Il web, le manifestazioni, i banchetti, i flash mob, gli appelli degli intellettuali non sono sufficienti ad informare tutti i cittadini laddove la comunicazione politica passa ancora fondamentalmente attraverso le televisioni, le stesse televisioni controllate dal regime.
L'idea di esporre le bandiere dell'acqua sui balconi o sulle automobili si scontra anche con la naturale paura di poter veder messi in pericolo i beni materiali a cui gli italiani tengono di più.
Ci sarebbe però un modo per segnalare e ricordare a tutti i cittadini lo svolgimento dei referendum: realizzando una maglietta con un messaggio chiaro e sintetico che le persone di buona volontà dovrebbero indossare (siamo in primavera) in giro per le città e i paesi, sui mezzi pubblici e al lavoro, in chiesa o in discoteca, facendo la spesa o a scuola.
Centomila magliette (o, perché no?, un milione) per avvisare e allertare capillarmente, anche in sole due o tre settimane, tutti i cittadini.
Siamo tutti consapevoli (noi che stiamo da questa parte) dell'importanza dei referendum.
Per i temi in gioco: il rifiuto del nucleare, antieconomico e irreversibilmente pericoloso, espressione di una logica centralistica e militarizzata dell'economia; l'acqua, primario diritto naturale degli esseri umani, da preservare quale bene pubblico per impedire che divenga preda della speculazione e della logica del profitto; contro il legittimo impedimento, cioè la pretesa di qualcuno di potersi sottrarre alla giustizia e per ribadire il principio costituzionale dell'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
Per il significato politico generale: quale espressione della resistenza all'eversione berlusconiana e, nel contempo, punto di avvio di una svolta della politica italiana da fondare finalmente sulla partecipazione attiva e consapevole dei cittadini e perché torni ad occuparsi delle questioni reali della vita delle persone.
Ne sono pienamente consapevoli anche loro, gli eversori. Ed ecco la duplice truffa sul referendum nucleare: approvare una moratoria della costruzione delle centrali per togliere di mezzo il referendum più sentito dagli elettori e ostacolare il raggiungimento del quorum, con l'esplicita intenzione di riproporre la realizzazione degli impianti nucleari più avanti, in tempi più tranquilli in cui sia stato dimenticato il disastro di Fukushima; far credere che il referendum sul nucleare non si svolgerà quando questa eventualità è subordinata ad una futura decisione della Corte di Cassazione. Ecco l'idea di depotenziare il referendum sull'acqua. Ecco infine e forse soprattutto la congiura del silenzio, far scomparire i referendum dalle tv.
Senza dimenticare che questa strategia del silenzio e della menzogna trova inevitabilmente degli alleati nelle oligarchie economiche che puntano ad avventarsi come falchi sulle occasioni di arricchimento offerte dal nucleare e dalla privatizzazione dell'acqua.
Il web, le manifestazioni, i banchetti, i flash mob, gli appelli degli intellettuali non sono sufficienti ad informare tutti i cittadini laddove la comunicazione politica passa ancora fondamentalmente attraverso le televisioni, le stesse televisioni controllate dal regime.
L'idea di esporre le bandiere dell'acqua sui balconi o sulle automobili si scontra anche con la naturale paura di poter veder messi in pericolo i beni materiali a cui gli italiani tengono di più.
Ci sarebbe però un modo per segnalare e ricordare a tutti i cittadini lo svolgimento dei referendum: realizzando una maglietta con un messaggio chiaro e sintetico che le persone di buona volontà dovrebbero indossare (siamo in primavera) in giro per le città e i paesi, sui mezzi pubblici e al lavoro, in chiesa o in discoteca, facendo la spesa o a scuola.
Centomila magliette (o, perché no?, un milione) per avvisare e allertare capillarmente, anche in sole due o tre settimane, tutti i cittadini.
C'è solo da scegliere il testo del messaggio (credo più efficace se fosse lo stesso per tutti), renderlo disponibile e scaricabile da internet perché ciascuno possa farselo stampare (con pochi euro di spesa) sulla propria maglietta, promuovere la diffusione virale dell'idea. E mettere nel contempo in vendita le magliette già pronte attraverso le sedi delle associazioni, i banchetti informativi, le sezioni di partito, i delegati sindacali. Un modo per finanziare la campagna referendaria e, se restassero risorse disponibili, future mobilitazioni.
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