Giulio Andreotti non merita alcun
minuto di silenzio. Non merita alcun cordoglio. Sig. Napolitano, non
c'è da attendere alcun giudizio
della storia: è sufficiente leggere la sentenza
della Cassazione che sancì la non condannabilità di Andreotti
per il reato di associazione mafiosa commesso fino al 1980 solo per
intervenuta prescrizione. E' sufficiente ripercorrere le pagine più
nere della storia italiana del dopoguerra – il golpe Borghese, la
P2, Gladio, la strategia della tensione, lo scandalo Italcasse e lo
scandalo Lokheed, il crack Sindona, il rapimento e l'assassinio di
Aldo Moro e della sua scorta, gli omicidi (e tra questi quelli di
Piersanti Mattarella e del generale Dalla Chiesa) e le stragi di
mafia, l'omicidio Pecorelli – nelle quali Giulio Andreotti restò
'invischiato' per comprenderne il ruolo politico e definirne la
pretesa figura di statista.
Solo un'informazione in vendita al
migliore offerente ed una casta
politica – da Napolitano alla scialba Boldrini, da D'Alema a
Berlusconi – tutta presa dalla difesa dei propri privilegi può
indulgere nella difesa corporativa di un personaggio che per
cinquant'anni ha occupato le istituzioni repubblicane unicamente in
funzione del proprio potere personale e non certo del bene comune e
le cui responsabilità e aberrazioni politiche sono conclamate.
Ha perfettamente ragione Pierferdinando
Casini quando afferma: «Giulio Andreotti è stato la Democrazia
Cristiana, pur non essendo stato mai segretario della Democrazia
Cristiana. Andreotti – aggiunge Casini – è stato la politica. Ha
condensato il bene e il male. Una personalità straordinaria. Uno
statista internazionale conosciuto in tutto il mondo. Un cattolico
vero. Un grande statista che ha sempre creduto nelle istituzioni».
L'indegnità morale di Giulio Andreotti è l'espressione autentica
dell'indegnità morale della Democrazia Cristiana: non sorprendiamoci
che oggi gli italiani votino Berlusconi quando per cinquant'anni
hanno votato un partito fondato sulla corruzione e sul clientelismo.
E tutto ciò getta una luce torbida e inquietante su quel Partito
Comunista berlingueriano che in Andreotti aveva un interlocutore
privilegiato.
L'indegnità morale di Andreotti, la
cui figura viene esaltata nei messaggi di cordoglio di Bagnasco
e Ruini, definisce altresì inequivocabilmente ciò che per la
Chiesa cattolica italiana e per il Vaticano, che l'ebbero quale
strategico referente politico, rappresentano il bene e il male.
Il minuto di silenzio che indegnamente
il CONI di Giovanni Malagò ha promosso in tutte le manifestazioni
sportive per tutta la settimana per ricordare la figura di Andreotti
mi auguro che sia interrotto da fischi e grida.
mi fa schifo - se prima comamndava lui ora comandi tu
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