"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 2 gennaio 2010

Se fossimo in una Repubblica, chiederei le dimissioni di Giorgio Napolitano

Napolitano Giorgio ha aperto il suo discorso di fine anno tessendo le lodi di una sterile quanto fantasiosa comunità internazionale. Ha esordito decantando l'impegno e i risultati, ovviamente non indicati, delle grandi democrazie e non.
Chiunque sia informato, sa bene che il 2009 è stato un anno a dir poco fallimentare sotto il profilo dei nuovi equilibri internazionali, dei diritti umani, delle libertà fondamentali, del problema del clima, dell'inquinamento del pianeta, della crisi finanziaria ed economica e delle disuguaglianze infondate che dominano e massacrano il mondo.
L'anno che ci lasciamo alle spalle ha significato una delle più basse espressioni della legge del più forte e della cupidigia umana degli stolti.
I troppi G qualche cosa non erano mai stati così sterili, ulteriormente inquinanti e feroci.
Mai la comunità internazionale era stata così manifestamente indifferente, inutile, dannosa e cinica.
12 mesi di chiacchiere elettorali, non un fatto, non un risultato.
Seguono, nel discorso di fine anno, tanti generici bla bla bla.
Ma il controllo dell'informazione dà manforte al regime e Napolitano lo sa.
Egli di quel regime è garante e ad esso è pronto a fare scudo.
La Costituzione l'ha messa via da un pezzo, forse prima ancora che il colpo di Stato dei peggiori portasse al manifesto ed impavido vilipendio dello Stato.
Personalmente, ho ascoltato con fastidio e inquietudine le parole di Napolitano, da cui non mi sento rappresentata.

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