Alcune brevi e ovviamente
opinabili riflessioni sul risultato delle elezioni italiane del 24
e 25 febbraio.
Il voto e la società italiana
In presenza di una crisi economica
senza precedenti questo voto, comunque distorto da una legge
elettorale antidemocratica e dalla parzialità dell'informazione
(televisiva e non) ed in cui si deve ricordare che un quarto dei cittadini si
è astenuto dalla partecipazione, sembra molto poco un voto di
opinione e tanto un voto dato solo in funzione di bisogni ed
interessi economici da rivendicare, da difendere e da garantire. Al
centrosinistra il voto di chi, soprattutto nel ceto medio, si
considera ancora garantito ed ha assorbito tutto sommato bene la
crisi, a Monti il voto dei ceti imprenditoriali e
professionali più agiati, a Berlusconi quello di chi naviga nel mare
dell'economia sommersa e criminale e del voto di scambio, a Grillo
quello degli arrabbiati e degli esclusi o di coloro che si sono
trovati improvvisamente impoveriti.
Il voto e l'Europa
Questo voto ha nettamente bocciato le
politiche di austerità praticate da Monti ed imposte dalla Troika
(BCE, Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale). Chi si
proponeva di governare in continuità con quelle politiche – il PD
e Monti – raccoglie complessivamente poco più di un terzo dei
votanti. Tutto il resto - a destra, in quel briciolo di sinistra che
è restato, nel Movimento 5 Stelle – va in direzione decisamente
contraria.
Il fallimento del centrosinistra ed
il ritorno di Berlusconi
In tanti lo avevamo previsto: di fronte
ad un centrosinistra che si proponeva quale garante di un pessimo
status quo e colpevole del sostegno alla macelleria sociale di Monti
il ritorno di Berlusconi con le solite tattiche e i soliti mezzucci
era inevitabile. Per 120 mila voti Berlusconi non si è assicurato il
premio di maggioranza alla Camera e la possibilità di scegliere il
prossimo Presidente della Repubblica. In merito al magro risultato di
Monti, Casini e Fini (pur sostenuti dal Vaticano, dalle principali cancellerie europee, dai più importanti esponenti dell'imprenditoria italiana) si dimostra ancora una volta che nella società
italiana non c'è spazio per una destra liberale ma solo per una
destra arruffona, autoritaria, populista.