"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 10 novembre 2010

Urgente: formare nuovi saperi con vecchi saperi contadini

Di Marigo Giandiego

Ho molti amici, anche molto sensibili e non stupidi... Attenti, da sempre, alle esigenze degli ultimi e di quello che insistono a chiamare proletariato, che questa cosa non la vedono proprio.
Due o tre giorni fa ho parlato, con loro di Decrescita Serena e della necessità di re-imparare le cose che avevamo dimenticato, di crollo del capitalismo e mi hanno un poco compatito, con la medesima arietta ed il sorrisino che avevano quando parlavo di Moovement e di Rock, quando gli descrivevo l'India e le strade di Calcutta, la necessità di comprendere anche l'anima delle persone.
Oggi come allora, richiamandosi alla crisi presente...ed alla necessità di trattenere la Fiat in Italia. Alla impellenza di rilanciare il sindacato e la lotta. Ora, io ho sempre sofferto molto il pragmatismo che limita. Mi infastidiva quando ero giovane e non si poteva parlare di cultura perchè era secondario rispetto allo scontro di classe, mi infastidisce ancora oggi d'essere prigioniero anche nell'immaginarmi un mondo diverso ed altro di logiche industriali o capitalistiche, quasi che per vedere un'alternativa si debba necessariamente accettare la logica e le premesse, sostituendo unicamente e solo il proprietario dei mezzi di produzione...io credo che il tempo delle auto stia finendo, il tempo del petrolio stia finendo...così come sono convinto che il consumismo e questo modello sociale arriverrà alla fine, sono anche convinto che presto non potremo più non pensare a decrescere. Sono convinto che questa parentesi, questa Era, stiano volgendo al termine.
So che per immaginare un mondo altro e solidale, dove siano modificati i rapporti di Potere e di affezione fra gli esseri viventi si debba , forzatamente pensare ad un mondo che usa, adopera e conserva e non ad uno che consuma, ad un mondo che sappia essere autosufficiente, agglomerarsi su diversi valori.
Non credo che sia solo una questione di possesso dei mezzi di produzione...non più. Dobbiamo fare un passo avanti e per farlo dobbiamo avere anche la capacità di riguardare a quello che lasciamo indietro.


(giandiego)

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La temuta quanto probabile fine, a breve-medio termine, del paradigma consumistico capitalista pone la questione della sopravvivenza sostenibile al centro delle tematiche da affrontare insieme alle nuove generazioni e questo prima che sia troppo tardi. Il recupero dalle nostre ancor presenti sacche di saperi a-crescisti si rende urgente. Esistono infatti dei luoghi nel nostro Paese dove certe antiche e direi anche naturali conoscenze, sono rimaste intatte ed anzi vengono tramandate se pur con crescenti difficoltà. Si tratta dei territori rurali di ogni regione. In quei luoghi andrà cercata, prima possibile, quella conoscenza tralasciata circa un’ottantina d’anni fa per far posto, tambur battente, alle tecniche produttive, sicuramente più redditizie ma non più attuabili da qui ai prossimi 50 anni.

prosegui la lettura sulla fonte: http://www.megachip.info/

fotografia e segnalazione a cura della redazione ed:
http://eliotroporosa.blogspot.com/2010/11/urgente-formare-nuovi-saperi-con-vecchi.html



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4 commenti:

  1. Caro Giandiego
    per sperare in un'alternativa di sinistra o, come tu la chiami, dell'area di civiltà e di progresso io penso che debbano stare insieme una spiritualità ed una cultura alta ed altra con il pragmatismo concreto delle questioni della produzione e della distribuzione dei beni necessari alla vita.

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  2. Sì ne sono convinto Maurizio,certo che si, ma queste cose debbono andare insieme non esiste l'una senza l'altra e sono altrettanto importanti perchè l'una implementa l'altra...ed insieme si pongono a motivo di quel che si fa, appunto per la civiltà ed il progresso. Io però diffido di un approccio sempre e solo pragmatico e soprattutto di un approccio che rinuncia ad immaginare una società diversa da quella che viviamo per definire unicamente chi detenga il potere, mantenendo intatto il modello di svilluppo, per due ordini di ragioni, la prima è che il potere è sempre e solo potere e gli errori del passato ce lo stanno a dimostrare, la seconda è che se non modifichiamo i rapporti che intercorrono fra gli uomini non modifichiamo nulla, ma spostiamo solamente. Che differenza esiste fra un capo di partito in Cina ed un capitalista nostrano???? Se non troviamo il mondo di dire molte altre cose, che riguardino il mondo e il nostro rapporto con lui e fra noi non modificheremo assolutamente nulla, sposteremo solo il totem del capotribù

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  3. Bisognerebbe che Futuro e Passato riuscissero a procedere almeno appaiati. Invece il Futuro, del passato non sta recuperando nulla.
    Né in politica, né in economia, né in etica, né in moralità, né in ecologia. Né in onestà.
    E' vero, si cambiano i capotribù, ma la mentalità generale ha solo 'Futuro' stampato sulla fronte, a qualunque costo: una strada maestra, che si interrompe sull'orlo di un precipizio, che non vediamo poiché accecati da un sole, che non è più quello dell'avvenire.

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  4. concordo gattonero una parte importante del nostro racconto dovrebbe essere dedicata alla memoria, ma come sai meglio di me il potere teme la storia...e gli storici ed in genere si preoccupa che la narrazione gli sia favorevole. Esiste, o almeno esisteva, la cultura popolare che in genere conservava e manteneva la memoria storica e sapienziale...non a caso oggi l'assalto è proprio a quei valori, a quel linguaggio ed a quel racconto ed è proprio a quel livello che maggiore si fa sentire l'influenza della manipolazione. Diventa quindi un dovere mantenere e trasmettere queste forme di sapienza, anche perchè una volta perdute, qualche cosa di veramente importante sarebbe scomparso per sempre

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