Nel giorno della manifestazione per la
difesa e l'attuazione della Costituzione ed in attesa di eventi di
mobilitazione non meno importanti quali lo sciopero generale dei
sindacati conflittuali del 18 ottobre e dei movimenti sociali contro
austerità e precarietà e per il diritto alla casa del 19 ottobre,
si deve onestamente riconoscere che oggi Maurizio Landini e Stefano
Rodotà sono tra i pochissimi, se non gli unici, personaggi a
sinistra in grado di raccogliere – per autorevolezza, carisma,
prestigio – un seguito popolare vasto.
E questo senza dimenticare il ruolo
ambiguo che Maurizio Landini sta giocando in una CGIL sempre più
subalterna alle politiche classiste e antisociali dei governi
partecipati dal PD e rispetto agli accordi sulla rappresentanza
sindacale che forse salvano il ruolo della sua Fiom ma che nel
contempo illegittimamente negano spazi di azione e di lotta alle
organizzazioni conflittuali e non allineate come la USB.
Stante il credito di cui godono Landini
e Rodotà e considerata la drammaticità della situazione italiana
continuo comunque a pensare che sarebbe un grave e colpevole errore se i
cittadini, i movimenti, le personalità che hanno animato la
manifestazione per la Costituzione non sentissero il dovere, nella
consapevolezza della forza popolare e del seguito mediatico che sono
in grado di mobilitare, di dare vita ad una proposta politica
alternativa per cambiare questo Paese.
Se la Costituzione indica nei partiti
la forma attraverso la quale i cittadini partecipano alla contesa
politica, sarebbe singolare se proprio coloro che indicano nella
difesa e nell'attuazione della Costituzione la priorità assoluta
della vita collettiva pensassero di poter dar seguito all'imperativo
categorico di cambiare la cosa pubblica italiana senza passare dalla
via maestra dell'organizzazione partitica e del confronto elettorale.
La non applicazione da parte degli
ultimi governi della volontà dei cittadini espressa con il
referendum sull'acqua dimostra che non basta affermare dei pricipi e
su questi ottenere la partecipazione della maggioranza dei cittadini
se non si controllano le leve del potere. E questo vale tanto di più
per i principi costituzionali.
Dopo i fallimenti del passato nella
formazione di coalizione politiche alternative si possono comprendere
prudenza e ponderatezza, è vero che la Costituzione dovrebbe essere
patrimonio di tutti e non solo di una specifica parte politica, ma è
altrettanto vero che questo non è più il momento dei tatticismi e
che alla menzogna assunta come metodo di governo e alla doppiezza dei
partiti che hanno occupato le Istituzioni del Paese serve
contrapporre risoluzioni e messaggi espliciti, chiari, trasparenti.
Non è più tempo di aspettarsi
conversioni e rinsavimenti da parte di un PD che ha esplicitamente
scelto di porsi al servizio del grande potere capitalistico e che
proprio per questo si è dato il compito di stravolgere, sotto la
regia di Napolitano, la Costituzione insieme a Berlusconi e ai suoi
dipendenti: serve al contrario sconfiggerlo contrapponendogli la
forza delle idee e della mobilitazione popolare, diventarne un
concorrente sul piano elettorale e aggredirne il bacino di
consenso per sconfiggerne i progetti liberticidi. Piuttosto è forse il Movimento 5 Stelle che potrà diventare un
possibile interlocutore di questo Partito della Costituzione.
E' indispensabile che i comunisti e i
socialisti, in forma visibile e organizzata per avere la forza di
condizionarne la direzione e con l'orgoglio delle proprie convinzioni
e delle proprie visioni, siano presenti, se mai vedrà la luce, in
questo vasto schieramento progressista, democratico, costituzionale,
unito come in nuovo Comitato di Liberazione Nazionale da alcuni punti
fondamentali: la denuncia dei trattati europei e dell'austerità,
l'intervento pubblico nell'economia, l'antiliberismo, i diritti
sociali e civili, la pace, l'ambiente, la lotta alle mafie e alla
corruzione.
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