"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

lunedì 16 maggio 2011

L'arresto di Strauss-Kahn: i sociopatici e la politica.



Sono diversi gli spunti di riflessione che suscita l'arresto di Strauss-Kahn, direttore del Fondo Mondiale Internazionale, con l'accusa di stupro. E ciò a prescindere dall'esito delle vicende processuali e dal fatto che le imputazioni in questione vengano dimostrate o meno.
Il rapporto tra sesso e potere, il comportamento irreprensibile, nell'azione istituzionale e nella vita privata, che dovrebbe contraddistinguere coloro che ricoprono incarichi pubblici, la corrispondenza – quasi ovunque nel mondo - tra un ceto dirigente politico impresentabile e cittadini privi di coscienza civica e incapaci di scegliere (laddove possono o hanno l'illusione di poterlo fare) quali propri rappresentanti i migliori e rifiutare i peggiori, il fatto che il possibile candidato del Partito Socialista francese alle presidenziali (con buone probabilità di successo) fosse il capo di quell'organizzazione, l'FMI, che è il cuore del capitalismo finanziario globalizzato che ha cannibalizzato le nostre società, il nostro mondo e le stesse prospettive e speranze della sinistra, il sospetto che nell'avvenimento abbiano avuto un qualche ruolo servizi segreti incaricati di togliere di mezzo uno scomodo competitore politico.
Insomma sembrerebbe una storia tipicamente italiana e invece riguarda un potente politico francese arrestato a New York.
Tra sesso e potere (maschile) è sempre esisto un legame inscindibile (quantomeno perché anche i capi politici hanno bisogni e debolezze come tutti gli esseri umani). Di certo esso ha assunto, nei regimi rappresentativi mediatizzati, un peso ed una rilevanza pubblica mai conosciuta in precedenza. Per quanto riguarda l'Italia gli atteggiamenti dei politici della prima repubblica, almeno sotto questo aspetto, erano improntati a sobrietà e pudore e valeva comunque la regola che i comportamenti privati non dovessero diventare argomento di lotta politica (e d'altronde i legami extra coniugali che venivano alla luce, quello tra la Iotti e Togliatti ad esempio, erano normalissime e lecite relazioni d'amore). E' solo con gli anni ottanta, con il PSI craxiano dei nani e delle ballerine e della Milano da bere, che alcuni politici non hanno più remore ad ostentare tenore di vita e a circondarsi di belle e vistose signore.

In tempi più recenti, gli innumerevoli casi in cui la carriera di esponenti politici ha avuto termine o ha rischiato di essere compromessa a causa di scandali sessuali o legati al sesso (Clinton, Berlusconi, Marrazzo, Delbono, il presidente israeliano Moshe Katsav condannato per violenza carnale, solo per citarne alcuni) dimostra che non è vero (o non è più vero) che 'comandare è meglio di fottere' ma piuttosto che il potere è vissuto semmai anche come un mezzo per procurarsi sesso (avendo sempre rappresentato e rappresentando tuttora una straordinaria arma di seduzione e ciò forse dovrebbe far riflettere la componente femminile della nostra società) e che in ogni caso non riesce a placare le ricorrenti tempeste ormonali degli uomini di Stato. Lo scandalo sessuale costituisce nel contempo un comodo sistema per far fuori dalla scena pubblica un esponente politico senza dover passare dal sentiero della critica e della contestazione argomentata dei suoi atti di governo ed essere obbligati a proporre soluzioni alternative.
Un ulteriore interrogativo si pone riguardo ai meccanismi attraverso cui si realizza la selezione della classe politica e dirigente. Se sono così tanti i personaggi di potere incapaci di controllare le proprie pulsioni, anche se consapevoli delle conseguenze che ne derivano, e frequentemente colti in fallo o nel commettere reati o mentre tentano di nascondere, pur nelle tolleranti società occidentali, i propri inconfessati gusti e abitudini sessuali, dimostrando una deleteria attitudine alla menzogna e all'occultamento della propria personalità, c’è da chiedersi davvero quali siano i criteri attraverso cui costoro riescono ad emergere. Sembra realmente che la guida del governo debba necessariamente passare per le mani di individui sociopatici, privi di coscienza ed empatia sociale, di senso del rimorso per le conseguenze del proprio agire (la guerra, la condanna di milioni di esseri umani alla miseria, alla fame o alla morte a causa dell'inquinamento) e la cui abilità è unicamente quella di sedurre le masse.
Questione, quella del rapporto tra eletti ed elettori, che assume piena evidenza in Italia dove si realizza un circolo perverso tra una politica corrotta ed inadeguata ad affrontare i problemi comuni e a perseguire il bene di tutti ed una società civile nella quale è prevalente la mancanza di una coscienza civica, dove addirittura la maggioranza si caratterizza per una sorta di analfabetismo funzionale, incapace di comprendere quali sono le scelte e le opzioni che ha di fronte. L'una alimenta l'altra e la rafforza a sua volta. Cittadini ignoranti e prigionieri di un miope egoismo affidano il potere ad una casta partitocratica che non fa altro, per rafforzare il proprio consenso, che cavalcare le pratiche più deteriori quali l'evasione fiscale, la corruzione ed il voto di scambio, oltre che smantellare gli unici strumenti di progresso civile: la scuola e la cultura.

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