"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

martedì 23 gennaio 2018

Potere al Popolo: intervista a Viola Carofalo





Ciao Viola anzitutto grazie per la tua disponibilità a questa intervista. Prima domanda: chi è Viola Carofalo? In breve puoi descrivere la tua storia personale e politica? Sarai candidata?

La mia storia politica e personale non è molto diversa da quella di tutti i militanti e gli attivisti di Potere al popolo: non ho un lavoro stabile; nello specifico sono ricercatrice precaria in filosofia all'università; ho militato per anni nei collettivi universitari, nelle occupazioni di spazi da dedicare alle attività sociali in città a fianco dei disoccupati, dei lavoratori e degli immigrati, e ho sempre partecipato ai cosiddetti movimenti “antagonisti”, che avevano come scopo quello di costruire e di proporre un’alternativa a quei cambiamenti della società, che si sono avverati negli ultimi vent'anni.
Per quanto riguarda la candidatura: no, non sarò candidata. Abbiamo dovuto scegliere un capo politico perché questa legge elettorale ce lo ha imposto; la scelta è caduta su di me, e ne sono felice; ma proprio per scardinare la logica personalistica delle elezioni politiche, abbiamo ritenuto opportuno che il capo politico non fosse anche candidato.

La Sinistra di Alternativa manca in Parlamento da dieci anni. Al di là degli errori e dei limiti dei dirigenti della Sinistra Radicale e d'ispirazione Comunista non pensi che ciò sia dipeso soprattutto dalla marginalità che nella cultura diffusa, nel senso comune hanno ormai le istanze di Sinistra? Cioè se parli con i giovani, con i precari, con i disoccupati, con i lavoratori poveri – a causa dell'enorme potere di persuasione esercitato dai media - si percepisce che per la maggioranza di loro questo mondo è l'unico mondo possibile, che non esiste altra strada alla competizione di tutti contro tutti, che le disuguaglianze, i super profitti, le super retribuzioni dei manager e delle star dello sport e dello spettacolo è la normalità. Che interessa di più l'ultimo modello di smartphone o di capo firmato che avere politiche egualitarie ed efficaci per il lavoro o la casa o la salute. E che la soluzione ai loro/nostri problemi non è il controllo collettivo e popolare sull'economia ma, di volta in volta, la guerra ai migranti, ai “vecchi” che con i loro privilegi avrebbero compromesso il futuro dei giovani, alle tasse, al debito pubblico, alle inefficienze e agli sprechi delle istituzioni pubbliche.

Se le cosiddette “istanze di sinistra” sono diventate marginali nella cultura di massa, questo è dipeso piuttosto dalle scelte di quella sinistra politica che negli ultimi anni, purtroppo, non ha fatto altro che rincorrere le scadenze elettorali. Io credo che sia necessario fare una distinzione, a proposito di questo argomento: dobbiamo distinguere, infatti, una rappresentazione delle istanze tradizionalmente di sinistra, che non ha trovato spazio nel discorso politico e massmediatico degli ultimi anni, e un sentimento “di sinistra” che invece accomuna molte persone che sono disposte a mettere tempo ed energie a disposizione, per portare avanti pratiche volte a scardinare il razzismo, il classismo, e insomma l’imbarbarimento che chi ci ha governato, negli ultimi anni (di qualsiasi “colore”) hanno cercato di incoraggiare con le loro scelte politiche. Considerato questo presupposto, è tuttavia vero che tra le classi popolari di questo paese si registra un tasso di rassegnazione enorme, che porta molte persone ad accettare le cose per come stanno. Questo senso di rassegnazione, però, si combatte proponendo pratiche diverse: progetti di mutualismo che oltre a risolvere un problema immediato (l’accesso ai servizi sanitari, il doposcuola, la raccolta di vestiti, o la consulenza legale per il diritto al lavoro), “educhi” quante più persone possibile, a rivendicare i diritti, chiederne di nuovi, e organizzarsi per cambiare realmente le cose, secondo quelle che sono le necessità che possono cambiare da territorio a territorio, da situazione a situazione. Potere al popolo ha proprio questo scopo: rafforzare questo tipo di coraggio, che esiste ma che troppo spesso non trova il il giusto spazio per esprimersi.