"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 31 ottobre 2013

Le 'strane' razionalizzazioni della Pubblica Amministrazione

a cura della Redazione

Lo scorso 29 ottobre il Senato ha definitivamente approvato la Legge di conversione del decreto-legge n. 101 del 31 agosto 2013, recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni.
Fra i numerosi emendamenti al decreto legge approvati quello che lascia più sconcerto è quello che decreta la fuoriuscita degli ordini e collegi e degli altri enti associativi dall'ambito di applicazione dell'art 4 del d. Lgs 165/2001.
Questo è un regalo allo spirito corporativo del Paese e comprime qualsiasi processo di trasparenza, anticorruzione e imparzialità della funzione pubblica di questi enti, processo che tutti i dipendenti degli ordini, a fatica, cercano di perseguire e garantire.
Con questa nuova norma s'innova l'ordinamento del pubblico impiego ammettendo la possibilità che alcuni enti pubblici non economici non debbano sottostare al principio della separazione del potere politico e di controllo dal potere amministrativo e di gestione.
L’emendamento è stato proposto in prima lettura alla Camera dei deputati dall'on. Renata Polverini all'art. 2 del DL 101/2013, poi approvato in Commissione e probabilmente voluto dal Ministro D'Alia dopo che il 16 ottobre si era incontrato con i rappresentanti degli ordini e collegi professionali e con il CUP. L'emendamento è quindi stato approvato dall'Aula della Camera e successivamente dal Senato in seconda e definitiva lettura.
Questa norma suscita dubbi di costituzionalità laddove crea una disuguaglianza sostanziale tra dipendenti pubblici cui si applica indistintamente il d. lgs 165/2001 e laddove non consente di attuare i principi dell'imparzialità dell'azione amministrativa, quali peraltro declinati anche nelle recenti norme sulla trasparenza e sull'anticorruzione.
Dai resoconti e dai dossier studi della Camera dei Deputati si evince che il senso di questo emendamento non è stato né esplicitato (quale finalità del legislatore? quale interesse pubblico da tutelare?) né spiegato a nessuno dei votanti ed è stato illustrato come mera deroga alla spending review (deroga già presente nell'originaria formulazione del DL da parte del Governo).
Appare evidente che con l’approvazione di questa norma, in questo modo e per questi Enti si svuotano di contenuto e di praticabilità tutte le normative che, in attuazione dei principi costituzionali sulla imparzialità della pubblica amministrazione riguardano la trasparenza e l'anticorruzione. Obblighi che per una reale attuazione presuppongono proprio una separazione tra indirizzo politico e indirizzo amministrativo oltre che una rilevazione delle incompatibilità e dei conflitti d'interesse. C’è da domandarsi se sia l'unico caso di amministrazione pubblica cui sia consentito di assumere in un unico organo sia l'indirizzo politico e di controllo e sia l'indirizzo amministrativo e di gestione.
Si comprende che non si applichino agli Ordini le misure che incidono sul patto di stabilità ma la funzione pubblica della tutela collettiva professata dagli Ordini non può essere esercitata derogando ai principi di trasparenza ed imparzialità tipici di tutte le amministrazioni pubbliche.
Gli Ordini e Collegi, come chiarito dalla Corte Costituzionale, sono enti pubblici non economici e gestiscono soldi in forza di un potere impositivo delegato loro dallo Stato al fine di assolvere a funzioni pubbliche esplicitate dalle diverse leggi istitutive e per tali funzioni si servono di dipendenti pubblici appartenenti al comparto degli Enti Pubblici non Economici. E per queste ragioni tali sono sottoposti al controllo ed alla giurisdizione della Corte dei conti (Corte Cost. sentenze nn. 29/1995 e 470/1997).
Si sostiene che l'ingerenza dello Stato e qualsiasi controllo non sia compatibile con l'autonomia finanziaria e regolamentare di questi enti (caratteristica peraltro presente in tanti altri Enti) ma questa asserzione contrasta palesemente con la loro natura di ente pubblico non economico e con la loro asserita funzione pubblica ma soprattutto contrasta con la natura delle quote contributive che, riscosse anche tramite ruoli, hanno valore costitutivo per lo status di professionista dei loro iscritti (come da loro stessi peraltro sempre ribadito), quote che certamente non richiedono, come previsto dalle loro leggi istitutive, una controprestazione specifica.
Questa novità legislativa di fatto non permette agli organi preposti (es. responsabile dell'anticorruzione) di rilevare e segnalare le incompatibilità degli incarichi dei componenti gli organi d'indirizzo politico, incompatibilità che, secondo le recenti novelle introdotte con il d. lgs 39/2013, appaiono essere macroscopicamente diffuse in tutte le realtà ordinistiche (ci sono addirittura casi di soggetti che rivestono contemporaneamente il ruolo di Presidente di un ordine nazionale, Presidente di un ordine provinciale, di proprietario e/o amministratore di società regolate dagli ordini medesimi nonché di Parlamentare della Repubblica).
Eppure i soldi di questi enti nonché il patrimonio immobiliare e mobiliare, gestiti sia direttamente che indirettamente (numerose sono le Fondazioni costituite dai medesimi ordini!) nonché le connessioni politico-gestionali con le rispettive casse di previdenza rappresentano una notevole risorsa economica del Paese, senza contare inoltre il riflesso non indifferente della loro gestione sul sistema produttivo ed economico del paese correlato all'esercizio professionale di circa 2.500.000 di professionisti . E' cosa nota il ruolo rilevante che questi Ordini hanno nel processo di liberalizzazione delle attività economiche delle professioni che rappresentano ed è noto altresì che la tutela spregiudicata delle lobby e dei loro privilegi passa solo e sempre attraverso la decrescita del sistema economico e produttivo del paese intero.
L'emendamento è passato in Parlamento nel silenzio generale e con la chiara volontà di derogare ai d. Lgs.vi 33 e 39 del 2013. In questa maniera è consentito a soggetti eletti temporaneamente di assumere di fatto le funzioni dirigenziali con grave nocumento dei principi di imparzialità, semplificazione e continuità dell'azione amministrativa; in questa maniera all'interno di detti enti si crea un cortocircuito amministrativo che rischia di mettere in crisi qualsiasi banale procedimento amministrativo passibile di nullità e di annullabilità degli atti susseguenti, per non chiara legittimazione ed identificazione dei soggetti procedenti. I dipendenti degli Ordini, nonostante le risorse scarse negli organici, a fatica e con lodevole spirito di servizio, cercano di educarsi ed educare ai recenti principi di trasparenza ed anticorruzione ma questa novità blocca sul nascere questo processo educativo collettivo che pure tutti noi sappiamo essere l'unica speranza e salvezza per l'Italia. E gli ordini ringraziano per il tramite del loro degno rappresentante: senatore Andrea Mandelli, nonché presidente della Federazione Nazionale farmacisti, nonché presidente dell'ordine dei farmacisti di Milano nonché presidente della federazione farmacisti della Lombardia nonché consigliere comunale a Monza ecc

http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?approfondimento_id=4317

domenica 27 ottobre 2013

PER UNA VOLTA FACCIAMO NOI "IL GRUPPO DI INTELLETTUALI"

di Giandiego Marigo

Movimento Radical Socialista del Lodigiano

L'esigenza di un'AreA di Progresso e Civiltà reale, che raccolga e ricrei un'omogeneità e una unità fattiva in quel marasma che chiamammo sinistra è sotto gli occhi di tutti e nei desiderata di moltissimi.
Questo non può avvenire dall'alto, non deve.
Non potrà né dovrà essere un'accrocchio fra segreterie (come sarebbe, per altro, nelle intenzione delle segreterie stesse).
Non potrà essere nemmeno l'ennesima rifondazione di ciò che ormai non esiste più.
Potrà forse, pragmaticamente e per scelta graduale, partire dallo scioglimento in una unica visone, delle moltissime prospettive e letture, sinceramente troppe, che oggi chiamiamo area antagonista o socialista libertaria o ancora liberal-democratica, anarco-pacifista, vegano-alternativa.
Attenzione questo discorso non è farneticazione, non è follia.
Per una volta "Il gruppo di intellettuali" che percorre la possibilità di un nuovo soggetto "Facciamolo noi".
Noi sulla rete, noi delle pagine che chiedono a gran voce quest'unità, noi dei movimenti, noi!
Quelli che da sempre assistono, ascoltano appoggiano ma che da sempre sono l'essenza, il senso, l'humus, il significato dìogni ipotesi di agglomerato.
Senza aspettare Padrini e Profeti, Guru o Leader...è urgente!

sabato 26 ottobre 2013

Costruire l'Alternativa con una grande battaglia per il welfare

Mi interessano sempre meno anzi forse mi hanno sempre lasciato indifferente le 'grandi questioni' su cui è solita dividersi la sinistra o in genere l'opposizione di sistema nella sua irrefrenabile attrazione per l'onanismo intellettuale e l'osservazione meticolosa e ossessiva dell'ombelico: dobbiamo ancora definirci di sinistra? bisogna essere radicali o riformisti? deve prevalere la vocazione a governare o la pratica antagonista dell'opposizione? un nuovo soggetto politico può nascere solo attraverso la connessione dei movimenti di base e delle vertenze territoriali oppure (anche) grazie alla fusione delle residue compagini di sinistra esistenti? 
Esiste invece una immensa battaglia da condurre da parte della sinistra o chiamatela come vi pare per riconquistare la supremazia e la centralità politica, culturale, sociale: quella per il welfare. Cioè per garantire a tutti un reddito attraverso lavori socialmente utili e investimenti produttivi pubblici, per la casa, trattamenti pensionistici dignitosi, l'accesso alla scuola e all'università e ad una sanità di qualità, la fruizione dei trasporti e delle reti di comunicazione, per l'assistenza ai disabili.
E' in questa battaglia che si raggiunge unità d'azione e rappresentanza di tutta la classe lavoratrice e dei ceti subalterni, senza divisioni tra giovani e vecchi, uomini e donne, occupati e disoccupati, precari e garantiti, poveri e ceti medi.
E' in questa battaglia che mette insieme valori etici e interessi materiali – pancia, cuore e testa – che riacquistano significato e attualità parole come socialismo e comunismo, lotta al capitalismo e alla dittatura dei mercati finanziari, che si può comprendere il carattere ferocemente violento del profitto e delle politiche di austerità e l'assurdità degli 80 miliardi di euro di interessi all'anno che ci costringe a pagare la folle architettura monetaria che è stata imposta all'Europa, che i principi affermati dalla nostra Costituzione nata dalla Resistenza diventano materia viva e non più astratte enunciazioni giuridiche.
Una grande battaglia, in cui dimenticare arroccamenti e distinguo oggi francamente incomprensibili e anacronistici, da combattere città per città, paese per paese, casa per casa con un'organizzazione politica che si costruisca come rete di ascolto, di solidarietà, di mutuo aiuto offrendosi come concreto punto di riferimento per i cittadini attraverso tutte quelle esperienze (utilizzo e occupazione di beni pubblici, gruppi di acquisto, orti urbani, banche del tempo, tutela legale, sostegno alle iniziative di autogestione delle aziende, ambulatori medici e dentistici popolari) necessarie per resistere in questi tempi tragici e per ricostruire una visione del futuro.

martedì 22 ottobre 2013

MAIL FLASH MOB! SCRIVI AI SENATORI ADESSO!

Riportiamo qui di seguito, nella versione di Alternativa di Giulietto Chiesa (ma condiviso da tante altre organizzazioni politiche), l'appello promosso dai firmatari dell'iniziativa la Via Maestra.
 
Mandiamo tante e-mail ai senatori prima del voto del 23 ottobre per scongiurare che la Costituzione sia cambiata senza il controllo del popolo sovrano
 



Alternativa, dopo la partecipazione alla manifestazione del 12 ottobre, fa propria l'iniziativa dei firmatari dell'appello "La Via Maestra", per chiedere ai senatori  di non approvare, con la maggioranza dei due terzi, la legge 813-B, che consente la deroga all'articolo 138 della legge fondamentale dello Stato, quello in cui è stabilito il processo di revisione costituzionale, ed estende a tutti i cittadini l'invito a farsi sentire dai propri rappresentanti, in particolare quelli del centrosinistra, "democratici" di nome, chiamandoli alla prova dei fatti. Alternativa invita inoltre tutti i movimenti e le forze politiche che si riconoscono in questa iniziativa, a rilanciarla in modo virale, anche senza primogenitura, con un semplice copia e incolla, modificando il nome del proponente.
Testo della mail da inviare:
Oggetto: La Costituzione è un bene comune, si ascoltino tutti i cittadini!
Gentile Senatore,
chiediamo in aula un comportamento democratico, responsabile e trasparente per evitare che la legge costituzionale 813-B (che consente la deroga all'articolo 138 della Costituzione), venga approvata con la maggioranza dei due terzi. Tale maggioranza preclude infatti la possibilità di ricorrere al referendum. Sarebbe sufficiente che un limitato numero di senatori (più di 23) non partecipasse alla votazione finale, il 23 ottobre, consentendo così a tutti i cittadini di esprimersi con un referendum su un provvedimento che incide profondamente sul sistema delle garanzie costituzionali e crea un pericoloso precedente per il nostro paese. Allontanando ancora di più la classe politica dai sentimenti di molta parte degli italiani.
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Firma
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Inviare la mail a:
 francesco.verducci@senato.it, magdaangela.zanoni@senato.it, sergio.zavoli@senato.it, vito.vattuone@senato.it, daniela.valentini@senato.it, stefano.vaccari@senato.it, mario.tronti@senato.it, giorgio.tonini@senato.it, walter.tocci@senato.it, angelica.saggese@senato.it, giancarlo.sangalli@senato.it, giorgio.santini@senato.it, francesco.scalia@senato.it, annalisa.silvestro@gmail.com, pasquale.sollo@senato.it, lodovico.sonego@senato.it, maria.spilabotte@senato.it, ugo.sposetti@senato.it, roberto.ruta@senato.it, francesco.russo@senato.it, lucrezia.ricchiuti@senato.it, raffaele.ranucci@senato.it, laura.puppato@senato.it, francesca.puglisi@senato.it, luciano.pizzetti@senato.it, roberta.pinotti@senato.it, leana.pignedoli@senato.it, stefania.pezzopane@senato.it, annamaria.parente@senato.it, giorgio.pagliari@senato.it, venera.padua@senato.it, pamelagiacoma.orru@senato.it, claudio.moscardelli@senato.it, mario.morgoni@senato.it, franco.mirabelli@senato.it, domenico.minniti@senato.it, corradino.mineo@senato.it, mauriziomigliavacca@hotmail.com, claudio.micheloni@senato.it, giuseppina.maturani@senato.it, donella.mattesini@senato.it, claudio.martini@senato.it, ignazio.marino@senato.it, salvatore.margiotta@senato.it, andrea.marcucci@senato.it, luigi.manconi@gmail.com, patrizia.manassero@senato.it, giuseppe.lumia@senato.it, carlo.lucherini@senato.it, doris.lomoro@senato.it, sergio.logiudice@senato.it, stefano.lepri@senato.it, nicola.latorre@senato.it, silviolai@gmail.com, josefa.idem@senato.it, paolo.guerrieri@senato.it, mariacecilia.guerra@senato.it, pietro.grasso@senato.it, miguelgotorpd@gmail.com, nadia.ginetti@senato.it, francesco.giacobbe@senato.it, rita.ghedini@senato.it, mariagrazia.gatti@senato.it, federico.fornaro@senato.it, elena.fissore@senato.it, anna.finocchiaro@senato.it, rosanna.filippin@senato.it, marco.filippi@senato.it, elena.ferrara@senato.it, valeria.fedeli@senato.it, nicoletta.favero@senato.it, emma.fattorini@senato.it, camilla.fabbri@senato.it, stefano.esposito@senato.it, nerina.dirindin@senato.it, rosamaria.digiorgi@senato.it, isabella.demonte@senato.it, mauro.delbarba@senato.it, erica.dadda@senato.it, vincenzo.cuomo@senato.it, giuseppeluigi.cucca@senato.it, paolo.corsini@senato.it, stefano.collina@senato.it, roberto.cociancich@senato.it, monica.cirinna@senato.it, laura.cantini@senato.it, massimo.caleo@senato.it, rosaria.capacchione@senato.it, valeria.cardinali@senato.it, filippo.bubbico@senato.it, claudio.broglia@senato.it, danielegaetano.borioli@senato.it, amedeo.bianco@senato.it, mariateresa.bertuzzi@senato.it, bruno.astorre@senato.it, ignangioni@tiscali.it, silvana.amati@senato.it, donatella.albano@senato.it, luigi.zanda@senato.it,
E' consigliabile non fare invii con tutti gli indirizzi ma suddividerli in diverse email con pacchetti di dieci nominativi, massimo, ciascuno.
 

sabato 19 ottobre 2013

#190. Il pilota automatico e la sollevazione

 tramite comune-info.net
 “Soltanto una sollevazione generale, che non si limiti a riempire le piazze per un giorno, ma che occupi in maniera permanente la vita quotidiana, può liberare la società dalla trappola del finanzismo – scrive Fraco Berardi Bifo – La sollevazione non è un’azione militare, e neppure una ribellione momentanea, ma il dispiegamento della corporeità sociale, il rifiuto permanente di pagare un debito he non abbiamo contratto”. L’obiettivo resta un moto persistente di insolvenza e di autorganizzazione, “trasferire l’energia di un giorno in un processo diffuso e permanente di autonomia solidale”.
bif
di Fraco Berardi Bifo

Il 19 Ottobre (#19O) si ritrova a Roma il movimento che vuole sottrarre la società al cappio mortale del finanzismo, il capitalismo finanziario che sta portando l’Europa verso il nazismo.
Due logiche incompatibili si affrontano oggi in Europa (e nel mondo): la logica di una società ricca di saperi, di competenze, di risorse – e la logica finanziaria che ha bisogno di distruggere risorse saperi e servizi sociali per poterne accumulare il valore sotto forma di astrazione monetaria.
Ecco allora la potenza della tecnologia, che permette di liberare tempo dal lavoro per destinarlo alla cura e all’educazione, trasformata nella maledizione della disoccupazione e della miseria.
Ecco allora che per aumentare il valore delle azioni bancarie si deve aumentare lo sfruttamento, il tempo di lavoro, e ridurre le spese per l’educazione e la sanità.
Il sistema politico non può nulla contro la devastazione finanzista. La democrazia è stata cancellata perché, come dice Mario Draghi, Sommo Sacerdote della Teologia finanzista, il patto di stabilità procede con il pilota automatico.
Soltanto una sollevazione generale, che non si limiti a riempire le piazze per un giorno, ma che occupi in maniera permanente la vita quotidiana, può liberare la società dalla trappola del finanzismo.
La sollevazione non è un’azione militare, e neppure una ribellione momentanea, ma il dispiegamento della corporeità sociale, il rifiuto permanente di pagare un debito che non abbiamo contratto, l’autonomia delle forme di vita di sapere e di produzione.

domenica 13 ottobre 2013

CONSIDERAZIONI

di Giandiego Marigo

La “caduta di stile” rivelatoria del “Guru Beppe” ci indica , laddove ce lo fossimo dimenticati, quanto sia demenziale e deleterio affidare il proprio destino e , soprattutto quello di un'intera AreA ad un “uomo solo al comando” (ed inutilmente deleteria ed inaccettabile qualsiasi perorazione sull'uno vale uno, sinceramente ridicola … a questo punto, Grillo non vale uno ma centomila). 
Pone all'ordine del giorno la necessità, sempre più evidente di un' AreA di Progresso e Civiltà che abbia il “coraggio civile” di porre, oltre ad un metodo, una visione di mondo. Che abbia la capacità di “raccogliere” quel che di buono è stato detto dall'ultimo 800 ad oggi, di lasciarsi ispirare dall'esperienza socialista  libertaria e liberal-democratica, senza per questo raccattare ogni bandiera caduta ed ogni libro dismesso trovi sulla sua strada. 
Elaborando alla fine il nuovo linguaggio del progressismo contemporaneo, che sappia rilanciare il significato stesso del termine, separandolo dal tecnologismo efficentista  e pragmatico che lo domina in questo momento. 
Più che mai questo vuoto ha esigenza di essere colmato con un agglomerato che rappresenti degnamente l'esigenza. 
Esistono, fuori dal contesto di “gestione” più o meno ravvicinata del potere, movimenti in questo senso, anche in M5S stesso … e meno male. 
In questo senso si muove, per esempio, la volontà di “Alternativa” e del “Movimento Radical-Socialista” di elaborare ambiti e linguaggi, così come “strategie” comuni. 
In questo senso si muove la critica, doverosa, interna ad M5S sulle ultime esternazioni del “Leader Maximo”  sulla questione del “reato di clandestinità”
Questa è l'esigenza reale che deve però liberarsi d'ogni antico lacciolo, d'ogni richiamo pedissequo e libresco al passato ( che non vuol dire liberarsi della storia, ma leggerla con gli occhi del presente),  se non a livello di riferimenti,  (avrebbero davvero il dovere civile di farlo) tutti quegli agglomerati d'area movimentista, che hanno caratterizzato in questi anni il dissenso e l'antagonismo, 
Muoversi l'uno verso l'altro creando reciproci ponti e, soprattutto, creandoli verso l'esterno... perchè. mi si perdoni, l'ovvietà … necessaria, un miglior mondo è possibile, certo, soltanto però se noi tutti, partendo da noi stessi lottiamo, anche contro le nostre abitudini e le nostre chiusure. Per renderlo possibile, se smettiamo di parlare della visione ed iniziamo , invece, a descriverla ed a raccontarla.

La Via Maestra per un'alternativa politica in Italia





Nel giorno della manifestazione per la difesa e l'attuazione della Costituzione ed in attesa di eventi di mobilitazione non meno importanti quali lo sciopero generale dei sindacati conflittuali del 18 ottobre e dei movimenti sociali contro austerità e precarietà e per il diritto alla casa del 19 ottobre, si deve onestamente riconoscere che oggi Maurizio Landini e Stefano Rodotà sono tra i pochissimi, se non gli unici, personaggi a sinistra in grado di raccogliere – per autorevolezza, carisma, prestigio – un seguito popolare vasto.
E questo senza dimenticare il ruolo ambiguo che Maurizio Landini sta giocando in una CGIL sempre più subalterna alle politiche classiste e antisociali dei governi partecipati dal PD e rispetto agli accordi sulla rappresentanza sindacale che forse salvano il ruolo della sua Fiom ma che nel contempo illegittimamente negano spazi di azione e di lotta alle organizzazioni conflittuali e non allineate come la USB.
Stante il credito di cui godono Landini e Rodotà e considerata la drammaticità della situazione italiana continuo comunque a pensare che sarebbe un grave e colpevole errore se i cittadini, i movimenti, le personalità che hanno animato la manifestazione per la Costituzione non sentissero il dovere, nella consapevolezza della forza popolare e del seguito mediatico che sono in grado di mobilitare, di dare vita ad una proposta politica alternativa per cambiare questo Paese.
Se la Costituzione indica nei partiti la forma attraverso la quale i cittadini partecipano alla contesa politica, sarebbe singolare se proprio coloro che indicano nella difesa e nell'attuazione della Costituzione la priorità assoluta della vita collettiva pensassero di poter dar seguito all'imperativo categorico di cambiare la cosa pubblica italiana senza passare dalla via maestra dell'organizzazione partitica e del confronto elettorale.

giovedì 10 ottobre 2013

I talk show politici: polli, galli e galline da combattimento

Un tempo in tv andavano in onda i programmi di approfondimento in cui i giornalisti - con tutti i limiti del caso (di orientamento e di condizionamento ideologico, culturale, politico) ma con indiscutibili qualità professionali  – provavano a svolgere un ruolo di divulgazione descrivendo, spiegando e interpretando fatti e notizie. Poi venne la novità stimolante del giornalismo a tesi in cui il conduttore (il Santoro di Samarcanda, il Lerner di Milano Italia) dispiegava più o meno apertamente, servendosi strumentalmente anche del pubblico in piazza o nello studio, il proprio punto di vista politico. Oggi si è arrivati all'orgia dei talk show politici - trasmessi a tutte le ore, in qualunque giorno della settimana e da tutte le reti televisive – il cui unico scopo è offrire ai telespettatori, come in un'arena di gladiatori o più propriamente in un ring per il wrestling, questo o quel personaggio della sempre uguale e squallida compagnia di giro per cui parteggiare o fare il tifo. Oggi si guardano i talk show, opportunamente orientati dal conduttore al soldo dell'editore di riferimento (e da cui riceve un ingaggio pari allo stipendio di decenni di lavoro di ciascuno di noi), non per ascoltare e capire, non per conoscere le visioni e le proposte delle forze politiche in campo ma per osannare i nostri 'beniamini', per poter dire (e sentirci di questo soddisfatti) quanto sono stati bravi e fischiare e insultare, preferibilmente sui social network, i nostri 'nemici' e ovviamente la parzialità dell'arbitro-conduttore al servizio della parte avversa. Non si orienta il voto con i talk show politici e le comparsate in televisione (sono convinto che non lo creda nemmeno chi li commissiona e chi li gestisce), si crea semplicemente quello che Giulietto Chiesa definisce il rumore di fondo: cioè un brusio (un chiacchiericcio) talmente fastidioso e opprimente che impedisce (le 'armi di distrazione di massa') ai cittadini di comprendere quali siano i veri problemi da affrontare e le soluzioni da adottare.

 
 
 

sabato 5 ottobre 2013

Poteri occulti. L'intero pianeta è sotto scacco

Questo è il capitalismo, bellezza!

da Eddyburg.it

di Susan George

«Un intervento della sociologa americana, ospite al festival Internazionale di Ferrara. Le "autorità illegittime" dell'Europa sono le imprese transnazionali: come un governo ombra, agiscono attraverso le lobby e gli oscuri comitati di esperti, decidendo tutto ciò che riguarda la nostra vita quotidiana. Il manifesto, 4 ottobre 2013

Se avete a cuore il vostro cibo, la vostra salute e la sicurezza finanziaria vostra e quella della vostra famiglia, le tasse che pagate, lo stato del pianeta e della stessa democrazia, vi è un importante cambiamento politico di cui dovete essere consapevoli. Io chiamo questo cambiamento la «ascesa di autorità illegittima». Il governo di rappresentanti chiaramente identificabili e democraticamente eletti viene gradualmente soppiantato da un nuovo governo ombra in cui enormi imprese transnazionali (Tnc) sono onnipresenti e stanno prendendo di più in più decisioni che riguardano tutta la nostra vita quotidiana.

Essi possono agire attraverso le lobby o oscuri «comitati di esperti»; attraverso organismi ad hoc che ottengono un riconoscimento ufficiale; talvolta, attraverso accordi negoziati in segreto e preparati con cura da executive delle imprese al più alto livello. Lavorano a livello nazionale, europeo e sovranazionale, ma anche all'interno delle stesse Nazioni Unite, da una dozzina di anni nuovo campo di azione per le attività delle corporate. Non si tratta di una sorta di teoria paranoica della cospirazione: i segni sono tutti intorno a noi, ma per il cittadino medio sono difficili da riconoscere. Noi continuiamo a credere, almeno in Europa, di vivere in un sistema democratico.

venerdì 4 ottobre 2013

Oggi che tutti parlano di migranti






di Giandiego Marigo

Oggi tutti parlano di migranti. Io invece, che pure sono parte attiva di una pagina antirazzista su facebook, faccio fatica a parlarne. Ho sentito cose turpi, nel quotidiano, dette anche da persone che “normalmente” si spacciano per progressisti. Questa tematica è, in genere, affrontata con una totale indifferenza, molto fastidio ed una finta, ipocrita ignoranza, quando non addirittura con palese preconcetto. Ipocrita ignoranza di chi per anni ha fondato il proprio riscatto e la propria rinascita sulle migrazioni ed ora dimentica … omette, non racconta. La Memoria è breve lo sanno bene i nord-occidentali, maestri di muri e sbarramenti. Le Migranze, per contro, sono un fenomeno epocale in cui vengono chiamate in gioco responsabilità pregresse del “mondo industrializzato” ed in particolar modo della sua elite di comando. Dalle migranze passano le nostre colpe, anche se non ci piace ammetterlo, le nostre indifferenze, il nostro stesso benessere costruito sul furto e sulla teorizzazione della disparità per diritto divino. Sulla presunta superiorità di un modello sociale sugli altri. Ma questo non conta … quasi mai, noi preferiamo ragionare sugli effetti e manifestare il nostro fastidio dall'essere invasi, quasi che fossimo noi le vittime. 

mercoledì 2 ottobre 2013

Perché il PD ha bisogno della destra populista per governare

Grillo e Berlusconi vs. Napolitano secondo Luca Peruzzi

Si può provare a dare un senso logico alle convulsioni politiche di questi ultimi giorni? Un senso logico che vada cioè oltre la facciata che viene mostrata dai maggiori organi di informazione e nelle dichiarazioni dei maggiordomi di partito nell'orgia dei talk show trasmessi senza sosta dalle televisioni: la ridicola denuncia del golpe giustizialista da parte dei berlusconiani, l'indignazione dell'area PD-Napolitano-Repubblica per il venir meno al 'senso di responsabilità' di Berlusconi, la scontata denuncia di tutti gli osservatori di buon senso dell'ipocrisia del PD che vuol far credere di aver scoperto solo oggi la natura del partito personale di Berlusconi fino all'apparente scissione del PDL che sorprendentemente riguarda non qualche decina di 'peones' mossi dalla volontà di conservare la cadrega ma 'pezzi da novanta' (ovviamente si fa per dire) del partito come Alfano, Lupi e Cicchitto.
Il punto di partenza credo debba essere costituito da quelle che erano le motivazioni vere delle larghe intese e della rielezione di Napolitano: completare quel processo di ristrutturazione capitalista imposto dalla troika (proseguire nella cancellazione dello Stato sociale, nell'annientamento dei diritti dei lavoratori, nella svendita del patrimonio pubblico), sostenerlo con una riforma costituzionale in senso presidenzialista per dare ad istituzioni sempre più in crisi di legittimazione popolare la forza per controllare in modo autoritario tensioni sociali altrimenti destinate a deflagrare da un momento all'altro e tutto ciò in cambio dell'impunità per Berlusconi.