Il centro sinistra ha vinto a Milano, Napoli, Trieste e Cagliari. Con Berlusconi che aveva dato a queste elezioni amministrative il valore di un referendum sul suo governo è sconfitta anche la Lega.
Quello che è un esito normalmente scontato nelle democrazie europee – la maggioranza al potere che viene punita di fronte ad una gravissima crisi economica, si vedano i risultati di Zapatero e della Merkel – assume in Italia un valore straordinario, nonostante la presenza di un capo del governo totalmente screditato moralmente e politicamente, perché il risultato non era affatto scontato e per la differenza dei mezzi a disposizione (televisioni) delle due coalizioni.
La domanda che tutti naturalmente ci facciamo è: cosa succederà ora?
E' evidente che Berlusconi non ha alcuna intenzione di dimettersi e di mollare spontaneamente la guida del governo. Ma la Lega?
Il partito di Bossi è riuscito ad assumere, soprattutto negli ultimi tempi ed in una misura inversamente proporzionale al declino di Berlusconi, un potere ed un peso politico assolutamente abnorme e sproporzionato rispetto all'effettivo consenso elettorale. Se i cavalli di battaglia con cui si è caratterizzata dal momento della fondazione - la lotta all'immigrazione, il federalismo - la sua propaganda populistica sono rimasti semplici strumenti di proselitismo (è sufficiente guardare allo stillicidio di sbarchi di profughi nell'Italia meridionale), l'azione della Lega, la minaccia mai troppo velata di puntare alla divisione del Paese, l'essere determinanti nella formazione delle maggioranza politiche nazionali, hanno causato una rilevantissima riallocazione di risorse e di finanziamenti pubblici, di centri di potere (leggi Banche) dal centro sud al nord. In questo quadro la Lega ha acquisito un'enormità di poltrone nelle Istituzioni, nei consigli d'amministrazione degli enti, delle fondazioni bancarie e delle banche, nella Rai.
Se vuole mantenere questo potere non è pensabile che la Lega accompagni per un altro anno e mezzo il declino, ormai irreversibile quantomeno in ragione dell'età, di Berlusconi, di restare legata mani e piedi al suo destino e appesa al filo dell'opportunismo dei 'responsabili' o di qualche ras del PDL che decida di abbandonare la nave che affonda.
Si può escludere peraltro che possa provocare la crisi di governo ed elezioni anticipate che in questo quadro e con questa legge elettorale rappresenterebbero un suicidio politico.
Resta allora a mio avviso una sola possibilità: quella di una successione a Berlusconi interna alla maggioranza di destra (con Tremonti in pole position) che consentirebbe di avere un anno e mezzo a disposizione per riorganizzare le fila, tentare di riacquistare credibilità e consenso, preparare la candidatura a Premier della destra per il 2013.
Berlusconi dipende ormai totalmente dalla Lega per potersi opporre. Rende praticabile questa ipotesi la credibilità e il prestigio (puramente di fantasia) che sono stati cuciti addosso (anche da giornali come Repubblica) a Tremonti e l'imminente manovra economica da 40 miliardi che ci si aspetta per il prossimo giugno.
Un governo Tremonti potrebbe avere il favore di Napolitano e dell'establishment economico e finanziario che costringerebbero il Terzo Polo a fornire il proprio appoggio e il PD alla 'non belligeranza'. Casini e Fini del resto si sono sempre detti disponibili ad appoggiare un governo delle destre purché non fosse più guidato da Berlusconi. Pur non premiati dagli elettori, in un certo qual modo hanno raggiunto il proprio obiettivo politico: dimostrare che senza di loro vengono a mancare allo schieramento reazionario i voti decisivi.
C'è da augurarsi nel contempo che il PD non abbocchi a eventuali avances della Lega, non si presti a giochi di palazzo, non sacrifichi – in nome di un malinteso senso di responsabilità che significa seguire pedissequamente gli ordini degli organi monetari sovranazionali – la possibile vittoria futura del centro sinistra togliendo le castagne del fuoco ai devastatori del nostro Paese.
Il centro sinistra cominci al più presto a ragionare e decidere di programmi, di alleanze, di metodi e criteri di scelta del candidato premier e degli uomini e delle donne da mettere nelle liste.
Un'ultima notazione: con lo straordinario successo a Napoli, De Magistris (del resto il più votato anche nelle ultime elezioni europee) si conferma un personaggio di prima grandezza sulla scena politica nazionale che sarebbe in grado, a mio avviso, di sbaragliare tutti gli avversari se si terranno le primarie del centro sinistra. Una popolarità e un successo che non nascono solo dall'aspetto assai gradito dalle elettrici ma soprattutto dal carattere radicalmente riformatore che connota la propria proposta politica e che lo porta a collaborare con le forze e le personalità autenticamente di sinistra (si vedano i tanti esponenti di Rifondazione che fanno parte della sua squadra napoletana). Davanti a sé ha una prova con la quale non si possono fare chiacchiere e che può bruciarlo o esaltarlo: la gestione dei rifiuti napoletani.
Quello che è un esito normalmente scontato nelle democrazie europee – la maggioranza al potere che viene punita di fronte ad una gravissima crisi economica, si vedano i risultati di Zapatero e della Merkel – assume in Italia un valore straordinario, nonostante la presenza di un capo del governo totalmente screditato moralmente e politicamente, perché il risultato non era affatto scontato e per la differenza dei mezzi a disposizione (televisioni) delle due coalizioni.
La domanda che tutti naturalmente ci facciamo è: cosa succederà ora?
E' evidente che Berlusconi non ha alcuna intenzione di dimettersi e di mollare spontaneamente la guida del governo. Ma la Lega?
Il partito di Bossi è riuscito ad assumere, soprattutto negli ultimi tempi ed in una misura inversamente proporzionale al declino di Berlusconi, un potere ed un peso politico assolutamente abnorme e sproporzionato rispetto all'effettivo consenso elettorale. Se i cavalli di battaglia con cui si è caratterizzata dal momento della fondazione - la lotta all'immigrazione, il federalismo - la sua propaganda populistica sono rimasti semplici strumenti di proselitismo (è sufficiente guardare allo stillicidio di sbarchi di profughi nell'Italia meridionale), l'azione della Lega, la minaccia mai troppo velata di puntare alla divisione del Paese, l'essere determinanti nella formazione delle maggioranza politiche nazionali, hanno causato una rilevantissima riallocazione di risorse e di finanziamenti pubblici, di centri di potere (leggi Banche) dal centro sud al nord. In questo quadro la Lega ha acquisito un'enormità di poltrone nelle Istituzioni, nei consigli d'amministrazione degli enti, delle fondazioni bancarie e delle banche, nella Rai.
Se vuole mantenere questo potere non è pensabile che la Lega accompagni per un altro anno e mezzo il declino, ormai irreversibile quantomeno in ragione dell'età, di Berlusconi, di restare legata mani e piedi al suo destino e appesa al filo dell'opportunismo dei 'responsabili' o di qualche ras del PDL che decida di abbandonare la nave che affonda.
Si può escludere peraltro che possa provocare la crisi di governo ed elezioni anticipate che in questo quadro e con questa legge elettorale rappresenterebbero un suicidio politico.
Resta allora a mio avviso una sola possibilità: quella di una successione a Berlusconi interna alla maggioranza di destra (con Tremonti in pole position) che consentirebbe di avere un anno e mezzo a disposizione per riorganizzare le fila, tentare di riacquistare credibilità e consenso, preparare la candidatura a Premier della destra per il 2013.
Berlusconi dipende ormai totalmente dalla Lega per potersi opporre. Rende praticabile questa ipotesi la credibilità e il prestigio (puramente di fantasia) che sono stati cuciti addosso (anche da giornali come Repubblica) a Tremonti e l'imminente manovra economica da 40 miliardi che ci si aspetta per il prossimo giugno.
Un governo Tremonti potrebbe avere il favore di Napolitano e dell'establishment economico e finanziario che costringerebbero il Terzo Polo a fornire il proprio appoggio e il PD alla 'non belligeranza'. Casini e Fini del resto si sono sempre detti disponibili ad appoggiare un governo delle destre purché non fosse più guidato da Berlusconi. Pur non premiati dagli elettori, in un certo qual modo hanno raggiunto il proprio obiettivo politico: dimostrare che senza di loro vengono a mancare allo schieramento reazionario i voti decisivi.
C'è da augurarsi nel contempo che il PD non abbocchi a eventuali avances della Lega, non si presti a giochi di palazzo, non sacrifichi – in nome di un malinteso senso di responsabilità che significa seguire pedissequamente gli ordini degli organi monetari sovranazionali – la possibile vittoria futura del centro sinistra togliendo le castagne del fuoco ai devastatori del nostro Paese.
Il centro sinistra cominci al più presto a ragionare e decidere di programmi, di alleanze, di metodi e criteri di scelta del candidato premier e degli uomini e delle donne da mettere nelle liste.
Un'ultima notazione: con lo straordinario successo a Napoli, De Magistris (del resto il più votato anche nelle ultime elezioni europee) si conferma un personaggio di prima grandezza sulla scena politica nazionale che sarebbe in grado, a mio avviso, di sbaragliare tutti gli avversari se si terranno le primarie del centro sinistra. Una popolarità e un successo che non nascono solo dall'aspetto assai gradito dalle elettrici ma soprattutto dal carattere radicalmente riformatore che connota la propria proposta politica e che lo porta a collaborare con le forze e le personalità autenticamente di sinistra (si vedano i tanti esponenti di Rifondazione che fanno parte della sua squadra napoletana). Davanti a sé ha una prova con la quale non si possono fare chiacchiere e che può bruciarlo o esaltarlo: la gestione dei rifiuti napoletani.
Non credo che Berlusconi farà passi indietro. Qualunque leader con un po' di buon senso andrebbe a collocarsi dietro al sipario per agevolare l'uscita dalla crisi di consensi in cui versa il proprio partito dopo una batosta simile, ma non lui.
RispondiEliminaTemo piuttosto che possa fare qualche colpo di mano ("colpo di coda del caimano" direbbe Moretti) strategicamente studiato per avocare a sé più poteri istituzionali, infrangendo definitivamente i sigilli costituzionali.
Temo, insomma, che la strategia della tensione di andreottiana memoria, che abbiamo visto rinascere proprio in questi ultimi mesi (dall'attentato, o presunto tale, a Belpietro, all'aggressione di Capezzone, fino ad arrivare a fatti recenti come l'intimidazione al candidato sindaco PDL a Cagliari, l'incendio nella sede del comitato elettorale di Lettieri, l'aggressione, o presunta tale, alla madre dell'assessore milanese...) possa continuare in modo crescente così da creare una situazione di emergenza che agevoli riforme sull'intelaiatura istituzionale.
Spero vivamente di sbagliarmi, s'intende.
Carlo, hai ragione. Anche l'eventualità che tu evochi è tra quelle possibili ... Chi può aprire la crisi di governo oggi, nelle forme parlamentari, forse è solo la Lega o qualche 'pentito' dell'ultima ora del PDL ...
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