"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 28 febbraio 2013

Sul voto del 24 e 25 febbraio

Alcune brevi e ovviamente opinabili riflessioni sul risultato delle elezioni italiane del 24 e 25 febbraio.


Il voto e la società italiana

In presenza di una crisi economica senza precedenti questo voto, comunque distorto da una legge elettorale antidemocratica e dalla parzialità dell'informazione (televisiva e non) ed in cui si deve ricordare che un quarto dei cittadini si è astenuto dalla partecipazione, sembra molto poco un voto di opinione e tanto un voto dato solo in funzione di bisogni ed interessi economici da rivendicare, da difendere e da garantire. Al centrosinistra il voto di chi, soprattutto nel ceto medio, si considera ancora garantito ed ha assorbito tutto sommato bene la crisi, a Monti il voto dei ceti imprenditoriali e professionali più agiati, a Berlusconi quello di chi naviga nel mare dell'economia sommersa e criminale e del voto di scambio, a Grillo quello degli arrabbiati e degli esclusi o di coloro che si sono trovati improvvisamente impoveriti.

Il voto e l'Europa

Questo voto ha nettamente bocciato le politiche di austerità praticate da Monti ed imposte dalla Troika (BCE, Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale). Chi si proponeva di governare in continuità con quelle politiche – il PD e Monti – raccoglie complessivamente poco più di un terzo dei votanti. Tutto il resto - a destra, in quel briciolo di sinistra che è restato, nel Movimento 5 Stelle – va in direzione decisamente contraria.

Il fallimento del centrosinistra ed il ritorno di Berlusconi

In tanti lo avevamo previsto: di fronte ad un centrosinistra che si proponeva quale garante di un pessimo status quo e colpevole del sostegno alla macelleria sociale di Monti il ritorno di Berlusconi con le solite tattiche e i soliti mezzucci era inevitabile. Per 120 mila voti Berlusconi non si è assicurato il premio di maggioranza alla Camera e la possibilità di scegliere il prossimo Presidente della Repubblica. In merito al magro risultato di Monti, Casini e Fini (pur sostenuti dal Vaticano, dalle principali cancellerie europee, dai più importanti esponenti dell'imprenditoria italiana) si dimostra ancora una volta che nella società italiana non c'è spazio per una destra liberale ma solo per una destra arruffona, autoritaria, populista.

venerdì 22 febbraio 2013

Per una svolta radicale


 












di  Circolo Libertario Polverari dal sito del Movimento Radicalsocialista

Con i problemi giganteschi che attanagliano la maggior parte degli italiani, invece di stupirsi dei voti che prenderà il Movimento 5 Stelle ci si dovrebbe stupire dei voti che prenderanno ancora una volta i partiti dello status quo, quelli del gioco delle tre carte eternamente rimescolate, per cui deve cambiare il clan al comando ma non la politica economica e sociale, i suonatori ma non la musica, che è sempre più o meno la stessa da quasi vent’anni. Lorsignori, quelli che hanno affossato il Paese e quelli che hanno dato una mano ad affossarlo o comunque non hanno mosso un dito per cambiare rotta, adesso invocano ed anzi reclamano un voto per “garantire la governabilità”. E chi si permette di alzare un dito per chiedere un cambiamento vero e radicale viene zittito al grido di “comunista”, “giustizialista”, “estremista”, “sfascista” (con o senza la s iniziale), “populista”, “qualunquista” e così via. Eppure nelle condizioni in cui è ridotto questo Paese, ciò che serve è proprio un cambiamento radicale! Non dobbiamo certo dirlo ai radicalsocialisti che ospitano questo “appello” sul loro sito, perché MRS parla coraggiosamente da anni di alternativa, di socialismo (quello vero), di un nuovo modello di sviluppo, di decrescita felice, di “libertà eguale”, di giustizia sociale, di trasformazione radicale del sistema economico oltre a quello politico. Lo diciamo invece a quelli che ad ogni elezione sentono il vecchio richiamo della foresta della casta di potere comunque colorata, che chiede un voto “utile” solo alla sua perpetuazione senza cambiare nulla in modo sostanziale (nemmeno la più infame delle leggi elettorali!).

Salvatore Borsellino e Rivoluzione Civile


Salvatore Borsellino

"Mi meravigliavo che non fosse ancora successo.
Antonio Ingroia e il suo progetto di Rivoluzione Civile finora lo avevano combattuto con il silenzio, con l'oscuramento. I leaders delle altre liste continuamente in primo piano in tutti i canali e per Antonio Ingroia e per tutta la sua lista soltanto quel minimo di spazio che fosse sufficiente per non essere accusati dall'AGCOM di rispettare una par condicio che ormai esiste soltanto sulla carta.
Ora qualcuno si è accorto che il progetto di Antonio Ingroia, il progetto di Rivoluzione Civile, se mai si realizzasse potrebbe significare, per la prima volta nel nostro paese, un vero contrasto alla criminalità organizzata, quello che nel nostro paese non c'è mai stato e a tutto quello che gli ruota introno, la corruzione, la collusione, il voto di scambio, l'evasione fiscale, che leggi studiate da un magistrato che la criminalità organizzata l'ha sempre combattuta, e in prima linea, potrebbero finalmente metterla in ginocchio insieme con tutta quell'area grigia che con esse collude e convive.

Qualcuno si è accorto che di questa lotta alla criminalità organizzata non c'è traccia o quasi, se non per onore di firma, nei programmi di tutte le altre coalizioni ed allora ha pensato di lanciare un avvertimento, di passare all'intimidazione, minacciando, ed è questa la parte più inquietante, non proiettili o sventagliate di mitra, non il tritolo, l'esplosivo usato dalla mafia, ma il Semtex, l'esplosivo dei servizi deviati, l'esplosivo delle stragi di Stato, l'esplosivo delle stragi senza colpevoli, l'esplosivo usato per Paolo Borsellino. 
Qualcuno si è accorto che se veramente Antonio Ingroia arrivasse, da politico, in quella anticamera della Verità nella quale è arrivato da magistrato, potrebbe impedire che vengano spente quelle luci necessarie per arrivare nella stanza della Verità, anzi potrebbe accendere i riflettori su quello che è il peccato orginale di questa seconda repubblica, la trattativa tra mafia e Stato.
E siccome le intimidazioni non camminano mai da sole, per sovrapprezzo è arrivata da Catanzaro, guarda caso proprio la città alla quale è legata un'altra strage, questa volta senza sangue, la strage della Giustizia, nella quale è stato eliminato il PM Luigi de Magistris, un altro messaggio inquietante.

giovedì 21 febbraio 2013

INTERVISTA ALL’ON. LARA COMI


 “BERLUSCONI, IL SOGNO & IL GRANDE INCUBO…”
Un altro governo Berlusconi è possibile? è credibile? è auspicabile?
Cosa verrà fuori dal “caos” politico pre-elettorale?
Ne parliamo con Lara Comi, europarlamentare del Pdl e volto emergente della politica italiana:


(LA CRISI ECONOMIA E LE RICETTE DELLA POLITICA)

(Gaspare Serra) On. Comi, il Paese vive momenti difficili, per alcuni versi drammatici, senza che s’intraveda alcuna luce in fondo al tunnel.
Di chi è la responsabilità di questa crisi, prima puramente finanziaria, oggi economico-sociale?
(On. Lara Comi) “Questa crisi, la più grave dal ’29, ha avuto origine negli Usa. Da crisi finanziaria, poi, è divenuta crisi economica, investendo tutta l’Europa, in particolare chi era più vulnerabile a causa di un alto debito pubblico, tra questi l’Italia. Dunque è diventata guerra dei debiti sovrani, aprendo il fianco alla speculazione. Il macigno del debito pubblico italiano risale però agli anni 80, quando il rapporto debito/pil è raddoppiato. Le responsabilità, allora, sono di chi ci ha lasciato quasi 2 mila miliardi di debito, più di 30 mila euro a testa”.

Il premier Monti si è presentato per la prima volta in Parlamento, il 21 novembre 2011, inneggiando al rigore, allo sviluppo ed all’equità. Passato oltre un anno, i risultati economici del suo governo sono “impietosi” (Pil e produzione industriale in caduta libera, record di pressione fiscale e indebitamento pubblico, 100 mila imprese fallite, 500 mila nuovi disoccupati ed un numero ancora imprecisato di esodati…).
Tutta colpa del Professore o responsabilità di chi lo ha preceduto?
“Monti aveva detto che non si sarebbe impegnato in politica, poi ha cambiato idea: legittimo, per carità, ma l’inversione di rotta ha sorpreso. Oggi promette di abbassare le tasse ma in un anno le ha alzate di circa tre punti. Le indicazioni della Bce e del Fmi suggerivano un’azione in senso opposto. Risultato? Tutti gli indicatori economici sono in picchiata. È pur vero che si è trovato ad operare in un contesto molto difficile, con la pressione della speculazione finanziaria, ma obiettivamente ha messo troppe imposte a cominciare da quella sulla prima casa che ha avuto effetti recessivi in molti settori, penso all’edilizia. Alcuni ministri del suo governo, poi, non si sono dimostrati all’altezza: la legge Fornero è una riforma deludente e ha pesato il veto della Cgil; quella delle pensioni è stata molto importante ma ha determinato il grave problema degli esodati, oltre 300 mila. Non mi pare che in materia di liberalizzazioni e di privatizzazioni si siano prodotti grandi risultati. Lo spread è calato, ma è stata determinante l’azione di Draghi”.

Fino a poche settimane fa Mario Monti si presentava al Paese come un “deus ex machina”, destinato a venire accolto con tutti gli onori al Quirinale o ad esser implorato di ritornare a Palazzo Chigi. Tutti i sondaggi, invece, rivelano che oggi gli elettori preferirebbero al bocconiano più amato dai mercati persino un barzellettiere amatoriale (Berlusconi) o un comico professionista (Grillo)!
Il Professore rischia d’aver fatto male i conti con la sua “salita in campo”?
“I sondaggi dicono che la ‘salita in campo’ di Monti ha riscosso scarso successo. Lo stesso ‘Financial Times’ ha scritto che una delle previsioni più sicure che si possono fare sulle elezioni italiane è che la coalizione di Monti arriverà ultima tra i quattro principali contendenti”.

lunedì 18 febbraio 2013

Il boicottaggio mediatico della lista di Rivoluzione Civile

Vignetta di Luca Peruzzi


Cosa c'è di più pericoloso per le oligarchie al potere di Rivoluzione Civile, la lista guidata da Antonio Ingroia, questa 'strana' alleanza che comprende comunisti, magistrati con la schiena dritta ed inflessibili fautori della legalità (intesa come lotta alla corruzione, alle mafie, all'evasione fiscale)?

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di Danielle Sansone


“Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”, diceva Orwell. Durante questa campagna elettorale, troppe sono le favole le bugie che i leader vanno ripetendo, come tanti dischi rotti. Antonio Ingroia, leader di una neonata formazione politica, ha adottato una strategia diversa, tesa a proclamare solo la verità. Lo ha sempre detto, nessuna bugia agli italiani, che troppe ne hanno sentite in questi anni da professionisti della politica che hanno occupato gli scranni solo per realizzare i loro interessi personali. Anche la stampa, ha deciso di silenziare Rivoluzione Civile e il suo leader, dando poco spazio al programma elettorale e alle sue proposte. In questo modo per l’elettore sarà impossibile conoscere questa lista a pochi giorni dal voto. Facciamo girare questo post, formiamo una catena virtuale e stringiamoci attorno a Rivoluzine Civile e al nostro leader, Antonio Ingroia. Vogliono fermare il cambiamento? Fermiamoli, noi, con la nostra Verità!



lunedì 4 febbraio 2013

Se torna Berlusconi la colpa è del PD

Vignetta di Luca Peruzzi


La ricetta elettorale di Berlusconi è dal 1994 sempre la stessa: populismo, demagogia, la saturazione delle tv, il pericolo comunista, le tasse, le proposte choc che parlano alla pancia e al portafoglio dei tanti italiani igenui e senza memoria (a questo giro la restituzione di quanto pagato nel 2012 per l'IMU sulla prima casa, una specie di voto di scambio finanziata dal denaro pubblico), l'ingaggio per il Milan al calciomercato di qualche calciatore famoso, il 'provvidenziale' scandalo finanziario che coinvolge il PD.
Così Berlusconi, dopo essere stato dato politicamente per morto nel 2011 dopo la caduta del suo Governo, torna in auge nel 2013 se non per vincere le elezioni sicuramente per riprendere il proprio potere di ricatto sulla politica italiana e sul Parlamento.
Troppo facile ora ironizzare sulle sue 'folli' proposte e spiegare dati alla mano che queste non sono realizzabili: comunque faranno presa sugli italiani e gli porteranno voti decisivi.
E' necessario invece denunciare chi ci ha riportato in questa situazione.
Sarebbe bastato che si fosse andati a votare nella primavera del 2012, con tutto il centrosinistra unito compresi IDV e Rifondazione, affinché ciò non avvenisse ma non l'ha voluto Napolitano e non l'ha voluto il PD. Perché il PD ha scelto di affrontare la crisi e la necessità del risanamento finanziario da destra (con Monti) anziché da sinistra, perché non poteva allearsi con Ferrero e Di Pietro dovendo ossequiare quelle oligarchie dominati di cui è organicamente parte e quei poteri forti italiani e internazionali di cui è subalterno.
Tutto visto e previsto. Come scrivevo in questo post di Gennaio 2012. E come scrivevano, ben più autorevolmente, Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena nel luglio dello scorso anno nell'articolo che più sotto riporto integralmente.
L'unico dubbio è se ciò sia il frutto dell'insipienza della dirigenza del PD oppure se rientri in una deliberata e consapevole strategia, dispiegata per i propri interessi e per conto terzi, per tenere in vita il più a lungo possibile Berlusconi quale polizza assicurativa per la propria personale sopravvivenza politica e per determinare, nel senso più favorevole al 'sistema', gli equilibri politici e di governo del nostro Paese.
Di certo appare drammaticamente grottesco, stante queste premesse, l'appello del centrosinistra al voto utile contro Berlusconi e le destre. L'unico voto utile - per l'Italia e per mettere finalmente fine all'esperienza politica del Cavaliere - è quello che consenta anzitutto di cacciare questa indecente dirigenza del Partito Democratico.

sabato 2 febbraio 2013

Berlusconi, il PD e l'Europa

Vignetta realizzata da Luca Peruzzi

Berlusconi è un personaggio screditato e inaffidabile. Il suo impegno politico è esclusivamente finalizzato alla tutela dei propri interessi personali, economici e giudiziari. Ha prodotto tali e tanti guasti all'Italia, per incapacità politiche ed indegnità morale, che risulta davvero vergognoso il fatto che oltre un quarto degli elettori votanti, secondo i sondaggi, continui a riporre fiducia nella coalizione da lui guidata. Ma, anche perché si tratta indubitabilmente di un rapace animale da campagna elettorale, le questioni che pone sull'Europa – il porre termine alle politiche di austerità, il ruolo della BCE, il riequilibrio dei rapporti di forza e dei reciproci vantaggi e svantaggi tra la Germania e i Paesi del Sud Europa fino ad agitare, quale arma di pressione, la minaccia dell'uscita dell'Italia dall'Euro, l'interesse nazionale – sono questioni che meritano risposte serie. Questioni che sono state sollevate, evidentemente con ben altra profondità di analisi ed onestà intellettuale, da molti economisti estranei al pensiero liberista dominante. Il PD e Bersani non possono cavarsela etichettandole come 'battute da due soldi' ma dovrebbero spiegare se e come intendono cambiare questa Europa che sta diventando sempre più un cappio al collo della società italiana.