"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

lunedì 22 aprile 2013

Vilipendio al popolo italiano



L'inciucio nella composizione fotografica di Luca Peruzzi



La cosa che fa più male è il silenzio complice dell’informazione di regime e la manipolazione delle notizie. Milioni di cittadini percepiscono quanto avvenuto il 20 aprile, e non a torto, come un colpo basso alla democrazia, un golpe bianco, un’umiliazione democratica. L’informazione non racconta i rilevanti dubbi costituzionali della rielezione di Napolitano e delle condizioni politiche, tutt’altro che garanti, che lo stesso presidente ha posto ai parlamentari ed al paese intero, condizioni meglio note con il termine “inciucio”. Sono stata a Montecitorio dalle tre del pomeriggio fino a sera ed il giorno dopo a SS. Apostoli. Era tanta, tantissima gente. Non erano solo attivisti del M5S, erano elettori del PD, di rifondazione, di rivoluzione civile, di SEL, erano cittadini, tutti uniti dallo sdegno per quello che stava accadendo e per quello che poi è accaduto. A tutti appariva impossibile che avessero questo coraggio fino in fondo, eppure l’hanno avuto. Ci sono stati momenti in cui la voce che si levava da quella piazza era talmente forte ed intensa che ci s’illudeva e si sognava che l’avrebbero ascoltata. Si urlava Rodotà fino allo sfinimento, si urlava democrazia. E loro votavano e si applaudivano. Che incubo. Che umiliazione. Sono stata a centinaia di manifestazioni ma ieri davvero si percepiva qualcosa di diverso: si era uniti, spontaneamente ed istintivamente, dinanzi alla massima degenerazione del potere. Era un baluardo a difesa della democrazia. Gente che piangeva. Gente che parlava di incubo. Gente che diceva mafiosi, che urlava vergogna e che restava lì, inflessibile, senza che qualcuno l’intrattenesse se non la loro coscienza. L’informazione ha diffuso immagini spaurite della piazza davanti al palazzo ma in realtà i palazzi erano circondati, lungo via del Corso, dietro Montecitorio, verso il Quirinale. 

Un fiumana di persone che non si arrendeva e non si arrenderà. L’informazione ha deviato la realtà raccontando lo spauracchio della marcia su Roma o raccontando la presenza di Casapound (non c’era niente di tutto ciò!). Raccontano l’elezione di Napolitano come soluzione garantista di un uomo generoso. La realtà è che la gente ha vissuto e vive la rielezione di Napolitano come il crollo di ogni minima tutela democratica e come lo sfregio più grave fatto alla sovrana volontà popolare che, poco meno due mesi fa, si è espressa con il voto, chiedendo un cambiamento. La realtà è che in quelle piazze c’era gente che, mossa dalla propria coscienza democratica, ha interrotto o disdetto impegni personali per correre lì, perché la situazione era grave, perché c’era bisogno di difendere la democrazia. Gente consapevole, molto più di quel che si pensa, delle regole democratiche brutalmente stuprate. Si parlava e ci si confrontava sulla gravità dei fatti e sulle soluzioni possibili. C’era tensione sì, era tanta. Era forte la tentazione di andare oltre, superare quelle transenne ed entrare lì dentro. Tutti sapevano che il voto a Rodotà poteva rappresentare la svolta democratica che metteva fine al ventennio berlusconiano e dalemiano, era forte la percezione di essere ad un punto di non ritorno e che il voto a Napolitano rappresentava la più violenta delle restaurazioni. Anche una conoscenza elementare della costituzione porta a ritenere una rielezione del medesimo Presidente della Repubblica come una consacrazione di un regime. Un Presidente che, travalicando ampiamente la Costituzione, invece di essere figura garante del sistema democratico, ritiene di avere delle responsabilità politiche paramonarchiche, tali da sovrastare l’art. 1 della Costituzione (la sovranità appartiene al popolo) e consentirgli di dettare quale governo e quale politica debba governare il paese. Lui stesso, in più di una occasione e come altri Presidenti prima di lui, avevano diffusamente chiarito che il nostro equilibrio democratico, come delineato dalla carta costituzionale, non rendeva possibile la rielezione del Capo dello Stato, in virtù proprio del suo ruolo di massimo garante della Costituzione. Perché ha forzato in maniera così grave la Costituzione e la democrazia? Quali interessi devono essere tutelati? Non c’è alcun soggetto che può discutere sulla costituzionalità della sua rielezione? Dovrebbero essere quei Parlamentari che in seduta comune l’hanno rieletto! Dovrebbe essere l’informazione nazionale ed internazionale a vigilare e denunciare! L’informazione che non racconta della sollevazione popolare, e si limita a descrivere l’indignazione come un “caso grillino”, è complice di questo attentato alle regole democratiche e sarà maggiormente responsabile laddove, i cittadini umiliati e lasciati soli, si troveranno ad oltrepassare quelle transenne. Ed un giorno saranno tutti riconosciuti responsabili, insieme a Napolitano e ai parlamentari che hanno determinato questo, per la deriva antidemocratica che il nostro paese sta vivendo. Vergogna! Questo è vilipendio al popolo italiano!

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