L'essenza della sinistra è la critica,
il contrasto, l'obbiettivo dello smantellamento o almeno della
radicale trasformazione del sistema capitalistico.
Come afferma
Ken Loach, con disarmante chiarezza: “se si è a favore del mercato
e della deregulation si è di destra, se si crede nell’economia
pianificata e nella proprietà comune si è di sinistra”.
E' unicamente nella lotta al capitalismo e
alla dittatura delle logiche del mercato e del profitto, quali unici
criteri che devono improntare l'organizzazione di un sistema
economico, può essere perseguito e realizzato – nella gamma di
posizioni che vanno dal riformismo socialdemocratico e keynesiano al
radicalismo comunista passando per la suggestione del
'benecomunismo', cioè di un'economia caratterizzata dalla prevalenza
delle forme di auto-organizzazione e di auto-gestione della
produzione da parte di gruppi locali - ciò che corrisponde alla
visione e ai valori ideali della sinistra: la fratellanza universale,
l'eguaglianza, la giustizia sociale, la liberazione dal bisogno che
sola rende effettivo l'esercizio dei diritti civili e politici.
La scomparsa politica della sinistra
italiana, in termini ancora più profondi rispetto a ciò che è
avvenuto nella stragrande maggioranza dei Paesi del mondo
capitalistico, si manifesta da un lato nella resa incondizionata di
ciò che è ancora nominalmente considerato sinistra (il Partito
Democratico) alla visione liberale/liberista - per di più attraverso
intollerabili cedimenti a quelle che sono le entità che distorcono
la vita democratica nazionale quali il berlusconismo, il Vaticano, la
corruzione e la degenerazione partitocratica – e trascinando con sé
nell'abisso quei partiti un po' più radicali (ieri i 'comunisti' di
Bertinotti, oggi SEL di Vendola) che ne accettano l'alleanza in
posizione subalterna, dall'altra nel fatto che il malcontento
popolare, il bisogno di cambiamento 'rivoluzionario' e di risolutiva
trasformazione della società trova espressione e rappresentanza
politica quasi unicamente in coloro che, senza mettere in discussione
l'essenza dell'organizzazione capitalistica, indicano nelle caste (i
ceti dirigenti dei partiti, della burocrazia, dell'economia,
dell'informazione) gli unici avversari da abbattere per ottenere
libertà, giustizia e benessere diffuso.
I cittadini – il Terzo, il Quarto
e il Quinto Stato - che vivono in condizione di disagio e di sofferenza (per
ragioni economiche e per la disoccupazione, per l'impossibilità di
accedere a servizi sociali dignitosi, perché subiscono la violenza
dell'inquinamento e delle grandi opere, per una qualità della vita
devastata dal consumismo e dalle logiche del profitto) e che
rappresentano la grande maggioranza della popolazione italiana o non
hanno nemmeno la forza per (sperare di) far sentire la propria voce o
si affidano per la soluzione dei propri problemi ad illusorie e
immorali vie di uscita individuali e familistiche (clientelismo, voto
di scambio, collusione con gli ambienti criminali e accondiscenza
verso pratiche corruttive) o infine esprimono la propria rabbia nel
furore anticasta, seguendo quel filone culturale efficacemente
diffuso da Travaglio e da Rizzo & Stella e che ha trovato
rappresentanza politica prima in Di Pietro e ora in modo dirompente
nel Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.
Un fenomeno come quello del Popolo
Viola che ha avuto per qualche tempo una diffusione ed un seguito
importante si fondava proprio su questa 'visione'.
Sta qui la sconfitta della sinistra che
è anzitutto una sconfitta culturale: manca la percezione diffusa e
non limitata a settori marginali dei cittadini che i mali della
nostra società derivano dal sistema capitalistico e che per
superarli e risolverli sia necessario progettare e realizzare un
diverso sistema economico fondato, per citare Ken Loach; sulla
proprietà comune e sull'intervento pubblico in economia.
Basti guardare alle percentuali dello
zero virgola raccolte anche da quei partiti (ad esempio il PCL di
Marco Ferrando) che si presentano come duri e puri anticapitalisti..
Si può discutere su quali siano le
cause di questo clima culturale: il carattere individualista degli
italiani, il dominio incontrastato della 'fabbrica dei sogni e delle
illusioni' e dei disvalori consumistici che si affermano grazie al
contemporaneo smantellamento della scuola pubblica ed al trionfo di
un sistema informativo e dello show business al servizio e al soldo
del potere dominante, un Paese tradizionalmente a sovranità limitata
subalterno agli Stati Uniti e alle potenze europee, il peso dei
fenomeni distorsivi della democrazia a cominciare dalla criminalità
organizzata e dall'economia illegale, gli errori tattici e strategici
dei partiti di sinistra, l'evoluzione mancata della sinistra italiana
dominata nel dopoguerra da un Partito Comunista - socialdemocratico e
predisposto al compromesso politico sul piano interno ma tributario,
ai fini dell'accesso al governo nazionale e nell'immagine dei
cittadini democratici, di una 'potenza straniera nemica' quale
l'Unione Sovietica – al cui scioglimento ha fatto seguito il
dissolvimento dell'area progressista nel suo complesso.
Non trovo realistica l'analisi di chi
pensa che i tanti movimenti di resistenza contro le grandi opere e
gli sfregi all'ambiente naturale, le iniziative di autogestione
economica (i gruppi di acquisto, per il governo dei beni comuni, le
cooperative sociali, le forme di creazione di monete complementari)
costituiscano già oggi un vasto universo sociale addirittura
potenzialmente maggioritario sul piano elettorale. La mia percezione
è che si tratti di iniziative di 'nicchia' che, è vero, andrebbero
sviluppate e diffuse ma che non sono sufficienti qui e ora ad
esprimere da sole un'alternativa politica.
Senza una grande rivoluzione culturale
che certo dovrà camminare anche attraverso quelle forme di partecipazione
collettiva diffuse sul territorio per radicare nel senso comune dei
cittadini la convinzione che per migliorare le proprie condizioni di
vita è indispensabile rovesciare il sistema capitalistico, ho
l'impressione che ogni iniziativa politica di sinistra, per quanto
meritoria ed idealmente condivisibile, sia destinata al fallimento e
alla marginalità o alla subalternità.
Crisi di democrazia, di rappresentanza, politica, economica, del lavoro, sociale e di cittadinanza.
RispondiEliminaLa casta deve morire perché il paese si salvi.
Il popolo sovrano deve acquistare diritto di cittadinanza senza pagare gabella a mafia istituzionalizzata della partitocrazia, della burocrazia e della sovranità defraudata.
Avete finito di rubare democrazia in nome della democrazia.
http://www.ilcittadinox.com/blog/la-catena-italiana-del-potere-democratico.html
Gustavo Gesualdo
alias Il Cittadino "X"
Ma pensa, prima, avete impiccato a testa in giu chi ha fatto del lavoro uno strumento di giustizia e pace sociale, poi siccome siete degli ipocriti dalla memoria corta e dalla testa vuota, d'idee, prima avete rispolverato il manifesto dei fasci da combattimento come programma politico, apportandovi alcune modifiche, ma più per motivi temporali che contingenti, leggasi il programma politico del PCdL per rendersene conto e ora mi rispolverate i principi di SOCIALIZZAZIONE in salsa amatriciana...
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