"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

lunedì 30 maggio 2011

Berlusconi e Bossi sconfitti alle amministrative. E ora?

Il centro sinistra ha vinto a Milano, Napoli, Trieste e Cagliari. Con Berlusconi che aveva dato a queste elezioni amministrative il valore di un referendum sul suo governo è sconfitta anche la Lega.
Quello che è un esito normalmente scontato nelle democrazie europee – la maggioranza al potere che viene punita di fronte ad una gravissima crisi economica, si vedano i risultati di Zapatero e della Merkel – assume in Italia un valore straordinario, nonostante la presenza di un capo del governo totalmente screditato moralmente e politicamente, perché il risultato non era affatto scontato e per la differenza dei mezzi a disposizione (televisioni) delle due coalizioni.
La domanda che tutti naturalmente ci facciamo è: cosa succederà ora?
E' evidente che Berlusconi non ha alcuna intenzione di dimettersi e di mollare spontaneamente la guida del governo. Ma la Lega?
Il partito di Bossi è riuscito ad assumere, soprattutto negli ultimi tempi ed in una misura inversamente proporzionale al declino di Berlusconi, un potere ed un peso politico assolutamente abnorme e sproporzionato rispetto all'effettivo consenso elettorale. Se i cavalli di battaglia con cui si è caratterizzata dal momento della fondazione - la lotta all'immigrazione, il federalismo - la sua propaganda populistica sono rimasti semplici strumenti di proselitismo (è sufficiente guardare allo stillicidio di sbarchi di profughi nell'Italia meridionale), l'azione della Lega, la minaccia mai troppo velata di puntare alla divisione del Paese, l'essere determinanti nella formazione delle maggioranza politiche nazionali, hanno causato una rilevantissima riallocazione di risorse e di finanziamenti pubblici, di centri di potere (leggi Banche) dal centro sud al nord. In questo quadro la Lega ha acquisito un'enormità di poltrone nelle Istituzioni, nei consigli d'amministrazione degli enti, delle fondazioni bancarie e delle banche, nella Rai.
Se vuole mantenere questo potere non è pensabile che la Lega accompagni per un altro anno e mezzo il declino, ormai irreversibile quantomeno in ragione dell'età, di Berlusconi, di restare legata mani e piedi al suo destino e appesa al filo dell'opportunismo dei 'responsabili' o di qualche ras del PDL che decida di abbandonare la nave che affonda.

sabato 28 maggio 2011

Il punto. Berlusconi delira mentre l'Italia affonda e il mondo esplode.


Berlusconi percorre il viale del tramonto della sua esperienza politica abbandonando ogni residuo senso di decenza istituzionale e di rispetto degli avversari, coprendo di insulti i candidati dell'opposizione alle elezioni amministrative e i loro elettori di sinistra, definiti senza cervello, invadendo inutilmente telegiornali pubblici e privati. Si appella persino ad Obama, durante la riunione del G8, contro la dittatura dei giudici comunisti (e possiamo ben immaginare quanto questo accresca la credibilità ed il prestigio internazionale del nostro Paese), facendo fortemente dubitare sulle condizioni della sua salute mentale.
Mentre il degrado politico raggiunge un livello che forse l'Italia non aveva mai conosciuto nella sua storia, rendendo francamente ridicoli e fuori luogo gli appelli di Napolitano e delle gerarchie vaticane al dialogo e alla moderazione dei toni del dibattito pubblico, la situazione del paese reale si rivela nella sua piena drammaticità.

Il Rapporto annuale dell'Istat parla di un italiano su quattro che vive dentro la povertà o rischia di entrarci. Non funziona più, commenta Ilvo Diamanti, l'ascensore sociale: viviamo in un'Italia cristallizzata, senza sbocchi. Se coloro che nascevano negli anni cinquanta, sessanta e primi anni settanta avevano fondate speranze di migliorare la propria condizione sociale ed economica rispetto ai genitori, grazie al conseguimento di un titolo di studio (diploma o laurea) per il quale valeva la pena di fare sacrifici perché trovare un posto fisso, da operaio o nel pubblico impiego, o emergere nelle professioni liberali non era una chimera, la prospettiva per i giovani è ora la disoccupazione e il precariato e comunque un reddito inadeguato a progettare un futuro. I giovani sono definiti una razza in via di estinzione e tra quei pochi che ci sono oltre due milioni hanno abbandonato sia gli studi che la ricerca del lavoro mentre molti altri scappano all'estero per provare a coltivare il proprio talento.
E' un Paese triste e in declino quello che emerge in tutte le ricerche (nel classifica del 'PIL della felicità' l'Italia è agli ultimi posti dei paesi OCSE). La tragedia della crisi, quella crisi che il governo e molte televisioni hanno tentato di nascondere, trova riscontro anche nell'aumento dei suicidi.
Manca una politica industriale, manca un'imprenditoria (troppo piccola nelle dimensioni aziendali, spesso drogata dagli aiuti pubblici, soffocata da una pubblica amministrazione inefficiente e soprattutto dalla concorrenza sleale dell'economia criminale e in nero) in grado di far tornare il (vero) 'made in Italy' competitivo nel mondo attraverso l'innovazione e la creatività e non semplicemente con la riduzione del costo del lavoro, mancano investimenti nella ricerca, la scuola pubblica è stata smantellata, ci sta sfuggendo la capacità di cogliere l'occasione offerta dallo sviluppo della green economy.

venerdì 27 maggio 2011

Lettieri e Moratti: storia di una campagna elettorale molesta


di Maria Melania Barone


NAPOLI - Che i candidati del Pdl avessero qualcosa di "particolare" questo lo si sapeva già. Il problema è definire se si tratta di qualcosa di positivo o di negativo. Chi è in grado di stabilirlo?


Un modo per valutare correttamente è guardare ai contenuti di programma esposti nella campagna elettorale, almeno è quanto suggerisce la logica. Programmi inesistenti per quanto riguarda la Moratti che ha fatto tappezzare la città di Milano con manifesti strani come "via le BR dalle procure" oppure "Abbasso le Br di sinistra". Il programma di Lettieri invece è più sofisticato: si avvale della sottile questione "inceneritori" per la risoluzione dei rifiuti. Insomma un ennesimo miracolo in pieno stile Berlusconiano! Lettieri ha imparato bene dal maestro. Ma si sa, a Napoli nulla viene per caso e se le strade si affollano di buste indifferenziate dietro c'è un'implicita richiesta della Camorra: fondi pubblici, inceneritori, soldi, sempre soldi. Dietro ad ogni emergenza si nasconde sempre la storia del lucro per la piccola casta e allora ci si chiede: sono davvero gli inceneritori la soluzione per Napoli?


La risposta la da Luigi de Magistris, che nella sua probabile carica di Sindaco per Napoli ci crede davvero e non vede l'ora di sperimentarsi cercando di vincere dal basso le ingerenze della criminalità organizzata. Per de Magistris c'è un modo per salvare la città: impianti per il trattamento dei rifiuti. La soluzione dunque è verde non perchè piace alla Lega, ma perchè piace all'ambiente... la soluzione è riciclarli, vendere il ricavato ed abbassare le tasse.


Si tratta di una trovata che proprio non va giù alla sponda del PDL: perchè? Perchè piace fin troppo ai napoletani. Intanto 3 giorni fa a Roma un gruppo di cittadini protestava sotto la sede dell'AGCOM a causa "dell'invasione televisiva di Zaccaria" e degli altri candidati PDL soprattutto in vista dei ballottaggi. Le televisioni in particolare non hanno tenuto conto di una equa distribuzione dei tempi. Una "politica mediatica" che ha prodotto invece una equa distribuzione di multe smistate tra Rai e Mediaset, con la sola differenza che quelle Rai vengono pagate grazie al canone corrisposto dai cittadini. Sono i numeri che dicono che "quelli di destra hanno invaso le tv" e nonostante ciò vacillano in queste roventi amministrative.


Il problema è che sono ben consapevoli di vacillare al punto che nasce una minaccia ancora più forte: la destra è pronta a far proliferare i call center! Una minaccia divenuta subito realtà visto che a Milano i cittadini lamentano vessanti telefonate di persone che si spacciano per operatori del Comune, obbligati ad informare gli elettori che "ai ballottaggi il candidato è LETIZIA MORATTI e la croce va messa sul nome non sul simbolo, pena l'annullamento della scheda".


A Napoli invece, verso Porta Nolana, sono distribuiti volantini che recano informazioni sul "fallito lavoro di Luigi de Magistris in qualità di magistrato" e alla fine la graffiante frase: "Affideresti Napoli ad un magistrato fallito?".


Adesso l'appello da fare non è più quello di guardare ai programmi, ma quello di pretendere una politica onesta che sappia parlare di bene comune argomentandolo con fatti e con i contenuti. Scendere così in basso raccontando falsità con disonestà intellettuale non paga, nemmeno vincendo una battaglia importante come i ballottaggi di Napoli e Milano perchè, come dice un detto popolare: "chi semina vento, raccoglie tempesta".

martedì 24 maggio 2011

E' un errore demonizzare Beppe Grillo


Dopo il primo turno delle elezioni amministrative, dopo il successo di consensi ottenuto dal Movimento 5 Stelle, accompagnato dal rifiuto di Grillo di schierarsi a favore dei candidati del centro sinistra ai ballottaggi, è partita una campagna di demonizzazione e di denigrazione di questa nuova formazione politica sui media del fronte progressista. Una clima che si esprime anche in animate discussioni sui social network e nei forum che troppo spesso degenerano in reciproci insulti tra i sostenitori del centro sinistra e quelli del 'guru' genovese.
Credo che questo sia un errore. Personalmente sono convinto della necessità dell'unità o almeno del dialogo e della collaborazione tra tutte le forze di cambiamento, tra tutti quei movimenti e quei partiti cioè che reclamano una profonda svolta nelle politiche sociali, economiche, ambientali, culturali e che si ispirano a principi di giustizia sociale, di cura del bene comune, di liberazione degli uomini e delle donne dal bisogno e dal potere della criminalità organizzata, di rinnovamento e di moralizzazione delle forme della politica.
E questo obiettivo dell'unità e del dialogo tra le forze progressiste costituisce la missione, tra gli altri, di un laboratorio politico quale il Movimento Radicalsocialista del quale mi onoro di fare parte.
Il Movimento 5 Stelle rappresenta sicuramente una di queste forze di cambiamento. Riconoscerne i limiti e i difetti non può farci dimenticare il ruolo positivamente dirompente che esso e i suoi militanti hanno svolto in questi anni.

lunedì 23 maggio 2011

O,O5- Misha Maslennikov e Banca Etica a DecreTento







TTF ( tassazione transazioni finanziarie).Viene definita anche Tobin Tax ( in onore dal nobel James Tobin, americano, che la pensò).

La proposta gira da tempo e consiste nella tassazione, a dire il vero molto, molto mite , appunto delle transazioni finanziarie.
Riguarderebbe tutti i movimenti di danaro, reali e virtuali (compravendita) attinenti alla speculazione sulle valute ed azioni e su altri prodotti squisitamente finanziari quali per esempio gli strumenti derivati. Basandosi sull’idea che tali speculazioni a breve e brevissimo termine (quali per esempio comprere azioni che si rivendono immediatamente dopo a fini puramente speculativi) rendono instabili i prezzi (pensate per esempio alla speculazione sui cereali, ormai assolutamente di moda, che sta affamando il pianeta)
Stiamo quindi parlando di quel territorio assolutamente privilegiato e solo relativissimamente tassato in cui simuovono i fautori primi di qesta crisi.
Quel mondo finanziario che persino il ministro Tremonti (certamente non un eversore o in aria di no-globalismo) ha definito portatore della “Peste del Secolo” parlando della speculazione finanziaria . La tassazione dello 0,05 va a colpire quindi proprio i portatori di questa peste.
Una tassa così congegnata scoraggerebbe gli operatori defini ad “alta frequenza” quali per esempio le Banche di investimento e non toccherebbe in alcun modo i consumatori.
Secondo insigni economisti, anch’essi ben lontani da posizioni no-globaliste o neo-rivoluzionarie essa produrrebbe nella sola Unione Europea una resa di 300 miliardi di euro richiedendo un mirevole prelievo di 50 centesimi per ogni 1000 euro implicati (dal vero o virtualmente).
Si tratta quindi di una tassa ad altissima efficienza che produrrebbe con un’aliquota irrisoria un gettito enorme, vista la frequenza di transazioni di questo tipo sul mercato della speculazione finanziaria.
Ne ha parlato, ancora una volta non certo un capo rivoluzionario, il presidente Nicolas Sarkozy sull’amplissimo palcoscenico dell’ONU, questo perchè una tassa di questo tipo non potrebbe essere applicata in un solo paese, ma necessariamente su scala mondiale. Infatti la globalizzazione permetterebbe altrimenti di eluderla.
Ma la cosa realmente importante sarebbe l’uso che questo denaro potrebbe avere che sarebbe per quella lotta alla povertà che le nazioni del Mondo hanno posto come “obbiettivo del millennio”. La proposta è stata recentemente rilanciata sia dal Cancelliere tedesco Angela Merkel che dal Premier Britannico Gordon Brown,non si tratta quindi della farneticazione di un sognatore Hippy, ma di una concreta possibilità di “risposta alle povertà”.

Di questo ci parlerà all’interno del castello di Fombio in una conferenza che confidiamo molto affollata alle ore 17.30 del 19-giugno 2011 in occasione di DecreTento- festa,fiera,mostra,concerto della decrescita nel Lodigiano:
MISHA MASLENNIKOV – Campagna 005.

La conferenza sarà preceduta da una breve illustrazione del Micro-credito da parte del
Dott. Gianbattista Pera di Banca Etica alle ore 16.30

domenica 22 maggio 2011

Indignados Italia

Avete visto cosa sta succedendo in Spagna? la gente si rivolta pacificamente.. i giovani in prima linea... li chiamani "indignados” .. è noi?? sveglia Italia onesta!!


"Noi siamo gente comune. Siamo come te: gente che si alza ogni mattina per studiare, per lavorare o per trovare lavoro, gente che ha famiglia e amici. Gente che lavora duramente ogni giorno per vivere e dare un futuro migliore a chi ci circonda.



Alcuni di noi si considerano più progressisti, altri più conservatori. Alcuni credenti, altri no. Alcuni di noi hanno un'ideologia ben definita, alcuni si definiscono apolitici... Ma tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che vediamo intorno a noi. Per la corruzione di politici, imprenditori, banchieri ... Per il senso di impotenza del cittadino comune.

Questa situazione fa male a tutti noi ogni giorno. Ma se tutti ci uniamo, possiamo cambiarla. È tempo di muoversi, è ora costruire insieme una società migliore. Perciò sosteniamo fermamente quanto segue:



* Le priorità di qualsiasi società avanzata devono essere l’uguaglianza, il progresso, la solidarietà, la libertà di accesso alla cultura, la sostenibilità ecologica e lo sviluppo, il benessere e la felicità delle persone.

* Ci sono diritti fondamentali che dovrebbero essere al sicuro in queste società: il diritto alla casa, al lavoro, alla cultura, alla salute, all’istruzione, alla partecipazione politica, al libero sviluppo personale, e il diritto di consumare i beni necessari a una vita sana e felice.

* L'attuale funzionamento del nostro sistema economico e di governo non riesce ad affrontare queste priorità e costituisce un ostacolo al progresso dell’umanità.

Ho votato e voterò de Magistris

Ho votato e voterò de Magistris perché il progetto di Luigi de Magistris è un importante progetto di rinascita morale, culturale nella città di Napoli al fine di avviare un nuovo modo di fare politica in cui prevalgano i valori di solidarietà, giustizia sociale, benessere collettivo a partire dai più deboli, ecc.

Ho votato e voterò de Magistris perché Luigi de Magistris può rappresentare la rivoluzione culturale per avviare il rinnovamento della classe dirigente a Napoli da cui partire come esempio per il resto dell’Italia; Luigi de Magistris è la persona giusta per avviare un nuovo modo di concepire la vita politica e sociale partendo dal risveglio delle coscienze civiche.

Ho votato e voterò de Magistris perché Luigi de Magistris è la persona giusta per ostacolare il potere delle cricche del malaffare e della mala politica, votare de Magistris è un dovere civico per dare un voto utile contro la camorra.

giovedì 19 maggio 2011

Carlo Vulpio: no, con Sgarbi no!

Non mi interessa parlare di Sgarbi e della prima puntata della sua trasmissione (noiosa e trasudante megalomania e presunzione come facilmente prevedibile) che pure per scrivere questo post mi sono obbligato a guardare. Si tratta di quei programmi dove l'unica nostra arma a disposizione è il telecomando. Devo rilevare piuttosto che se Berlusconi è convinto che utilizzando i suoi fidati e ridicolmente clowneschi killer mediatici, Ferrara e Sgarbi, potrà riguadagnare consensi nella pubblica opinione e negli elettori, significa che è realmente alla frutta e alla disperazione. Noto ancora che la Rai è ormai ridotta ad una Mediaset di serie B (qualcosa di simile alle squadre satelliti del Real Madrid o del Barcellona, totalmente funzionali alle necessità della casa madre), dove piazzare - a spese del contribuente e del canone pagato dai cittadini - amici, parenti, clienti, amanti, star televisive spremute o fallite che per antica fedeltà bisogna comunque premiare con visibilità e ricchi contratti (Maurizio Costanzo, Paola Perego, Pino Insegno per indicarne alcuni, oltre ai citati Sgarbi e Ferrara).
La cosa che mi interessa è invece interrogarmi sul processo psicologico, sulle motivazioni materiali e politiche che porta un giornalista anti-sistema come Carlo Vulpio, co-autore del programma, a passare dall'altra parte, con Sgarbi e dunque con Berlusconi.

martedì 17 maggio 2011

Il punto. Le elezioni amministrative: qualcosa sta cambiando in Italia.


Non è la rivoluzione, non è l'abbattimento della casta, non è (ancora) la sconfitta definitiva di Berlusconi (che ha mille vite e mille risorse mediatiche e finanziarie da giocarsi). Ci sono ancora i ballottaggi da vincere, a Milano e a Napoli anzitutto. C'è da considerare che nelle elezioni amministrative il centro-sinistra è abitualmente premiato rispetto alle politiche (basta riguardare ai risultati vincenti negli anni che precedettero la deludente affermazione di Prodi nel 2006). Non suscitano di certo entusiasmo i successi di vecchi arnesi del PD quale Fassino a Torino e De Luca a Salerno e dello scialbo Merola a Bologna. E comunque non è sicuramente questo centro-sinistra a poter suscitare la speranza di una radicale trasformazione e riscatto dell'Italia dal punto di vista economico, sociale, morale, culturale. Ma è indubbio che i risultati di queste elezioni locali presentano una serie di aspetti positivi. Berlusconi aveva evocato un referendum tra lui e i giudici 'comunisti' e la stampa 'faziosa ed eversiva' e ne è uscito sconfitto. La moderata Milano ha preferito Pisapia, il candidato del centro-sinistra e membro di Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola, alla Moratti e ora lo proietta come favorito al ballottaggio. La Lega e il PDL sono punite ovunque al nord: è il minimo che potesse avvenire di fronte ad una crisi economica che si trascina da lunghissimo tempo ed al discredito morale che non poteva non cadere sul regime del bunga bunga. Anzi appare fin troppo ampio, oltre ogni logica, il seguito che questa  destra, nonostante tutto, continua a mantenere.
Il rilevante consenso riscosso dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che non può essere considerato tout-court una formazione di sinistra ma i cui punti cardine del programma (l'ambientalismo, la legalità, la lotta alle caste) sono condivisi dal popolo progressista, rappresenta un ulteriore segnale del desiderio di cambiamento espresso dai cittadini.

lunedì 16 maggio 2011

L'arresto di Strauss-Kahn: i sociopatici e la politica.



Sono diversi gli spunti di riflessione che suscita l'arresto di Strauss-Kahn, direttore del Fondo Mondiale Internazionale, con l'accusa di stupro. E ciò a prescindere dall'esito delle vicende processuali e dal fatto che le imputazioni in questione vengano dimostrate o meno.
Il rapporto tra sesso e potere, il comportamento irreprensibile, nell'azione istituzionale e nella vita privata, che dovrebbe contraddistinguere coloro che ricoprono incarichi pubblici, la corrispondenza – quasi ovunque nel mondo - tra un ceto dirigente politico impresentabile e cittadini privi di coscienza civica e incapaci di scegliere (laddove possono o hanno l'illusione di poterlo fare) quali propri rappresentanti i migliori e rifiutare i peggiori, il fatto che il possibile candidato del Partito Socialista francese alle presidenziali (con buone probabilità di successo) fosse il capo di quell'organizzazione, l'FMI, che è il cuore del capitalismo finanziario globalizzato che ha cannibalizzato le nostre società, il nostro mondo e le stesse prospettive e speranze della sinistra, il sospetto che nell'avvenimento abbiano avuto un qualche ruolo servizi segreti incaricati di togliere di mezzo uno scomodo competitore politico.
Insomma sembrerebbe una storia tipicamente italiana e invece riguarda un potente politico francese arrestato a New York.
Tra sesso e potere (maschile) è sempre esisto un legame inscindibile (quantomeno perché anche i capi politici hanno bisogni e debolezze come tutti gli esseri umani). Di certo esso ha assunto, nei regimi rappresentativi mediatizzati, un peso ed una rilevanza pubblica mai conosciuta in precedenza. Per quanto riguarda l'Italia gli atteggiamenti dei politici della prima repubblica, almeno sotto questo aspetto, erano improntati a sobrietà e pudore e valeva comunque la regola che i comportamenti privati non dovessero diventare argomento di lotta politica (e d'altronde i legami extra coniugali che venivano alla luce, quello tra la Iotti e Togliatti ad esempio, erano normalissime e lecite relazioni d'amore). E' solo con gli anni ottanta, con il PSI craxiano dei nani e delle ballerine e della Milano da bere, che alcuni politici non hanno più remore ad ostentare tenore di vita e a circondarsi di belle e vistose signore.

sabato 14 maggio 2011

ULULATI ALLA LUNA






di Giandiego Marigo








Ho avutola grandissima ed immeritata fortuna nella mia vita di essere vicino a persone di grande rilievo, ho camminato in anni in cui era facile incontrarli e condividere con loro pezzi di strada.
Non voglio enumerare i miei meriti e le mie referenze , non interessano voi e non servono a molto, visto che oggi mi trovo in mezzo agli ultimi,con l’unica salvezza dello scrivere. Fra queste persone una citazione la merita Dario Fo, ho condiviso con lui e con Franca l’esperienza di via Colletta, e poi dei Circoli la Comune, non siamo sempre stati d’accordo su tutto, devo confessarlo, ma ho imparato moltissimo dal loro. Una delle cose importanti che mi hanno insegnato è che davvero ogni cosa, anche la più terribile e preoccupante ha un suo lato grottesco, un suo risvolto che può fare sorridere fra le lacrime. Persino ridere! È cosa che ho imparato bene, che è diventata filosofia di vita e modo in cui affrontare persino le analisi più rigorose nella mia esistenza. Fra parentesi sia sul piano materiale che su quello spirituale, fra l’altro.
Quindi prendetela per quello che è, fra ieri ed oggi abbiamo saputo che il Reattore 1 di Fukushima si è bucato…ed è da quel giorno che a me ronza in testa una vecchia filastrocca che fa “La macchina del capo ha un buco nella gomma PfffT…”.
Nutrito quindi il mio senso del grottesco continuiamo.
Ne sono fuoriusciti, si suppone, più o meno 11.000.000 (milioni)di litri di acqua contaminata radioattivamente. Lo scrivo sia numericamente che in lettera per darvi l’idea dell’entità del guaio.
Ovviamente la Tepco usa moltissimi condizionali per rivelarci che non sa dove sia finita quest’acqua.
Questi tot. Litri d’acqua al Plutonio, pericolosissima per un inenarrabile numero di anni, quindi, non si sa bene dove siano finiti…peccato, si sa l’acqua ha strani vizi, viene assorbita dal terreno e se mischiata ad altra acqua non si riesce più a riconoscerla. Se poi la si disperde nell’ambiente ne entra a far parte, rapidissimamente e non importa se sia pura o meno. L’acqua evapora e sublima molto rapidamente. Mai che si possa contare sulla sua stabilità ed ha il pessimo vizio di uscire dai buchi.
Gela a 0 gradi e bolle a 100 abitudini che la rendono liquida, appunto, come l’acqua. L’acqua passa scorre ed arriva lontanissimo…per antonomasia.
Altra notizia che avvia il pensiero sui medesimi binari è quella dei barconi di Lampedusa, uno già arrivato e cinque in mare, ogni giorno una sequenza di dolore che avviene sempre più accompagnata dal silenzio e da una relativa indifferenza. Non si può mica guardare sempre a Lampedusa. Mi fa venire i brividi lo spot che pubblicizza la sua bellezza ed il mio senso del
grottesco e del ridicolo(già citato) si nutre questa volta dell’idea del chiedersi a chi sia rivolto questo invito e sulla prontezza con la quale certe compagnie di traghettatori accolgano l’invito sponsorizzato dal nostro Imperatore Farlocco, come dimenticarsi di lui persino oggi in questo articolo? (piacerebbe capire con quali soldi abbia mantenuto la sua inutile e ridicola promessa,
anche se essendo un filmato sorge il logico dubbio su chi invece ci abbia guadagnato) sia sull’uno che sull’altro argomento sono state sollevate montagne di polvere…indignazioni incrociate ed insanabili hanno colmato la rete…aut aut, minacce di rivoluzioni istantanee. Sembrava che sulle mistificazioni di Lampedusa…così come sui silenzi criminali di Fukushima dovesse essere
modificato il mondo ed il rapporto che intercorre fra noi…ed il potere. Le cose si sono aggravate, stanno diventando croniche…una malattia che si trasforma…questa davvero in cancro e cosa succede? Nulla!!!
Un assoluto, devastante ed assolutamente preoccupante silenzio.
Lo stesso che accompagna La ricostruzione mai nemmeno pensata de l’Aquila ed ancor peggio l’inizio delle speculazioni, con personaggi non meglio identificati che tentano l’acquisto di intere vie del centro storico, nelle condizioni in cui si trovano, certi che se ricostruzione ci sarà, quando ci sarà, avverrà alle loro condizioni ed ai loro prezzi.
Ululati alla Luna…dove sono tutti gli indignati che ruotavano intorno ai terremotati, dove la mobilitazione della parte migliore di questo paese? Oggi si insinua che in fondo gli Abruzzesi siano mezzi terroni e q1uindi abituati all’assistenzialismo e nessuno, ma proprio nessuno veramente si indigna. Fra qualche mese dovranno ricominciare a pagare le tasse come se avessero una città ed un
tessuto produttivo ed attivo…in cambio di un “Grande Nulla”.
Questi sono solo tre esempi di grandi indignazioni, di enormi mobilitazioni accompagnate dai famosi ululati, a volte persino dal sibilo di mille scimitarre roteate nell’aria, che non hanno sortito a nulla.
Vogliamo intrattenerci sui rifiuti di Napoli? Su quelli di Palermo? Ululati che siccome siamo profondamente Zen definiamo , appunto alla luna. Anche se sarebbe meglio definirli al dito che la indica.
Ciascuna di queste indignazioni non ha corrisposto ad un reale impegno, se non formale, e di nicchia (associazioni di volontariato, gruppi di solidarietà, gli indigeni del posto) mai la politica si è, davvero, occupata di questi avvenimenti. Prestamente distratta da appuntamenti elettorali, da scandali incrociati, da scontri televisivi, da processi mediatici e mediaticamente filtrati). Avendo
tempo parlerei di Pomigliano, dell’occupazione, degli invalidi civili…della scuola, una lunga sequenza di indignazioni, ma siete ragazzotti intelligenti ed avrete certamente capito cosa io voglia dire.
È giunto il tempo in cui è necessario forse smettere la sola indignazione e cercare l’impegno, magari anche non chiassoso, ma efficace, locale e continuo. Ricominciamo a lavorare, davvero, nei territori. Con pazienza e senza aspettarci risultati eclatanti ed immediati perchè lo strapotere del Sistema è sin troppo strabordante e l’informazione è sin troppo spesso filtrata.
Non è, si badi, una scoperta dell’acqua calda, ma una necessità e non basta più criticare coloro che questo impegno provano a metterlo, bisogna giocarsi in prima persona. Perchè di indignazione in indignazione ci stanno molto semplicemente confezionando un pacchetto regalo, una volta arrivato il quale avremo tutti l’apposito bottone per televotarla tutta la nostra indignazione.

venerdì 13 maggio 2011

Il punto. La paura di Berlusconi e della Moratti.


Gli argomenti rozzi e volgari utilizzati da Berlusconi e dai suoi candidati nelle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio rivelano la piena consapevolezza della posta in gioco: quella di un referendum pro o contro il suo governo - un governo che da due anni vive perennemente sul filo del rasoio – ed il terrore di poterne uscire sconfitto.
Non avendo alcun successo da rivendicare nella propria azione politica (la crisi economica, il dilagare della corruzione e del peso delle mafie al Nord come al Sud e a dispetto dei successi ottenuti dalla magistratura e dalle forze dell'ordine nella cattura dei latitanti, una politica estera debole e contraddittoria che ha portato la credibilità internazionale dell'Italia repubblicana al livello più basso mai conosciuto nella sua storia, l'incapacità di governare l'immigrazione, la mancanza di una politica industriale ed energetica degna di questo nome, i fallimenti nella ricostruzione dell'Aquila e sul problema dei rifiuti in Campania nonostante l'annuncio del miracolo sbandierato innumerevoli volte a reti unificate) Berlusconi non può affidarsi che ai soliti e collaudati argomenti, secondo schemi evidentemente non improvvisati ma frutto dei propri strateghi di marketing politico.
Slogan e invettive che fanno appello essenzialmente alla paura e al disprezzo nei confronti della sinistra (delle sue idee, della sua gente) nutriti dal proprio elettorato e dal proprio blocco sociale.

mercoledì 11 maggio 2011

Per un nuovo "Risorgimento"

di Mario Armellini

I VALORI DELLA RESISTENZA E DEL RISORGIMENTO

Il Risorgimento (potremmo chiamarlo il "primo Risorgimento”) affermò i valori della dignità umana, della libertà, della laicità, della democrazia.
La Resistenza (il "secondo Risorgimento”) impose altri valori, che fiorirono sul corpo di quelli Risorgimentali:  la libertà, la democrazia, la solidarietà, la partecipazione, il dialogo, l’incontro.
Valori etici e valori politici ad un tempo.  
Quei valori rappresenteranno il cuore della Costituzione Italiana: libertà e solidarietà per dar corpo a una democrazia nuova, partecipativa e fondata sugli equilibri dei poteri, testimone dei diritti fondamentali dell’uomo: lavoro, emancipazione, partecipazione attiva, cultura.
Certo – e lo si è detto spesso – la Costituzione del 1948 nacque attraverso il compromesso. Esso, però, ci appare oggi, retrospettivamente, come una risorsa e non come un difetto. Una risorsa perché delle tre tradizioni antifasciste (quella liberal-democratica-azionista, quella cattolica, quella socialista/comunista) si enuclearono quei valori di giustizia, di libertà, di solidarietà, di emancipazione, di partecipazione, di socialità che circolano nella Carta e dei quali sono garantiti anche l’autonomia e i reciproci controlli tra i corpi dello Stato che li rappresentano” (Cambi, Franco Cambi, La Resistenza e i suoi valori: appunti minimi).

Quelle tre tradizioni, pur tra mille difficoltà ed errori, per un breve momento seppero dialogare, confrontarsi, e fissare nella Costituzione il valore fondamentale della democrazia che è il dialogo. Poi l’ombra della guerra fredda e il cancro della partitocrazia che calò sulle istituzione repubblicane, appropriandosene, bloccarono la maturazione dell'Italia repubblicana e la realizzazione della sua Carta Costituzionale, causandone il degrado politico e civile che abbiamo sotto gli occhi.

L’importanza del come si racconta





di Giandiego Marigo




tratto da popolo viola.org




Sono esseri umani. hanno sogni, bisogni, amori…pezzi disperati di famiglie infrante. Hanno sangue rosso che scorre nelle vene. Eppure sembriamo dimenticarlo un poco tutti chi più e chi meno, rimuoviamo il dramma che li muove e ci inventiamo racconti variamente legati ad analisi geo-politiche più o meno di comodo.
Abbiamo nelle nosre analisi , persino in quelle operate in buona fede, la tendenza a definirli come dati statistici, come variabili numeriche, legate a contingenze ed a scelte di politica internazionale.
C’è un che di grottesco in questo, qualche cosa che ci fa avocare alla nostra umanità. Persino questo scrivere è in qualche modo tracciato in quel segno, pur partendo dalla necessità di individuare questa stessa deformazione…e forse proprio per quello.
Ora raccontiamo questa storia dei migranti caricando i toni dell’intervento di Gheddafi e delle sue truppe, che certamente c’è e che nessuno qui vuole negare, ma che influisce solo “parzialmente” a definire il dramma.
Lo si fa in buona fede?
Convinti di raccontare una storia vera, articoli di questo tipo popolano la stampa di sinistra ( la pochissima che è rimasta). In cosa consiste la deformazione? Almeno quella che io, modesto scribacchino con assurde pretese poetiche, individuo e vedo?
Io trovo un poco troppo comodo questo racconto fatto di soldati Libici che creano un’emergenza che comunque esisteva. Il racconto di una vendetta che omette le gravissime responsabilità che stanno a monte e sono causa.
Trovo un poco troppo strumentale ed utile alla giustificazione di questa “azione militare” questo modo di raccontare la questione. Utile a quella “fazione” interventista che maschera dietro all’umanitarismo da civiltà avanzata che non può astenersi dall’intervento la proprie appartenenze neo guerrafondaie. I pacinterventisti…i Neo democratici Bleariani, che ritengono che la democrazia e
la libertà sia merce d’esportazione.
Questo racconto fatto di spacciatori di Viagra e di soldati brutali che spingono ignari migranti su barche sgangherate, con la sola intenzione di fare dispetto all’ex amico italiano. Mi sembra una narrazione riduttiva, che come si è detto a suo tempo per l’Emergenza Lampedusa fissa l’attenzione punta i proiettori e la macchine da ripresa solo sull’ultimo pezzo del percorso, dandogli dignità ,
quasi fosse tutta la storia.
Tende ad omettere le responsabilità precedenti, i campi di concentramento ben pagati che hanno preparato questi sventurati al ruolo di scudi umani, ma non solo. Omette le cause che quei campi hanno generato. Dimentica il racconto dei perchè per concentrarsi su quegli ultimissimi chilometri di percorso, quasi che il problema fosse solo in quel braccio di mare e sulle coste Libiche.
È un modo di raccontare che condivide il metodo antico della disinformazione e che, stupisce, venga “tacitamente” accettato anche da giornalisti, normalmente attenti a queste ingenuità da ufficio propaganda.
Su molti giornali cartacei ed on line la notizia viene affiancata ai bombardamenti sul bunker di Gheddafi, quasi a creare una conseguenza fra l’una e l’altra notizia.
Dobbiamo dedurne che come ci dice Maroni, sottintendendolo con maestria, se non ci fosse la “cattiva” volontà del mostro Gheddafi, non ci sarebbero migrazioni, oppure vogliamo dirla con la buona coscienza dei perbenisti xenofobi in Tailleur di Armani e fazzolettino verde che le migrazioni dipendono dagli scafisti?
Il fatto, quindi, che centinaia di migliaia di persone inizino questo cammino di dolore, verso l’ignoto, a rischio della loro stessa esistenza, coscienti di buttare la propria stessa vita nel gioco…bhè questa variabile, questo motivo,questa partenza e le cause che la sorreggono non interessa proprio nessuno? Le responsabilità poi che hanno “mosso” questi motivi…sino a quando continueremo ad ometterle o a lasciarle raccontare a quattro sciamannati no-global, che follemente cercano di narrarci i motivi?
Trovo davvero molto comodo questo esimerci dalla responsabilità attiva e passiva, per istigazione ed accettazione silenziosa, che ai miei occhi hainno quasi lo stesso peso, dei campi dove sino ad ora questi esseri umani erano radunati aspettando di divenire scudi in una guerra insulsa. Così come trovo a dir poco “parziale” la narrazione di una “crudeltà” che tocca solo i “libici” della fazione Gheddafiana, mentre dimentica che in guerra non si salva nessuno dall’orrore.
Mai a mia memoria, salvo che per i vincitori e quelli che hanno “ragione” si racconta generalmente molto, ma molto dopo. Cosa si sta facendo? Si giustificano i bombardamenti pur non prendendo “ufficialmente” il ruolo di fautori della guerra, per non perdere i preziosissimi voti dei quattro pacifisti veri che sono rimasti in questo paese? Si usano i medesimi metodi di cui si accusa altri di fare uso? La disinformazione va bene se siamo noi ad avallarla? Può essere “non notata”, passare inosservata? Ora io non voglio fare la figura di Avvocato del Diavolo, non ho alcun piacere ed ancor meno interesse a difendere Gheddafi, non voglio negare la realtà dell’uso strumentale dei barconi che viene fatto in questo fase della Guerra, ma nemmeno voglio raccontare di una guerra che i libici fanno da soli contro il mondo per puro odio e disprezzo o del fatto che vadano cercando migranti inesistenti pur di “disturbarci”.
I migranti sono lì…ed arriverebbero comunque prima o dopo, con o senza Gheddafi a spingerli in mare.
Le migranze ci sono a prescindere, la guerra le rende solo più drammatiche e dolorose di quanto già non siano, chiedendo un ulteriore pedaggio di sangue e sacrificio a chi già non ha più nulla.
Le migranze sono causate dai nostri comportamenti, il mondo evoluto ed occidentale ha gravissime responsabilità, che non può omettere od attribuire a capri espiatori solo perchè gli fa comodo.
Soprattutto essere coscienti e progressisti, ce lo hanno insegnato personaggi come Peppino impastato e Vittorio Arrigoni, è un bagaglio che ognuno sceglie di portare e che ci accompagna sempre, non un abito che si mette e si dismette quando meglio ci aggrada. Una serie di passi verso una meta che possono essere contati, ma che sono da un punto ad un ‘altro e non aggirandosi alla ricerca del nulla.

domenica 8 maggio 2011

Se fossimo in un paese normale



tratto da popolo viola.org



Di Giandiego Marigo




Se fossimo in un paese normale, sarebbe ovvio che chi possiede tutto il settore della comunicazione rischi influenzarlo.
In un paese normale non si avrebbero dubbi, in un caso similare su chi possa essere a fare uso del proprio “abnorme” potere per influenzare le menti.
In un paese normale, forse, ci si porrebbe il problema che il padrone assoluto della comunicazione non possa, senza provare alcuna vergogna, continuare a sostenere di essere vittima di una congiura mediatica. Non senza essere accusato di sconfinare nel ridicolo. In un paese normale ci si garantirebbe dal fatto ch’egli adoperi la propria mostruosa capacità d’influenza per promuovere sé stesso
Però non siamo in un paese normale, siamo in Italia, il Belparese, la terra del bengodi, il paese dei balocchi.
L’unico posto al mondo in cui l’imperatore, il padrone delle ferriere…il propietario di tutto ciò che si muove nell’etere e nella carta stampata possa , tranquillamente sostenere d’essere vittima di una congiura dei poteri forti…follia pura, inaccettabile che lo dica , ma ancora di più che chi lo ascolta ci creda…e non solo, che lo sostenga poi a spada tratta facendone il proprio cavallo di battaglia.
Un osservatore esterno si rotolerebbe a terra dalle risate per quanto è insostenibile questa teoria, eppure gli italiani ci credono, se la bevono, ne fanno motivo di divisione.
Riferisco , testualmente traendolo dalla stampa quotidiana: “È importante vincere per tentare di convincere quelli che non hanno voglia di votare, o quelli che ci paiono convertiti da Rai e da La7, dai giornali che ci vengono contro e che riempiono la testa della gente, riempiono la testa degli italiani di tante calunnie e frottole. A loro dobbiamo ricordare ciò che abbiamo fatto per il Paese”.
Queste cose il nostro Magnifico Unto le ha dette ad una cena di elettori del PDL in appoggio alla signora Letizia Moratti candidata alla riconferma come Sindaco di Milano. È davvero grottesco che ci siano persone convinte che questo racconto corrisponda alla realtà.
Per l’alternativa oggi, in questo paese, è quasi impossibile avere diritto di parola. Per poter accedere alla “fama” televisiva si devono accettare compromessi. Grillo non va in televisione, Luttazzi nemmeno. Vauro e Travaglio solo perchè ospitati da Santoro, che c’è solo per aver vinto una causa di lavoro e non è che vanno su Rai e la 7 e non su Mediaset…non vanno e stop. Biagi dopo una vita
da moderato e da narratore della D.C. di sinistra è uscito dalla TV e fuori è rimasto (approposito della Rai che congiura contro di lui)
Dario Fo oggi ammannito spesso, sebbene con una certa qual parsimonia, prima di essere consacrato dal Nobel e diventare un peperino onnipresente della sinistra, non è andato in televisione per anni, non lo facevano nemmeno entrare al Piccolo che oggi frequenta normalmente.
Chi va in televisione accetta il compromesso, chi lavora su Mediset, in particolare, accetta l’idea di vendere una parte della sua stessa anima.
Non esiste , se non nella mente, forse sovraeccitata dai numerosissimi impegni e dall’età, del nostro imperatore una televisione non sistemica, non controllata, non posseduta dal potere. Solo la quantità di denaro che serve per fare una televisione nazionale e le entrature ed appoggi che occorrono per avere il permesso di trasmettere ed accedere ai ripetitori tende a dissuadere chiunque non sia un mister miliardo dal pensare di tentare l’avventura.
L’unico spazio che resta per l’alternativa, non si sa ancora per quanto, è il web dove sembrano proliferare le web tv e le web radio, ma resta impossibile ambire ad un’ascolto su etere e nazionale e proprio Mister Mediaset con Rete Quattro e l’annosa polemica con Europa 7 dovrebbe saperlo bene, ma questo come per incanto viene dimenticato…rimossa..
Così come si rimuovono le presenze sulla Rai di innumerevoli “fedelissimi”dell’imperatore Minzolini, Ferrara, Forbice, Vespa…tanto per nominarne aluni fra i più spudurati che raccontano la sua favola , esattamente come lui vuole o la sua onnipresenza, quando gli convenga su tutte le reti nazionali, per quanto e come gli comodi, senza alcun rispetto di una par condicio che disprezza e
che tenta di modificare ad ogni piè sospinto.
Egli, forse, difetta di memoria? Se fosse, sebbene ci paia impossibile che possa avere qualsiasi difetto, in questo rispecchia appieno il suo popolo, sulla cui tendenza all’amnesia fa affidamento, che pone anzi a basamento del rinnovamento del suo potere.
Egli ha la tendenza a mentire per quanto lo riguarda ed a minimizzare la sua stessa influenza, ma certamente lo fa per l’innata modestia ed umiltà, per l’incontrastabile timidezza che lo distingue.
Continua , per contro a raccontarci una storia fatta di congiure, di potentissimi nemici nascosti che attenterebbero a lui ed agli italiani ch’egli faticosamente ed eroicamente rappresenta. Lui! Il Cincinnato di Arcore che altro non ambirebbe che infilare la sua motozappa nell’orto di casa e fare il nonno come sogna da sempre sin dalla tenera età di 25 anni. Lui! Costretto dall’avversa sorte a
caricarsi sulle spalle l’intero paese…bombe ed aerei libici compresi. Il più importante politico degli ultimi 2753 anni, che compete con l’infallibilità pontificia.
Da anni chi scrive è convinto dell’assoluta necessità di un circuito alternativo, altro.
Della necesiita di una televisione, di radio ed editoria, di una distribuzione cinematografica e discografica altra, diversa da quella posseduta e controllata dal potere, da tempo predico nel deserto la necessità di un’azionarato popolare e cooperativo che permetta ad artisti, cantanti, attori ed autori di esprimersi con libertà al di fuori del ricatto sistemico. Qualche cosa che assomigli alle esperienze
degli anni 70/80, quelle dei Circoli La Comune, dell”Orchestra, dei primissimi centri sociali e giovanili. Oggi però questo non esiste, purtroppo non c’è alcuna cultura che non sia quella controllata e gestita dal potere…nonostante il racconto che ne fa il nostro imperatore.

Per rompere la congiura del silenzio: una maglietta per i referendum.

Per cambiare. Appello per i Referendum del 12-13 giugno


Il web, le manifestazioni, i banchetti, i flash mob, gli appelli degli intellettuali non sono sufficienti ad informare tutti i cittadini laddove la comunicazione politica passa ancora fondamentalmente attraverso le televisioni, le stesse televisioni controllate dal regime.
L'idea di esporre le bandiere dell'acqua sui balconi o sulle automobili si scontra anche con la naturale paura di poter veder messi in pericolo i beni materiali a cui gli italiani tengono di più.
Ci sarebbe però un modo per segnalare e ricordare a tutti i cittadini lo svolgimento dei referendum: realizzando una maglietta con un messaggio chiaro e sintetico che le persone di buona volontà dovrebbero indossare (siamo in primavera) in giro per le città e i paesi, sui mezzi pubblici e al lavoro, in chiesa o in discoteca, facendo la spesa o a scuola.
Centomila magliette (o, perché no?, un milione) per avvisare e allertare capillarmente, anche in sole due o tre settimane, tutti i cittadini.


venerdì 6 maggio 2011

Una poltrona non la si nega a nessuno




tratto da popolo viola.org

Di Giandiego Marigo

Nove poltrone nuove, eh sì, l’ingratitudine non è fra i difetti del nostro mai abbastanza glorificato Imperatore Farlocco.

Quindi sono nove i nuovi sottosegretari nominati su sua precisa proposta nel corso della riunione di governo svoltasi a Palazzo Chigi.

Roberto Rosso va all’Agricoltura, Luca Bellotti al Welfare, Daniela Melchiorre e Catia Polidori allo Sviluppo Economico, Bruno Cesario e Antonio Gentile all’Economia, Aurelio Misiti alle Infrastrutture, Riccardo Villari ai Beni Culturali, Giampiero Catone all’Ambiente. Seguendo, poi , l’antico principio per cui nella prima vituperata repubblica una poltrona da sottosegretario risolveva, sempre i problemi interni all’allora imperante Democrazia Cristiana per l’amico Calearo, folle banderuola stravagante tanto cara a Uolter nostro, gli si inventa una poltrona che gli permetta di incassare il prestigio e lo stipendio di un sottosegretario senza doverne profondere l’impegno “consigliere personale del presidente del Consiglio per il Commercio estero” in modo che non si senta costretto a separarsi dall’ulteriore incasso come “presidente” della Calearo Group…non sia mai che questo governo metta alla fame i propri componenti.

Il nostro premier si aspetta “ironie” sul fatto che tutti o quasi i membri di questo gruppetto siano “responsabili o presunti tali” , ma davvero non si riesce a capire perchè si dovrebbe fare dell’ironia su una manifestazione di sincera gratitudine. Solo perchè egli sino a qualche tempo fa faceva vanto d’avere l’esecutivo più agile degli ultimi 375.000 anni? Non faremo la figura dei “comunisti” stigmatizzandolo.

Egli però è uomo di mondo e ci comunica sino in fondo il suo pensiero “Ci saranno tante ironie” ha messo le mani avanti il presidente del Consiglio nel corso della consueta conferenza stampa al termine della riunione “ma non mi sembrano fondate perché i sottosegretari fanno parte della terza gamba, del gruppo formato alla Camera in sostituzione del Fli, che ha liberato posti nel governo ed era logico assegnarli al gruppo che ha sostituito Fli e consente al governo di operare in Parlamento con una maggioranza coesa e sicura”.

Ce lo dice con l’ingenuità e la franchezza che lo contraddistingue…dandogli l'enfasi tipica di chi è “davvero” convinto che la compravendita dei parlamentari sia un gesto “d’altissima politica”, una normalità liberale.

D’altra parte suvvia anche un responsabile “tiene famiglia”.

C’è da dire che questo malcostume però non è di purissima marca destrorsa, anche se in questa legislatura e con questo governo ha raggiunto livelli di specializzazione assoluta creando dei veri e propri saltimbanchi della poltrona, pur nonostante è deviazione che da tempo infetta la politica, tutta, e non si può negare che sia traversale.

Tanto da spingersi con la sua virulenza sino alle remotissime langhe delle associazioni e della società civile.

Ebbene sì! La poltronite è malattia che non tiene conto degli schieramenti e che non ha rispetto di alcuno. Non si ferma alle sigle e non si interessa se l’infettato sia progressista o conservatore.

Io stesso guardandomi attorno ne posso scorgere i sintomi, anche non lontano da me. Sto giocando , ovviamente con il grottesco, con che prove potrei sostenere questo? Dovrei poter affermare che molti che hanno iniziato un percorso di “apparente” contestazione del sistema lo abbiano fatto per accomodarsi sulla prima poltrona venisse loro offerta? Come potrei? Con quali prove? Ma soprattutto a che pro.

M smettiamola con questo scherzo che rischia di arrivare laddove non vuole e non deve e torniamo alla poltrona che non si nega a nessuno. Dovremmo discutere di questo ed anche “La Politica” dovrebbe farlo ed accettare le critiche e gli stimoli che dalla società civile le provengono in questo senso.

Perchè il servire lo stato e la Res Publica, dovrebbe ritrovare il senso che aveva ad Atene…tralasciando le aberrazioni che poi Roma e l’Impero operarono rendendo normale ed istituzionale la corruzione, dovrebbe trarre da Francesco e Benedetto piuttosto che da Bonifacio VIII.

Questa discussione dovrebbe far parte delle norme fondamentali dell’agire politico, che non dovrebbe adire ad evidenti vantaggi, ma a normali e doverosi rimborsi. Quantomeno dovrebbe essere possibile il controllare che non avvengano abusi.

Non potremo, altrimenti, stupire di alcuna degenerazione formale o sostanziale, perchè essa sarebbe semplicemente “normale ed umana” e giustificherebbe l’apparente assoluta “tranquillità d’animo” che contraddistingue l’eloquio al proposito del “Magnifico Unto”. Egli sa proprio questo, cioè che in fondo è normale, che tutti se lo aspettano, che è nella regola del gioco e permettetemi di dire senza voler essere moralista…che proprio questo è il problema.

Riflessioni (minime) su Annozero del 5 maggio 2011

I format del talk show politici seguono uno schema ben definito. Il loro compito non è quello di essere occasione di approfondimento informativo e di confronto delle diverse posizioni in campo ma di sublimare una sorta di scontro sportivo, si potrebbe dire una partita di calcio tenuto conto di qual è lo sport più popolare in Italia. Ciascuna squadra con i propri tifosi in studio (vedi il pubblico di Ballarò) e a casa a sostenere i propri beniamini (e a scriverne su facebook), a imprecare quando questi si dimostrano non all'altezza della situazione per capacità e impegno o a gioire per un affondo vincente, a fischiare l'avversario.
Incontri in cui a volte si gioca in casa (per noi di sinistra appunto Ballarò e Annozero) e a volte in trasferta (Porta a Porta), in cui gli arbitri (gli esperti o pseudo tali) non sempre sono all'altezza della situazione né neutrali, in cui ogni colpo basso fa parte del gioco.
C'è da riconoscere che Annozero, pur dentro questo schema, rappresenta qualcosa di diverso e di migliore (o di meno peggio) con trasmissioni in cui Santoro non rinuncia ad una propria narrazione della realtà, a mostrarne facce che altrimenti non avrebbero diritto di cittadinanza in televisione e a focalizzare la discussione su specifici temi senza farsi trascinare nel chiacchiericcio e nella rissa, vera specializzazione dei nostri politici.
Annozero di giovedì scorso, ospiti Bersani e Formigoni, ci ha mostrato che la crisi esiste anche se i tg non ne parlano (o ne riferiscono solo citando dati macroeconomici - pil, tasso di disoccupazione o rapporto deficit/pil - di difficile e controversa interpretazione e comprensione), che essa assume un carattere drammatico, forse più che altrove, in Sardegna dove la crisi delle industrie si congiunge con quella delle piccole imprese private, nel commercio e nella pastorizia.

giovedì 5 maggio 2011

Con Pisapia e De Magistris e con i referendum per far dimettere Berlusconi

Se il più ridicolo capo di governo dell'occidente, tra narcolessia e satiriasi, è ancora al suo posto, tuttora sostenuto da potenti lobbies e centri di potere (il Vaticano in primis) e non ancora abbandonato da complici e servi è anche perché ad oggi, secondo i sondaggi, resta favorito in caso di nuove elezioni.
Le elezioni amministrative del 15 e 16 maggio e soprattutto i referendum dell'11 e 12 giugno sono dunque l'occasione per noi cittadini di dargli la spallata finale, facendogli intorno terra bruciata e dimostrando che non gode più del consenso della maggioranza degli elettori, di seminare il terrore tra i suoi sodali e mandarlo a casa obbligandolo finalmente a farsi giudicare come qualunque altra persona per i reati di cui è accusato.

Sarà importante in particolare ciò che i cittadini decideranno a Milano e Napoli dove le candidature di Pisapia e di De Magistris hanno un significato più ampio rispetto alla semplice scelta dell'amministrazione comunale e alla contesa tra destra e centro sinistra. La loro vittoria in città di fondamentale importanza e dallo straordinario carattere simbolico (Milano, la capitale del leghismo nordista; Napoli, la città martoriata dai rifiuti e dalla camorra e sedotta e illusa da Berlusconi) dimostrerebbero che può esistere un'alternativa vincente alla destra con un carattere non moderato e centrista.

lunedì 2 maggio 2011

Rubbia: "Né petrolio né carbone soltanto il sole può darci energia"


E' un'intervista, fatta al più importante scienziato italiano, il premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia, da Giovanni Valentini su Repubblica più di tre anni fa. Assolutamente da rileggere in questa epoca di menzogne, di esperti falsi o in mala fede che si fanno apparire in tv, di tentativi di scippo dei referendum.Fonte: http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/ambiente/energie-pulite/rubbia-solare/rubbia-solare.html
di GIOVANNI VALENTINI


<B>Rubbia: "Né petrolio né carbone<br>soltanto il sole può darci energia"</B>
Carlo Rubbia in un disegno di Riccardo Mannelli
GINEVRA - Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d'eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare. Qui, a cavallo della frontiera franco-svizzera, nel più grande laboratorio del mondo, il professore s'è ritirato a studiare e lavorare, dopo l'indegna estromissione dalla presidenza dell'Enea, il nostro ente nazionale per l'energia avviluppato dalle pastoie della burocrazia e della politica romana. 

Da qualche mese, Rubbia è stato nominato presidente di una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili, "con particolare riferimento - come si legge nel decreto del ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - al solare termodinamico a concentrazione". Un progetto affascinante, a cui il premio Nobel si è dedicato intensamente in questi ultimi anni, che si richiama agli specchi ustori di Archimede per catturare l'energia infinita del sole, come lo specchio concavo usato tuttora per accendere la fiaccola olimpica. E proprio mentre parliamo, arriva da Roma la notizia che il governo uscente, su iniziativa dello stesso ministro dell'Ambiente e d'intesa con quello dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ha approvato in extremis un piano nazionale per avviare anche in Italia questa rivoluzione energetica. 

Prima di rispondere alle domande dell'intervistatore, da buon maestro Rubbia inizia la sua lezione con un prologo introduttivo. E mette subito le carte in tavola, con tanto di dati, grafici e tabelle.