"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 22 ottobre 2011

Per la democrazia o contro la democrazia?



Non so che futuro avrà il movimento degli indignados o comunque di coloro che vogliono costruire un'alternativa alla dittatura neoliberista. Se in qualche modo potrà caratterizzare gli anni a venire, se si tratta di un fenomeno collettivo destinato a spegnersi come tanti che lo hanno preceduto oppure se sarà scavalcato dagli eventi con una estensione generalizzata, in particolare per l'Italia, del 'modello' greco: una crisi economica e finanziaria ingestibile, la macelleria sociale all'ennesima potenza, l'esaurirsi di qualunque spazio residuo di mediazione, di rivendicazione sociale e di riforma democratica entro gli spazi definiti e garantiti dalle norme costituzionali.
In ogni caso, per quanto mi riguarda condivido gran parte delle rivendicazioni degli indignados che possono tradursi sostanzialmente in un unico obiettivo: più democrazia.
Più democrazia economica e dunque giustizia sociale, affinché la produzione reale sia diretta a soddisfare i bisogni delle persone e non i profitti degli speculatori.
Più democrazia politica, con la trasformazione delle istituzioni politiche nel senso della partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni pubbliche e di un rapporto diretto di responsabilità tra eletti negli organi rappresentativi ed elettori.
Questi obiettivi – democrazia, eguaglianza, giustizia sociale - comunque evolverà il quadro futuro resteranno sempre protagonisti della vita politica perché rappresentano le massime aspirazioni degli esseri umani nella vita sociale.
Dopo la manifestazione del 15 ottobre a Roma e le violenze che l'hanno contraddistinta in tanti sono intervenuti per dare la propria interpretazione e fornire la propria analisi su quanto era successo: politici, giornalisti, intellettuali, blogger, cittadini sui social network.

La maggioranza per condannare la violenza di pochi individui che ha impedito a centinaia di migliaia di persone intervenute a Roma di esprimere la propria protesta e le proprie convinzioni, una parte per invitare anzitutto a comprendere – senza tuttavia giustificarli - le ragioni dei 'casseur', altri ancora per affermare che di fronte alla violenza del sistema non può esistere differente forma di azione politica che quella della guerriglia urbana e rivendicare il diritto ad esternare la propria rabbia.
C'è una discriminante che divide queste opinioni e soprattutto tra coloro che sono scesi, in modo pacifico o non pacifico, in piazza ed è quella se si crede o no nella democrazia.
Per chi pensa che le cose si possano cambiare con una proposta politica radicalmente alternativa che possa ottenere il consenso della maggioranza dei cittadini e prevalere nelle elezioni, il senso delle mobilitazioni, dei cortei, delle manifestazioni è quello di fare pressione sull'establishment (di destra e di sinistra) per contrastarne la deriva liberista e antipopolare, per galvanizzare e compattare coloro che auspicano la trasformazione della società, per promuovere il consenso e la diffusione consapevole delle proprie idee nell'opinione pubblica.
Dunque i 'casseur' diventano dei nemici perché danneggiano questo progetto e per il vantaggio che gli eventi violenti offrono al potere in termini di propaganda politica.
Per chi invece non crede nella democrazia e pensa che non sia possibile contrastare e cambiare il sistema con metodi pacifici, resta l'unico orizzonte di sfogare la propria rabbia (e ritengono sacrosanto farlo!), di provocare più danni possibili al sistema o, non è da escludere per il futuro, l'intenzione di organizzare una nuova lotta armata.
E dunque per costoro risultano incomprensibili i distinguo e le condanne del movimento, lo accusano di essere troppo morbido, di ricevere le attenzioni e l'approvazione di personaggi come Obama e Draghi. Di volere accreditare la distinzione che alcuni media (come esempio Repubblica) insistono a proporre tra manifestanti 'buoni' e manifestanti 'cattivi' mentre chi manifesta dovrebbe porsi in una posizione di totale contrasto verso il sistema.
Domenica prossima alla manifestazione No-Tav in Val di Susa si riproporranno le stesse questioni. La lotta contro l'alta velocità è troppo importante sia per le condizioni di vita di quella comunità di cittadini, sia per il grande valore simbolico che rappresenta (in termini di difesa del territorio dallo scempio delle grandi opere e di rivendicazione del diritto dei cittadini a decidere della propria esistenza).
Consentire che questa lotta venga espropriata, come successo a Roma, da gruppetti di quelli che un tempo si sarebbe definiti avventuristi rappresenterebbe un autentico suicidio.
La politica si qualifica non solo per gli obiettivi che persegue ma anche per i mezzi, i metodi, gli strumenti che utilizza per realizzarli.


1 commento:

  1. Non credo che la differenza sia nel concetto di democrazia, quanto più nel fatto che si scelgono strade diverse per protestare. Nella fattispecie dei black block, non raccontiamoci balle: la maggior parte di quelli, per non dire la quasi totalità, non aveva la benché minima idea di quali fossero le idee e le motivazioni che spingevano - pacificamente - gli "indignati" a manifestare in piazza. Quelli erano lì perché, per loro, ogni occasione è buona per far caos e perché "lottare contro il sistema" è sempre e comunque "cool". L'espressione "lottare contro il sistema e la casta", a mio avviso, è quantomeno qualunquista, perché non tutti quelli che sono ai piani alti è "corrotto" ed "egoista" e la "lotta" (pacifica), secondo me, deve essere portata avanti sulla base delle ideologie e della politica, non con una battaglia incontrastata ed indiscriminata nei confronti di tutti "i potenti". E questo deve andare al di là degli schemi "destra" e "sinistra", perché, come disse giustamente Ezio Mauro (che solitamente NON stimo) da Fazio settimana scorsa, "è necessario che anche quando sale al Governo una coalizione che non è quella che hai votato, certi diritti e certe prerogative non devono essere messi in discussione, in modo che uno stia ugualmente tranquillo". La democrazia è lo strumento che ci siamo dati per gestire la nostra vita e, secondo me, è quello migliore, pur con i difetti che fisiologicamente porta, come la barbara ideologia della "maggioranza".

    Mi scuso per questo lungo intervento e per l'intrusione.

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