Ciao Viola anzitutto grazie per la
tua disponibilità a questa intervista. Prima domanda: chi è Viola
Carofalo? In breve puoi descrivere la tua storia personale e
politica? Sarai candidata?
La mia storia politica e personale non
è molto diversa da quella di tutti i militanti e gli attivisti di
Potere al popolo: non ho un lavoro stabile; nello specifico sono
ricercatrice precaria in filosofia all'università; ho militato per
anni nei collettivi universitari, nelle occupazioni di spazi da
dedicare alle attività sociali in città a fianco dei disoccupati,
dei lavoratori e degli immigrati, e ho sempre partecipato ai
cosiddetti movimenti “antagonisti”, che avevano come scopo quello
di costruire e di proporre un’alternativa a quei cambiamenti della
società, che si sono avverati negli ultimi vent'anni.
Per quanto riguarda la candidatura: no,
non sarò candidata. Abbiamo dovuto scegliere un capo politico perché
questa legge elettorale ce lo ha imposto; la scelta è caduta su di
me, e ne sono felice; ma proprio per scardinare la logica
personalistica delle elezioni politiche, abbiamo ritenuto opportuno
che il capo politico non fosse anche candidato.
La Sinistra di Alternativa manca in
Parlamento da dieci anni. Al di là degli errori e dei limiti dei
dirigenti della Sinistra Radicale e d'ispirazione Comunista non pensi
che ciò sia dipeso soprattutto dalla marginalità che nella cultura
diffusa, nel senso comune hanno ormai le istanze di Sinistra? Cioè
se parli con i giovani, con i precari, con i disoccupati, con i
lavoratori poveri – a causa dell'enorme potere di persuasione
esercitato dai media - si percepisce che per la maggioranza di loro
questo mondo è l'unico mondo possibile, che non esiste altra strada
alla competizione di tutti contro tutti, che le disuguaglianze, i
super profitti, le super retribuzioni dei manager e delle star dello
sport e dello spettacolo è la normalità. Che interessa di più
l'ultimo modello di smartphone o di capo firmato che avere politiche
egualitarie ed efficaci per il lavoro o la casa o la salute. E che la
soluzione ai loro/nostri problemi non è il controllo collettivo e
popolare sull'economia ma, di volta in volta, la guerra ai migranti,
ai “vecchi” che con i loro privilegi avrebbero compromesso il
futuro dei giovani, alle tasse, al debito pubblico, alle inefficienze
e agli sprechi delle istituzioni pubbliche.
Se le cosiddette “istanze di
sinistra” sono diventate marginali nella cultura di massa, questo è
dipeso piuttosto dalle scelte di quella sinistra politica che negli
ultimi anni, purtroppo, non ha fatto altro che rincorrere le scadenze
elettorali. Io credo che sia necessario fare una distinzione, a
proposito di questo argomento: dobbiamo distinguere, infatti, una
rappresentazione delle istanze tradizionalmente di sinistra, che non
ha trovato spazio nel discorso politico e massmediatico degli ultimi
anni, e un sentimento “di sinistra” che invece accomuna molte
persone che sono disposte a mettere tempo ed energie a disposizione,
per portare avanti pratiche volte a scardinare il razzismo, il
classismo, e insomma l’imbarbarimento che chi ci ha governato,
negli ultimi anni (di qualsiasi “colore”) hanno cercato di
incoraggiare con le loro scelte politiche. Considerato questo
presupposto, è tuttavia vero che tra le classi popolari di questo
paese si registra un tasso di rassegnazione enorme, che porta molte
persone ad accettare le cose per come stanno. Questo senso di
rassegnazione, però, si combatte proponendo pratiche diverse:
progetti di mutualismo che oltre a risolvere un problema immediato
(l’accesso ai servizi sanitari, il doposcuola, la raccolta di
vestiti, o la consulenza legale per il diritto al lavoro), “educhi”
quante più persone possibile, a rivendicare i diritti, chiederne di
nuovi, e organizzarsi per cambiare realmente le cose, secondo quelle
che sono le necessità che possono cambiare da territorio a
territorio, da situazione a situazione. Potere al popolo ha proprio
questo scopo: rafforzare questo tipo di coraggio, che esiste ma che
troppo spesso non trova il il giusto spazio per esprimersi.
Potere al Popolo mette al centro
della sua azione politica il mutualismo, cioè la realizzazione di
pratiche di auto-organizzazione popolare per fare fronte ai bisogni
essenziali – reddito/lavoro, salute, istruzione, casa, cultura,
ecc. - che le strutture pubbliche, per una deliberata volontà
politica subalterna alla voracità del capitale, non hanno più la
possibilità di prendere in considerazione. Ed in effetti il
mutualismo è stato all'origine della nascita e della diffusione del
movimento operaio italiano sin dalla fine dell'Ottocento ed è stata
una delle ragioni fondamentali per il successo elettorale di Syriza
in Grecia. Nel mutualismo poi c'è la tua storia personale e politica
che tu fermamente rivendichi. Parte da qui la possibilità di una
rivoluzione culturale e poi dunque politica anche in Italia? Ma come
si fa a rendere di massa pratiche che al momento sembrano solo “di
nicchia”, limitate a centri sociali che appaiono un mondo estraneo
anche a larga parte dei ceti popolari?

Passo ora alle domande “difficili”
e “scomode”, a certe critiche che vengono da Sinistra – almeno
a quanto si può leggere sui social - sul profilo politico e sul
programma di Potere al Popolo. La prima critica riguarda il fatto che
con Potere al Popolo si presenterebbe agli elettori l'ennesima
versione di una lista Arcobaleno, debolmente caratterizzata da un
punto di vista ideologico, anziché ripartire dall'unità dei
comunisti rimettendo insieme tutte le microformazioni tra cui si è
disperso il mondo comunista.
Come ho detto nella risposta
precedente, Potere al popolo è prima di tutto una federazione di
lotte. Se si guarda anche alle nostre candidature, quello che
vogliamo rappresentare sono tutte le persone che lottano per un
lavoro stabile, per una scuola e una sanità di qualità e aperte a
tutti, per il rispetto della dignità delle persone più
svantaggiate, per promuovere politiche di accoglienza, per
riconsiderare i trattati europei e sottoporli al giudizio del popolo
e non di una ristretta cerchia di tecnocrati… questo non è frutto
di una scelta ideologica, fatta a tavolino, ma è frutto
dell’esperienza di questi ultimi anni. Le lotte e le pratiche
sociali sono la spina dorsale di Potere al popolo. Chi ha creduto in
questo progetto, si è messo a disposizione, e si è riconosciuto
come compagno di strada in un percorso che non parte da oggi e non
nasce per le elezioni, è stato e sarà il benvenuto. Non si fanno
cartelli elettorali, non dobbiamo tenere dentro qualcuno solo perché
nel nome del suo gruppo ha la parola “comunista”. Questo tipo di
discorso non ci interessa, proprio perché crediamo che il comunismo
sia, permettetemi la citazione, quel “movimento reale che abolisce
lo stato di cose presenti”, e non un poster da appendere in camera.
Se alcuni gruppi politici, che hanno fatto parte di precedenti
cartelli elettorali come la sinistra arcobaleno, hanno ritenuto
opportuno dare una mano al progetto, è perché una volta tanto non
hanno potuto fare a meno di ascoltare le spinte dal basso, ovvero la
voce di chi ha passato questi anni nelle piazze e nelle strade.
Potere al popolo non è la riproposizione di qualcosa di vecchio, ma
il tentativo di riportare nel discorso politico parole come lotta,
diritti, uguaglianza, antifascismo… e di farlo con tutti i
protagonisti che hanno sempre lavorato per affermare questi valori.
Mi sembra sia questa la cosa più vicina all’unità dei comunisti
di cui molti parlano, pensando di risolvere la cosa in qualche
assemblea di direzioni politiche a porte chiuse…
La seconda critica è relativa alla
posizione secondo alcuni timida o ambigua di Potere al Popolo
riguardo alla questione dell'euro e dell'Unione Europea. Cioè per
una parte di quel poco che resta del popolo della Sinistra, lo
schierarsi – qui ed ora – per l'uscita dall'euro e dall'Unione
Europea è la condizione indispensabile per ridare credibilità ad
una prospettiva di Alternativa. Ed in effetti risponde a verità il
fatto che dentro i vincoli dell'austerità, dentro l'impossibilità
di stampare moneta per finanziare spesa sociale e investimenti
produttivi, dentro il divieto di intervento pubblico nell'economia –
così come scritto nei trattati europei – non c'è spazio per
combattere povertà, sfruttamento, disoccupazione, precarietà,
smantellamento dei servizi e dei diritti sociali.
La nostra posizione sull’Unione
europea non presenta alcuna timidezza, anzi è calata nella realtà
di quelli che sono i rapporti di forza esistenti tra i popoli che
compongono l’Europa, e di questa specie di tecnocrazia che difende
gli interessi delle banche, degli industriali grandi e piccoli, degli
speculatori… di chi insomma da sempre si arricchisce sulle spalle
di chi lavora. Questa Europa va ribaltata completamente; dobbiamo
rimetterci al centro, e dobbiamo reclamare lo spazio che ci è
dovuto. Ribaltare i termini dei trattati, favorire i lavoratori e le
persone, non i capitali e le merci… è questo il nucleo della
nostra posizione sull’Europa. Un’unione europea che si basa solo
sui trattati, per dare ai vecchi stati nazionali strumenti più
potenti per portare avanti politiche di austerità, di abbassamento
del costo del lavoro, di inasprimento delle disuguaglianze, è
un’Unione europea che risponde a interessi che non sono i nostri e
che noi rifiutiamo completamente. Quello che dobbiamo fare è, prima
di tutto, riprendere il nostro diritto di decidere, su tutto quello
che ci riguarda, mettendo in chiaro che i trattati tra gli Stati
devono mirare all’amicizia tra i popoli, alla riduzione delle
disuguaglianze, ai diritti e alla tutela dei più deboli,
all’accoglienza… tutto ciò che non va in questa direzione va
abolito e rifiutato.
Un altro aspetto che ha destato non
poche perplessità tra gli elettori di Sinistra è la richiesta di
abolire l'articolo 41bis, il regime speciale per gli esponenti della
criminalità organizzata in carcere, in quanto ciò viene considerato
un pericoloso cedimento al potere delle mafie.
Sappiamo benissimo che l’applicazione
del regime carcerario che segue l’articolo 41 bis non ha reso meno
forte il potere della mafia, che anzi negli ultimi 20 anni sembra
essersi rafforzato e ramificato. Inoltre il regime di carcere duro
non è stato sempre applicato agli esponenti della criminalità
organizzata: ricordiamo gli attivisti No TAV in attesa di giudizio
sottoposti al 41bis, ma ricordiamo anche clamorosi casi di errori
giudiziari.
Abolire il 41bis non vuol dire fare un
regalo ai mafiosi. Per quanto possono immaginarsi misure particolari
per evitare che i boss mafiosi costruiscano reti di potere nel
carcere o dal carcere, sappiamo che la soluzione è una sola: la
mafia si combatte sottraendo alla criminalità il terreno su cui essa
prospera. Combattere la realizzazione delle grandi opere, occasione
spesso sfruttata per infiltrazioni mafiose, ci sembra (tanto per fare
un esempio) un modo più efficace di combattere la criminalità, così
come ci sembra un modo efficace, quello di avviare progetti di
mutualismo e ristabilire un senso di comunità nei cosiddetti
territori o quartieri “a rischio” lottando insieme per guadagnare
diritti, invece che intervenire con la repressione e il controllo
sociale nei confronti di chi già quotidianamente non riceve altro
che porte in faccia. Abolire il 41bis è un passaggio necessario per
parlare di riforma carceraria, e per dare un valore riabilitativo e
non punitivo alla pena che i detenuti devono scontare. Il 41bis
impone isolamento totale, rarissimi contatti umani, impossibilità di
distinguere il giorno dalla notte, il divieto di possedere carta,
libri, penne… si tratta di un regime che punta all’annullamento
dell’essere umano, non alla sua riabilitazione. Come possiamo dire
che per qualcuno questa forma di tortura possa essere lecita? Se il
carcere deve essere riabilitativo deve esserlo per tutti, non solo
per qualcuno.
Parliamo del dopo elezioni. Che
succederà per Potere al Popolo dal 5 marzo? Qualunque sia il
risultato elettorale proseguirà il processo di costruzione di una
Sinistra di Alternativa? Se guardiamo al quadro politico generale lo
scenario più probabile ad oggi è quello della formazione di un
“governissimo” subalterno alle logiche del capitalismo liberista
e dell'Unione Europea con dentro PD, Forza Italia ed anche Liberi e
Uguali di D'Alema e Bersani (e ciò probabilmente implicherebbe la
deflagrazione di Liberi e Uguali con la fuoriuscita della componente
ex SEL-Sinistra Italiana). Se ciò accadesse Potere al Popolo dovrà
continuare a lavorare per organizzare e tenere insieme le forze di
Sinistra anti-sistema (tra le quali evidentemente non possono essere
annoverati i vendoliani) oppure considerare Sinistra Italiana un
interlocutore possibile e necessario per la costruzione di una
Sinistra di Alternativa? E come pensi si muoverà al riguardo
Rifondazione Comunista, la forza politica più importante che
partecipa a Potere al Popolo, che ha sempre coltivato negli ultimi
anni il tentativo di unirsi elettoralmente a SEL-Sinistra Italiana?
Io penso che il 5 marzo saremo in
parlamento. In ogni caso, però, le lotte che Potere al popolo
rappresenta saranno sicuramente più forti e avranno uno strumento in
più. Questo sarà il risultato più importante. Se si capisce
questo, si capisce anche che alleanze non ne faremo, tanto meno con
chi, come SEL e SI, sono stati lontani dalle piazze, dalle strade, e
da tutti quei tentativi di resistenza alle politiche di austerità.
Gli interlocutori saranno solo quelli che hanno creduto e costruito
insieme a noi, fino in fondo, questo progetto. Saranno quelli che si
metteranno a disposizione per proporre quotidianamente, e
concretamente, un’alternativa di società basata sulla solidarietà,
sull'uguaglianza, sul lavoro stabile e garantito… tutte le forze
dei singoli, in questo senso, sono benvenute. I ravvedimenti di quei
partiti politici che in questi anni hanno pensato solo a organizzare
cartelli elettorali, francamente, non li crediamo possibili.
Un'ultima domanda su De Magistris
che non è protagonista dell'iniziativa di Potere al Popolo ma che
comunque appare in lontananza sullo sfondo. Qual è il tuo giudizio
sull'amministrazione comunale di Napoli? Ritieni, auspichi che De
Magistris possa partecipare ed impegnarsi nel dopo elezioni nella
costruzione della Sinistra di Alternativa dentro Potere al Popolo o
comunque insieme a Potere al Popolo?
L’esperienza amministrativa di De
Magistris è stata positiva per un motivo preciso: questa
amministrazione ha aperto in effetti un canale con i movimenti
sociali di questa città che per la prima volta sono stati ascoltati.
Durante gli ultimi anni, abbiamo potuto conoscere molte persone che hanno
mostrato sensibilità per il nostro progetto. Allo stesso tempo, altri, che erano già vicino a noi, hanno pensato di instaurare con l’amministrazione un rapporto più stretto. Tutto questo ci è stato molto utile perché,
indirettamente, ci ha permesso di crescere e di rafforzarci. Questa
valutazione però non significa che ci sia un auspicio particolare ad un impegno di De Magistris in prima persona dentro o insieme a Potere
al popolo. In ogni caso, vale quello che diciamo sempre: chi con
umiltà, dedizione, convinzione, si mette al servizio del progetto e
del tentativo di moltiplicare le pratiche di lotta nel nostro paese,
è il benvenuto.
Nessun commento:
Posta un commento