IV consente all'ex-imputato, di essere reintegrato come giudice operante in Cassazione, e di concorrere alla carica di primo presidente, nonostante i limiti di età. Nello specifico: un comma della Finanziaria 2003, prevede il reintegro in onore e carriera ai dipendenti pubblici, magistrati compresi, usciti assolti dalle maglie della giustizia, recuperando gli anni persi anche se sforano l'età pensionabile. E un decreto legge del 2004 precisa che il reintegro dev'essere possibile anche se i posti sono in sovrannumero. Una norma della legge 30 luglio 2007 n.111 (approvata nel Governo Prodi II), prevedeva che chi fosse stato reintegrato, non poteva assumere cariche di vertice oltre i 75 anni. Norma pero' abrogata nell'ottobre 2008, consentendo così di concorrere, nel prossimo recente futuro, alla carica di presidente.
Questo insieme di norme produce un braccio di ferro giudiziario[10] tra CSM, Consiglio di Stato, Tar e Corrado Carnevale, che vince i ricorsi (in favore di 11 a 10). Nel frattempo, dal 21 giugno 2007 è tornato a svolgere l'attività giudiziaria presso la I/a sezione civile della Cassazione.

Le polemiche nei confronti dei giudici antimafia [modifica]
Sin dai primi anni '80 Carnevale si schiera apertamente contro le attività del pool antimafia, che definisce "giudici sceriffo", con dichiarazioni quali:[11]
« La Costituzione vuole il magistrato in toga e non in divisa [...] Io sono un giudice e mi rifiuto di essere un combattente anche contro la mafia, il mio compito non è quello di lottare. »
Dichiara inoltre che i giudici "sono scansafatiche e incompetenti, non conoscono i codici e pensano solo alla carriera. Ai magistrati non piace lavorare, questa è la verità"[12]. Arriva ad affermare: "Il pasticcio dell'antimafia professionista è nato per colpire gli avversari politici della sinistra di matrice comunista[13]".
In seguito alle stragi del 1992, nel corso di intercettazioni, vennero registrati pesanti insulti rivolti a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, uccisi da Cosa Nostra. Carnevale, in quelle telefonate intercettate, li chiamava - Falcone e Borsellino, i martiri dell'antimafia - "i Diòscuri", prendendoli in giro e dichiarando che erano "due incapaci, con un livello di professionalità prossimo allo zero".[14] Chiamava Falcone "quel cretino", "faccia da caciocavallo" e aggiungeva: "io i morti li rispetto, ma certi morti no". Aggiungeva: "a me Falcone non è mai piaciuto".[15][16] Poi insinuava che Falcone avesse messo sua moglie, Francesca Morvillo morta anche lei a Capaci, nella corte d'Appello di Palermo per far confermare le condanne che Falcone otteneva in primo grado[17]. Lo accusava di aggiustare i processi, diceva al telefono, per "fregare qualche mafioso". Durante gli interrogatori, a chi gli chiedeva se confermasse o meno tali dichiarazioni, ribadì: "Si si, io contro di loro ho un'avversione che non è venuta meno neanche dopo che la mafia li ha ammazzati".[18]

Alcune recenti vicende di cronaca [modifica]
L'11 novembre 2008 la Corte di Cassazione ha giudicato formalmente non corrette le procedure seguite per la raccolta di diverse centinaia di migliaia di firme per i referendum sull'abolizione dell'ordine dei giornalisti, i finanziamenti pubblici all'editoria e la legge Gasparri, promossi dal comico e attivista italiano Beppe Grillo. Presidente della Corte è Corrado Carnevale, a capo della commissione per il referendum. [19]

Note [modifica]
Nel loro libro "La giustizia è cosa nostra. Il caso Carnevale tra delitti e impunità" (Mondadori, 1995), Attilio Bolzoni e Giuseppe D' Avanzo fanno i conti: alla "Corte di San Carnevale" attribuiscono l' esame di 6000 processi all' anno, e - aggiungono- "quasi uno su tre è cancellato, con o senza rinvio."
"Quando ancora Giovanni Falcone era in vita e quando Claudio Martelli era ministro di grazia e giustizia le sentenze della famigerata prima sezione, quella di Carnevale finirono sotto la lente di osservazione. Il «monitoraggio», come lo chiamarono, gettò grande scompiglio tra i legali palermitani. Creò le basi perché si arrivasse al processo. Suscitò uno scatto di orgoglio in giudici che al fianco di Carnevale ne avevano subito la ridondante sapienza, senza avere l’ardire di opporsi. Quei giudici trovarono il modo di sfogarsi con i colleghi che andarono a sentirli e dissero che c’era un «partito», un partito della prima sezione. Una tribù, un clan, un club ristretto e selettivo. Un posto dove si entrava con l’ergastolo e si usciva galantuomini": Repubblica — 09 aprile 1998 pagina 21 "Quel primo della classe che cancellava sentenze".
Secondo Marco Travaglio "lo stesso Carnevale ha preferito per opportunità, nel pieno della polemica, cedere il passo a un altro presidente": cfr. ((http://www.beppegrillo.it/2009/01/passaparola_lun_13.html)). In realtà tale fonte sottovaluta come fu deciso il principio di rotazione, che aveva un preciso input politico rispetto al quale l'interessato - salvo lamentarsene in seguito (cfr. “I magistrati non applicano le leggi che non gradiscono”
di Dimitri Buffa - L'Opinione n. 79 del 08/04/05) - non ritenne utile contrapporsi pubblicamente: "Qualcuno (...) aveva enfatizzato la natura ed i termini dell'intervento del dott. FALCONE, il quale - come risulterà dalle testimonianze dei suoi collaboratori del Ministero - si era limitato a seguire, con doverosa attenzione, le fasi dell'assegnazione del maxi-processo in Cassazione per evitare ritardi ed inconvenienti; ed aveva altresì intrapreso, a seguito di direttiva del Ministro MARTELLI, una attività di verifica (il c.d. "monitoraggio") delle sentenze della Prima Sezione della Corte di Cassazione, che aveva evidenziato serie " anomalie.": cfr. ((http://www.luogocomune.net/site/modules/mydownloads/library/acrobat/ImputazAndreotti.pdf))
cfr. atti dell'accusa del processo Carnevale
Dichiarazioni di Gaspare Mutolo al processo Andreotti
http://digilander.libero.it/inmemoria/italia_1993.htm

http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/31/Mafia_Cassazione_assolve_giudice_Carnevale_co_0_0210312059.shtml
http://www.diritto.it/sentenze/magistratord/sent_carnevale.pdf "

Fonte:wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Corrado_Carnevale

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