Del Movimento 5 Stelle non conosciamo o
comunque non è possibile definire con certezza la vera natura, i
reali scopi ed obiettivi. Ma certamente sappiamo che non è una
formazione politica di Sinistra, intendendo con questo termine
l'adesione ad un progetto di superamento della società
capitalistica.
D'altro canto anche la Sinistra -
quella Sinistra che cerca di elaborare il lutto del disvelamento
della natura classista, liberista, subalterna ai grandi potentati
economici del Partito Democratico provando a riorganizzarsi nella
lista L'Altra Europa con Tsipras - non è priva di ambiguità e
contraddizioni.
Ma queste due aree politiche
raccolgono, piaccia o non piaccia e sia pure in proporzioni numeriche
oggi non comparabili, il bisogno di cambiamento radicale di questo
Paese.
E' dunque possibile ed auspicabile un
accordo politico tra queste due aree per dare la maggioranza a chi
vuole uscire dal degrado morale, sociale, economico, istituzionale in
cui è precipitata l'Italia?
Considerando anche che nel merito delle
cose da fare (denuncia dei trattati europei, abbandono delle
politiche recessive di austerità, lotta alla corruzione e alla
criminalità organizzata, difesa dei beni pubblici, tutela
dell'ambiente e del territorio e no alle grandi opere, opposizione
alle missioni di guerra all'estero; i candidati proposti dal
Movimento 5 Stelle per la Presidenza della Repubblica – Gino
Strada, Stefano Rodotà, la Gabanelli – erano candidati di
Sinistra) vi è una larga convergenza tra queste due aree.
A mio avviso questo accordo sarebbe
auspicabile ma evidentemente non è realizzabile sul piano elettorale.
Non solo per un fatto di diverse sensibilità e di diverso linguaggio
ma perché il Movimento 5 Stelle deve il proprio eccezionale successo
di consenso alla tattica di tenere il piede contemporaneamente,
grazie alla professione di fede anti-ideologica, in due staffe:
quella della destra e quella della sinistra. E così raccoglie il
voto degli ex elettori piddini o rifondaroli così come di ex
leghisti o berlusconiani o addirittura di simpatizzanti fascisti.
A giorni alterni di sinistra (con
Rodotà, in difesa della Costituzione, contro la guerra in
Afghanistan) o di destra (contro gli immigrati e seguendo la retorica
anti-tasse e pro piccola e media impresa).
Il Movimento 5 Stelle non può dunque,
pena un drastico ridimensionamento sul piano elettorale, dichiararsi
di Sinistra o allearsi con la Sinistra né può, perché
comporterebbe l'allentamento della drastica ed autocratica presa sul
Movimento di Grillo e Casaleggio, candidare alle elezioni le 'icone'
della Sinistra che non sarebbero certamente disposte, come qualunque
Signor Nessuno miracolato dall'elezione in una istituzione
rappresentativa, a rinunciare alla propria autonomia di pensiero e di
giudizio.
Ma questa alleanza o almeno una
collaborazione e un dialogo vanno perseguiti con forza se non
vogliamo rassegnarci alla fogna in cui ci hanno imprigionato
Napolitano, Renzi e Berlusconi dopo D'Alema, Prodi, Monti, Fini,
Casini, alla loro ferocia sul piano sociale ed al loro stare al
servizio delle oligarchie dominanti italiane e straniere e non
importa se viene rottamato questo o quell'attore o figurante:
cambiano (forse) gli interpreti ma non la natura antidemocratica e
oligarchica di una concezione politica.
Un accordo (“Italicum” permettendo)
sarà forse possibile in un secondo turno delle elezioni o in un dopo
elezioni.
In ogni caso richiede, perché non
perda anche questo (possibile) appuntamento, che la Sinistra lavori
per la propria riorganizzazione unitaria e per riconquistare uno
spazio significativo nella società e nelle istituzioni, per
riacquistare una massa critica che ne faccia un interlocutore credibile ed attraente, affermando con forza la propria identità ed i propri
valori, abbandonando senza equivoci, reticenze e compromessi ogni
forma di collaborazione con il Partito Democratico, oggi il vero
nemico dei ceti popolari.
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