"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 21 ottobre 2011

SIAMO PRONTI?



di Giandiego Marigo





Prima di iniziare questo post devo riconoscere alcune importanti ispirazioni, innanzi tutto ad Eliotropo il blog di Rosa, dove ho potuto ed ancora posso respirare quest'aria e dal quale ho tratto ben più di una ispirazione. Nel caso specifico ad un post scritto da un suo conoscente on line, che ho raggiunto, suo tramite. Mi riferisco ad Ivano Antar Raja ed al suo blog Altra Realtà.
Egli si chiede e ci chiede se gli esseri umani siano pronti per il cambiamento, se davvero lo vogliano e non è affatto una domanda oziosa...anzi.
E' sempre molto facile parlarne, moltissimi riempiono la rete con questa esigenza e ci intrattengono in varie fogge, spesso sollecitandoci in modo anche poco garbato sulla necessità di farlo qui ora e subito. Rovesciando, rompendo e bruciando se necessario pur di purificare in un'unica fiamma questo mondo capitalistico e malato. Che questo mondo sia da cambiare o vi è alcun dubbio, quindi partiamo da questa premessa
Una domanda mi coglie subito. Quanti fra costoro sarebbero disposti davvero a perdere qualche cosa, fra quelle che questo modello sociale fornisce, per realizzarlo davvero questo cambiamento?
Quanti fra costoro hanno già elaborato comportamenti che si possano definire e considerare altri da questo modello culturale e sistemico?
E' pacifico che un mondo diverso da questo, più compatibile, a misura d'uomo, meno inquinato, sostanzialmente in sintonia con il canto ed il respiro della Pachamama dovrebbe lasciare indietro moltissimi degli aggeggi simbolo della modernità futurista, dovrebbe mettere in profondissima discussione i modelli di relazione sociale.
Non ci sarebbe spazio per moltissimi status simbol, per quasi nessuno dei giocattoli della modernità. Essi dovrebbero fare i conti con la compatibilità, con il loro costo ecologico e sociale, dovrebbero essere eticamente e moralmente leggeri, utili, pratici, riparabili, semplici, riproducibili ed accessibli, green, ma soprattuto non dovrebbero avere un peso dal punto di vista della compatibilità.
A quante delle cose che, normalmente, ci circondano dovremmo rinunciare?
Un mondo giusto poi porrebbe all'ordine del giorno l'annosa questione della redistribuzione della ricchezza e non su scala locale...ma mondiale ed allora noi, abitanti del primo mondo egoista e sprecone avremmo molto da perdere...in acqua , enegia, cibo e consumi e carabattole inutili di cui ci circondiamo.
La gigantiasi della nostra società dei consumi sarebbe posta in discussione come inutile speco di spazio, un lusso che non possiamo permetterci...il nostro modelli di città, di casa, di Agorà dovrebbero superare il famoso 'esame della compatibilità e non è affatto detto che ne uscirebbero intatte ed uguali.
Quanto di quello che consideriamo un normale diritto, un automatismo, quello, per capirci, che raggiungiamo con la mano senza nemmeno pensarci ci seguirebbe n questo nuovo mondo più giusto.
Vogliamo parlare della proprietà privata?
Dell'eccesso smodato di ricchezza di alcuni nei confronti di altri che non hanno nulla?
Come potrebbe un mondo più giusto basarsi su questo assioma ed accettare questa premessa? E non si sta qui parlando della proprietà della terra che si lavora o degli stumenti che si usano per produrre il proprio lavoro...ma dell'accumulo di ricchezza e plusvalore.
Non è dogmatico e nemmeno comunista dire che dovremmo riparlarne...in un mondo più giusto.
Ivano chiede nel suo articolo, giustamente, se l'essere umano sarebbe poi disposto ad abbandonare le proprie credenze esclusive ed a comprendere che la visione deve essere unitaria ad arricchire e completare le proprie religioni settarie, che dividono con una nuova spiritulità che unisca, che compendi, che sappia parlare a tutti con la voce del divino. Che non premetta la propria visione e l'idea d'avere l'unica chave, ma sappia descrivere le mille strade e le mille fonti, facendo comprendere, quanto sia poco importante, inutile e dannoso definire e descrivere quel che non può essere definito e descritto...e questa, vi garantisco sarebbe forse la cosa più complessa.
Questo post potrebbe prolungarsi all'infinito, ridefinendo e toccando ogni angolo della nostra esistenza per ragionare su quel che perderebbe o guadagnerebbe nel cambiamento, ma la domanda posta inizialmente è ancora nell'aria.
Siamo pronti a tutto questo?
Da ultima, nel mio scrivere, sia chiaro, perchè come ho detto gli argomenti potrebbero essere senza fine affrontiamo una tematica a me cara...parliamo di cultura.
Quanto di quello che definiamo tale avebbe dirtto di cittadinanza in questo nuovo mondo, forse tutto, anzi sono orientato a credere che tutto passerrebbe, ma quanto cambiarebbe e si modificherebbe il modo in cui noi lo leggeremmo,,,siamo pronti a questo?
Ad abbandonare e non a parole il Pensiero Unico e l'Unico Mondo Possibile per divenire protagonisti della nostra cultura oltre che della nostra stessa vita, ridefinendola e purificandla dagli interessi del potere che l'hanno costruita e mantenuta a suo uso e consumo.
Siamo pronti a parlare del potere? E non di quello “facile” e “visibile” ma del Potere e delle sue conseguenze dentro e fuori di noi
Siamo pronti a trasformarci in “creativi” anziché in “fruitori” paganti, siamo pronti a dimenticare lo Star System per cercare l'arte? Sono pronti gli artisti, i poeti, gli attori e tutti i grandi della comunicazione a non essere divi ma uomini fra gli uomini? Oppure finrebbero con l'annegarci nelle loro lacrime cercando altri lidi per i loro cachet milionari?
Perchè,lo abbiamo detto all'inzio, a scrivere e a parlarne, a farci canzoni che poi vendono dischi e ti fanno famoso si fa davvero in fretta, ma poi quando bisogna fare il mondo nuovo è molto diverso.
Accetterebbero i docenti, i charissimi professori, gli intellettuali e coloro che si fregiano d'essere i depositari d'ogni sapere, d'essere semplici e di raccogliere i propri pomodori come tutti dal proprio orto in cui si pratica l'autoproduzione?
Quanti di noi stanno gà praticando nuovi comportamenti? Se questo non succede come possiamo pretendere di cambiare?
Perdonate il pessimismo io non credo affatto che l'umanità sia pronta, se fosse, molto di quel che ci circonda sarebbe già diverso ed avviato verso il nuovo...il che sinceramente non mi pare.

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