Provo a riassumere gli elementi che
compongono il quadretto delle riforme elettorali e costituzionali che
ci stanno propinando e che molti autorevoli costituzionalisti hanno significativamente definito la “svolta
autoritaria”:
una legge elettorale (l'Italicum) che
consegna al leader del primo partito classificato alle elezioni
(anche se costituisce, in termini assoluti e percentuali di voti, una
minoranza del Paese) tutti i poteri istituzionali (Governo,
Parlamento e conseguentemente un peso determinante nella scelta del
Presidente della Repubblica e dei membri della Corte Costituzionale e
del CSM di nomina parlamentare) oltre a cancellare le minoranze e a
mantenere l'impossibilità per i cittadini di scegliere i propri
rappresentanti (liste bloccate); di fatto, tanto più con le
segreterie di partito a nominare i parlamentari, un
semipresidenzialismo senza contrappesi;
una riforma costituzionale che elimina
la garanzia del bicameralismo perfetto (la doppia lettura per
l'approvazione delle leggi) rendendo il Senato una consesso di
dopolavoristi nominati dai partiti dominanti e non un autonomo e
indipendente Organo di garanzia (potere di indagine e di controllo,
partecipazione rilevante nella nomina degli organi costituzionali ed in caso di riscrittura delle norme costituzionali) che solo
un'elezione a suffragio universale con proporzionale senza soglie di
sbarramento avrebbe la forza di legittimare;
l'assunzione di un potere costituente
da parte di un Parlamento eletto attraverso una legge elettorale
costituzionalmente illegittima;
l'accordo che sta alla base delle
'riforme' e del 'cambiamento', fatto con forze politiche e personaggi
(Berlusconi, Forza Italia, la Lega) che non hanno alcun titolo morale
e politico per riscrivere la Carta Fondamentale del Paese;
il disegno strategico che è a
fondamento del 'cambiamento' di Renzi: la piena attuazione delle
politiche liberiste (austerità, precariato, liberalizzazioni e
privatizzazioni) eliminando gli impacci costituzionali, nel solco di
quanto esplicitato da JP
Morgan, insieme alle pur ormai flebili e residue opposizioni
politiche e sindacali; eppure anche i più ottusi tifosi di Renzi
dovrebbero porsi il problema di cosa succederebbe se le elezioni
fossero vinte un domani da un nuovo Hitler o Mussolini o quantomeno
da un nuovo Berlusconi una volta smantellate tutte le garanzie
costituzionali e delegittimate tutte le forme di resistenza sociale,
di quali e quanti poteri sarebbero accentrati 'legalmente' nelle mani
di un solo uomo.
E' dunque un fatale errore politico,
anche da parte di Grillo che dimostra ancora una volta la propria
miopia politica, quello di considerare la vittoria di Renzi alle
europee il via libera da parte degli italiani alle 'riforme': un
conto sono le elezioni europee, un conto sono le elezioni politiche,
un conto sono le elezioni per un'assemblea costituente. Se possiamo
realisticamente attribuire alle ultime elezioni europee il valore di
un megasondaggio d'opinione emerge certo che Renzi è in questo
momento il politico più popolare del Paese ma si tratta di un
politico che in termini assoluti raccoglie la fiducia di poco più
del 20
per cento dei cittadini. E questo non gli concede alcun mandato
popolare a scardinare la carta fondamentale della Repubblica.
Di tutto questo, di questo indegno
progetto in corso tutto ciò che oggi l'informazione mette in
evidenza, con la Repubblica e Il Fatto in testa, è unicamente la
questione dell'immunità dall'arresto e dalle intercettazioni dei
membri del nuovo Senato. Cioè si dà in pasto al popolino l'ennesima
manifestazione della lotta alla casta per far dimenticare la
complessiva natura antidemocratica, oligarchica, piduista delle
'riforme' renziane. E magari per poter cantare vittoria, pur dentro una svolta autoritaria, se verranno
meno le immunità per i senatori come se le garanzie per i membri del
Parlamento da ingiuste intromissioni del potere esecutivo non fossero
state da sempre la condizione indispensabile e irrinunciabile sulla
quale sono stati fondati i Parlamenti e le Costituzioni. Tanto più di fronte ad una maggioranza politica e ad un Esecutivo che si vogliono onnipotenti. Immunità
che è evidentemente cosa ben diversa dall'impunità per i politici
per i reati comuni ma questa non dipende da norme astratte ma dalla
forza con cui l'opinione pubblica e gli elettori esprimono la propria
condanna morale nei confronti dei comportanti moralmente e penalmente
devianti di chi è chiamato a ricoprire cariche pubbliche.
dalle parole bisogna passare ai fatti perche non fondare un comitato dei cittadini con a capo un avvocato che possa intervenire su tutto il marciume del palazzo??????
RispondiElimina@marina allegrini ... parliamone!
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