"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 21 luglio 2011

Come e perché contro la casta





Quando in Italia si parla di lotta alla casta (pensando alla sola casta politica anche se in realtà ci sarebbero anche altre caste da combattere) i più scattano in piedi pronti, almeno virtualmente, a spaccare il mondo di fronte a privilegi ignobili e indecenti soprattutto quando raffrontati alla vita reale dei cittadini, alcuni storcono il naso non capendo o facendo finta di non capire la differenza che passa tra costi della democrazia (cioè la presa in carico da parte della fiscalità generale del fabbisogno di risorse economiche delle associazioni politiche - con rimborsi elettorali ed erogazione di servizi - e di un'equa retribuzione degli eletti nelle assemblee rappresentative e dei titolari di cariche pubbliche a livello nazionale e locale, condizioni indispensabili perché la politica non sia esclusivo appannaggio dei soli ricchi) e lo sperpero di denaro pubblico che la casta opera a proprio vantaggio, altri ancora non esitano a cavalcare l'indignazione dei cittadini a fini elettorali e dell'acquisizione del consenso (il solito Antonio Di Pietro che con le sue pur meritevoli iniziative per la riduzione dei costi della politica non può farci dimenticare che nella gestione personalistica, proprietaria, priva di reale democrazia interna della propria Italia dei Valori, nell'assenza di trasparenza nella gestione dei contributi elettorali e nella scelta dei membri del partito che riesce a far eleggere nelle istituzioni (De Gregorio, Razzi, Scilipoti) si pone a pieno titolo come parte integrante della casta).
La sacrosanta lotta alla casta politica non deve far dimenticare che la questione dirimente oggi riguarda l'economia: come superare la dittatura della finanza, come impedire che Stati e Popoli restino indifesi alla mercé della speculazione finanziaria, come far sì che la sovranità popolare, in ambito nazionale e sovranazionale (Unione Europea e non solo), non continui ad essere espropriata da organi 'tecnici' privi di legittimazione democratica. Non deve oscurare il dibattito e la riflessione su cosa, quanto e come produrre, su come democratizzare tali scelte e con quali criteri distribuire con giustizia il reddito prodotto, su cosa sia realmente la ricchezza (intesa come insieme dei beni necessari alla soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali degli individui, di tutti gli individui) e come questa non possa ridursi nel Dio PIL, di cui continuare a perseguire ossessivamente la crescita (e la cui dimensione paradossalmente si alimenta anche di eventi tragici e negativi quali ad esempio gli incidenti stradali o l'inquinamento).
Non deve inoltre oscurare l'esistenza di tante altre caste: di quella sindacale (i cui leader difficilmente potranno impegnarsi nella difesa dei lavoratori – contro il governo e le imprese – essendo destinati, a fine carriera sindacale, ad una poltrona di parlamentare o di qualche ente pubblico), delle gerarchie ecclesiastiche, dell'imprenditoria assistita capace solo di privatizzare i profitti e pubblicizzare le perdite, dei baroni dell'Università, della magistratura composta di pochi eroi e tanti passacarte, dei giornalisti, delle professioni inaccessibili se non come eredità familiare, degli intellettuali al soldo di chi paga meglio, dei membri dello star system dello spettacolo e dello sport beneficiati da guadagni privi di ogni logica economica e morale.
Ma la riduzione dei costi della politica non è una battaglia meramente simbolica né tanto meno inutile. Anzitutto si tratta di cifre che nel loro complesso hanno dimensioni enormi: secondo le stime della UIL più di un milione di persone, direttamente o indirettamente, a libro paga della politica ed un costo complessivo di oltre il 12 per cento del gettito annuo dell'IRPEF. 

E non è solo questione dell'esempio che si deve attendere dalla classe dirigente quando un Paese si trova a raschiare il fondo del barile per la propria sopravvivenza economica. E' che di fronte, ad esempio, ai ticket sanitari e alla continua aggressione alle pensioni per i disabili e alle spese per l'assistenza sociale grida vendetta sapere che la sola spesa per gli organi politici delle Provincie, le cui funzioni potrebbero essere assorbite da Regioni e Comuni così come previsto fin dal 1970 con l'istituzione delle Regioni, ammonta a mezzo miliardo di euro.
Se il Senato americano è composto da cento membri e quello italiano da oltre trecento, se le indennità dei  nostri parlamentari sono aumentate dal 1948 ad oggi del 1.185,4 per cento (contro il 58 per cento degli Stati Uniti) deve esserci qualcosa che non funziona.
E' inoltre da considerare che riportare retribuzioni e comportamenti dei politici a livello di sobrietà e decenza significa anche restituire alla politica la funzione che le è propria: non quella di strumento di arricchimento e ascesa sociale ma impegno fondato sulla passione e lo spirito di servizio. Una classe politica arroccata nella difesa dei propri privilegi non può essere certo idonea a perseguire il bene comune e l'interesse pubblico, non può essere indipendente dalle oligarchie dominanti ed affrontare e risolvere le questioni epocali (nel campo dell'economia e dell'ambiente) che abbiamo di fronte.
Ne sono espressione una legge elettorale che consente ai leader di partito di nominare i parlamentari anziché farli scegliere ai cittadini, da cui la vergogna dell'elezione di personaggi quali Nicole Minetti, Renzo Bossi, Mara Carfagna, solo per citare alcuni casi emblematici, privi di qualunque merito e formazione culturale ed umana che li rendesse compatibili con la gestione della cosa pubblica.
Il costo della corruzione, stimata dalla Corte dei Conti, in 60 miliardi di euro l'anno è la diretta conseguenza di una tale classe politica e della sua commistione con gli affari e la criminalità.
Lotta alla casta politica non è solo ridurre i costi della politica ma anche chiedere anzi imporre trasparenza nella gestione dei partiti, democraticità nelle decisioni e nella formulazione delle candidature, ottenere che i politici disonesti siano allontanati dalla cosa pubblica e che quelli inquisiti si facciano da parte finché non sia chiarita la loro posizione.
Non pensino lor signori (Calderoli è il capo banda di questi furbacchioni) di poter rinviare sine die questi provvedimenti, mentre da subito vampirizzano i ceti più deboli, contando sui tempi biblici necessari per l'approvazione di riforme costituzionali per di più coprendo con la riduzione del numero dei parlamentari la riedizione di assetti istituzionali liberticidi ed autoritari che i cittadini hanno già bocciato con un referendum.
Ci sono cose che si possono e debbono fare immediatamente: la riduzione degli stipendi dei politici, la definizione di un numero massimo di mandati, la commisurazione dei vitalizi alle stesse regole (il criterio contributivo, i requisiti di età necessari alla maturazione del diritto) che riguardano la totalità dei cittadini, l'eliminazione di intollerabili sprechi quali la distribuzione a pioggia di auto blu, scorte e voli di stato, l'allontanamento di condannati ed inquisiti dalle cariche pubbliche, la riforma della legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, l'obbligo di pubblicità e certificazione dei bilanci dei partiti (e di qualunque associazione politica e sindacale), l'anagrafe patrimoniale degli eletti,  l'adozione di criteri trasparenti e meritocratici per la scelta dei manager di aziende ed enti pubblici liberandoli dalla stretta mortale dei partiti, vera fonte di corruzione e sprechi. A tale riguardo mi sembrano interessanti e realistiche le proposte che fanno Staderini e Rizzo e Stella.
E' evidente che non saranno questi partiti e questa classe politica a fare spontaneamente il passo indietro che gli viene richiesto se non sarà la Storia e la mobilitazione dei cittadini indignati e incazzati ad imporglielo, è evidente che iniziative che non siano fondate su di una cristallina trasparenza e sulla consapevolezza della complessità dei problemi che abbiamo di fronte (e qui il pensiero va all'ormai famosa pagina Facebook sui segreti della Casta attivata dal pseudo precario della Camera dei Deputati e l'iniziativa promossa dal sempre più logoro popolo viola) rischiano di avere solo l'effetto di depotenziare la protesta incanalandola in percorsi che alla fine non intacchino in alcun modo i legami che vincolano un potere politico imbelle e corrotto ad un sistema economico folle e ingiusto.


1 commento:

  1. ....e i politici dovrebbero solo vergognarsi !!!!!



    Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti
    l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per
    cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui
    prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza
    privata finanziata da Montecitorio. A rendere pubblici questi dati sono
    stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza
    denominata Parlamento WikiLeaks.
    Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non
    solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per
    volontà dell'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i
    conviventi more uxorio.
    Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10
    milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese
    odontoiatriche.
    Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in
    ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche
    private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per
    fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila
    euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai
    problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.
    Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28mila e
    138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche
    fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno
    chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila
    euro di ticket.
    Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati,
    tuttavia, sono stati desegretati. "Abbiamo chiesto - dice la Bernardini -
    quanti e quali importi sono stati spesi nell'ultimo triennio per alcune
    prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio
    balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura
    (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per
    chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li
    hanno voluti dare". Perché queste informazioni restano riservate, non
    accessibili?
    Cosa c'� da nascondere?
    Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: "Il
    sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla
    Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto
    del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda
    non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da
    parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire
    le informazioni secondo le modalità richieste".
    Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. "Non ritengo -
    spiega la deputata Rita Bernardini - che la Camera debba provvedere a dare
    una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela
    per conto proprio avendo gia l'assistenza che hanno tutti i cittadini
    italiani.
    Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un
    privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di
    25 mila euro mensili, a farsi un'assicurazione privata. Non si capisce
    perché questa 'mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola
    gestire direttamente dai Questori". "Secondo noi - aggiunge - basterebbe
    semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività
    dieci milioni di euro all'anno".Mentre a noi tagliano sull'assistenza
    sanitaria e sociale è deprimente scoprire che alla casta rimborsano
    anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente
    dell'ADICO, Carlo Garofolini - e sempre nel massimo silenzio di tutti.

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