"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

lunedì 2 agosto 2010

Mercoledì la fine del governo Berlusconi?


Arriva prima di quanto si potesse pensare la prova del fuoco per Berlusconi e Fini con il voto di sfiducia al sottosegretario Caliendo, inquisito nell'ambito dell'inchiesta sulla P3.
Comunque vada, è veramente penoso vedere intanto l'entusiasmo di una consistente parte del popolo della sinistra e dello schieramento democratico, cittadini ed intellettuali, di fronte alla rottura Fini – Berlusconi
Si accreditano il Presidente della Camera di inverosimili ragioni ideali e politiche, gli si riconosce il ruolo di difensore della democrazia liberale. La pur comprensibile gioia di pregustare la probabile ed imminente caduta del governo Berlusconi annebbia la mente di cittadini e la buona fede di acuti commentatori politici nascondendo la vera realtà del conflitto: un puro e semplice scontro di potere, una lite tra vecchi complici su come spartirsi il 'bottino' della Democrazia. Se dopo sedici anni Fini si è reso conto di chi è Berlusconi o, meglio, dice apertamente cosa pensa di Berlusconi è perché solo ora si sente sufficientemente forte per scalzare il suo vecchio protettore.

Migliorerà la vita dei cittadini grazie alla scissione del PDL? Sembrerebbe proprio di no visto che il divorzio si è consumato subito dopo aver messo al sicuro la manovra finanziaria di Tremonti, vale a dire garanzie per i poteri forti e sacrifici per i ceti popolari.
Ad oggi l'esito più auspicato (da opposizioni ed osservatori) e forse anche più probabile di questo nuovo quadro politico è la caduta del governo, forse mercoledì stesso, il rifiuto di Napolitano di sciogliere le Camere così come richiederà Berlusconi e la nascita di un governo di transizione per cambiare la legge elettorale. Un governo tecnico-istituzionale che potrebbe avere i numeri in Parlamento soprattutto se si riuscisse a coinvolgere nell'impresa Tremonti e la Lega. Se le elezioni non sono ancora totalmente truccate, se la finzione politica deve nutrirsi di attori che recitino ciascuno le rispettive parti in commedia (il PD la sinistra, l'UDC il centro, Fini la destra) non è pensabile né tatticamente prudente la costituzione di un 'cartello' democratico che sfidi Berlusconi. Dopo gli sforzi fatti, dopo che personaggi come Fini hanno messo a rischio la propria futura sopravvivenza nella casta politica, non ci si può rigiocare tutto alla roulette delle elezioni con le regole della porcata di Calderoli, con Berlusconi che può ancora mettere sul piatto la forza del proprio monopolio televisivo.
Un sistema elettorale proporzionale (è quello che da anni sostiene Casini), sia pure con una soglia di sbarramento, sarebbe quello più idoneo a rendere ininfluente, da un lato, il ruolo delle forze più radicali, la Lega nello schieramento di centro-destra oggi, la Sinistra comunista ieri e l'Italia dei Valori oggi nel campo opposto e, dall'altro, le velleità autoritarie dell'uomo solo al comando.
Ciascuno al voto per proprio conto, per incontrarsi subito dopo le elezioni (Bersani, Casini, Fini, chissà lo stesso Berlusconi) per fare fronte a quella che verrebbe spacciata per emergenza economica e istituzionale.
Una sorta di nuovo arco costituzionale delle oligarchie, l'accordo di tutti i partiti compatibili con il 'sistema'.
Chi vuole veramente cambiare questa Italia cominci a prepararsi.


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