"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 7 ottobre 2009

Allarme democratico

Da tempo alcuni amici, politicamente assai avveduti, sinceramente democratici e convinti oppositori di Berlusconi per il degrado che ha portato nella vita pubblica italiana e la lesione nei principi costituzionali che ha determinato la sua politica, cercano di convincermi del fatto che se Berlusconi cadesse così, per la volontà dei poteri forti e non a seguito di libere elezioni e di una grande mobilitazione popolare convinta e consapevole, capace finalmente di unire le ragioni di chi si oppone al regime illiberale delle destre (sul lavoro precario e non, sul nucleare, sull'ambiente, sulla legalità e la difesa della Costituzione, sulla informazione libera e pluralista, sui diritti civili e la laicità dello Stato), ciò non sarebbe una vittoria della nostra democrazia ma anzi si aprirebbero per essa scenari ancor più pericolosi.



Oltre a paventare le reazioni violente e palesemente eversive che potrebbero suscitare nella Lega e PDL (si vedano le ultime dichiarazioni di Bossi che parla esplicitamente di 'fare la guerra', a proposito Napolitano dove sei?), essi sostengono che se Berlusconi uscisse di scena solo per volontà di una parte delle caste dominanti, sotto l'occhio accondiscendente delle grandi potenze internazionali (sicuramente Obama e l'Europa, forse ormai anche il vecchio amico Putin), una volta scomparso il male evidente, una volta caduta la tensione e l'allerta democratica che l'inaccettabile Berlusconi determina, le vecchie caste, nell'indifferenza generale, avrebbero mano libera per i propri disegni, totalmente coerenti con il progetto di rinascita nazionale di Licio Gelli: due grandi forze (partiti o coalizioni) che fingono di contrastarsi per il governo del Paese ma entrambe ossequiose nei confronti dei voleri dei potenti (grandi industrie, grandi banche, grandi enti pubblici, vaticano, alti burocrati e boiardi di stato, le più elevate gerarchie militari e delle forze dell'ordine, in uno scenario che prevede la convivenza con le stesse organizzazioni criminali), magari in un regime presidenziale e stravolgendo i principi fondanti della nostra democrazia sanciti nella Costituzione.


Essi anzi potrebbero giovarsi del lavoro 'sporco' fatto da Berlusconi con gli attentati alla indipendenza della magistratura, con la negazione di un libero sistema dell'informazione, con le continue violazioni alla legalità derivate dal conflitto di interesse e dalle leggi ad personam.


E' una tesi non facile da condividere. Pur consapevoli delle dinamiche che contraddistinguono lo scontro politico in corso come si fa a non gioire della ormai inevitabile caduta del Gallo Cerone? Come si fa a non pensare che le dimissioni di Berlusconi restituirebbero un minimo di dignità al popolo italiano e gli consentirebbero di riacquistare un briciolo di credibilità nell'opinione pubblica internazionale? Come si fa a non percepire gli spazi di democrazia che possono a breve aprirsi derivanti anche dalla difficoltà a trovare sulla scena politica attuale un personaggio ed una formula politica in grado di sostituire il diabolico potere ipnotico della dittatura televisiva berlusconiana? Come non pensare che aderendo a tale disegno il PD, il partito in qualche modo erede della lezione di Enrico Berlinguer e di Aldo Moro, e Repubblica, forse la più importante espressione della cultura laica e di sinistra degli ultimi trent'anni, suiciderebbero definitivamente la propria credibilità ed il proprio prestigio?


Ma, al di là di queste obiezioni, sono riflessioni e timori che vanno assolutamente presi sul serio. Ed ai quali ora so darmi una sola risposta: la consapevolezza che il cammino per il ripristino della democrazia e la difesa e l'attuazione dei principi costituzionali è lungo e difficile. Che la caduta del regime berlusconiano è condizione necessaria ma non sufficiente per riprendere tale cammino. Che ciò che possiamo e dobbiamo fare, come cittadini democratici, è tenere gli occhi aperti e le orecchie dritte, per essere pronti a smascherare e denunciare chi, oggi o domani, intende attentare alla sovranità popolare e sovvertire e negare i valori della Costituzione.


Che la nostra arma di cittadini è, oggi e domani, la mobilitazione democratica.


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