"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

Il Punto



Il Punto. Riflessioni elettorali 

La risposta sul piano elettorale alla crisi economica è abitualmente il rafforzamento delle opposizioni e ciò è tanto più naturale di fronte a quella epocale che stiamo attraversando.
Nel contesto contingente, la linea di tendenza prevalente in tutti i paesi europei in cui si è votato in questi giorni è che vincono o che si rafforzano coloro che contrastano più o meno radicalmente le politiche di austerità e neoliberiste.
Nella Gran Bretagna di Cameron i laburisti conquistano molte amministrazioni locali, nella Germania la Merkel perde un ulteriore Land, lo Schleswig-Holstein.
In un Paese a democrazia matura come la Francia la governabilità viene assicurata, con la vittoria della collaudata proposta socialdemocratica di François Hollande, a detta di molti niente più che un burocrate di partito privo di particolare carisma (ma questo non è in sé un male), solo perché lì il sistema elettorale vigente, a doppio turno, taglia inesorabilmente le estreme (Mélenchon e Marine Le Pen).
Sapremo presto se e come il nuovo Presidente francese, al di là degli entusiasmi che ha suscitato nella sinistra nostrana, saprà e vorrà realizzare una politica realmente e radicalmente riformatrice, se e come potrà muoversi dentro i percorsi definiti dalle compatibilità economiche europee e non dover cedere alle pressioni e ai ricatti della speculazione e dei mercati.
Laddove, come in Grecia, si è abbattuta sulla società civile la feroce scure delle politiche economiche delle istituzioni europee, i partiti - i 'socialisti' del Pasok e la destra di Nuova Democrazia - che sostenevano il premier Papademos, il Monti o se si preferisce il Quisling ellenico, sono travolti e dimezzati fino a non avere più la maggioranza in Parlamento.
E' questo, a mio avviso, più della vittoria di Hollande il dato più significativo di questa tornata elettorale europea, la dimostrazione che le politiche dei sacrifici senza adeguate contropartite nella redistribuzione dei redditi e nel contrasto della povertà sono inaccettabili senza se e senza ma (proprio perché in tal modo diventano esclusivamente massacro sociale).
In Italia, nella frantumazione e disgregazione del quadro politico e delle alleanze, la situazione ricorda non troppo da lontano quella greca. I partiti che sostengono Monti non hanno la maggioranza del Paese. Il PDL paga contemporaneamente i guasti della politica di Berlusconi e il successivo appoggio al governo dei tecnici. Il PD conosce risultati deludenti e dimostra, anche a causa delle scelte politiche effettuate, di non avere i numeri per poter aspirare alla leadership di un'alternativa di governo né tanto meno per guidare da solo il Paese. Il Terzo Polo conferma il suo ruolo marginale.
La Lega, colta con le mani nella marmellata, crolla in quasi tutto il Nord, salvo a Verona dove trionfa il sindaco uscente Tosi, peraltro proprio uno di coloro che dentro quel movimento aveva contrastato maggiormente il 'cerchio magico' e Bossi.
La vera novità, ma non è una sorpresa, è costituito dal successo del Movimento 5 Stelle.
Ad Avigliana, città della Val di Susa, vince il candidato NoTav contrapposto alla santa alleanza tra PD e PDL.
Delle quattro città più importanti dove si votava – Palermo, Genova, Verona, Parma – in tre casi prevalgono esponenti politici (Orlando di IDV, Marco Doria di SEL, Tosi della Lega già vincente al primo turno) che si oppongono a Monti. Tra queste città solo a Parma un esponente del PD accede al secondo turno dove affronterà, con un esito che non appare affatto scontato, il rappresentante grillino. E ciò dà il senso ancora una volta dell'incapacità del partito di Bersani di selezionare candidati credibili ed elettoralmente seducenti.
Tra il tanto blaterare di antipolitica, qualunquismo, demagogia c'è un dato sempre più evidente che contraddistingue le democrazie occidentali. Quasi ovunque si sviluppano e acquistano consensi movimenti e partiti - di estrema destra (Le Pen in Francia, i nazisti in Grecia), di estrema sinistra o di difficile collocazione 'spaziale' (i pirati in Germania, il Movimento 5 Stelle in Italia) - che contestano la politica tradizionale e cercano nuove strade da percorrere. Sommati alla sempre crescente astensione ormai la maggioranza dei cittadini di quasi tutti gli stati occidentali dimostra di non credere e di non riconoscersi più nelle parole, nei rituali, nelle liturgie delle cosiddette democrazie liberali e delle tradizionali forze politiche.
C'è dunque tutta una democrazia da rifondare per mettere a frutto le istanze rinnovatrici che vengono dai cittadini e non correre il rischio di lasciare campo libero a inaccettabili svolte autoritarie.
In questo momento sorgono infine numerose ulteriori domande riferite alla specifica realtà italiana. Quale sarà l'evoluzione politica generale da oggi al momento delle elezioni? Si è consapevoli che a meno di colpi di mano sulla legge elettorale siamo destinati all'ingovernabilità? Che una proposta 'tradizionale' di centro sinistra (PD-SEL-IDV) con il successo di nuove forze come il Movimento 5 Stelle non sarebbe più adeguata e in grado di raggiungere la maggioranza? Che vi sarebbe al contrario tutto lo spazio politico e sociale per dare vita ad un progetto di vera alternativa radicale? Che ne sarà della destra e di Berlusconi, quale coniglio dal cilindro è pronto ad estrarre? Prenderanno atto i dirigenti del PD del fatale errore tattico che hanno compiuto rinunciando a candidarsi da subito alla guida della ricostruzione del Paese e lasciando questo compito ai presunti tecnici (cioè la stessa cosa che è avvenuta in Grecia, che pure i nostri politici hanno sempre voluto stigmatizzare ignobilmente come un Paese diverso e inferiore all'Italia)? Quanto durerà ancora Monti? Prevarrà la paura delle elezioni di PD, PDL e UDC o la consapevolezza che continuare a sostenere il governo dei tecnici rappresenterà alla lunga il proprio suicidio politico?

8 maggio 2012 – Maurizio Zaffarano

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