"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

martedì 30 luglio 2013

Unità della Sinistra. Facciamo presto!

UNITA' DELLA SINISTRA? FACCIAMO PRESTO!


Unita’ Della SINISTRA?
facciamo presto!

l' APPello di Bandiera Rossa
Si raspa tra le macerie, fin troppo meccanicamente a volte – quasi non ci importasse più della cosa che andiamo cercando, quasi fossimo mossi soltanto dall’abitudine, dall’istinto. Dalla paura di non saper fare altro.
Andando avanti così, però, non otterremo nulla, se non le parole di incoraggiamento dei pochi compagni a noi vicini, assieme ai rimproveri e le invettive di altri gruppetti identitari.
Eppure basta guardarsi attorno, leggere i titoli dei giornali per comprendere che attraversiamo un’epoca di cambiamenti spaventosi, in cui agiscono forze determinate a creare un nuovo modello di società a loro uso e consumo. Che si tratti di un mutamento in peggio è evidente; ma è l’enormità di questo mutamento, la sua tendenziale irrimediabilità che, malgrado l’abbondanza di indizi a disposizione, non riusciamo a cogliere, né pienamente a concepire. E allora capita di illudersi – capita anche a noi che, come attivisti, avremmo il dovere del realismo – che la marcia verso il nuovo modello sociale e produttivo possa naturalmente arrestarsi, che le contraddizioni interne al Capitalismo esploderanno al momento opportuno, che ci sia ancora tempo. E’ quest’ultima l’illusione più perniciosa, perché induce validi compagni a progettare strategie di medio-lungo termine, mentre bisogna trovare delle risposte qui e ora.

sabato 27 luglio 2013

Gli obiettivi possibili e necessari di una Sinistra Unita


Sinistra radicale e sinistra riformista, sinistra antagonista e dei centri sociali, comunisti (nelle varie declinazioni: leninisti, trotzkisti, rivoluzionari, provenienti dal PCI o dall'area dei movimenti extra parlamentari post sessantottini), socialisti, ecosocialisti, socialdemocratici, keynesiani, liberalsocialisti, antiliberisti, anticapitalisti che non credono più nella differenza tra destra e sinistra, pacifisti, ambientalisti, no-global, attivisti del sindacalismo conflittuale e di base, paladini della legalità (intesa come lotta alle mafie, alla corruzione, all'evasione fiscale), benecomunisti. Davvero è impossibile per questa area dell'Alternativa di Sinistra o, se si preferisce, semplicemente dell'Alternativa – dispersa, depressa, divisa, marginalizzata – costruire un'organizzazione e definire un programma comuni?
Perché qui ed ora, in questa Italia e in questa Europa, dopo trent'anni di liberismo e di assalto alla diligenza delle conquiste e dei diritti sociali, gran parte di coloro che si riconoscono in questa Area, pur tra differenti visioni ideologiche e sensibilità politiche, condividono alcuni, anzi molti, obiettivi fondamentali:

  1. La difesa e l'attuazione della Costituzione.
  2. La lotta alle povertà, il perseguimento dell'uguaglianza, della piena occupazione, dei diritti e del potere di acquisto dei lavoratori, del rafforzamento dello Stato sociale.
  3. Un'economia fondata non sul profitto e sulla religione del PIL ma rivolta al soddisfacimento dei bisogni delle persone e alla qualità della vita e che, per tali fini, impone un governo democratico dell'economia in contrapposizione alle pretese virtù salvifiche del Mercato. Questo comporta, da un lato, la denuncia dei trattati europei a partire da quelli sull'austerità e sul pareggio di bilancio ed il rovesciamento della dittatura liberista della Troika e, dall'altro, la realizzazione di un controllo collettivo e pubblico sui settori fondamentali dell'economia, sia attraverso forme di gestione partecipata e sociale dei beni comuni sia attraverso politiche di pianificazione o di intervento diretto dello Stato nella produzione di beni e servizi.
  4. La difesa dell'ambiente, la conversione ecologica dell'economia, il no alle grandi opere inutili e devastanti, la tutela del patrimonio artistico e archeologico, del territorio e del paesaggio.
  5. Il riconoscimento ampio dei diritti civili, la parità di genere e la riaffermazione della laicità dello Stato.
  6. La Scuola pubblica e la Sanità pubblica quali elementi essenziali dei diritti di cittadinanza.
  7. Un'informazione libera e pluralista non assoggettata a oligarchie e potentati.
  8. La moralizzazione della vita pubblica, l'eliminazione dei privilegi e la riduzione dei costi della politica, intesa non come abolizione ma come riformulazione, entro limiti ragionevoli e dignitosi, del finanziamento pubblico ai partiti e delle retribuzioni degli eletti e dei membri degli Esecutivi.
  9. La lotta intransigente alle mafie, alla corruzione, all'evasione fiscale, alla violazione delle norme per la tutela della sicurezza sul lavoro e dell'ambiente.
  10. La riforma del sistema carcerario e della giustizia nella direzione oltre che dell'efficienza anche della umanizzazione delle pene.
  11. Il governo dell'immigrazione nel rispetto dei diritti e della dignità dovuti ad ogni essere umano, considerandoci tutti parte di una stessa razza umana e nella consapevolezza che il problema deve essere affrontato nel contesto di un giusto riequilibrio dei rapporti economici e di potere tra Nord e Sud del mondo.
  12. La difesa della pace, l'eliminazione delle spese militari che eccedono il mero bisogno della difesa del territorio nazionale ed il rifiuto delle missioni di guerra all'Estero.

Per raggiungere la forza sociale, culturale ed elettorale necessaria a raggiungere questi obiettivi è necessario, come scrive Alfonso Gianni e nel senso dell'appello di Bandiera Rossa in Movimento, dare vita ad un'organizzazione politica nuova, fuori e contro il PD e le logiche del centrosinistra responsabile almeno quanto le destre dei disastri italiani ed europei.
Serve dare vita,da subito – prendendo atto che l'azione dal basso non è sufficiente e che serve “un’assunzione di responsabilità di quel quadro pensante, diffuso e privo di contorni partitici, ma pure esistente e resistente, intrecciato con esperienze di movimento, di ricerca intellettuale, di militanza sindacale, di costruzione di nuovo senso di sinistra nella società” - ad una Federazione di soggetti diversi senza la pretesa di cancellarne identità e visioni ideologiche.
Un soggetto politico unitario di sinistra in grado, da oggi e non quando sarà troppo tardi, di prendere la bandiera della difesa della Costituzione, di affiancare e condividere le lotte sociali che percorrono il Paese, di preparare le prossime scadenze elettorali.

Con un proprio nome e simbolo da far diventare familiare al popolo della sinistra, un proprio tesseramento reale e non virtuale, l'utilizzo anche del web per la partecipazione e la discussione tra iscritti e simpatizzanti, l'adozione del principio “una testa / un voto” per la nomina degli organi direttivi e la definizione delle scelte programmatiche, una strategia per la comunicazione, un programma di radicamento sociale, regole chiare e trasparenti per la scelta delle candidature elettorali (da decidere attraverso il voto degli iscritti; definendo nella partecipazione alle lotte sociali, ai movimenti, alle iniziative di economia sociale, all'elaborazione culturale della sinistra il requisito indispensabile per presentarsi davanti agli elettori; rendendo incandidabile chi ha ricoperto in passato responsabilità istituzionali e di governo a livello nazionale o regionale).

giovedì 25 luglio 2013

Fermiamoli! Difendiamo la Costituzione!

FERMIAMOLI !

Un appello di Alternativa contro la revisione costituzionale golpista. "C'è un Rubicone da varcare". Questa volta non è un Cesare a doverlo fare, ma chi non vuole il cesarismo.
 

a cura di Alternativa.
Siamo in pieno colpo di stato strisciante, che si attua modificando la Costituzione e impedendo al popolo italiano di esprimersi.
Alternativa ritiene che occorra fare fronte alla minaccia con la massima urgenza. La nostra proposta, rivolta a tutti, è quella di agire in modo concertato, con unità d'intenti, coinvolgendo tutte le forze democratiche disponibili: unico modo per realizzare una spinta popolare vincente è quello di giungere in tempi rapidi alla creazione di ciò che noi chiamiamo un Comitato Nazionale in Difesa della Costituzione.
Assistiamo invece, purtroppo, ancora una volta, a iniziative scoordinate e improvvisate, dove la cosa che conta sembra quella di voler apparire con le proprie bandiere. Non è la nostra idea.
Alternativa ha una propria proposta, e la mette a disposizione di coloro che sono interessati a muoversi insieme a noi e ad altri, convinta che debba essere costruito un manifesto di tutte le forze democratiche che lanci la sfida al Governo e all'attuale maggioranza parlamentare eversiva.
Alternativa e le sue organizzazioni territoriali si muoveranno promuovendo la nostra proposta e, dove possibile, aderendo a tutte le iniziative che siano con essa in sintonia.
Il Consiglio Nazionale di Alternativa.

Manifestazione No-Tav - Roma venerdì 26 luglio - Piazza Trilussa ore 21.00

DALLA VALLE ALLE METROPOLI, LE LOTTE NON SI ARRESTANO
NO TAV FINO ALLA VITTORIA

manifestazione
PIazza trilussa – venerdì 26 luglio – ore 21





L’Italia è una repubblica fondata sulla speculazione. Un territorio in cui i poteri forti fanno il bello e il cattivo tempo, sfruttando ciò che è di tutti per fare l’interesse di pochi. Succede in Val di Susa, dove i lavori per l’esecrata alta velocità stanno calpestando la sovranità popolare seminando infiltrazioni mafiose e distruzione ambientale. E succede in una metropoli come Roma, dove da tempo immemorabile i palazzinari impongono i loro diktat a qualunque amministrazione, imponendo una realtà dove a tante case senza gente corrisponde tanta gente senza casa. La sveglia del cambiamento, però, è suonata da tempo. A dimostrarlo, tra le tante cose, la grande mobilitazione in Val di Susa del 19 luglio scorso, quando centinaia di manifestanti NO TAV hanno, per l’ennesima volta, assediato il cantiere di Chiomonte per ribadire il proprio NO a un’opera scellerata. La repressione, come al solito, non si è fatta attendere: picchiando selvaggiamente e imponendo severe restrizioni a nove compagni provenienti da tutta Italia. Tra di loro, Marta, costretta, come donna, a subire schifose sevizie e anche a sopportare gli attacchi di indegni uomini politici, immediatamente pronti a etichettarla come «ragazza facile» e «bugiarda». E poi i romani Piero e Matthias, due compagni tra i tanti che si muovono affinché l’unione delle lotte contro la nocività, il consumo di suolo, la devastazione dei territori e per il reddito e la casa si faccia sentire con tutta la sua forza, per riconquistare diritti sempre più negati. Per questi diritti e in solidarietà con tutti i compagni e le compagne arrestati in Clarea, la Roma che lotta si farà sentire a Trastevere, venerdì 26 luglio, radunandosi a piazza Trilussa alle 21, anche per sostenere lo sciopero della fame dei detenuti di Regina Coeli, che in questi giorni protestano contro le infami condizioni a cui sono condannati.
Il nostro coraggio e la nostra rabbia saranno più forti della vostra austerità e dei vostri profitti

Tutti e tutte liber@


Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/443944622388216/


La più intollerabile vergogna italiana


Se si prova a fare la lista delle grandi vergogne italiane ci si trova di fronte ad un elenco interminabile, troppo lungo persino limitandosi alla mera indicazione degli ambiti sociali, economici, politici degli scandali italiani.
Eppure di queste innumerevoli vergogne ce n'è una, a mio avviso, maggiormente intollerabile e che dovrebbe destare la più alta indignazione (indignazione che certo da sola non basta ma, per richiamarsi a Stéphane Hessel, è la premessa di ogni azione di radicale trasformazione): l'ignavia, la passività, l'inerzia di tutti coloro che dovrebbero battersi – perché ne hanno l'interesse e il bisogno, perché sono consapevoli del dominio dell'ingiustizia, perché sono oppressi - per rivoltare come un calzino questo Paese per renderlo migliore.
Non parlo degli onesti e delle persone genericamente di buona volontà da contrapporre, in una visione manichea di buoni e cattivi, alle 'caste' e agli 'oppressori'. Parlo di tutti coloro che sono consapevoli che per cambiare questo Paese serve costruire un sistema diverso dal punto di vista sociale, economico, politico, dei comportamenti personali. E che questa alternativa passa dal far prevalere il bene comune sugli interessi individuali, il controllo collettivo della ricchezza e dell'economia sull'egoismo del profitto.

martedì 23 luglio 2013

L’esercito di Silvio, l’Interdipco e i misteri italiani.



L’esercito di Silvio, l’Interdipco e i misteri italiani. Il Governo chiarisca.


Cos'è l'Intedipco? Quali rapporti intrattiene con Silvio Berlusconi e con il Governo italiano? Perchè il Governo italiano permette ad una sedicente organizzazione internazionale di intrattenere rapporti diplomatici di rilievo? Perchè il logo dell'Interdipco scompare repentinamente dal sito dell'Esercito di Silvio senza che nessuno chieda e nessuno risponda?
Tentando di rispondere a queste semplici domande si apre un mondo agghiacciante dove un filo nero lega gli affari internazionali, i misteri italiani, i NAR, lo stragismo, la mafia e la massoneria. Colpisce il reiterato tentativo di ridimensionare fatti e personaggi a truffe di poco conto o a ladri di polli ma, soprattutto, colpisce il legame costante con apparati e uomini dello Stato.
Alla luce anche del caso Kazakistan sembra quasi che in Italia ci sia una sorta di forza di polizia parallela che agisce ed interviene per fare il "lavoro sporco" sia in Italia che all'estero, una polizia "deviata" che raccoglie manovalanza nelle diverse palestre di arti marziali sparse sul territorio, che si avvale di un nutrito numero di soggetti che entrano ed escono dall'esercito e dalle forze di polizia, di un vasto mondo associazionistico con scopi e finalità inquietanti.

L'Esercito di Silvio visto da Lupe

domenica 21 luglio 2013

I tragici numeri della crisi italiana

Napolitano, il Re Sola, visto da Lupe
"Il messaggio del deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista scritto su Facebook:
Facciamo diventare VIRALE questo post ragazzi. Condividiamo come non mai, lo stiamo facendo tutti quanti!
Napolitano blinda il governo e nasconde i conti sotto il tappeto. Per la prima volta nel suo mandato, il presidente della Repubblica ha incontrato il ragioniere generale dello Stato. Perché? Ve lo diciamo noi:

Manifesto per l’amnistia sociale

Nel diritto si contempla lo stato di necessità, lo stato di bisogno, il diritto di resistenza alle leggi ingiuste. Si tratta di presupposti che in modo tangibile ricorrono per quei reati contestati per la partecipazione a manifestazioni di protesta e di disubbidienza sociale - le lotte in difesa del lavoro, contro le discariche e le opere devastanti, le occupazioni delle case sfitte - e per la condizione di clandestinità dell'immigrato e che unite alla incivile e ignobile situazione di sovraffollamento delle carceri giustificano l'adozione di un'amnistia. Un'amnistia sociale però: a favore dei deboli e degli oppressi e non dei criminali - corrotti, mafiosi, evasori - con i colletti bianchi. Ed in questo senso non condivido di questo appello - soprattutto in questo momento storico e politico - la richiesta di abolizione dell'articolo 41 bis ideato da Falcone per combattere con più efficacia la mafia.

Dal profilo Facebook di Amnistia Sociale: 

https://www.facebook.com/notes/amnistia-sociale/manifesto-per-un-censimento-delle-denunce-e-lamnistia-per-le-lotte-sociali/1376085402615063

Negli ultimi mesi, fra alcune realtà sociali, politiche e di movimento, ma anche singoli attivisti e avvocati, è nato un dibattito sulla necessità di lanciare una campagna politica sull’amnistia sociale e per l’abrogazione di quell’insieme di norme che connotano l’intero ordinamento giuridico italiano e costituiscono un vero e proprio arsenale repressivo e autoritario dispiegato contro i movimenti più avanzati della società. Da tempo l’Osservatorio sulla repressione ha iniziato a effettuare un censimento sulle denunce penali contro militanti politici e attivisti di lotte sociali. Ora abbiamo la necessità, per costruire la campagna, di un quadro quanto più possibile completo, che porterà alla creazione di un database consultabile on-line. Ad oggi sono state censite 17 mila denunce.


Il nuovo clima di effervescenza sociale degli ultimi anni, che non ha coinvolto solo i tradizionali settori dell’attivismo politico più radicale ma anche ampie realtà popolari, ha portato a una pesante rappresaglia repressiva, come già era accaduto nei precedenti cicli di lotte. Migliaia di persone che si trovavano a combattere con la mancanza di case, la disoccupazione, l’assenza di adeguate strutture sanitarie, la decadenza della scuola, il peggioramento delle condizioni di lavoro, il saccheggio e la devastazione di interi territori in nome del profitto, sono state sottoposte a procedimenti penali o colpite da misure di polizia. Così come sono stati condannati e denunciati militanti politici che hanno partecipato alle mobilitazioni di Napoli e Genova 2001 e alle manifestazioni del 14 dicembre 2010 e del 15 ottobre 2011 a Roma.


mercoledì 17 luglio 2013

Cerro Maggiore (Mi): salviamo 300.000 mq di suolo fertile da una nuova IKEA!

Cerro Maggiore (Mi): salviamo 300.000 mq di suolo fertile da una nuova IKEA!


Firma la petizione online >

È proprio indispensabile l’IKEA a Cerro Maggiore?

Per contrastare il consumo di suolo i nuovi interventi edilizi dovrebbero rivolgersi solo e prevalentemente ad aree gia urbanizzate degradate e ad uso produttivo dismesso e da riqualificare.
Occorre tutelare il suolo libero e la rigenerazione urbana evitando la speculazione edlizia ristabilendo e modificando i Codici degli Appalti . Consumiamo 8mq di suolo al secondo e dal 1956 non abbiamo visto battute di arresto.
Il cemento diminuisce gli effetti benefici del suolo e riduce l’assorbimento della pioggia, e non vi è industria o multinazionale privata che poi sia lì a darci una mano quando si realizza una catastrofe naturale. I costi ritornano in mano a noi cittadini. Come sempre. Una rotonda in piu non ci salverà.

Noi di Salviamo il Paesaggio, ricordiamo che Ikea sorgerà su un bacino idrografico molto importante e già di per se compromesso, e come coordinamento locale per il Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio di Legnano e Villa Cortese intendiamo ribellarci allo scempio distruttivo di suolo ancora naturale e coltivato per far posto ad un’ennesima ed inutile colata di cemento.

L’attuale modello di sviluppo economico finanziario che ha portato alla totale cementificazione di suolo del nostro territorio, non solo legnanese, non ha più motivo di esistere, se i risultati sono questi e la crisi economica e sociale che stiamo vivendo.

giovedì 11 luglio 2013

VALORI? DOV'È FINITA LA MUTUALITÀ?

mutuo soccorso
Di Giandiego Marigo
Sarebbe sin troppo semplice dichiarare che insieme all'acqua sporca si sia gettato anche il bambino. Troppo facile e già detto, ripetutamente, da tutti coloro che hanno, nel tempo, analizzato la débacle graduale della sinistra e l'evoluzione, non tanto dell'ex PCI, che già covava, sin da quegli anni, i sintomi e prodromi di quello che poi si sarebbe rivelato il fallimento piddino, ma semmai di quell'intorno sindacale e politico che si sviluppò con forza attorno agli anni 60/70, ma che trova, comunque, nella storia del movimento operaio le sue reali origini e ragioni.
Troppo semplice dicevo, eppure efficace come definizione. Non tanto e non solo, per quanto riguarda la pura analisi marxista o marxiana e le sue applicazioni leniste o staliniane, quella non ha mai difettato, anzi è sempre stata prodotta con sin troppa dovizia sino alla divisione metodica del capello. Ma soprattutto per quel mondo di relazioni e di modi, di comportamenti che si erano elaborati attorno al mondo della coscienza operaia e diciamolo sì, senza paura, proletaria.
Un mondo complesso, articolato, fatto di ragioni profonde e di esperienze. Costruito sul fare, certo, ma partendo dal sentire e dallo stare, dettato dai bisogni , ma che ebbe la capacità di elaborare comportamenti complessi che assursero con il tempo alla dignità di cultura popolare e di visione politica complessa. Comportamenti che finirono, anche se in modo inconsapevole ed non voluto con lo sviluppare, addirittura, gli embrioni di quel risveglio spirituale che accompagna i nostri giorni.
Faccio un esempio, perchè è di questo che sto e voglio parlare.
La cultura socialista ed anarchica prima e comunista dopo (anche se innegabilmente il comunismo inserì il primato assoluto del partito e della sua struttura burocratica), ma anche una parte di quella cristiano sociale, affondavano le proprie radici in una esigenza reale di mutualità e solidarietà. Non analizzavano soltanto una relazione sociale ma cercavano di organizzarne e garantirne al salvezza. Le cooperative, le società di mutuo soccorso, le stesse organizzazioni sindacali che nacquero con questa “nuova coscienza” poco o nulla si occupavano delle leggi di mercato, delle regole della cultura dominante, ma stabilivano nuovi rapporti, nuove leggi, nuove regole che si definivano via via, partendo dalla defin izioni di quelli che venivano chiamati “interessi della classe”.
Aprivano un nuovo confronto, altro, rispetto a quello sistemico, alternativo ed anche antagonistico.
Non dico nulla di nuovo, nulla che non si possa dedurre da un buon libro di storia del '900...eppure dico tutto quel che c'è da dire.
La qualità di questa relazione, la sua stessa esistenza, da sola apriva una contraddizione e forniva la “speranza di una nuova visione”. Proprio perchè sparigliava le regole, ne definiva di nuova, metteva in campo interessi diversi da quelli che erano stati sin lì rappresentati. Forniva loro organizzazione e dignità.
Inoltriamoci in questo esempio, una cooperativa di consumo, non nasceva come investimento, nemmeno veniva teorizzata come onlus e non si poneva il problema di non disturbare, di rispettare le regole, di non fare la guerra dei prezzi. Nasceva dal bisogno di far coincidere, quel che si aveva, con quel che si poteva e lo faceva, perchè il suo ruolo era quello di rispondere ad un bisogno primario. Lo stesso discorso e le medesime premesse valevano per il sindacato, per le società di mutuo soccorso e per tutte quelle “organizzazioni di base” che nacquero dai bisogni, gli ambulatori, le scuole. Non furono finalizzate ad inserirsi in un sistema ma a modificarlo, non furono poste per adeguarsi ad un mondo perfetto, ma per perfezionare un mondo grandemente imperfetto.
Oggi definire e parlare di “interessi di classe” sarebbe arduo...ed anche fumoso, la gara si realizzerebbe nel chiamarsi fuori, piuttosto che nel definirsi proletari difendendo o rappresentando questi interessi.
L'interclassismo è ormai stato, ampiamente, somministrato ed assorbito...a grandi boccate, metabolizzato...divenuto comportamento comune, persino al di là di ogni ragionevole motivo e in barba alla realtà. Ma la domanda su dove siano finite la mutualità, la solidarietà, la condivisione...bhè è lecita, anche perchè questi valori sarebbero un'ottima risposta alla crisi incombente. Non può certo bastare a giustificare l'uso e l'abuso dei termini in questione, l'esistenza di false cooperative di puro investimento, attente al mercato ed alle sue regole, perfettamente inserite nel sistema, anzi sue artefici o di quelle due o tre banche che ancora si richiamano grottescamente al mutuo soccorso
Perchè , per esempio, i nuovi soggetti dell'organizzazione popolare come i GAS non si pongono il problema dei prezzi e dell'accessibilità dei prodotti che veicolano, oltre alla qualità ed al chilometro 0, perchè non se lo pongono le Coop, che addirittura espongono prezzi più alti che in molti altri templi della “grande distribuzione”. Perchè i sindacati sembrano occupati a garantire tutto salvo che il mutuo soccorso? Perchè deve arrivare Emergency a Mestre a ricordarci il senso della solidarietà. Eppure anche presi a sé stanti, avulsi da tutta l'analisi “di classe”, QUESTI VALORI : SOLIDARIETÀ. MUTUALITÀ, CONDIVISIONE...hanno un significato assoluto che molto spesso viene richiamato...descrivendo una “generica e amorfa” crisi valoriale e culturale.
Per finire, per ora, con questa mia “tirata” da saputo. Credo che dalla riproposizione, culturale, comportamentale e spirituale di queste tematiche insieme a “Circolarità, Orizzontalità. Partecipazione “ possa e debba nascere il nuovo, moderno, concetto di “Progresso e Civiltà” e la visione che noi, che ci arroghiamo d'esserne portatori, consegneremo al nostro futuro

domenica 7 luglio 2013

Anche Antonio Ingroia con Renzi? No!



Matteo Renzi secondo Luca Peruzzi
Aggiornamento del 9.7.13: Risponde Antonio Ingroia al mio tweet con cui linkavo questo post:

  1. non è un'idea ne' mia ne' di Azione Civile e Fotia non è più, per sua scelta, responsabile relazioni politiche A.C
     
Antonio Ingroia ancora una volta conferma di meritare la stima che tanti nutrono nei suoi confronti.

********

Scrive Alfonso Gianni sul suo profilo facebook dopo l'articolo sul Manifesto di Carmine Fotia, Responsabile delle Relazioni Politiche di Azione Civile, e l'endorsement del Sindaco di Milano Pisapia a favore della leadership del centrosinistra di Matteo Renzi:


La marcia di Renzi pare davvero inarrestabile. A parte i suoi stessi tentativi di farsi del male da solo. Forse l'unico che può riuscirci. Vedi l'infelice polemica sul fatto che le figure del leader del Pd e del premier siano indisgiungibili. Ieri c'è stato l'endorsment in grande spolvero su Repubblica di Giuliano Pisapia (sic!). L'ultima ondata di seguaci del fiorentino fa il suo esordio oggi sulle colonne del Manifesto. Si raccoglie attorno a un documento promosso dall'instancabile Goffredo Bettini - il patron dell'operazione Marino a Roma - che gode a sbafo di credito anche in parti della sinistra radicale per motivi che mi restano incomprensibili (forse mi fa velo la mia non romanità), e comprende Carmine Fotia, diventato non so se braccio destro o sinistro di Ingroia, Roberto Bolzani (rampante sindaco di Forlì un pò in ombra ultimamente), il sempreverde Gianni Borgna, l'editore Alessandro Dalai e l'inquieto Stefano Boeri, già assessore nella giunta milanese. Naturalmente vogliono un partito che sia un mezzo (forse un tram) e non un fine, non identitario, aperto ecc. Insomma quello che vogliono quasi tutti. Quindi ritengono giusto incontrare "la carica dirompente di una candidatura come quella di Renzi" sempre che questo voglia difendere i ceti più deboli. Condizione a parole già ottenuta, visto il programma economico renziano, scritto dal suo spin doctor il deputato Itzhak Yoram Gutgeld, israeliano naturalizzato italiano, fino a pochi mesi fa dirigente McKinsey, che proclama la lotta alla povertà, ma non certo quella alle diseguaglianze. Teoria antica. ne parlava, meglio, già Lyndon Baines Johnson ai tempi suoi (do you remember?). Dalle mie parti si chiama "capitalismo compassionevole". Tutto 'sta voglia di novità per approdare al passato! Mah, strani ragazzi...


Per non incasellarle semplicemente nella tradizione del più antico sport nazionale, l'accaparramento di poltrone di potere e sottopotere (che nelle intenzioni di chi lo pratica

lunedì 1 luglio 2013

60 miliardi di euro per il lavoro



Mentre l'Italia torna ai livelli di disoccupazione del 1977, le proposte di buon senso – come quelle di Beppe Grillo e Paolo Ferrero – per recuperare risorse per ricreare occasioni di lavoro non possono essere tra loro molto dissimili.

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Il governo Berlusconi – Napolitano raschia il fondo del barile delle risorse pubbliche per provare a trovare qualche soldino per la ripresa e il lavoro e per allontanare l'applicazione di balzelli iniqui e recessivi (l'IMU sulla prima casa, l'aumento dell'IVA).
Nel frattempo il suo portavoce, Enrico Letta “il nipote”, va in Europa con il cappello in mano ed esulta per aver ottenuto 1,5 miliardi di euro dalle Istituzioni Comunitarie
Non ci dice niente ovviamente Enrico Letta di quale sia il saldo tra le risorse trasferite dall'Italia all'Europa e da questa restituite all'Italia (saldo negativo per oltre 22 miliardi di euro nel periodo 2007-2011); che l'impiego di questo miliardo e mezzo – i “bonus” per le assunzioni a tempo indeterminato – è già oggetto delle critiche demolitrici degli economisti a partire da quelli liberali; che la partecipazione al MES (il Meccanismo Europeo di Stabilità) costerà all'Italia oltre 125 miliardi di euro.
In un quadro in cui l'Europa e la BCE non adempiono all'unica cosa che sarebbe oggi sensata e giusta (garantire la solvibilità dei debiti degli Stati nazionali che aderiscono all'Euro e finanziarli attraverso l'emissione di nuova moneta (così come fatto da qualunque Banca Centrale), consentendo così la riduzione dei tassi di interesse e l'abbandono delle distruttive politiche di austerità) resta per le finanze italiane il buco nero degli ottanta miliardi di euro pagati ogni anno per finanziare il debito in ossequio alla convinzione, folle e criminale, che lo Stato debba dipendere per il reperimento dei fondi necessari allo svolgimento delle proprie funzioni (anche di quelle fondamentali e ineliminabili) dai 'mercati' condannandosi ad accettarne i ricatti – contro la democrazia e i diritti – e i costi esorbitanti che questi impongono.