"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 18 febbraio 2010

La luce in fondo al tunnel

Ha ragione Paolo Flores D'Arcais quando auspica di vedere una luce, cioè un progetto reale di alternativa, in fondo al tunnel in cui si trova il nostro Paese per dare senso e concretezza alla coraggiosa resistenza ed alle speranze dei cittadini democratici ed onesti.
E' talmente drammatica la situazione italiana e sono talmente disperati gli italiani che hanno deciso di non arrendersi da essere disponibili ad aggrapparsi a qualunque cosa che solo somigli ad un abbozzo di alternativa, ad un progetto di cambiamento radicale della società e del sistema politico.
Persino al nulla dei promotori del popolo viola (San Precario? Gianfranco Mascia?), persino ad Antonio Di Pietro.

Sono caratterialmente troppo prudente per emettere una sentenza di condanna definitiva nei confronti di IDV e del suo leader dopo la svolta del congresso del partito.
Certo la botta c'è stata ed è stata forte. L'hanno avvertita i simpatizzanti, i sostenitori e gli iscritti. L'hanno subita quei personaggi che avevano accompagnato ed ispirato l'ultimo percorso politico di Di Pietro: Salvatore Borsellino, Travaglio, Grillo, Genchi, De Magistris, lo stesso Flores d'Arcais.
Per il momento aspetto gli eventi ed in ogni caso non riesco (ancora) ad abbandonarmi alla logica dell'astensione. Se fossi in Campania voterei Roberto Fico. Se fossi in Calabria Callipo. Se la presenza dell'UDC nelle alleanze di centro sinistra è uno degli elementi per confutare la credibilità di coalizioni e candidati, rilevo l'assist che il partito di Casini e Cuffaro regala a Vendola in Puglia dividendo il centro destra (evidentemente il leader di Sinistra e Libertà non viene considerato un vero pericolo …). Vivendo nel Lazio, non posso rimanere indifferente di fronte alla eventuale vittoria della mediocre e opaca Polverini a capo di una coalizione in cui sono presenti il ras di Fondi Fazzone, i fascisti di Storace e Tilgher, i clericali e i referenti di palazzinari e speculatori e non votare il candidato di bandiera del centro sinistra, Emma Bonino.
Forse ancor di più dell'appoggio alla candidatura De Luca, sconfessando la promessa di non sostenere mai candidati inquisiti o condannati, essendo inoltre il sindaco di Salerno un personaggio che si caratterizza per posizioni populiste, autoritarie e contrarie alla difesa dell'ambiente, ciò che ha più colpito della svolta di Di Pietro è il rovesciamento, peraltro senza un dibattito e un confronto prima e durante il congresso, della linea politica perseguita dopo le elezioni del 2008. Quella di un'opposizione radicale e di un'alternativa senza compromessi non solo a Berlusconi, ma a tutta la casta politica complice e corrotta, al colpevolmente timido Partito Democratico e a quei poteri oscuri e 'gelatinosi' che dominano il nostro Paese. E' stata la politica attraverso la quale IDV e Di Pietro sono stati capaci di parlare e dare speranza alle persone di sinistra e di destra, di candidare intellettuali e uomini e donne oneste e capaci alle ultime Europee, di sostenere e dare voce a proteste e movimenti sociali, di creare un ponte con le istanze politiche più radicali quali la lista Grillo e la Federazione della Sinistra di Ferrero.
Ci sono solo due possibili spiegazioni alla scelta imposta al congresso di IDV: o si è convinti che le prossime elezioni si svolgeranno tra pochi mesi ed allora si è ritenuto non ci fosse il tempo per costruire qualcosa di diverso da una tradizionale alleanza di partiti e che anzi fosse necessario rompere la morsa dell'accordo PD-UDC oppure, come implicimente osserva Salvatore Borsellino, Di Pietro è sotto ricatto. Attraverso le risibili rivelazioni del Corriere della Sera e la pubblicazione di foto prive in sé di alcun valore, si è lanciato un messaggio in puro stile mafioso al leader molisano per imporgli di rientrare nell'alveo dell'abituale gioco partitocratico e non disturbare i manovratori D'Alema – Casini e Fini.
Ora però bisogna restare lucidi. Di Pietro non era il Salvatore della Patria e se le speranze che in tanti abbiamo riposto in lui erano eccessive il progetto che in qualche modo aveva evocato e fatto intravedere, quello di un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale, resta valido e non deve restare incompiuto.
Le idee quando sono giuste devono poter camminare al di là degli uomini e delle donne che di volta in volta, come i componenti di una staffetta, si incaricano di portarle avanti fino al traguardo.
Ma questo è il momento del coraggio e di uscire allo scoperto. Devono farlo gli esponenti politici che, anche all'interno di partiti compromessi, ritengono indispensabile la costruzione di una vera alternativa democratica. In primis proprio quelli di IDV che non accettano una resa, quale è la svolta di Di Pietro, alle caste ed alle oligarchie dominanti ed il conseguente suicidio del partito. Devono farlo gli intellettuali che non possono più nascondersi dietro il loro ruolo e la loro professione, lasciando che le poche voci autorevoli di resistenza di questo Paese siano rappresentati quasi esclusivamente da meravigliosi vecchi come Scalfaro o Camilleri o Giorgio Bocca. Devono farlo i sindacalisti onesti, se ancora ce ne sono in giro. Devono farlo le tante associazioni e i tanti movimenti che sostengono battaglie fondamentali per la vita delle persone. Contro le mafie, sull'acqua, per la casa, per il lavoro e contro il precariato, per l'ambiente, per la pace, contro il razzismo, per la libera informazione, per i diritti dei consumatori. Non basta più combattere da soli la propria battaglia, difendere il proprio spazio di visibilità e magari il ruolo che ne deriva. Tutti insieme devono sporcarsi le mani per costruire un progetto politico e dare vita ad una sintesi programmatica in grado di rivoluzionare la politica italiana, pena la sconfitta anche della propria specifica missione.
Devono mettere in campo le competenze e le sensibilità che posseggono, individuare nuovi metodi di selezione della classe politica, costruire un programma di governo in grado di conquistare il cuore la pancia ed il cervello degli elettori, offrire un'alternativa di valori a quelli imposti dalla televisione, mettendo a frutto la presenza sul territorio ed il contatto diretto con le persone ed i loro bisogni.
Devono costruire una rete basata su luoghi reali ed occasioni di socializzazione e di mutuo soccorso, attraverso cooperative e gruppi di acquisto, unica possibilità per sradicare la dittatura culturale berlusconiana destinata altrimenti a perpetuarsi ben oltre la fine politica dell'attuale Presidente del Consiglio.

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