"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 31 ottobre 2010

Se Berlusconi si dimette, subito al voto!

Nell'eventualità, che in questi momenti sembra imminente, di dimissioni di Berlusconi, travolto ahimè non da una rivolta democratica, sociale e legalitaria ma dall'ennesimo scandalo sessuale e da una comprovata instabilità comportamentale che mette sempre più in imbarazzo chi l'ha sostenuto in passato, in primis ceti confindustriali e gerarchie vaticane, e lo rende indifendibile addirittura da parte della Lega, gli scenari possibili sembrano tre.
Prima ipotesi: immediato ricorso alle urne con Berlusconi alla guida del governo dimissionario.
Seconda ipotesi: un governo di scopo che faccia la riforma elettorale (anche se non si è ancora capito quale sarebbe quella che metterebbe d'accordo tutte le opposizioni, a parte il ripristino di una qualche forma di voto di preferenza per gli elettori nella scelta dei propri rappresentanti) e porti il Paese alle elezioni. Un governo che dovrebbe essere guidato da una personalità di garanzia, super partes, pur se è davvero arduo rintracciare una figura che risponda a questi requisiti nell'attuale panorama politico italiano, in particolare nel centro destra.
Terza ipotesi: un governo tecnico a cui sarebbe attribuito non solo il compito di modificare la legge elettorale ma anche quello di realizzare (si veda l'editoriale odierno di Scalfari) quelle riforme, istituzionali ed in campo economico, così gradite a Confindustria e a CISL e UIL, da ora fino alla fine della legislatura.

sabato 30 ottobre 2010

Il blog Verità e Democrazia partecipa al Libero Mobile Awards


Il blog Verità e Democrazia partecipa al Libero Mobile Awards, un po' per gioco un po' per tentare di cogliere una opportunità per incrementare accessi e lettori. Cosa che in fondo, senza ipocrisie, è ciò a cui ambisce chiunque abbia deciso di pubblicare le proprie idee e i propri lavori e di dare il proprio piccolo contributo, anche attraverso di essi, per cambiare la realtà politica di questo Paese.
Saremo grati a coloro che in questo anno e mezzo di vita ci hanno letto, seguito ed hanno apprezzato il nostro impegno se vorranno regalarci il loro voto cliccando 'mi piace' al seguente link



lunedì 25 ottobre 2010

Chi sono gli italiani che continuano a votare Berlusconi

Chiunque creda nei principi della democrazia e, con obiettività ed onestà intellettuale, ripercorra questi ultimi venti anni di vita politica italiana non può non può non provare orrore e stupore di fronte ai successi elettorali di un personaggio come Berlusconi e della sua coalizione, vincente nel 1994, nel 2001 e nel 2008 e che tuttora viene considerato favorito, a leggere i sondaggi più diffusi (ai quali personalmente, detto per inciso, non credo), in caso di nuove elezioni.
In tanti hanno formulato analisi ed ipotesi per identificare e spiegare le ragioni di tale consenso e l’assoluta prevalenza che Berlusconi mantiene, con la Lega, in gran parte del nord e, da solo, in fondamentali regioni del sud.
La trasformazione della stratificazione sociale italiana, il degrado culturale di questo Paese operato dalle tv e dalla demolizione della scuola pubblica, la componente ideologica (l'Italia è un Paese fondamentalmente conservatore e reazionario?) che ammanta (con l'anticomunismo, la rivendicazione dei 'valori' tradizionali, la paura e l’esclusione dello straniero e del diverso, l'autoritarismo) la proposta politica della destra, la distorsione della contesa elettorale che viene realizzata dal dominio berlusconiano sulla informazione televisiva, il voto di scambio e l’incidenza delle organizzazioni criminali in particolare in alcune Regioni, l'influenza del Vaticano e delle gerarchie cattoliche che hanno penalizzato non i comportamenti concretamente immorali ed anticristiani ma l’enunciazione dei principi ritenuti in contrasto con la propria dottrina ed i propri interessi materiali, un ceto imprenditoriale italiano che di fronte alle difficoltà e ai momenti di svolta della storia preferisce affidarsi all'uomo della Provvidenza piuttosto che alla modernizzazione liberale e capitalista, il mito berlusconiano e cioè il sogno che il personale successo economico dell’Unto dal Signore potesse trasferirsi a chiunque lo votava, la debolezza e la inadeguatezza della proposta politica del centro sinistra e dei suoi ceti dirigenti che non hanno saputo proporre una visione alternativa a quella dominante e riuscito a rappresentare i ceti penalizzati dal berlusconismo.

sabato 23 ottobre 2010

Il diritto alla vita a Terzigno

Strano Paese l'Italia, regno dell'ipocrisia e della menzogna.
In nome del diritto alla vita si diffondono giusti appelli per la salvezza di Sakineh condannata a morte in Iran.
In nome del diritto alla vita il Vaticano e la Chiesa cattolica esercitano tutta la forza di cui dispongono per propagandare la propria visione ideologica fondata sulla sacralità dell'esistenza umana fin dal concepimento imponendo cervellotiche norme, nella legge che regola la procreazione assistita, per preservare degli embrioni, per boicottare l'applicazione della legge per l'interruzione volontaria della maternità, per impedire la libera scelta degli individui sulla fine della propria storia umana.
In nome di una giustizia giusta criminali e corrotti blaterano di garantismo.
La nostra Costituzione sancisce il divieto della pena di morte ed il ripudio della guerra.
E poi lasciamo, la maggioranza degli italiani e degli organi di informazione lasciano, che scivolino sulle nostre coscienze le storie di tante persone condannate a morte nel nostro Paese senza colpe e senza sentenze. Sono le vittime quotidiane degli incidenti sul lavoro, sono coloro che si suicidano per la disperazione della perdita di un reddito o del fallimento delle proprie aziende, sono le persone che si tolgono la vita in carcere per le condizioni inumane a cui sono costrette, sono gli immigrati oggetto dei respingimenti verso i lager libici e da qui inviati verso la morte nei deserti africani, sono i poveri cristi – Cucchi, Bianzino, Aldrovandi – morti tra le mani di chi dovrebbe tutelare la legalità, sono i bimbi nati malformati e coloro che si ammalano senza speranza di guarigione, vittime della logica del profitto e dello sviluppo, vivendo accanto ad impianto petrolchimico, ad una centrale, ad una discarica, ad un poligono di tiro militare, sono le persone uccise in una guerra, quella in Afghanistan, che dura da nove anni, sono le persone non autosufficienti e le loro famiglie, se ne hanno, abbandonate al proprio terribile destino.

venerdì 22 ottobre 2010

LA CICALA, MINI TRIBUTO A RODARI



Di Giandiego Marigo

Nasceva il 23 ottobre di novant'anni fa e forse avrebbe anche potuto trascinarsi sino a questi nostri anni , ma, evidentemente, aveva scritto altro sul libro del suo destino il buon Rodari.
Sicuramente s'era impegnato con i suoi angeli e le anime dei suoi consiglieri a dare della sua vita una traccia ben visibile ed indelebile, a portare l'insegnamento ed il punto di vista d'un mondo altro, laddove i cuori e le menti erano più ricettivi e magnificamente capaci di comprendere e di impostare...sapienti di quella sapienza che è la capacità di accettare il mondo. Ha parlato all'anima dei bambini e degli adulti attraverso loro.
Egli fu, la dimostrazione pratica, tangibile ed inappellabile di come un punto di vista possa, se elaborato , diffuso e supportato da coerenza e fede divenire universale. Sì perchè Rodari lo è universale . Io non sono uomo da commemorazioni e celebrazioni, vanno contro la mia natura fondamentale. Aborro gli intellettuali che riempiono di astrusi riferimenti e di dotte citazioni il proprio percorso, quindi mi limiterò ad una riflessione su una goccia nell'immensa, fortunatamente, produzione dell'uomo di cui stiamo parlando...una sorta di poesiola zen.

Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l'avara formica
io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende...
regala!

(da Filastrocche in cielo e in terra - Gianni Rodari)

giocando al gioco del critico e dell'intellettuale conseguente, del magnifico deduttore di profondi sensi...ed irridendo un poco questo ruolo, prendendomi in giro come, probabilmente, avrebbe fatto il Rodari medesimo.
Il ruolo della poetica è quello di sintetizzare, in un concetto, in una frase un afflato dell'anima, Rodari è pedagogo, favolista, educatore e non perde l'occasione di insegnarci qualche cosa. Quanta verità racchiusa in una filastrocca...da confondere.
Come il favolista che è egli gioca con la sintesi e la metafora, con il senso e la parola e con l'uso delle immagini della fantasia infantile.
Molto si sottovaluta l'input che viene immesso nella mente dei bambini quasi che non fosse nei primi anni di vita che si formi il carattere ed il modo in cui il mondo verrà poi affrontato, a volte si delega, molto, ad altri questo input o si accettano immagini e modelli stereotipi, che vengono proposti dalla società e dal potere.
Questo avviene ancora e sempre per questa convinzione, radicata anche negli alternativi, che esista una base comune...al di fuori ed al di sopra, dell'unico pensiero comune e della kultura che il potere permette arrivi sino a noi, ci si culla nella convinzione che sia in una seconda fase, più matura che si formino le convinzioni e le visioni di mondo...il senso critico. A mio umilissimo parere mai come ora è stato così falso. Torniamo però alla filastrocca sulla quale mi ero impegnato a rimanere.
Anche io sto con la cicala, per una serie di ragioni...non mi piace la proposta di mondo della formica, questo intruppamento...la dedicazione totale dei molti all'unica, mi spaventa. Il ruolo della regina e del formicaio è un'immagine assolutamente terrorizzante, così come non approvo il meticoloso risparmio per un domani assolutamente incerto, risparmio che poi si trasforma in quello dei sentimenti, dell'empatia...della compassione.
Il modo di stare nella natura di sora formica è troppo simile a quello dell'uomo, devastante, esclusivo, propietario. Sebbene, certamente l'uomo sia persino peggiore essendo parassitario, mentre quello della formica non lo è.
La cicala invece vive di quel che c'è il qui ed ora, cantandone le lodi e regalando al mondo gioia e spensieratezza.
É leggera dove l'altra è pesante.
Non perfora il terreno!
Non accumula!
Non ricerca risorse, sfruttandole!
Non fa campi di concentramento!
Non crea eserciti!
Non ha interesse nella conquista!

S'appoggia e canta e non per questo non pensa a sé stessa, ma vive l'estate...perché quello è il suo tempo.
Non cerca scampoli di eternità nell'accumulo dei beni...nel furto organizzato e sistematico, non piega la natura ai suoi bisogni.
É sciocca, vanesia, imprevidente? Non credo è naturale, mentre la formica della fiaba non lo è...metafora d'uomo.
Pensata per insegnare il risparmio e la cautela, l'accumulo, il modello della società che piega la natura alle sue esigenze investendo sul proprio domani e creando i granai...ed i padroni dei granai...non mi piace.
Son tempi di crisi questi...milioni di formiche hanno studiato ed elaborato modi di accumulare, di conservare, ne han fatto cultura, menandone vanto.
Come se il costruire magazzini fosse indice di civiltà.
Come se il concepire cose da collezionare e conservare fosse segno di genio.
Come se l'allevare altri animali per il macello fosse segno di superiorità.
Quando poi viene il tempo di vivere con quello che c'è non si è capaci di farlo ed il qui ed ora, anziche essere la normalità diviene appannaggio di veri o presunti maestri.
La mancanza di un deposito pieno crea scompiglio, dolore, senso di privazione.
Io non metto in dubbio che sia dolore vero, ma quanto meglio vive la cicala...che sa cantare il nulla, che è grata del semplice essere...del sole e del vento. Che non accumula, perché nulla si porta dove stiamo andando

mercoledì 20 ottobre 2010

Ancora alcune riflessioni sulla manifestazione della Fiom del 16 ottobre


L'informazione

Sopire, troncare …. troncare, sopire. Quello che è stato il principale evento sindacale ed uno dei principali fatti politici degli ultimi tempi è passato come una meteora nei tg e nei giornali. Un fatto minore, da relegare in terza o quarta fila e subito da dimenticare. Come nota Giulietti se non c'è l'incidente attraverso il quale si possa denigrare tutta la manifestazione di questa non si deve parlare. I temi e le richieste che hanno ispirato la manifestazione – il diritto al lavoro e la dignità del lavoro, la disoccupazione, la povertà, la crisi, il precariato – devono presto sparire sommersi dagli efferati fatti di cronaca, sui quali non si riesce a far scendere un rispettoso silenzio e che si devono continuare a dare in pasto alla curiosità morbosa dei telespettatori, e alle vicende del teatrino della politica.
Possibile che non si possa fare a meno di ridurre, almeno per qualche giorno, l'impegno per la democrazia nella sacrosanta lotta contro le malefatte di Berlusconi e della sua cricca?
Possibile che ci si appassioni alla libertà di informazione solo per la solidarietà che giustamente si deve a Michele Santoro e non anche quando vengono fatti scomparire dalla scena i problemi che riguardano la vita delle persone?

domenica 17 ottobre 2010

ADRO LIVORNO-LA LINEA DEL GROTTESCO


Di Giandiego Marigo

Grottesca, in qualche modo comica, sicuramente rivelativa e chiarificatrice la vicenda della Scuola materna San Marco di Livorno, con le sue due bandiere dimenticate, fuori vista , certo non indispensabili, un tantino celebrative, ma innocue. Comparata allo scandalo di Adro, con settecento simboli esibiti dovunque dai tappeti, ai banchi.
Quello che deve farci ragionare è invece l'efficienza e la velocità con cui questo protervio tentativo marxista-leninista di influenzare le menti acerbe della gioventù sia stato stanato e rintuzzato, da quel medesimo ministro che ha dovuto ricevere numerosissime lamentele, assistere ad una mobilitazione quasi nazionale, e poi aspettare che lalegge fosse attuata dai cittadini per accorgersi ed intervenire su quei 700 simboli della scuola di Adro.
Metri e misure differenti...doppia morale?
Quello che ad Adro viene ritenuto normale, legato ad appertenenze ed a tradizioni, direttamente emanato dal superiore diritto a rappresentere l'inalienabile definizione del possedere le chiavi ed il possesso della propria casa, territorio ed abitazione. Quello che viene rintuzzato anche con parole forti...affronti e dure affermazioni di appartenenza.
Stranamente questo stesso criterio non vale per la lapide che definisce il luogo di nascita del Partito Comunista...si badi che è alla lapide che è stata affidata la bandiera e non alla scuola, si osservi che tale vessillo non è nemmeno visibile dall'entrata della scuola sopracitata, che ha in comune con tale istituzione il muro su cui poggia.
Eppure con solerzia assolutamente spropositata la signora Ministro ha ritenuto di intervenire, super-eroina de noartri. Alla velocità della luce, per giunta dimostrando laddove si fosse insinuato qualche dubbio che la sua capacità di intervenire è forte, pronta ed al di sopra di ogni possibile dubbio.
Quanta prontezza e differenza di tenacia nel portarla avanti.
Le differenze assolutamente evidenti fra Adro e Livorno ci danno però il quadro, il polso e la misura di quanto stia accadendo al nostro paese e di come il terreno della cultura sia quello sul quale lo scontro si fa maggiormante duro e senza esclusione di colpi. Ci dà anche però un'altro dato, importante., l'imposizione di un modello culturale è il territorio sul quale la destra rampante crede di costruire il futuro. Abbiamo molto reagito per esempio sulle tematiche della scuola, anche se non a sufficienza a mio umilissimo parere, ma la distruzione sistematica del pubblico, l'allontanamento dei precari finalizzato al blocco, appunto della scuola per tutti. Abbiamo molto reagito, dicevamo, mantenedo però il livello di analisi sulle implicazioni economiche. Quasi che i tagli definissero da soli ogni motivo di questa dismissione. Non é così esiste un piano preciso ed è un piano culturale.
La riluttanza ad affrontare questo argomento definisce in modo preciso la portata della condivisione dei modelli del potere. Questo noi facciamo sia per la scuola che per la cultura più generale senza comprendere che proprio nella differenza di trattamento fra Adro e Livorno stia il vero problema. Abbiamo per esempio la convinzione diffusa che si voglia colpire la scuola, ma non è così.Le scuole private funzionano benissimo, anzi restano scuole molto competitive ed efficenti. Abbiamo l'impressione e rimandiamo la convinzione che si voglia colpire la cultura in generale ed ancora una volta non è così, sebbene ultimamente il mordere della crisi abbia colpito maggiormente anche la Kultura Konsacrata. La realtà è che si vuole colpire la scuola per tutti, la cultura diffusa e popolare, quindi la diffusione della conoscenza e non la conoscenza stessa. Quasi il potere risultasse infastidito dal fatto che troppo spesso, questa stessa conoscenza sia sfuggita al controllo ed adoperata contro di lui. Questo è il meccanismo che il potere vuole colpire e non l'uso che esso stesso fa di questa fonte di controllo.
Quello a cui stiamo assistendo è un'imbarbarimento della cultura diffusa , uno svuotamento ed annullamento delle fonti che hanno prodotto eguaglianza...ed infatti, non a caso il livello più massiccio di intervento sui contenuti avviene a questo livello.
Si vuole staccare l'idea della cultura dalla volgarità della massa, elevandola ed innalzandola e distaccandola dal volgo...ridifenindo il termine stesso di volgarità e popolarità.
Questo intervento é tutt'altro che rozzo, anche se si serve di forme di bassezza assoluta, molte , moltissime delle cose che maggiormente offendono un portatore sano di progressismo, sono accuratamente scelte e calcolate per giocare su questo equivoco fra popolare e volgare per abbassare il livello di aspettativa.
Un tempo un attore oggi sin troppo famoso e che citerò solo per nome Dario disse in uno dei suoi spettacoli di nicchia , uno di quelli politici, oggi dimenticati e coperti dalla sua nobelitudine e dal Mistero Buffo onnipresente e coniugato in ogni forma e modo.dicevo un tempo egli disse:
L'operaio ha cento parole, il padrone mille, per questo lui è il padrone.
É esattamente questo quello che si sta tentando di fare rubare parole...e se dobbiamo dirla tutta non è nemmeno una cosa nuovissima. Tutto questo tratto da una bandiera e da un intervento ministeriale?
Decisamente sì perchè le azioni spesso valgono ben di più delle parole e sono maggiormente indicativi.
Perchè i silenzi hanno un peso ed il senso della complicità, soprattutto avvicinandosi alle stanze del potere.

Maurizio Landini for President

Nell'intervento di Maurizio Landini, Segretario Nazionale della Fiom, alla manifestazione del 16 ottobre ci sono le proposte, le idee, i principi etici che chi è di sinistra vuole ascoltare. Forse oggi chi crede e spera nella possibilità e nella necessità di un'alternativa di sinistra e di una trasformazione radicale di una società ingiusta ha trovato il suo leader.
Qui è disponibile il video integrale del suo discorso dal palco della manifestazione.

http://www.viddler.com/explore/micromega/videos/14/




venerdì 15 ottobre 2010

Con la Fiom il 16 ottobre scende in piazza l'Italia che non si arrende

Alla manifestazione che la Fiom terrà a Roma il prossimo 16 ottobre va riconosciuta, per onestà intellettuale, anzitutto la sua specifica natura sindacale. Gli operai e gli impiegati del settore metallurgico che scenderanno in piazza avranno quali primi obiettivi quelli di difendere i propri concreti diritti di lavoratori: per il reddito e l'occupazione, per la dignità del lavoro, per la salvaguardia del contratto nazionale di categoria, unico argine in grado di assicurare a tutti i lavoratori del comparto un quadro unitario di garanzie e non lasciarli in balia e all’arbitrio delle singole aziende da cui dipendono, per condizioni di lavoro umane in termini di sicurezza, turni e tempi di lavoro, per la difesa di diritti sanciti dalla Costituzione quali il diritto di sciopero e di organizzazione sindacale, per la riaffermazione e realizzazione della democrazia sindacale ovvero che le decisioni che riguardano i lavoratori debbano essere prese in base al voto delle persone e non al numero delle sigle, spesso prive di effettiva rappresentatività, che firmano gli accordi.
E’ evidente però - e questo è esattamente ciò che la Fiom voleva - che questa manifestazione ha assunto un carattere politico e sociale che va ben oltre le rivendicazioni di una specifica categoria.

giovedì 14 ottobre 2010

L'appello di Articolo 21

RIDATECI LA RAI, MANDATE A CASA MASI!

Non sappiamo quello che accadrà alla politica italiana, alla maggioranza e alle opposizioni. Non sappiamo se si andrà presto al voto o se il governo proseguirà la propria strada. Non sappiamo se l’Italia presto avrà un governo stabile. Non sappiamo quello che sarà il futuro della scuola, dei precari, dei lavoratori, degli studenti, degli immigrati, dei lavoratori che muoiono sul lavoro, dei carcerati che si uccidono.
Sappiamo però che quello che quotidianamente esce dal servizio pubblico in termini di informazione dell’opinione pubblica, eccetto qualche piccola eccezione, non racconta con oggettività quello che sta accadendo nel nostro Paese. E sappiamo che si vuole mettere un bavaglio a chi, nel servizio pubblico, tenta, con sforzi sovrumani, di fare il proprio lavoro. Giornalisti, operatori, autori, maestranze che sentono la responsabilità di stare in una azienda pubblica che, prima fra tutte, dovrebbe avere la capacità di interpretare la società partendo proprio dal racconto di quello che davvero avviene. Ma a fronte di chi realizza il prodotto con le proprie mani, idee, sforzi e creatività c’è chi, in Rai, elogia e loda chi cancella le notizie, non dà le rettifiche e perde gli ascolti.
E’ il direttore generale della Rai, che perseguita, tenta di cacciare, insulta e infastidisce chi dà le notizie, chi fa le inchieste e chi vorrebbe continuare a fare con onesta, correttezza e oggettività il proprio mestiere. E’ del tutto evidente che l’unica persona ad essere incompatibile con il servizio pubblico è proprio lui. Chi ostacola i fatti non è compatibile con il servizio pubblico della Rai. Per questo noi, che del servizio pubblico siamo non solo utenti ma anche proprietari, che il servizio pubblico lo finanziamo con i nostri abbonamenti, con il nostro “ruolo” di consumatori e utenti, chiediamo che Masi si dimetta o venga sostituito perché in questa Rai faziosa non c’è pluralismo e non c’è il racconto vero del paese in cui quotidianamente viviamo. Ridateci la nostra Rai

FIRMA L'APPELLO


di Michele

La sospensione di Anno Zero è una grave e inaccettabile decisione da regime sudamericano.
La decisione di sospendere è conseguenza di un clima di continue pressioni e intimidazioni rivolte ai liberi giornalisti come Santoro e Travaglio.
Le minacce per far chiudere Anno Zero sono negli atti delle intercettazioni della procura di Trani, il direttore della Rai Masi disse che quelle minacce di Berlusconi rivolte all'ex membro dell'Agcom Giancarlo Innoncenzi erano minacce che nemmeno in Zimbabwe si usa fare e nonostante ciò è arrivata la punizione per Santoro e Anno Zero.
Invece Minzolini riceve lodi per aver trasformato il Tg1 in un telegiornale pro Berlusconi, un telegiornale che omette e censura notizie scomode a Berlusconi e i suoi sodali, Minzolini può abusare del servizio pubblico con gli editoriali che sembrano comizi da militante, gli è consentito calpestare le regole deontologiche del giornalismo, con danno alla formazione del pensiero critico del telespattatore oltre al mancato rispetto delle regole alla base della democrazia come la mancanza del pluralismo e del contraddittorio. Minzolini è l'esempio della faziosità politica e non di certo Santoro punito pretestuosamente per un "vaffan...bicchiere!!!"

mercoledì 13 ottobre 2010

Invito in Palestina - Lettera a Roberto Saviano


di Caterina Donattini pubblicata da Peacereporter

Caro Roberto,
ti scrivo da un uno dei molti campi profughi palestinesi del Medio Oriente, la vera verità di Israele, le sue fondamenta... Ti scrivo da Yarmuk, in Siria, dove mi trovo ora. I Palestinesi che vivono qui sono l'immagine vivente dell'ospitalità di Israele, che tu hai lodato qualche giorno fa.

Perché 100mila palestinesi sono qui ammassati e non nelle loro belle case di Haifa, Salfid, Nablus, Gerusalemme? Ti scrivo oggi, ma avrei voluto farlo da tempo, da quando cioè hai iniziato a pronunciarti su un argomento fisicamente lontano alla camorra ma pur sempre vicino a tematiche universali quali la giustizia e l'onore delle persone che desiderano vivere in giustizia: Israele.
Il 7 Ottobre scorso hai esplicitato le tue idee in proposito durante il discorso all'evento promosso da Fiamma Nirestein, Verità per Israele. Hai parlato di Tel Aviv quale città di tolleranza. Hai parlato di Israele quale accogliente democrazia sotto assedio. Ciò mi ha molto colpito, davvero non capisco come un intellettuale del tuo spessore possa pronunciarsi senza essersi prima documentato.

Ho vissuto in Palestina fino al luglio scorso, dal mio balcone potevo osservare i confini di Gilo, uno degli insediamenti illegali condannati dal diritto internazionale, quello dove la Signora Nirestein, tua ospite, pare abbia comprato una casa. Quei confini si espandevano sotto i miei occhi mentre leggevo il tuo libro, Gomorra, apprezzandone infinitamente la scrittura e la passione intrinseca. Quella stessa passione aveva condotto me in Palestina. Lo stesso desiderio di fare chiarezza, dire al mondo la verità, scoprire il vero significato dell'onore, di cui tu stesso parli spesso: "Spingersi ad agire indipendentemente dalle conseguenze per il solo fatto di credere che esistano delle cose che hanno un valore universale ed è impossibile rinunciarvi a qualunque costo e soprattutto indipendentemente dalle conseguenze".

Quell'onore io l'ho visto incarnarsi negli occhi di N. quando rinunciava a collaborare con gli Israeliani e per questo condannava la figlia a rimanere senza cure ospedaliere, questo onore l'ho visto negli occhi di A. quando arrivava a lezione sanguinante dopo essere stato picchiato selvaggiamente ad un check point, quell'onore è dei ragazzini che tirano pietre contro soldati armati di tutto punto. L'onore di un popolo che resiste contro una forza occupante e contro un progetto coloniale che ha molte similitudini con quello dell'Apartheid Sudafricana. L'onore di chi lotta per i propri diritti, riconosciuti da molteplici dichiarazioni delle Nazioni Unite, dalla Corte Internazionale di Giustizia, dalla Comunità Europea.

domenica 10 ottobre 2010

A proposito della vicenda Marcegaglia – Il Giornale.

Davvero interessanti le intercettazioni pubblicate dal Fatto sul caso Marcegaglia – Il Giornale.
Non so che valore potranno avere a fini penali ma di sicuro costituiscono un interessantissimo spaccato della società italiana.
Emblematiche del rapporto tra informazione, potere politico e potere economico.
Le notizie si danno o non si danno, se necessario si costruiscono e si procurano in qualunque modo, gli si attribuisce più o meno peso a seconda del vantaggio che può ricavarne il gruppo proprietario dell'organo di informazione e la parte politica a cui fa riferimento.
E insieme a questo ripicche e interessi di bottega di piccoli uomini.
Alla fine chi ne esce peggio è proprio la Marcegaglia che, di fronte alla minaccia di una campagna di stampa rivolta contro di lei, invece di denunciare pubblicamente il fatto e di rivolgersi agli organi giudiziari competenti non trova di meglio, evidente segno di una cattiva coscienza, che pietire l'intercessione di Confalonieri affinché convinca Feltri & c. a desistere dal progetto.
La maggiore organizzazione imprenditoriale italiana che ha al suo vertice la rappresentante di un gruppo economico invischiato in processi per corruzione, evasione fiscale e smaltimento illegale di rifiuti. La più lampante dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, dell'imbastardimento del libero mercato e del capitalismo privato che di fatto non è in grado di sopravvivere ed operare nel rispetto della legge.
Eppoi la proprietà del Giornale, che Berlusconi aveva 'venduto' al fratello Paolo per non incorrere nei limiti previsti dalle leggi antitrust, e che alla luce del sole - senza che ormai nessuno ci faccia più caso, si scandalizzi o provi a smentire – è esplicitamente riconosciuta nella diretta disponibilità del padrone di Mediaset.
Infine, forse l'aspetto più significativo, perché frutto non delle elucubrazioni di un blogger ma di una persona che è a stretto contatto con l'establishment economico, è l'interpretazione che Arpisella, il portavoce della Marcegaglia, dà delle vicende politiche esplicitamente descritte come qualcosa di infinitamente più grande dei piccoli personaggi - giornalisti e politici, Feltri e Porro, Casini Fini e Berlusconi - che la frequentano. Un 'cerchio sovrastrutturale' che Grillo meritoriamente non manca di cogliere e che determina effettivamente l'evoluzione delle vicende politiche nostrane e che è costituito dalle stesse potenti forze che stanno dietro Fini e che hanno ispirato la D'Addario.

sabato 9 ottobre 2010

Facciamo rete con la Fiom

Noi aderiamo all'iniziativa promossa da Libera TV

http://www.facebook.com/event.php?eid=157214774301532


La manifestazione nazionale indetta dalla FIOM per il prossimo 16 ottobre assume un valore che va oltre la dimensione sindacale. Dentro e fuori le fabbriche sono in gioco diritti e libertà fondamentali.
La nostra Costituzione all’articolo 1 dichiara che “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ed è il lavoro che oggi subisce l’attacco più violento in nome di un profitto senza etica, di un mercato senza regole, di una globale guerra tra poveri.
Per noi realtà della rete che ogni giorno facciamo informazione dal basso dando voce a idee, progetti, persone e lotte che non trovano spazio altrove è quindi naturale schierarci con la FIOM nel momento in cui questa organizzazione, sottoposta a pressioni e tentativi di criminalizzazione, porta in piazza le ragioni di quel mondo del lavoro che sono state cancellate dalla comunicazione dei grandi media.
La RETE è uno spazio dove ancora vive una battaglia delle idee contro la logica dominante che ci vorrebbe tutti sudditi passivi del dominio dei poteri forti.
Noi quindi facciamo RETE con la FIOM e cioè dedicheremo, da qui in avanti, gran parte delle nostre energie comunicative per sostenere la mobilitazione verso la manifestazione. Il 16 ottobre poi ci impegniamo a dedicare le nostre home page, i nostri blog, le nostre bacheche, le nostre pagine alla FIOM, alle sue ragioni, alla sua battaglia perché il lavoro, come l’acqua, sia un bene comune, un diritto reale, un presidio di dignità ed uno strumento di emancipazione.



mercoledì 6 ottobre 2010

UOVA, FUMOGENI E VERNICE


di Giandiego Marigo



Si rischia di descrivere un mondo che non c’è definendo violenza la rabbia. Il tentativo di manipolare ed addomesticare la notizia è palese e fa specie ed anche un poco impressione che si accetti il piano anche da parte di giornalisti non sistemici.
Violenza è altro e le memorie dei molti dovrebbero essere ancora sufficientemente vive da sapere con esattezza questo e senza dubbio alcuno.
Queste potrebbero non esserne nemmeno premesse, ma espressioni rabbiose e creative di una profonda delusione di fronte ad una palese e manifesta volontà di divisione ed isolamento. È piuttosto chiaro il tentativo di infangare il quadro dello scontro sociale con le macchie e le insinuazioni di un rinnovato apice di violenza politica. In questo senso è assolutamente necessaria vigilanza.
Da una parte per evitare che vengano descritte in modo distorto e quindi limitate delle normalissime manifestazioni di dissenso.
Dall'altra perchè non si cerchi artatamente e profittando, come si è già fatto, della beceraggine dei superviolenti (ci sono dovunque) di trasformare queste normali manifestazioni in scontro fisico che è esatamente quello che oggi il potere sta tendendo a fare e di ottenere con mille ed una facilitazione. Dal Modellino di Duomo, sino al Giustiziere della Tromba delle Scale. Sarebbe servirgli quel che resta della sinistra su un piatto d'argento fare una puttanata (ed uso coscientemente un termine forte) di questa portata.
Il rischio però non si ferma lì, quindi tanto più demenziale sarebbe il facilitarlo, perchè il tentativo è, chiaramente, di trascinare nel gorgo tutto il dissenso, consegnando all'italiota i contorni di un Partito dell'Amore da una parte e di uno dell'odio e dello scontro dall'altro. Che è esattamente quello che l'Imperatore Farneticante continua sostenere.
Detto questo però tacere i motivi di quello che sta avvenendo con una generica solidarietà ha ancora meno senso. Il dire una mezza verità, all'insegna di una possibilità di ricomposizione è la definizione assoluta di una sconfitta, perché ammette che questi gesti siano premessa di violenza e limita la qualità del dissenso a manifestazioni prevedibili e preordinate...Controllabili.
La CISL ha tirato e tira la corda ai limiti della provocazione, usando con abilità termini e definizioni e sciegliendo liberamente di definire estremistiche normalissime lotte sindacali, di definire politici comportamenti di normalissima difesa della categoria.
Individua da tempo la CGIL come avversario ed ha deciso di schierarsi a parole e nei fatti, in questa fase fase al fianco dei padroni e del governo, anche garantendo lo scontro con la CGIL in modo diretto, fisico dove sia necessario.
Facendosi garante in prima persona, come istituzione sindacale dell'attuazione forzata di un accordo che la CGIL non ha firmato. Questi gesti hano un significato preciso , che non può e non deve essere ignorato.Il comportamento dei delegati FIM alla FIAT è scorretto, provocatorio, poliziesco antisindacale
Nascondersi questo, fingere artatamente di ignorarlo, sorvolare le premesse è non descrivere la situazione con tutti i termini necessari, quindi manipolarla…usare l’informazione come forma denigratoria.
Così come definire violenza fumogeni, vernice ed uova, che restano armi dello sberleffo del disprezzo e della rabbia. Carnevalate...segnali al massimo, ma non violenza!
E’ la CISL e Bonanni in prima persona che teorizzano lo scontro ed adoperano la violenza psicologica, per provocare una reazione. Accettando di farsi veicolo della volontà della controparte e del potere di isolare la CGIL e dividere il sindacato.
Il fatto che poi questo corrisponda “Casualmente” al programma di Rinascita Nazionale della P.2 non può essere sottovalutato ed ignorato, pena essere complici o quantomeno idioti.
È la CISL che firma e pretende anche di imporre accordi separati ed é ancora e sempre la CISL che si fa cardano e portatrice del ricatto lavoro-accettazione sistemica.
Stendiamo un pietoso velo su UIL ed Angelletti assenti, non pervenuti, al traino, talmente ininfluenti ed inutili da non meritere nemmeno le pernacchie.
Tutto questo probabilmente Epifani non lo dirà e condannerà come violente uova e vernice…ed è grave che lo faccia perché questo acuirà lo scontro. Facendo il gioco proprio della CISL e dei fautori della divisione. Il silenzio del PD su questo argomento è colpevole e complice(dispiace constatarlo). Tanto più colpevole e complice perchè informato ed in parte artefice del conflitto che passa al suo interno. Il porsi in una posizione di equidistanza è, oggi facilitare l’opera di chi vuole la divisione e l’isolamento della CGIL.
L'esperienza mi ha insegnato che la violenza può essere programmata a tavolino, da un potere privo di scrupoli ed abbastanza spudorato nell'uso dei servizi. Imbeccata, sostenuta e gonfiata ed è deleteria, dolorosamente inutile e dannosa per i movimenti. L'esperienza mi ha insegnato che quando questo avviene ogni significato viene coperto, mistificato, dimenticato, deformato. L'esperienza però si basa sugli avvenimenti, quindi sulla ricorrenza delle fasi storiche. Questo metodo è antico e nello specifico ed ha avuto in tempi recenti un interprete raffinatissimo in quel Kossiga appena scomparso. L'unica cosa che io posso dirvi è che abbiamo già dato alla stupidità non consentiamo che ci ingannino ancora una volta, che ci costringano ad essere davvero Tafazzi di noi stessi.
Però, scusate se sinceramente continuo a domandarmi come la Cisl possa ancora avanzare pretese a chiamarsi sindacato del lavoratori e come dei lavoratori possano ancora ritenerlo tale

domenica 3 ottobre 2010

LA CAPACITA' DI LEGGERE




Di Giandiego Marigo (poesia dell'autore)
Rosi Bindi e tutto il PD, con l'eccezione, da annotare (dal mio punto di vista con una certa gioia) di Ignazio Marino e dei suoi, ci stanno cantando la fine di questa maggioranza, ma alla resa dei conti, ogni volta che si vada alla conta dei voti questo viene, clamorosamente smentito.
Dobbiamo quindi dedurre che i dirigenti del PD non sappiano contare o si illudano, molto peggio di farlo con numeri che non esistono.
La loro assenza,clamorosa e rumorosissima, stigmatizzata da Di Pietro e testimoniata, ancora una volta da Marino, dimostra, se possibile la mancata comprensione delle reali necessità di questo paese.
Sono un Viola, ma non mitizzo, non dò valenze assolute e messianiche, voglio ribadire (l'Ho dichiarato moltissime volte in tempi non sospetti) che detesto profondamente alcuni aspetti da tifoseria che anche il movimento viola pare avere, ma detto questo ho gli occhi per vedere ed una testa per pensare, per annotare come questo movimento rappresenti, pur con tutti i suoi travagli una speranza...la speranza.
L'assoluta incapacità, invece, di leggere la realtà da parte del PD preoccupa, almeno me, moltissimo. La sua continua illusione in equilibri centristi di nuova fattura resta quello che sembra essere una pia illusione. UDC, API, FLI sono e restano alternativi al PD...come non capirlo, forse perchè si adotta la medesima matematica che la Bindi adopera per definire finito il governo dell'Imperatore Farlocco.
La mia impressione è altra, mi sembra che la convinzione che la leggenda Finiana possa davvero modificare il quadro stia facendo perdere un sacco di tempo, quasi tanto quella dell'unità con l'UDC, ma non solo.
Anche questo l'ho detto parecchie volte, ma mai come oggi mi pare di strettissima attualità.
Quella che manca continua ad essere un'idea vera di alternativa, una visone di Mondo che è per altro anche quello che la gente, il popolo dell'Area sembra chiedere, Non annotare fenomeni come I cinque stelle ed i viola sul carnet delle novità, non comprendere come si stia elaborando una nuova visione di mondo a partire da quella zona ...bhè è, al minimo, molto sciocco e fa parte delle numerose e forse ormai troppe occasioni perdute dal PD. A partire dal movimento dei movimenti ed arrivando ad oggi (per parlare del solo PD).
L'idea che viene trasmessa alla gente dell'area è l'attenzione spasmodica all'emendamento, l'accettazione dei termini culturali che vengono posti. In questo compiendo l'errore più grave.
Svuotando l'azione sociale del senso profondo del suo essere la si priva di ogni motivo...rendendola sterile...Pragmatismo lo chiamano, realismo.
Negando la necessità di un mondo diverso da questo, si perde l'occasione di essere qualche cosa di diverso dal potere. Non premettendo l'assoluta necessità di accettare la sfida della difesa dei beni comuni, dei diritti delle persone e dei lavoratori, della descrizione di un mondo compatibile, ecosostenibile, mosso da energie alternative e realmente rinnovabili, che non consumino il territorio ma ne valorizzino le caratteristiche, si perde l'occasione di definire un'Area di Progresso.
Non stiamo parlando qui di sclerotiche definizioni, di antiche collocazioni geografiche, ma di un'occasione vera di un mondo possibile.
Ci spieghino i ragionieri, gli inventori di nuove numerazioni da quale astrusa ragione, che non sia la speranza condivisa in qualche cosa che non sia questo, dovrebbe partire il ritorno alla politica dei milioni di delusi che sono l'unica vera risposta possibile allo strapotere di una destra, che si autodefinisce paese, ma che alla fine rappresenta meno del 20% reale della popolazione.
Non sarà certo solo il movimento viola, né solo i cinque stelle, ma se l'area non verrà definita da questa ventata di novità, da questa forza del coinvolgimento, dal rinnovamento politico e spirituale, cosa altrimenti lo potrà fare?
Non basterà qualche quarantenne qua e là per definire il termine soprattutto se poi ad ogni occasione di reale rinnovamento si perdono treni, pulmann e coincidenze.
Woodstock a cinque stelle e NoBDay II entrambe occasioni diversamente perse dal PD anche se non dai suoi componenti che molto meglio del loro stesso partito sanno riconoscere il nuovo quandolo vedono e lo vivono(ed ancora ci troviamo di fronte allo scollamento fra i vertici del partito e parte della sua base).
Avrete certamente notato che come io non abbia mai richiamato il termine sinistra, di questo mi rendo conto ed ho perfetta coscienza, sotto certi aspetti quel che resta della sinistra condivide questa incapacità, o quanto meno l'ha condivisa sin qui, ma esistono importanti segnali di un'attenzione rinnovata che potrebbe essere molto produttiva, anche se l'area vendoliana ha dimostrato una scarsa propensione alla comprensione del fenomeno dei cinque stelle che odora di concessione al PD. Resta il fatto che quel che resta della sinistra debba fare i conti anch'esso con la capacità di leggere il nuovo e di porsi al di sopra ed al di fuori da definizioni archetipe ed obsolete, che pur conservando intatta la fascinazione nostalgica del ricordo a poco servono a rapportarsi con le generazioni nuove che popolano numerose e creative sia l'area Grillina che quella viola. Questo non è un caso e non può essere ridotto ad una semplificazione qualunquisticheggiante...come a tratti sembra tentata di fare la sinistra più storica e dura a rimettersi in discussione. Sono tramontati senza alcun dubbio i tempi dei testi sacri e dei simboli, mentre sono sorti i tempi della comunicazione e della globalizzazione delle tematiche




GAMBE E CAMMINO

Tutti pretendono che altri portino l'acqua
mentre nelle mani raccolte trattengono il bicchiere.
Che siano bianchi, che siano viola o rossi
danno ad altri la carta !
Approprianodosi per sè della scrittura.
Molti tiran morali, molti hanno filosofie
ma le gambe ed il cammino
le lasciamo sempre, là, fuori dal conto.
Come il sudore il sangue ed il lavoro.
Per noi vogliamo in genere il pensiero,
non la fatica!
Cosa diverso in questo?
In ogni giorno che passa cosa diverso?
Tutti pensan di sé d'essere generali.
Tutti s'affollano al ponte di comando
nessuno al remo, nessuno sulle vele.
Abbiamo scuole per qualsiasi sogno
nulla più da inventare tutto previsto.
Delle bandiere, poi, nessuno fa il bastone
tutti che esigono d'essere loro il vento.
Perchè cambiare è facile, però solo da dire
Tu non lo puoi cantare, chè la canzone inganna
mentre nel cambiamento sta sempre verità
non interessa a lui, di metrica e di rime
e di parole finte fatte per starci dentro
Lui fa della sorpresa il vero suo spettacolo!
Impariamo l' umiltà pagando con la vita
dismettere illusione per vivere verità
Qui! Ora ! l'adesso è fra le nostre mani

sabato 2 ottobre 2010

LETTERA APERTA AL CAPO DELLO STATO (GIA' INVIATA)


Esimio Signor Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,

mi permetto di rivolgermi a lei, quale unico referente ormai, per i cittadini senza voce, i deboli del paese che Lei rappresenta. Sottopongo alla Sua attenzione la mia storia e le mie problematiche, la storia di un povero, un disperato. Vorrei che la mia storia in qualche modo servisse come metafora di quelle di molti, di quei moltissimi che si stanno impoverendo in questo paese. Ho nel tempo esposto sulla rete questa mia storia:
http://neuroniattivi.blogspot.com/2010/08/stavolta-faccio-sul-serio.html
Personalmente credo di rappresentare bene il grottesco che in questo paese riduce molti all'indigenza e coloro che la burocrazia estromette da ogni diritto in base a calcoli ragionieristici e ai tagli orizzontali che non guardano mai quante teste e quali cadano dentro al taglio. Avevo deciso Signor Presidente di fare lo sciopero della fame, avevo deciso di dimostrare alla politica che anche un disperato poteva avere il senso dell'orgoglio e della propria dignità, reagire in qualche modo al proprio declino...reputare ingiusto che questo sia definitivo e senza speranza. Ho avuto molte adesioni, presidente, molti amici che mi hanno consigliato di non farlo, di non abusare della mia cardiopatia e di non sfidare la mia invalidità.
Mi hanno dimostrato con la loro solidarietà che c'è anche una strada alternativa, una possibilità che comprenda i molti e che mi liberi da una solitudine e dalla paura della stessa, certo questo non risolve il problema ma lo pone su un diverso piano.
http://veritaedemocrazia.blogspot.com/2010/09/continuo-fare-sul-serio.html
Mi permetta quindi Signor Presidente di sottoporLe questa realtà, così descritta negli articoli segnalanti.
La povertà, signor presidente che descrive questo stato che così tanti nel nostro Paese stanno vivendo e che è una precisa realtà, il burocratese ci definisce i "nuovi poveri" senza, mi permetta, alcun rispetto per la umana dignità della nostra vita.
Come infatti definire degno di un essere umano un assegno di 256 euro al mese per vivere in dignità?
Come non affrontare quindi la discussione sul Reddito di Cittadinanza, sul quale si sta organizzando una petizione per proporre una legge di iniziativa popolare:
http://www.petizionionline.it/petizione/per-una-legge-di-iniziativa-popolare-che-istituisca-il-reddito-di-cittadinanza/1992
Caro Signor Presidente, lei dovrebbe rappresentare, credo e davvero mi perdoni se sbaglio, la voce di coloro che sono senza voce o quantomeno la voce di tutti gli italiani, anche di questi ultimi che, mi perdoni il gioco di parole, finiscono proprio per essere ultimi.
Non sempre signor Presidente è una libera scelta, anzi oserei dirle quasi mai e questo paese non può non considerare questi sfortunati o peggio ancora spingerli verso avventure sconsiderate o verso azioni estreme o ancor peggio senza ritorno.
Credo, Signor Presidente, che la crisi e le sue funeste conseguenze abbiano messo questo Paese sufficientemente alla prova per non farci comprendere come un adeguamento ad un quadro europeo in materia di Welfare e di sostegno all'invalidità e comunque di giusto atteggiamento nei confronti delle povertà e degli amortizzatori sociali sia divenuto prioritario ed indispensabile.

La ringrazio per la Sua attenzione e spero di avere Sue graditissime notizie

In fede
Giandiego Marigo.
In allegato: la mia prima lettera e la raccolta delle firme di adesione che ha ricevuto.
http://www.facebook.com/?ref=home#!/note.php?note_id=457307285730

Le kippah di Ciarrapico, i porci di Bossi, la bestemmia di Berlusconi e l'attentato a Belpietro.

Nelle disgustose ed inaccettabili dichiarazioni di Ciarrapico in cui si associa il tradimento di Fini al tradizionale copricapo ebraico non si intravede solo un ripugnante rigurgito fascista ed antisemita ma si trova l'esplicito riferimento alla tesi, ormai sempre più accreditata sulla rete ma non certo sui grandi organi di informazione, che l'ultima svolta politica di Fini, passato in vent'anni dal neofascismo alla destra liberale e democratica, non sia la risultante dell'evoluzione ideologica di un uomo colpito sulla via di Damasco dai valori della Costituzione nata dalla Resistenza e della difesa della legalità ma nasca piuttosto della decisione di schierarsi, nella guerra per bande tra pezzi di oligarchie che fanno riferimento rispettivamente all'influenza del blocco russo-libico e di quello anglo-americano-israeliano, dalla parte di quello che ritiene più forte e cioè quest'ultimo.

Appello per l’adesione alla manifestazione del 16 OTTOBRE



Con la FIOM sulla strada tracciata dagli operai di Pomigliano e Melfi



Come lavoratrici e lavoratori, militanti politici e di movimento pensiamo sia di importanza decisiva raccogliere l’invito della Fiom a manifestare a Roma il prossimo 16 ottobre.
L’attacco al diritto di sciopero, alle tutele, ai diritti fondamentali portato avanti da Federmeccanica, la controriforma Gelmini, i provvedimenti razzisti contro i migranti, l’ennesima finanziaria lacrime e sangue di Tremonti, l’attacco allo Statuto dei lavoratori e allo stato sociale, il blocco dei contratti dei dipendenti pubblici e in generale l’attacco al pubblico impiego fanno parte di un piano generale per uscire dalla crisi assestando un colpo mortale alle classi subalterne. Mentre banchieri e speculatori continuano a ricevere dai governi miliardi di euro per coprire le voragini dei debiti su cui si sono arricchiti per oltre un ventennio, avvoltoi di ogni risma si spartiscono la torta della “ricostruzione” dell’Aquila e lo smembramento delle principali risorse del paese.