"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 21 gennaio 2011

ECLIPSE - Oltre l’indignazione, la compassione…

di Mario Armellini



La pena, l'indignazione, la nausea. La rabbia. L'incredula presa d'atto che c'è un popolo che ancora lo sostiene e che lo rivoterebbe, dovesse cadere, e un branco di scherani che lo difende a spada tratta, in spregio ad ogni amore per la verità, al senso dello Stato, al comune senso del pudore, che forse tanto “comune”, anche grazie a loro, non è più....
Ma come si può arrivare a tanto? Perché questa difesa cieca, accanita e rabbiosa dell'indifendibile? Perché questo pattume, questa rappresentazione da italietta di cinepanettoni e di reality, diffusa ai quattro venti da una strategia mediatica accurata, imponente, meticolosa, micidiale, ed ormai angosciante, sostenuta dalle truppe d'assalto berlusconiane?
Perché questa corte dei miracoli che circonda Silvio Berlusconi tratta la Verità come una puttana da quattro soldi, piegandola ad ogni suo volere? Perché si vendono così, senza alcuna vergogna, indifferenti al danno che subisce il Paese, al ridicolo di cui si copre sul piano internazionale, alla lesione anche della propria dignità personale?
Forse il motivo, abbagliante nella sua banalità, è semplice: la marmaglia berlusconiana non può mollare la fonte inesauribile del suo potere e della sua ricchezza, la carcassa cui da anni succhia sangue in termini di potere, soldi, prestigio, poltrone, ecc. Non ce la fa. Come il suo Padrone, questa gente vive una specie di tossicodipendenza (1). Avidi sino allo spasimo, in questa lotta accanita contro la verità, oltre ogni senso del pudore e della vergogna, costoro sono vampiri aggrappati sul corpo in disfacimento di un vecchio miliardario, che da loro signore e padrone si è trasformato ormai nella loro vittima e nel loro zimbello.
Poteva sembrare, e forse all’inizio era così, che fosse il Padrone, incarnazione del Potere, a tenere in vita questa miserabile banda di malfattori, drogati di potere. Oggi invece penso il contrario: è il branco famelico a tenere in vita il suo Padrone, come una mucca da latte inesauribile. Sembra confermarlo anche lo psichiatra Cancrini, che ravvisa in Berlusconi "tutte le caratteristiche cliniche del disturbo narcisistico di personalità - dalla smisurata richiesta di ammirazione alle fantasie di potere e successo illimitati", oltre che "tratti antisociali che emergono nell’attitudine alla menzogna spudorata e nel comportamento con le minorenni". Quest'uomo “potrebbe arrivare fino alla confusione mentale e alla totale perdita di controllo di sé”, ma - aggiunge Cancrini - "finché la sua corte gli consente di rimanere nel suo mondo immaginario manterrà un certo equilibrio". La sua corte tiene in equilibrio un uomo che non ha più il controllo di sé e lo mostra continuamente. Un uomo che dirige una Nazione.
Così, oggi, per il mio Presidente del Consiglio, un uomo sul'orlo del baratro, assediato dalla follia, circondato da una vasta rete di criminali, di servi, di adulatori e di parassiti voraci, non provo più pietà, né disprezzo, e neanche la solita rabbia, tutti sentimenti che Silvio Berlusconi mi causa pressoché quotidianamente da almeno quindici anni, e fino ad oggi.
Oggi provo qualcosa di diverso e inaspettato: un vivo senso di compassione per questo personaggio la cui vicenda umana, passata per tutte le gradazioni della commedia (all'italiana) e del dramma, in questo che sembra l’ultimo atto assume, improvvisamente, i toni di una tragedia vera e propria. E dunque, nel momento del degrado più assoluto, elevandosi quasi alla sfera del mito, del Simbolo Universale, dove l’uomo comune può identificarsi (mimesi) e sperimentare una catarsi purificatoria (2).
Gli elementi della tragedia ci sono tutti! Tragedia pubblica, in scena sul più grande palcoscenico globale che l'uomo abbia mai conosciuto. Spettacolo, a suo modo imponente, di un personaggio ricchissimo, potente, spietato, che ha sedotto e seduce milioni di italiani, dei quali ha influenzato usi, costumi, desideri, bisogni e credenze. Di un uomo cha da decenni vampirizza l'Italia, lacerandola, e che sembra aver fatto un patto col demonio, e non solo con la mafia, e per questo appare ormai come una maschera priva di anima, con quel suo volto rifatto, imbrattato di cerone...
Ebbene, questo personaggio mi appare oggi come un povero vecchio impotente, infantile, terrorizzato dallo spettro della morte, che esorcizza in tutti i modi, angosciato dalla vecchiaia che lo assedia e non gli dà tregua, incalzato dal proprio abissale senso di vuoto, di inadeguatezza, di impotenza. Un povero essere, superficiale, ridicolo, preda delle proprie fantasie infantili ed immature, vittima anche della propria profonda ignoranza, della totale mancanza di strumenti culturali cui appigliarsi, di valori veri cui richiamarsi.
Un uomo privo di amici ed affetti autentici, che vive – o sopravvive - circondato da una corte di vampiri famelici che lo tengono in vita per succhiargli ogni goccia di sangue, fino alla fine, mai sazi di sangue, di denaro e potere. Una corte che lo incensa e lo protegge. Che gli offre in sacrificio una gran quantità di giovani donne, ragazzine ciniche nate e cresciute all’ombra di una subcultura televisiva sgorgata proprio dalla fantasia infantile dell’uomo cui si prostituiscono, che per molte donne è spazzatura lesiva della dignità femminile, e per altre, per tante altre, un modello, un sogno, un obbiettivo, un’occasione. Per poche, per le prescelte, le più accomodanti, l’occasione della vita.
Tutti questi Santanchè, questi Lupi, questi Belpietro, questi Capezzoni, e giù, fino alla truppa dei serventi più idioti, come i tanti Scillipoti di turno, fino al suo medico personale – tutta questa covata di vampiri famelici non lo lascerà andare tanto facilmente, quel disgraziato. Hanno ancora tanto da succhiare, dietro il paravento dell’attività politica, e perciò hanno tutto l’interesse a tenere in vita, come uno Zombie, il loro Padrone, ridotto ad un “dead man walking”, un “itinerante” senza meta e senza cervello.
Oggi Silvio Berlusconi, quest'uomo ricchissimo e miserabile, è il vero, tragico simbolo di una delle forme più gravi e devastanti della povertà del nostro tempo: la povertà spirituale, il vuoto dei valori, il nullificarsi dell'amore e della speranza. Il buio dell'anima.
Morto lui, finalmente liberato da tanta sofferenza, resterà l’oscurità nel cuore marcio e nell’anima vuota degli italiani, popolo senza speranza perduto nelle proprie degradate fantasie.

Mario Armellini - 20/01/2011



(1) Dice Luigi Cancrini, presidente del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale: "B perde il controllo se non dispone della “sostanza” da cui dipende. E’ come un tossicomane… Un uomo adulto che per mesi ospita una minorenne assistito da un codazzo di persone non ha padronanza dei suoi comportamenti… In psichiatria succede in una situazione di “disturbo di personalità” in cui gli individui perdono il controllo se non dispongono della sostanza da cui dipendono”. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/18/berlusconi-affetto-da-narcisismo-patologico-non-e-padrone-dei-suoi-comportamenti/87015/ )

(2) Scrive Aristotele nella Poetica: "La tragedia è dunque imitazione di una azione nobile e compiuta [...] la quale per mezzo della pietà e della paura finisce con l'effettuare la purificazione di cosiffatte passioni". In parole povere, le azioni che la tragedia rappresenta non sono altro che le azioni più turpi che gli uomini possano compiere: la loro visione fa sì che lo spettatore si immedesimi negli impulsi che le generano, da una parte empatizzando con l'eroe tragico attraverso le sue emozioni (pathos), dall'altra condannandone la malvagità o il vizio attraverso la hýbris (ὕβρις - Lett. "superbia" o "prevaricazione", i.e. l'agire contro le leggi divine, che porta il personaggio a compiere il crimine). La nemesi finale rappresenta la "retribuzione" per i misfatti…” (http://it.wikipedia.org/wiki/Tragedia_greca )

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