"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

mercoledì 11 maggio 2011

Per un nuovo "Risorgimento"

di Mario Armellini

I VALORI DELLA RESISTENZA E DEL RISORGIMENTO

Il Risorgimento (potremmo chiamarlo il "primo Risorgimento”) affermò i valori della dignità umana, della libertà, della laicità, della democrazia.
La Resistenza (il "secondo Risorgimento”) impose altri valori, che fiorirono sul corpo di quelli Risorgimentali:  la libertà, la democrazia, la solidarietà, la partecipazione, il dialogo, l’incontro.
Valori etici e valori politici ad un tempo.  
Quei valori rappresenteranno il cuore della Costituzione Italiana: libertà e solidarietà per dar corpo a una democrazia nuova, partecipativa e fondata sugli equilibri dei poteri, testimone dei diritti fondamentali dell’uomo: lavoro, emancipazione, partecipazione attiva, cultura.
Certo – e lo si è detto spesso – la Costituzione del 1948 nacque attraverso il compromesso. Esso, però, ci appare oggi, retrospettivamente, come una risorsa e non come un difetto. Una risorsa perché delle tre tradizioni antifasciste (quella liberal-democratica-azionista, quella cattolica, quella socialista/comunista) si enuclearono quei valori di giustizia, di libertà, di solidarietà, di emancipazione, di partecipazione, di socialità che circolano nella Carta e dei quali sono garantiti anche l’autonomia e i reciproci controlli tra i corpi dello Stato che li rappresentano” (Cambi, Franco Cambi, La Resistenza e i suoi valori: appunti minimi).

Quelle tre tradizioni, pur tra mille difficoltà ed errori, per un breve momento seppero dialogare, confrontarsi, e fissare nella Costituzione il valore fondamentale della democrazia che è il dialogo. Poi l’ombra della guerra fredda e il cancro della partitocrazia che calò sulle istituzione repubblicane, appropriandosene, bloccarono la maturazione dell'Italia repubblicana e la realizzazione della sua Carta Costituzionale, causandone il degrado politico e civile che abbiamo sotto gli occhi.


PER UNA RINASCITA CIVILE - PER UN NUOVO RISORGIMENTO

Oggi c’è dunque bisogno di una rinascita civile (un vero e proprio “terzo Risorgimento”) che ci liberi finalmente dalla casta partitocratica, bubbone antidemocratico - corrotto e criminale - sul corpo della Repubblica, che contrasti il sentimento di declino e smarrimento che percorre il paese, il suo degrado politico, etico, culturale, economico.
Questa “Rinascita civile” dovrà realizzare appieno i valori del Risorgimento e della Costituzione, attualizzandoli, a partire dal recupero del valore risorgimentale per eccellenza: quello dell’unità nazionale, che la sinistra ha lasciato per anni colpevolmente nelle mani della destra fascista.
Il sentimento di appartenere ad una unica nazione è il fondamento dell’identità che gli italiani hanno smarrito e che, per risorgere, ancora una volta devono recuperare.

I VALORI DEL RISORGIMENTO E L'ITALIA DI OGGI -  brani tratti dal libro di Emilio Gentile: Italiani senza padri. Intervista sul Risorgimento, Laterza, 2011.

Il nostro è un risorgimento senza eredi, nel senso che nel paese è difficile rintracciare idee, comportamenti e mentalità riconducibili al movimento nazionale da cui trasse origine l’Italia unita. [...] Quella che creò lo Stato unitario era un cultura laica e anticlericale ma non anticattolica né anticristiana, come erroneamente confondono alcuni tra gli attuali demolitori del Risorgimento. Dov’è finita la laicità risorgimentale in un paese guidato da una classe politica che tende a riconoscere esclusivamente nella Chiesa cattolica un superiore magistero morale, ma spesso senza praticare l’etica cristiana? (pagg.3-4)

... e questo non ha nulla a che vedere con una tradizione che era laica ma non antireligiosa, che è stata anticlericale perché ostile al potere temporale della Chiesa ma non anticattolica, e che in gran parte fu nutrita da cattolici liberali e da liberali cattolici ...E’ povera una nazione che non riconosca un proprio patrimonio di valori, ideali e comportamenti etici condiviso da tutti i cittadini indipendentemente dalla loro fede religiosa, come accade in altre nazioni (pag.4).

L’Italia che realizzò il Risorgimento si proponeva tre obbiettivi fondamentali: liberare l’italiano dalla servitù del dispotismo e del conformismo; conferirgli un senso della dignità come cittadino dello Stato nazionale; affermare il merito e le capacità dell’individuo contro il privilegio di nascita e di casta. Un’aspirazione che si declinava col sentimento del bene collettivo, motore essenziale del movimento nazionale per l’indipendenza e l’unificazione italiana, per divenire molto più tardi il fondamento ideale della cittadinanza repubblicana. Se oggi facessimo un sondaggio tra gli italiani, faticheremmo a trovare un nostro concittadino persuaso che questi valori siano prioritari presso la gran parte degli italiani. Quanti sono convinti che in Italia la libertà di coscienza, il senso della dignità, e il rispetto del merito siano effettivamente i presupposti fondamentali della politica e della vita civile? Dov’è oggi la lotta al privilegio in un’Italia che diviene sempre più una “democrazia recitativa” come io la chiamo, che nella realtà sembra avviarsi a divenire un nuovo “ancien régime” con nuove gerarchie sociali, oligarchie ereditarie, nepotismo e conformismo? (pag. 5)

La parola "Risorgimento"

Per misurare la distanza che ci separa dai nostri padri fondatori potrebbe bastare l’etimo della parola Risorgimento: essa indica una resurrezione civile, una grande rinascita , la potente riscossa di un popolo oppresso da secoli di sudditanza… (Il termine) nasce negli ambienti intellettuali alla metà del XVIII secolo, sotto l’influenza del pensiero illuministico inglese e francese. E in principio ha un significato nobile e semplice: risorgere da uno stato di degradazione civile, individuale e collettiva, facendo propri quei valori di libertà e dignità sostenuti dalle rivoluzioni democratiche del settecento. […] Questo segno di rinascita civile appare oggi molto lontano, prevalendo un diffuso sentimento di declino e smarrimento: il nostro appare un paese vecchio, ripiegato su se stesso, che rischia di galleggiare alla deriva “senza Stato né nazione”, come ho sostenuto nel mio recente libro Né Stato né nazione. Italiani senza meta. (pagg.5-6)

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