"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 4 novembre 2009

Il dopo Berlusconi. Tremonti e Rutelli.

Se è vero che tre indizi fanno una prova, Tremonti si candida apertamente al dopo Berlusconi: la sceneggiata del contrasto con il Presidente del Consiglio, l'offerta di pace ai banchieri, l'atteggiamento defilato rispetto alle intemperanze del premier su tv e giustizia provando nel contempo a legittimarsi come autorevole statista che trova l'intesa con Fini sul Sud e si pone – nei confronti delle Istituzioni europee e mondiali – come il garante del rigore dei conti pubblici italiani.

La candidatura di Tremonti, ovviamente sponsorizzata da Bossi & c., consentirebbe nel caso di dimissioni di Berlusconi di lasciare invariata l'attuale maggioranza e di non ridimensionare il preponderante ruolo della Lega.
Sulla sponda opposta, per intenderci quella di Fini, D'Alema, Casini, Montezemolo, ecco invece Rutelli. Distaccandosi dal PD e costituendo una nuova formazione moderata in vista della partecipazione al progetto di Grande Centro (sponsorizzato da Montezemolo e dalla Conferenza Episcopale Italiana ...) determina, con la benedizione di D'Alema, tutta una serie di effetti: rafforza l'immagine di 'sinistra' del PD, in funzione di contrasto della concorrenza di Di Pietro e dell'astensionismo, portandosi via gli impresentabili che vi albergavano e nel contempo costituisce una forza parlamentare pronta ad essere arruolata – fornendo i numeri decisivi - per un ribaltone parlamentare che sostituisca, nella maggioranza, l'UDC alla Lega, senza peraltro 'compromettere' il PD esponendolo alle accuse di inciucio …
La manovra di D'Alema si completa 'coprendosi' a sinistra con Sinistra e Libertà di Vendola e Fava che, in nome della difesa della Costituzione da combattere insieme a chi del berlusconismo è stato complice e beneficiario, si mostrano aperti ad un'alleanza con l'UDC di Casini e Cuffaro.
Insomma gli stessi tatticismi e le stesse manovre partitiche di sempre: l'idea che la politica non debba fornire risposte ai bisogni delle persone ma unicamente trovare il gradimento e l'approvazione dei potenti. E che dunque richiede di far fuori dalla scena politica quei partiti che possano disturbare i manovratori ....

1 commento:

  1. berlusconi dispone di un consenso che gli altri non possiedono. E non basta qualche manovra di palazzo per assicurarne la sostituzione nell'ambito del centro destra

    La fuga di Rutelli e la diffidenza dell'elettorato moderato verso il PD

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