"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 10 ottobre 2013

I talk show politici: polli, galli e galline da combattimento

Un tempo in tv andavano in onda i programmi di approfondimento in cui i giornalisti - con tutti i limiti del caso (di orientamento e di condizionamento ideologico, culturale, politico) ma con indiscutibili qualità professionali  – provavano a svolgere un ruolo di divulgazione descrivendo, spiegando e interpretando fatti e notizie. Poi venne la novità stimolante del giornalismo a tesi in cui il conduttore (il Santoro di Samarcanda, il Lerner di Milano Italia) dispiegava più o meno apertamente, servendosi strumentalmente anche del pubblico in piazza o nello studio, il proprio punto di vista politico. Oggi si è arrivati all'orgia dei talk show politici - trasmessi a tutte le ore, in qualunque giorno della settimana e da tutte le reti televisive – il cui unico scopo è offrire ai telespettatori, come in un'arena di gladiatori o più propriamente in un ring per il wrestling, questo o quel personaggio della sempre uguale e squallida compagnia di giro per cui parteggiare o fare il tifo. Oggi si guardano i talk show, opportunamente orientati dal conduttore al soldo dell'editore di riferimento (e da cui riceve un ingaggio pari allo stipendio di decenni di lavoro di ciascuno di noi), non per ascoltare e capire, non per conoscere le visioni e le proposte delle forze politiche in campo ma per osannare i nostri 'beniamini', per poter dire (e sentirci di questo soddisfatti) quanto sono stati bravi e fischiare e insultare, preferibilmente sui social network, i nostri 'nemici' e ovviamente la parzialità dell'arbitro-conduttore al servizio della parte avversa. Non si orienta il voto con i talk show politici e le comparsate in televisione (sono convinto che non lo creda nemmeno chi li commissiona e chi li gestisce), si crea semplicemente quello che Giulietto Chiesa definisce il rumore di fondo: cioè un brusio (un chiacchiericcio) talmente fastidioso e opprimente che impedisce (le 'armi di distrazione di massa') ai cittadini di comprendere quali siano i veri problemi da affrontare e le soluzioni da adottare.

 
 
 

2 commenti:

  1. Ci sono persone, e credo tante, che pensano di partecipare alla politica per il solo fatto che hanno ascoltato una trasmissione televisiva. Dicono: se ne è parlato, ho sentito.
    Molti di quei personaggi che vanno a litigare in TV lo fanno ad arte, puntano allo sviluppo delle appartenenze: schierarsi, guerreggiare, beccarsi, fare il tifo e poi di conseguenza chieder un voto per appartenenza.
    L'ipnosi collettiva della TV è giocata oggi con le appartenenze litigiose, ma riguardo al passato non avrei tante nostalgie, c'era la sceneggiata dei grandi depositari delle verità, qualsiasi cosa dicevano andava bene; anche allora si giocava sulle appartenenze DC - PCI, c'era forse un po' meno maleducazione. ciao

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  2. ciao Francesco ... assolutamente d'accordo con te ...

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