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mercoledì 12 marzo 2014

Ridurre le tasse o ridurre la povertà?

Il vecchio ed il nuovo pifferaio (Luca Peruzzi)
Il tema della riduzione delle tasse è un classico cavallo di battaglia delle destre (per cui i soldi impiegati dal 'pubblico' sono sperperati mentre quelli che restano in mano al 'privato' svolgono una funzione benefica) e d'altro canto Matteo Renzi è quasi unanimemente considerato il degno erede di Silvio Berlusconi. E' evidente che esiste un problema di iniquità e di inefficienza del sistema fiscale (evasione, elusione, capitali esportati all'estero, peso eccessivo per i redditi da lavoro e di impresa rispetto alla rendita, squilibrio nell'imposizione a carico dei ceti popolari rispetto ai ricchi), è indiscutibile come l'arretratezza, l'inefficienza, l'opacità del sistema Italia (economia criminale, corruzione, familismo, burocrazia, tempi della giustizia, parassitismo delle cosiddette classi dirigenti, farraginosità della legislazione) costituisca un freno al pieno dispiegarsi delle potenzialità del nostro Paese ma sarebbe il momento di abbandonare la convinzione che solo l'impresa privata può creare ricchezza e lavoro.
Nel momento in cui dal cilindro magico escono fuori delle risorse per far ripartire l'economia (ammesso che non si tratti della solita bufala) queste andrebbero utilizzate per creare direttamente occupazione nei servizi pubblici essenziali (sanità, scuola, trasporti, cura e manutenzione del territorio e del patrimonio artistico ed archeologico). Perché per i dieci e passa milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà o nel 'disagio' della condizione lavorativa (disoccupati, precari, cassintegrati), che non hanno sufficienti risorse per una vita dignitosa (e nemmeno per curarsi), non vi saranno nemmeno le poche decine di euro al mese promesse, per palesi fini elettorali, da Renzi e perché ormai è ben chiaro come l'ipotetica ripresa del PIL e dei consumi non si traduce in modo consequenziale in significativa nuova occupazione. 
Deve essere ben chiaro poi che dentro i vincoli del pareggio di bilancio, ridurre le tasse tagliando la spesa pubblica (servizi sociali) e con le privatizzazioni significa non immettere nuove risorse nel sistema e non aumenta il potere di acquisto dei ceti popolari per far riprendere i consumi.
Ed in ogni caso, in assenza di una politica industriale e di una strategia per orientare gli impieghi economici (che tenga conto anche delle compatibilità ambientali), l'eventuale ed ipotetica ripresa dei consumi non può che favorire principalmente, in queste condizioni, i prodotti d'importazione e non le imprese nazionali.

2 commenti:

  1. L’errore commesso dai padri nel dopo guerra?
    Non avere capito che il carattere non si forgia nell’agiatezza ma nel superare i problemi della vita quotidiana.
    Gli scarsi risultati del 3° millennio? Sono da attribuire all’apatia dei Giovani
    e alla disonestà (dei sessantottini che appartengono alla classe manageriale e politica) serva dei capitalisti che dopo là discesa in campo di SB ha spianato loro la strada.
    Rendendo l’Italia quello che è. Un grande mercato delle vacche dove il popolo sarà solo lo spalatore di letame. Sono più di venti anni che non investono un fico secco in’Italia per ammodernare le industrie
    Rende di più quotarsi in borsa e spostare gli stabilimenti nei paesi esteri dove il lavoro costa meno.
    L'ITALIA è la patria del precariato funge da riserva del domani.
    Quando il lavoro a basso costo nei paesi sottosviluppati finirà scongeleranno i nostri precari.
    Ho fatto un sogno utopico? Il Popolo si destava (finalmente ) e si univa per formare una -SPA- del lavoro
    Non esistevano più padroni chi aveva bisogno di manodopera si doveva rivolgere alla (-SPA-del lavoro)
    Pagando la manodopera di qui abbisognavano ad un prezzo stabilito dalla (S.P.A del lavoro)
    Il Tutto adeguando là manodopera al costo (reale) della vita ed hai costi di mercato
    I Cosi detti padroni che hanno sfruttato avidamente per secoli non esistevano più.
    il Popolo poteva scegliere Diventare padrone di se stesso ho prestatore di manodopera.
    La differenza del padrone di se stesso?
    Al padrone di se stesso Tolte le spese totali documentando il tutto rimaneva il 20% netto in più.
    La vera UTOPIA? Cosi facendo in un solo colpo avevano fatto sparire tutta la classe Politica serva delle lobby
    E le lobby stesse che non potevano più sfruttare il Popolo.
    Annullando di colpo tutti gli sprechi Perché il Popolo aveva solo un pensiero comune
    Unire le menti per fornire idee produttive con benefici per tutti.
    Chi non accettava? Era libero di andarsene via portando con sé per carità cristiana solo il 20% dei suoi possedimenti.
    PS Potrebbe essere un sogno che si avvera? Speriamo di SI.VITTORIO

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  2. Che Renzi abbia fatto un elenco dei suoi buoni propositi è legittimo. Che si voglia “fare”, dopo anni d’attesa, è legittimo. Anche la voglia di “fare” miracoli è legittima.
    Ma anche nell’ambito dei miracoli esiste una qualche priorità: chi non ha un lavoro e non ha mezzi di sussistenza va aiutato con urgenza e non può aspettare con pazienza gli effetti degli altri miracoli.

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