"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 7 febbraio 2010

Le barzellette di Berlusconi e la svolta di Di Pietro.

Berlusconi, messo alle strette e all'angolo nel corso del 2009 da scandali sessuali, dalle rivelazioni di pentiti di mafia, dalla fronda interna di Gianfranco Fini, dagli attacchi di Repubblica e della stampa internazionale, dall'evoluzione dei processi Dell'Utri e Mills, ha ripreso a raccontare barzellette e e a raccontare fandonie in giro per il mondo e questo è il segno della 'normalizzazione' della politica italiana e di qualcosa che deve essersi compiuto, al riparo da occhi indiscreti, a cavallo dei trascorsi mesi di novembre e dicembre.
Se l'apice dello scontro politico era stato raggiunto con il presunto attentato di Tartaglia quello che si percepisce ora invece è una sorta di tregua, di grande pacificazione nazionale, di quell'abbassamento dei toni più volte e da diverse parti richiesto.

Certo non mancano le abituali scaramucce nel teatrino dei partiti, alcuni 'giapponesi' come Feltri e Belpietro da una parte e il gruppo de il Fatto di Travaglio che continuano la guerra, non mancano colpi bassi, dossier e insinuazioni come quelli contro Di Pietro di cui si fa promotore, in modo sorprendente, il Corriere della Sera.
Ma di certo è singolare questo clima di pacificazione nel periodo che precede importanti elezioni quali le prossime regionali.
E' la tregua tra Gianfranco Fini e Berlusconi.
E' la tregua tra Repubblica ed il Presidente del Consiglio: gli scandali sessuali sono ormai cosa dimenticata (evidentemente sono bastate le risposte fornite a Bruno Vespa) e persino le rivelazioni di straordinaria gravità da parte dei pentiti di mafia nei confronti di Berlusconi, delle sue aziende e dei suoi collaboratori scivolano nell'indifferenza delle notizie che si susseguono le une alle altre.
E' la tregua tra Boffo-Ruini e Feltri-Berlusconi.
Dopo mesi di grillismo ed in cui si è autoproclamato unica opposizione, cavalcando tutti i movimenti di protesta e tutte le piazze, è la tregua di Di Pietro verso Giorgio Napolitano ed il PD a cui riconosce la centralità per la formazione di un'alternativa di governo alla destra.
Se contro Berlusconi vi era stata la convergenza della finanza italiana ed internazionale e di pezzi di mafia e del Vaticano, con la benedizione dell'amministrazione Obama e trovando quali strateghi e portavoce Fini, D'Alema e Casini, tutto ora sembra essersi acquietato.
Ha vinto Berlusconi o è venuto a patti e, nel caso, a quali patti?
Quali armi, quali alleanze anche internazionali (Putin? Gheddafi?), la minaccia di rivelare quali segreti ha messo sul piatto per rimandare o impedire la defenestrazione?
Personalmente sono convinto che la vicenda di Berlusconi Presidente del Consiglio è prossima alla fine. Perché erano troppe e troppo potenti le forze coalizzate contro di lui. Perché è razionalmente inammissibile per il mondo delle democrazie occidentali, persino per una paese come l'Italia, la leadership poltica affidata ad un personaggio talmente inaffidabile, indifendibile e impresentabile, soprattutto nel momento in cui si affrontano questioni terribili quali il conflitto con l'Iran e la crisi economica mondiale.
Vi è già nelle candidature del centro destra alle regionali il segno del suo disimpegno.
Parzialmente estromesso il PDL dalla Sicilia di Lombardo, quasi ovunque i candidati governatori, soprattutto quelli che hanno chances di vittoria, sono leghisti o finiani o esterni (Formigoni, Caldoro) alla sua cerchia.
Si è solo riservato di far candidare alcune sue pupille, quelle stesse veline che le polemiche di Veronica e di Fare Futuro aveva impedito di presentare nelle liste delle Europee, ma in fondo chi potrebbe ormai rimproverargli questa piccola debolezza?
Il suo farsi da parte è secondo me (come si sarebbe detto un tempo, l'ottimismo della volontà ...) solo rimandato di qualche mese ma se avverrà è solo sulla base di un grande e immondo accordo.
Cosa ottiene Berlusconi in cambio?
L'impunità giudiziaria per sé ed i propri fedelissimi come prima cosa. Ecco proprio per le modalità con le quali verrà definito lo scudo giudiziario che dovrà proteggerlo sarà possibile capire il futuro della politica italiana dei prossimi mesi. Il processo breve, dicono, è solo una forma di minaccia per far passare altre norme. Anzitutto il legittimo impedimento che però a sua volta è solo un espediente per il rinvio temporaneo dei processi e che comunque presuppone la permanenza nella carica di Capo del Governo. Lo stesso per il lodo Alfano elevato a norma costituzionale.
Cosa lo salverebbe se non rivestisse più una carica istituzionale?
Si pensa forse ad un'influenza bipartisan su giudici e sui processi più delicati che comunque non dovessero cadere in prescrizione? O ad un provvedimento risolutivo quale il ripristino dell'immunità parlamentare che avrebbe l'effetto di salvare non solo Berlusconi ma tutta la casta politica? Al riguardo c'è da constatare che quella maggioranza di due terzi necessaria per approvare le modifiche costituzionali, senza passare per un referendum confermativo, è ad un passo dal materializzarsi grazie alla nascita del partito di Rutelli, l'Alleanza per l'Italia.
Basterebbe qualche altra defezione dal PD e dall'IDV e qualche scelta di coscienza per raggiungere il quorum necessario senza compromettere l'immagine del PD.
Ma contropartite Berlusconi, in questo ipotetico vergognoso accordo, può riceverne e tante sul piano dell'estensione della propria influenza economica e finanziaria, dalle opportunità per coltivare affari in combutta con Putin e Gheddafi all'espansione nei media nordafricani fino al rafforzamento del proprio ruolo nell'ambito della grande finanza (e forse le manovre in corso per Mediobanca e Generali qualcosa potrebbero significare).
E' in questo quadro che si innesta la svolta politica dell'Italia dei Valori di Di Pietro ed il suo riconoscere centralità e leadership al Partito Democratico.
Senso di responsabilità di non rendere impossibile un'alternativa a Berlusconi con elezioni che potrebbero essere più imminenti di quanto si immagina? Paura di essere estromesso o marginalizzato da future alleanze incentrate su di un patto PD-UDC? Necessità di dare soddisfazione con la partecipazione ai governi regionali ai quadri locali del partito? Timore di poter essere investito da attacchi e calunnie (è talmente risibile lo scoop del Corriere della Sera da far quasi pensare ad un avvertimento in stile mafioso)?
Con tutta la fiducia che si può nutrire nei confronti di Di Pietro e del suo fiuto e pragmatismo politico, si tratta di una scelta incomprensibile e contraddittoria rispetto alle dichiarazioni ed agli atti politici con cui, almeno nell'ultimo anno e mezzo, ha mobilitato e galvanizzato iscritti, simpatizzanti ed elettori.
Non è detto che non abbia ragione ma fare politica in modo serio significa spiegare con argomenti adeguati e convincenti le svolte (mi rendo conto che sottoporle al dibattito pubblico sia chiedere troppo ….).
Fare politica in modo serio significa partire dai valori, dai principi, dagli interessi e dai ceti sociali che si vogliono rappresentare e dagli obiettivi che si vogliono raggiungere. Il tatticismo partitico dovrebbe essere solo una conseguenza altrimenti la politica si riduce ad una mera lotta per le poltrone e per il potere.
Il sogno che suscitava l'azione politica di Di Pietro era quello di un progetto in grado di tagliare le unghie agli avvoltoi delle oligarchie e ai signorotti feudali che infestano l'Italia per ridare il primato al bene comune. Dar vita in sostanza ad un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale che unisse le persone oneste e capaci, di destra e di sinistra, per salvare l'Italia. Riproporre ora alleanze con partiti opachi o compromessi come il PD e l'UDC, senza nemmeno chiarire quali siano i 'valori non negoziabili', smentendo persino, con l'appoggio a Di Luca, l'impegno di non appoggiare candidati inquisiti o condannati, appare perciò incomprensibile e inaccettabile. Nel merito e nel metodo.
Continuare a votare turandosi il naso non mi sembra davvero, nell'Italia di oggi, una buona proposta politica.

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