"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 29 novembre 2015

Sinistra: che (cosa si potrebbe) fare




Vi sono due parole che, a proposito di Sinistra, sono scomparse dal mio personale vocabolario: Stupore e Unità.

Lo Stupore per la totale scomparsa della Sinistra dal Paese che aveva il più grande Partito Comunista dell'Occidente e contemporaneamente un Partito Socialista che non era la ridicola formazione politica di Nencini ma quella di Nenni, Lombardi, Pertini oltre ad una numericamente piccola ma politicamente assai significativa area extra-parlamentare. Allo stupore, cioè alla rabbiosa incredulità, si è sostituita la razionale rassegnazione: oggi la Sinistra è tramontata dall'orizzonte collettivo, non solo e non tanto come Partito ma come valori e sentimenti condivisi, come coscienza e cultura di massa, come senso comune diffuso nel popolo. Da questa elementare consapevolezza bisogna ripartire, se sarà possibile ripartire.

L'Unità delle forze della Sinistra radicale quale premessa indispensabile – mettendo insieme quel poco di apparati, di militanza, di risorse che ancora esiste – per la formazione di un soggetto politico con il minimo di forza necessario a non essere condannato alla totale marginalità e per potersi candidare ad essere riconosciuto quale Alternativa di sistema. Il percorso degli ultimi anni - tra cartelli elettorali last minute, Rifondazione, SEL, benecomunisti, cosiddetta sinistra PD - ci ha mostrato una misera e meschina guerra di posizione di pseudo generali senza esercito per occupare posizioni – leadership e poltrone – nel nuovo ipotetico soggetto politico. L'ultima iniziativa elettorale unitaria è stata l'Altra Europa con Tsipras ad inizio 2014 ed ad oggi, mentre infuria la feroce offensiva reazionaria di Renzi, siamo ancora "al carissimo amico": nessuna organizzazione stabile, nessuna strategia politica e comunicativa, nessun chiarimento definitivo riguardo ad un elemento essenziale quale il posizionamento nei confronti del PD, nessuna capacità di calarsi nella realtà sociale imitando l'unica cosa buona che ci ha lasciato Syriza (l'organizzazione mutualistica di Solidarity For All). Ciò che ci viene proposto continua ad essere il progetto (nostalgico del Centrosinistra) di SEL allargata e patetiche e ambigue riproposizioni di cartelli elettorali usa e getta i cui manifesti fondativi riescono persino nell'impresa di non nominare mai le parole Socialismo e Comunismo. E' stato detto, e oggi lo condivido totalmente, che la Sinistra potrà rinascere non attraverso l'unità di pezzi di ceto politico – come se esistesse un popolo di Sinistra, maggioranza nel Paese, che non aspetta altro di ritrovare una guida per muoversi e sollevarsi – ma quando emergerà un'iniziativa politica, originale ed autonoma, che sarà in grado di mettersi in sintonia con i bisogni e i sentimenti migliori delle masse popolari. Maurizio Landini e Stefano Rodotà lanciando il progetto di Coalizione Sociale sembravano aver capito perfettamente tutto questo: peraltro anche loro sono ancora fermi alle parole, agli annunci, agli appelli, alle richieste di mobilitazione senza essere riusciti a penetrare la carne viva della Società.