Pittibimbo Renzi secondo Luca Peruzzi |
Il bonus fiscale approvato (?) dal
governo Renzi (restando peraltro da definire la platea di
beneficiari, le modalità di attuazione e l'effettivo importo
pro-capite) ha palesemente la mera funzione di spot elettorale e
tale è stato unanimemente riconosciuto, persino da Repubblica
l'organo di stampa del renzismo..
Si tratta cioè dell'unico atto
concreto in grado di spostare il voto popolare, nella competizione
delle Europee decisiva per il futuro di Renzi, in mezzo ad un mare di
annunci e di titoli che comprendono di tutto e di più: il lavoro e
le riforme istituzionali, gli F35 e i segreti sulle stragi, la
burocrazia ed i costi della politica.
80 euro al mese per avere la
legittimazione elettorale per portare a conclusione la svoltaautoritaria e proseguire/implementare quelle politiche liberiste che
stanno distruggendo l'Italia.
E' la pubblicazione periodica dei dati
statistici – sulla disoccupazione, sulla povertà, sulla
distribuzione della ricchezza, sul debito, sul calo del PIL e dei
consumi, sulla chiusura delle imprese – che riporta tutti alla
realtà e dimostra l'insufficienza, l'inefficacia e l'inadeguatezza
delle politiche renziane ed il fallimento dei governi di salvezza
nazionale degli ultimi anni promossi da Napolitano in ossequio ai
voleri della Troika e sostenuti dal PD, da Berlusconi e
dall'arcipelago centrista con la servile benevolenza dei cosiddetti
'giornaloni' (Repubblica, Corriere, La Stampa).
Da ultimi, entrambi tragicamente in
incremento, quelli diffusi da Coldiretti
sui quattro milioni e passa di italiani che non hanno risorse
sufficienti nemmeno per sfamarsi e quelli sui nuclei familiari, un
milione e centotrentamila, dove tutti i componenti in età da lavoro
sono disoccupati.
La critica più gettonata, anche da
parte del Movimento 5 Stelle, al bonus fiscale di Renzi, tutta dentro
l'ottica liberista del pareggio di bilancio, è che non è supportata
da adeguate coperture finanziarie (cioè dal recupero di risorse
equivalenti attraverso nuove tasse e risparmi di spesa).
Ciò che va affermato con forza invece
è che si tratta di un provvedimento iniquo, inefficace e
disonesto.
E'
iniquo perché non
redistribuisce secondo il criterio oggettivo del bisogno
(disoccupazione, disabilità, carichi familiari, livelli effettivi di
reddito e patrimonio) ma solo in funzione di contingenti convenienze
elettorali. Si premiano i potenziali elettori del PD o che si
vogliono sottrarre al Movimento 5 Stelle (i lavoratori dipendenti a
reddito basso ed in particolare al di sotto dei trent'anni) e si
trascurano coloro che non sono elettoralmente appetibili
(disoccupati, pensionati, disabili, partite iva, fruitori di redditi
al di sotto degli 8.000 euro) probabilmente perché costituiscono
gran parte dell'area dell'astensione e del rifiuto della politica.
Per costoro restano solo le vaghe promesse di interventi futuri. E'
paradossale che il beneficiato dal bonus potrebbe godere di un
rilevante patrimonio personale o familiare oppure che il titolare di
un reddito superiore anche di un solo euro al limite stabilito ma con
coniuge e figli a carico non riceva alcunché mentre un nucleo
familiare costituito da due persone con un reddito di un solo euro
inferiore a detto limite possa ricevere due volte il bonus.
E'
inefficace perché
compensando la riduzione fiscale con i tagli alla spesa pubblica
(sanità, pubblico impiego oltre alle simboliche riduzioni di spese
militari, costi della politica e retribuzioni degli altri burocrati)
non immette nuove risorse nel circuito economico tali da incrementare
in modo significativo consumi e crescita produttiva.
E'
disonesto perché dà
con una mano ad alcuni e toglie con l'altra a tutti (si pensi ancora
alla progettata eliminazione delle detrazioni fiscali, all'incremento
dei tributi locali, alle privatizzazioni dei servizi pubblici che
necessariamente comportano un aumento dei costi delle prestazioni di
cui usufruisce il cittadino) ed attraverso la finzione della
riduzione delle tasse si fanno passare ulteriori dosi letali di
liberismo a partire dalla precarietà del lavoro e dallo
smantellamento dello Stato sociale.
La
tragica situazione economica italiana, paragonata a quella di un
Paese appena uscito da una guerra, e la necessità di una lotta senza
quartiere a disoccupazione e povertà e per la giustizia sociale
richiederebbe invece misure che vadano in ben altro senso.
Investimenti
pubblici produttivi e nella ricerca, per lo sviluppo delle energie
rinnovabili, per il risanamento ambientale del territorio in grado di
minimizzare gli effetti delle calamità naturali e favorire turismo e
agricoltura di qualità, lavori socialmente utili attraverso cui
riassorbire la disoccupazione e produrre servizi sociali e beni
primari da rendere disponibili gratuitamente o a basso costo così da incrementare il reddito a
disposizione di tutti i cittadini.
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