"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 1 gennaio 2014

L'intollerabile ipocrisia del discorso di fine anno di Giorgio Napolitano




Gli auguri, si sa, sono normalmente intrisi di retorica e spesso anche di ipocrisia. Tanto più nel rito istituzionale del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. Non ho, ovviamente, ascoltato in televisione Giorgio Napolitano facendo parte dei tanti, probabilmente la maggioranza degli italiani, che non gli riconoscono il ruolo di supremo garante della legalità costituzionale e dell'unità nazionale.
Mi è bastato però leggere, nei resoconti e nei commenti degli organi di informazione, l'ampia e scontata profusione di parole come coraggio, fiducia, speranza, riforme, lavoro, l'invocazione di sacrifici 'pure per i politici' ed in più la strumentale citazione di alcune delle lettere disperate giunte al Quirinale per sentire rafforzata la mia indignazione per una politica ridotta ad una squallida rappresentazione caricaturale di quella che dovrebbe essere la sua nobile funzione.
Giorgio Napolitano non può rammaricarsi della tragica condizione di tanti italiani perché questa dipende anche dalle sue scelte. Egli è infatti, nell'ambito dell'attuale ceto politico, il maggior responsabile della crisi economica, sociale, politica che stiamo vivendo (una situazione da dopoguerra per citare i 'comunisti' di Confindustria).
Per la sua complice tolleranza nei confronti dei governi dell'eversore ed evasore Silvio Berlusconi prima e per aver fatto da levatrice ai governi della macelleria sociale di Mario Monti (quello che con la caduta verticale del Prodotto Interno Lordo e con le 'riforme' sul lavoro e sulle pensioni della Fornero ha prodotto e rafforzato la dilagante disperazione sociale) e della inconcludente navigazione a vista di Enrico Letta dopo, svolgendo il ruolo di garante degli interessi delle oligarchie finanziarie e dei poteri forti a danno di un intero popolo, niente più che l'esecutore fallimentare di una Nazione sulla base delle criminali e irrazionali disposizioni impartite da Commissione Europea, BCE e Fondo Monetario Internazionali.

Per la manifesta ostilità nei confronti dell'inchiesta (e dei magistrati che l'hanno condotta) sulla trattativa Stato-mafia che condusse alle stragi del '93 e '94, per aver imposto la partecipazione italiana alla guerra contro la Libia di Gheddafi ed aver operato per dare continuità alle scelte in materia di acquisto degli F35 in spregio dell'articolo 11 della Costituzione, per aver contribuito da Ministro degli Interni negli anni '90 all'istituzione degli incivili e illegali CIE e alla secretazione delle informazioni sull'omicida occultazione di rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi.
E' assolutamente intollerabile che Giorgio Napolitano abbia assunto di fatto la veste di Capo di una determinata coalizione politica, dimenticando di dover essere il Presidente di tutti gli italiani e facendo confusione, a proposito della pacificazione nazionale a lui tanto cara, tra le percentuali dei partiti presenti in Parlamento e la loro effettiva rappresentatività del popolo italiano, non tenendo conto cioè dell'astensione, delle opposizioni anti-sistema e del fattore di distorsione della democrazia rappresentato dal premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale e così arrivando colpevolmente ad ignorare quella che costituisce, più o meno, la metà dei cittadini italiani.
Soprattutto nell'insistenza con cui Napolitano propugna lo stravolgimento della nostra Costituzione repubblicana, di cui invece dovrebbe essere il Garante, da parte di un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale si esprime il suo orizzonte politico ed umano, tutto interno alle oligarchie di potere. Un orizzonte, per tanti aspetti oscuro e inquietante, che spiega quali possano essere le priorità e le ragioni di un uomo che a quasi novant'anni non intende ancora lasciare la poltrona su cui si è seduto.

1 commento:

  1. In pochi hanno notato l'assenza totale di riferimenti alle minacce della Mafia a Di Matteo e alla lotta alla criminalità organizzata.
    Stessa scelta ha fatto Grillo: nessuna parola.
    Contenti loro...

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