"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 25 ottobre 2009

Alla faccia di Salvatore D'Acquisto..

Io mi auguro che i carabinieri reagiscano di fronte al doloroso scenario che l’Arma sta offrendo senza pietà ai cittadini italiani.
Dal Gen. Mori, sotto processo per presunte trattative con la mafia, fino ai quattro carabinieri che oggi sembrano protagonisti di un volgare e penoso ricatto.
Qualunque cosa ci sia dietro quest’ultima squallida vicenda, che abbiano agito da soli per sconfortante mediocrità o che siano esecutori di un ancor più mediocre spionaggio da Repubblica delle Banane, un altro pezzo dello stato si sta svelando nelle sue macerie.

Neanche a dire che possiamo contare su una Magistratura forte e incorruttibile, che non guarderà in faccia nessuno per fare luce e chiarezza su quest’ennesima vicenda, che tutto sommato possiamo anche considerare minore, se pensiamo che stiamo ancora aspettando la verità sulla strage di Portella della Ginestra..
L’esperienza infatti ci insegna che qui in Italia, in barba al miglior disegno costituzionale, in tema anche di giustizia, i magistrati o sono collusi o vengono corrotti o vengono ricattati o minacciati oppure, se proprio si ostinano, vengono eliminati e sepolti, vivi o morti.

L’immagine che ho io è quella di uno Stato in rovina, i cui spazi fisici e istituzionali sono stati progressivamente occupati da soggetti assurdi: eversori, piduisti, mafiosi, corrotti, fascisti, buffoni, veline, menestrelli.. L’occupazione è iniziata subito, anzi, forse è più corretto dire che è proseguita anche dopo e nonostante l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, fino ad avere la meglio e ad imporsi, strage dopo strage, spargendo sangue e seminando corruzione.
Fino a corrompere e rimbecillire l’intero Paese, ormai scivolato in un degrado totale, dove nulla sembra più avere senso, al punto che ormai il golpe è diventato un assurdo tana libera tutti e nessuno sembra avere neanche l’intenzione né tanto meno la forza di riassorbire una situazione che è sfuggita al controllo di tutti.

Io me ne sto qui, in rete, ed osservo impotente il mio Paese che affonda.
Dopo tanti anni e dopo tanti tentativi di cambiarlo da dentro e di arrestare quest’invincibile declino, sono arrivata alla conclusione che l’unico modo per salvare l’Italia sia quello di separarsi nettamente da tutta questa melma, mantenersi sani (soprattutto di mente), non sprecare energie, fare squadra con chi non è stato infettato, soccorrere prontamente chi ha scoperto di aver contratto il virus, far sentire la sana presenza ed esistenza di un pezzo sempre più numeroso di società ancora civile e cominciare a progettare ed organizzare il futuro, che in realtà è già presente.

Sempre da qui, dalla rete, osservo anche che l’Italia non è un caso isolato di degrado feudale.
Il virus corre veloce ed evolve rapidamente, adattandosi scaltro all’ambiente che, ignaro, si scopre ad ospitarlo, non si capisce neppure da dove esattamente abbia avuto origine. A volte, debellato da una parte, ricompare altrove sotto altra forma e ricomincia il contagio. A volte, sembra debellato e invece sta lì sotto la cenere, pronto a riaccendersi non appena gli si dà ossigeno e combustibile.
In realtà, sappiamo che è sempre lo stesso perfido bastardissimo virus.
Si chiama vanità.
Il villaggio globale non aiuta.
Per il virus significa abbuffata, per noi pandemia.

A quanto pare, però, l’umanità s’inventa sempre una via di fuga, una speranza, una possibilità..

Internet è uno strumento straordinario, che ha potenzialità che mi sembrano illimitate.
Anche solo perché costringe ad una velocità di ricerca e di elaborazione e ad una ginnastica mentale di raro pregio. L’affinamento nel suo impiego e la sua inevitabile, per quanto lenta e difficile diffusione si prestano come veicoli adeguati e tempestivi del necessario vaccino, la consapevolezza, da sempre l’unica in grado di contrastare ed arginare il virus.

Conoscenza, informazione, organizzazione, condivisione, dibattiti, temi, proposte, decisioni, scelte..tutto ora è possibile in tempo reale e direttamente tra cittadini sovrani, che finalmente non devono più dipendere da nessuno per poter essere consapevoli e maturi.

L’intermediazione di partiti e sindacati, fino a poco tempo fa apparentemente insostituibile, oggi vede ampiamente ridimensionato il suo ruolo, nonché la sua stessa natura.

Anche gli strumenti di controllo sono oggi più a misura d’uomo e prospettano soluzioni più rapide ed efficienti.
L’integrazione dei mercati e l’invincibile predominio delle multinazionali sembra oggi trovare un ancora potenziale ma potente contraltare nella rete di solidarietà che, grazie ad internet, può percorrere l’intero pianeta e fare da argine alla vanità che affligge il mondo.

Tutto, dagli strumenti finanziari alle cure mediche, può essere condiviso, regolato, controllato, discusso, scelto o scartato con cognizione di causa, direttamente dai cittadini o attraverso strutture organizzative di qualunque dimensione e raggio operativo, direttamente espresse e direttamente controllabili.

La rete, insomma, schiude nuovi scenari ed apre potenti prospettive alla democrazia.
Cercheranno di fermarla naturalmente, lo stanno già facendo, ma non ci riusciranno.

A mio avviso, le Nazioni hanno esaurito il loro ruolo, come anche le grandi federazioni di Stati, che si parli degli Stati Uniti o dell’ancora anacronisticamente acerba, divisa e debole Unione Europea o anche della temutissima Cina.
L’attuale e difficile fase di transizione, in cui tutti si muovono scompostamente, senza capire bene da che parte andare, vede protagonisti enormi soggetti, goffi e patetici.
Dinosauri destinati all’estinzione.
Tornerò sull’argomento, ma intanto, visto da qui, dalla rete, faccio fatica anche a riconoscerlo quel puntino, Berlusconi, tutto infagottato nella sua giacca a vento nera, che confuso e ubbidiente va a Mosca per ricevere istruzioni, cerca di darsi un tono, sparando come al solito qualcosa di insensato, questa volta sull’Irap, e poi torna a casa, inutile come sempre, sperando che Putin sia il cavallo giusto, perché è l’unico su cui può puntare.

1 commento:

  1. non hai fatto altro con questo articolo che dettagliare il senso di frustrazione e l'impotenza che provo anch'io..."io me ne sto qui in rete a guardare il mio paese che affonda". sperando che nel frattempo non alzino steccati e recintino zone. faccio anch'io, per la rapidità dello strumento, affidamento a questa sorta di " villaggio globale" che è la rete. dipende da noi e dalle capacità che abbiamo. come diceva e scriveva qualcuno parecchi, ma parecchi anni fa: gli uomini fanno le condizioni non meno di quanto le condizioni fanno gli uomini.

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