"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 4 luglio 2010

I Mondiali di calcio e la Rai

Alcune riflessioni a proposito di calcio, anzi di calcio in tv o per meglio dire sulla Rai e le tv in chiaro, quelle che un mio amico chiama le tv dei poveri …
La Rai, anche in occasione dei Mondiali sudafricani, dimostra di aver perso la propria centralità nel sistema televisivo ed il ruolo di servizio pubblico che dovrebbe esserle proprio, essendo stata la globalità della manifestazione acquisita da Sky.
Di fatto, anche di fronte ad un evento 'popolare' come il calcio e i campionati del mondo in particolare, si è prodotta una divisione classista tra chi può e chi non può permettersi di pagare per fruire dello spettacolo dagli schermi televisivi.
Per l'amor di Dio si può vivere serenamente senza guardare quattro partite al giorno (o magari provare a vederle con le connessioni peer to peer o in streaming su Tvtube, Atdhe.net, Justin.tv o Iraqgoals (!) ) ma se si deve ragionare in termini di qualità culturale del palinsesto televisivo e di riduzione dei costi appare davvero una beffa da aggiungersi al danno presentare come copertura dell'evento il proliferare di pessimi talk show calcistici.

Sarebbe come se del Festival di Sanremo, per restare nel novero degli eventi seguiti – piaccia o non piaccia - da milioni di telespettatori, non fossero più trasmesse le canzoni ma solo le chiacchiere del dopo gara. Il tutto avviene in piena coerenza con il passaggio dalla tv degli anni sessanta e settanta, quella degli artisti e del talento (di Mina, Walter Chiari, Alberto Lupo, Vianello, Fabrizi e Panelli, Arbore, solo per fare alcuni nomi, ma anche dei 'geni' campioni dei quiz di Mike Bongiorno) alla tv del nulla di oggi, dominata dalle chiacchiere insulse, da personaggi privi di merito, dal voyeurismo dei reality o dall'ingannevole messaggio dei quiz preserali della ricchezza a portata di tutti.
Considerata l'entità del canone televisivo, oltre cento euro annui che ciascuna famiglia è costretta a pagare, ci si aspetterebbe che quei soldi venissero impiegati per venire incontro ai gusti degli italiani e non sperperati in contratti faraonici a personaggi inutili e nocivi, per ingaggiare amanti e favoriti dei politici di turno, per acconciarsi a cimitero degli elefanti accogliendo i personaggi dismessi dalle tv di Berlusconi (Maurizio Costanzo) o quelli che di volta in volta è necessario parcheggiare momentaneamente (Paolo Bonolis).
La Rai, un tempo definita la più grande azienda culturale italiana, ha completamente abdicato al suo ruolo educativo e di servizio pubblico. Non solo nell'informazione, pressoché completamente asservita – nei programmi di Vespa Minzolini Setta e Paragone - alle direttive berlusconiane ma nel complesso della sua politica editoriale. Un'azienda che ha abbandonato, mortificando la professionalità delle proprie maestranze e dei propri autori, le produzioni interne e la sperimentazione nel campo dello spettacolo 'leggero' ed il cui compito fondamentale è oggi unicamente quello di assecondare gli interessi di Mediaset, di non disturbarla nei suoi progetti imprenditoriali (rinunciando a realizzare una vera concorrenza in termini di audience e di programmazione televisiva), di non proporre nulla di alternativo al pensiero unico berlusconiano.
E che si è ridotta a ricalcare tutti i peggiori stereotipi berlusconiani, in particolare nella raffigurazione dell'universo femminile cui compete unicamente il ruolo dell'oca giuliva nelle varie impersonificazioni di velina, letterina et similia.
Ed ecco allora, per restare nel tema Rai e i Mondiali, il ruolo vergognoso ed indegno per la Tv di Stato ritagliato per la graziosa ragazza di turno, nella trasmissione sportiva del pomeriggio, il cui compito è proprio quello di recitare la parte della cretina interrompendo i discorsi 'seri' degli uomini in studio riportando, nella rubrichetta 'a proposito di calcio', notizie di gossip che non hanno niente a che fare con le chiacchiere in corso e che hanno il solo scopo di indurre le 'risatine' degli 'esperti' e i loro grassi doppi sensi.
E' necessario ricordare che il responsabile della testata giornalistica sportiva della Rai è quel De Luca che ricopriva lo stesso incarico in Mediaset?

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