"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

venerdì 6 luglio 2012

La sentenza sulla Diaz. In un Paese normale …..



E' giunto a conclusione l'iter giudiziario per le violenze commesse dalle forze di polizia nella scuola Diaz (“la macelleria messicana”) contro i manifestanti del G8 di Genova del 2001 con la sentenza della Corte di Cassazione che ha confermato le condanne per 25 poliziotti, tra cui alcuni altissimi gradi degli apparati investigativi italiani, ma solo per il reato di falso aggravato.
Nel dettaglio: il collegio presieduto da Giuliana Ferrua ha confermato 4 anni a Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, 5 anni per Vincenzo Canterini (all’epoca comandante del Reparto mobile di Roma, oggi a riposo), 3 anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici (questi ultimi all’epoca dirigenti di diverse Squadre mobili), Spartaco Mortola (ex capo della Digos di genova), Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al VII nucleo sperimentale del Reparto mobile di Roma. 
Per i condannati, tra cui vale la pena di evidenziare il nome di Spartaco Mortola e la sua ultima performance nello scorso febbraio contro i manifestanti No-Tav alla Stazione di Torino, anche la pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici e dunque l'obbligo di essere espulsi dalla polizia ma giustizia non è fatta: per i colpevoli nessun giorno di carcere grazie all'indulto, il reato di lesioni gravi prescritto, le responsabilità politiche non sono state individuate.

Anni fa Massimo D'Alema scrisse un libro: “Un Paese normale”. Non so a cosa si riferisse e francamente non mi interessa, ma in un Paese normale non è possibile che membri delle forze dell'ordine si macchino, con una continuità agghiacciante, di violenze inaccettabili e inaudite, causandone perfino la morte, nei confronti dei cittadini che sono oggetto dei propri interventi: i manifestanti del G8, i No-Tav, Gabriele Sandri, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Aldo Bianzino per arrivare all'ultimo caso del pensionato di 63 anni brutalmente pestato da poliziotti a Milano.
In un Paese normale reati gravi e gravissimi – violenze, corruzione, bancarotta – commessi da uomini dello Stato e da potenti non vengono lasciati cadere in prescrizione e non si permette che restino impuniti per la deliberata lentezza elefantiaca della Giustizia.
In un Paese normale valgono non solo le responsabilità penali ma anche le responsabilità politiche. Giovanni De Gennaro, capo della Polizia all'epoca dei fatti del G8 e superiore diretto dei dirigenti condannati, dovrebbe immediatamente abbandonare – per una semplice questione di decenza – l'attuale incarico di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio delegato per la sicurezza della Repubblica. Mario Monti dovrebbe chiarire le ragioni della sua nomina e qualcuno dovrebbe spiegare le ragioni della deferenza bipartizan (PD, PDL, UDC) nei suoi confronti.
In un Paese normale Claudio Scajola, ministro degli Interni all'epoca dei fatti nonché colui che definì Marco Biagi, poi ucciso dalle Brigate rosse, un “rompicoglioni” perché reclamava una scorta che lo proteggesse e che fu beneficiato di un versamento “a sua insaputa” di alcune centinaia di migliaia di euro per l'acquisto di una casa al Colosseo, vedrebbe concludersi definitivamente la propria carriera politica.
In un Paese normale, Fini – per qualche tempo eroe dell'opposizione, anche di sinistra, antiberlusconiana – dovrebbe chiarire quale fu il suo ruolo nella sala operativa della Questura di Genova nei giorni delle violenze alla scuola Diaz e della morte di Carlo Giuliani.
In un Paese normale, Antonio Di Pietro spiegherebbe perché i suoi deputati impedirono nel 2007 la costituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare sui fatti del G8.
In un Paese normale non succede che, mentre i potenti e i loro sicari restano impuniti, la scure della giustizia possa abbattersi senza pietà, solo perché dall'altra parte della barricata, nei confronti degli autori di reati, o presunti tali, di gravità palesemente inferiore o che consistono solo nella manifestazione del dissenso (Fabrizio Filippi detto Er Pelliccia condannato a tre anni per il lancio di un estintore; gli attivisti No-Tav; i 10 dimostranti del G8 che rischiano complessivamente 100 anni di carcere).
Appunto in un Paese normale.





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