"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

lunedì 12 gennaio 2015

Il format del terrore ed il primato della civiltà occidentale




Non sappiamo (e probabilmente non sapremo mai) se il feroce attentato terroristico dei fondamentalisti islamici contro Charlie Hebdo possa avere avuto qualche “facilitatore” occulto nel campo dei poteri dominanti dell'Occidente. La goffaggine dei terroristi (l'indirizzo sbagliato, la carta di identità smarrita), le falle dei servizi segreti francesi, la fuga momentanea che è stata possibile, pur in una Parigi blindata, agli autori della strage – fatti che potrebbero essere assolutamente fisiologici - non giustificano di per sé cattivi pensieri “complottisti”.
Il punto di partenza che non dovremmo mai dimenticare, prima di avventurarci in razionali analisi politiche e strategico-militari, è che esiste nell'umanità una componente inestinguibile di follia e di istinto predatorio e omicida: non potrebbero altrimenti spiegarsi tanti fatti della storia e della cronaca più o meno recente (uno per tutti la strage del 2012 in Norvegia ad opera del “cristiano” Breivik). L'Homo homini lupus di Thomas Hobbes è una delle indispensabili chiavi di lettura, certo non l'unica ma sempre tragicamente immanente e mai completamente ineludibile, della condizione e dell'agire degli esseri umani.
Il brodo di cultura dell'azione dei fondamentalisti islamici a Parigi è, da un lato, il coinvolgimento militare francese, all'inseguimento di un'ormai anacronistica grandeur, in tanti teatri di guerra in Paesi islamici in Africa ed Asia (tra l'altro la Francia ha voluto l'uccisione di Gheddafi, la Francia ha sostenuto e finanziato i ribelli fondamentalisti contro Assad in Siria), dall'altro il senso di estraniamento che molti giovani cittadini di origine maghrebina o subsahariana avvertono nei confronti di quello che dovrebbe essere oggi il proprio Paese e da cui si sentono respinti e rifiutati, più per ragioni sociali che per ragioni culturali, e che li porta a ricercare altrove l'antica Patria e l'identità perduta. Una condizione dello “straniero” comune in questa Europa del nuovo millennio che si riscopre ferocemente classista e xenofoba.
Da questo punto di vista (si legga al riguardo l'interessante analisi dell'antropologa Amalia Signorelli) le vignette blasfeme di Charlie Hebdo più che costituire una progressiva trasgressione liberatoria hanno contribuito ad erigere il muro tra “noi” e “loro”.

Ciò che è certo è che l'assassinio dei giornalisti e dei vignettisti di Charlie Hebdo si attaglia perfettamente a rendere operativo il consolidato format del terrore con tutto il suo armamentario ideologico e propagandistico utile a distogliere l'attenzione dalla crisi economica e dalle questioni sociali: la guerra di civiltà, il mito del “nemico” da combattere pena la nostra distruzione, i valori dell'Occidente libero e tollerante contro l'Islam retrogrado e oscurantista, l'invasione dell'Europa da parte dei migranti.
Non sono solo la Le Pen e Salvini a cavalcare questi argomenti, la “guerra di civiltà”, pur espressa in modo meno rozzo e brutale, è la premessa che serve alla stragrande maggioranza delle forze politiche europee, anche quelle sedicenti socialdemocratiche, per giustificare la perpetuazione delle guerre imperialiste dell'Occidente in Asia e in Africa. Su questo i leader mondiali che hanno camminato a braccetto nella marcia repubblicana di Parigi (a partire da Netanyahu il capo del governo di Israele, un Paese che pratica una criminale politica di apartheid contro la popolazione palestinese ed è accusato di crimini di guerra) sono tutti d'accordo e molti di loro non sono meno responsabili degli autori materiali per la strage di Charlie Hebdo.
Qui allora, per noi che siamo il popolo senza potere e senza difese, è indispensabile mantenere sangue freddo e razionalità senza abboccare al tentativo dei media di farci credere che da oggi in poi dovremo vivere nel terrore degli attentati degli islamici.
Qui non c'è nessuna guerra di civiltà in corso, non c'è nessuna invasione mussulmana dell'Europa: i disperati che sbarcano sulle nostre coste tutt'al più andranno ad ingrossare le file dei lavavetri, dei parcheggiatori abusivi, di chi chiede qualche decina di centesimi di euro quando si fa benzina ai self-service o quando si posa il carrello al supermercato. E quelli che diventeranno spacciatori o borseggiatori lo faranno “rubando” il lavoro agli europei.
La guerra in corso è la guerra della minoranza che possiede la gran parte della ricchezza mondiale contro il resto dell'umanità.
Dall'attacco alle torri gemelle ad oggi il terrorismo ha causato qualche migliaia di vittime in Occidente, Israele compreso. Quanti morti hanno fatto, solo in Italia, in questi stessi anni l'eternit, l'Ilva di Taranto, la terra dei Fuochi, la povertà, la disoccupazione, la disperazione per la crisi, l'impossibilità di potersi curare adeguatamente, il lavoro condotto senza sicurezza, la mancata prevenzione delle catastrofi naturali? Ciò che deve terrorizzarci non è un ipotetico attentato ma restare senza lavoro, senza casa, senza poterci curare, senza poter dare un'istruzione e un futuro ai nostri figli o ammalarsi per l'inquinamento o perdere tutto per un'inondazione o un terremoto.
E nella tragica contabilità dei morti quante sono state le vittime delle guerre condotte in Afghanistan, in Iraq, in Siria, in Libia, in Palestina? Probabilmente il primato della civiltà occidentale comporta il fatto che uno dei “nostri” morti valga 10 o 100 o 1000 morti siriani o iracheni.
“Se vuoi la pace prepara la pace” è il monito che dovrebbe sempre ispirare la politica mondiale. E la pace si fonda anzitutto sulla giustizia. Quale pace sarà possibile nel mondo finché si continuerà a sostenere Israele, la sue violazioni alle risoluzioni dell'Onu e i suoi crimini contro il popolo palestinese?
Occorre poi sempre ribadire che il mostro del fondamentalismo islamico è stato evocato, finanziato, organizzato dall'Occidente salvo poi ritrovarselo in casa. E' l'Occidente che, in funzione dei propri interessi imperialisti, ha sempre combattuto la possibilità dell'emancipazione nazionale dei Paesi arabi e islamici e i loro leader laici: da Mossadeq e Nasser alla guerra d'Algeria, dall'OLP di Arafat alla Siria di Assad, dall'Afghanistan (ricordate Rambo III?) all'Iraq e alla Libia (con Saddam Hussein e Gheddafi prima usati e poi giustiziati).
E' l'Occidente che ha scelto come suoi principali alleati le monarchie del Golfo oscurantiste e retrograde (e principali finanziatrici del fondamentalismo), che ne ha accolto i rampolli nei suoi salotti eleganti grazie al potere dei petrodollari. E' l'Occidente che ha sostenuto tutte le dittature del terzo mondo che conculcavano i diritti degli ultimi purché acquistassero le sue armi e non ne negassero il dominio sulle risorse naturali.
Come possono l'Occidente e l'Europa arrogarsi il diritto di definirsi i detentori della Civiltà? La civiltà di secoli di guerre, delle persecuzioni religiose, dello schiavismo, dei lager nazisti, di Guantanamo e Abu Ghraib? E' la culla della civiltà l'Europa che riduce alla fame i cittadini greci e sostiene il governo ucraino composto anche da nazisti?

Per combattere il terrorismo e i folli fondamentalismi di ogni religione non servono l'ipocrisia e la truce ignoranza ma l'impegno fattivo, concreto, ininterrotto a costruire la pace, la giustizia, la vera democrazia.

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