"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 21 febbraio 2010

Marcello Lippi, il Festival di Sanremo e la memoria degli italiani

In un Paese senza memoria come l'Italia, dove tanti intellettuali e giornalisti svolgono il mestiere ben retribuito di occultare e cancellare i ricordi collettivi, Marcello Lippi è il prototipo del personaggio miracolato e santificato dai media che, anziché ripercorrerne tutta la storia umana e professionale, lo pongono tra i simboli positivi della Nazione emettendo come d'abitudine giudizi solo sulla base di quegli eventi che è comodo citare.
Insomma un po' un Bertolaso dello sport, dove la bella immagine, il capello brizzolato ed il portamento atletico ne fanno necessariamente un eroe da dare in pasto alle plebi televisive.
Chi ha un po' di memoria invece ne ricorda benissimo i trascorsi che non sono propriamente edificanti dal punto di vista dell'etica e della lealtà sportiva

Marcello Lippi è colui che deve i suoi successi sportivi da allenatore (e dunque l'essere diventato il commissario tecnico della Nazionale Italiana di calcio) al doping farmaceutico, oggetto di inchieste e processi, praticato dalla Juventus durante la sua conduzione tecnica ed ai maneggi, per i quali sono ancora in corso procedimenti giudiziari, del duo Moggi – Giraudo.
Marcello Lippi è colui che fece cacciare dalla Rai il commentatore Aldo Agroppi perchè lo criticava pubblicamente.
Marcello Lippi è colui che, di fronte al fallimento nella conduzione dell'Inter dovuto soprattutto a proprie scelte tecniche, non ebbe la dignità di dimettersi ma creò le condizioni, con dichiarazioni offensive nei confronti dei suoi calciatori, per farsi licenziare dalla società e dunque mantenere il ricco contratto di cui beneficiava.
Marcello Lippi è il furbacchione che, in base alla previsione dello scontato flop post-vittoria mondiale della Nazionale, si fa da parte per due anni con la sicurezza però di riprenderne al momento opportuno la guida.
Marcello Lippi è colui che ha ispirato, a detta di molti commentatori sportivi, l'ultima disastrosa campagna trasferimenti della Juventus e l'assunzione dell'allenatore Ferrara con l'idea di lasciare la rappresentativa azzura dopo i prossimi mondiali e tornare nella vecchia società di appartenenza, salvo smentire il tutto e fare marcia indietro di fronte agli attuali insuccessi della squadra della famiglia Agnelli.  
Non stupisce dunque che lo stesso Marcello Lippi si sia prestato a sponsorizzare sul palco del Festival di Sanremo, violando tra l'altro le regole della gara, uno pseudo trio canoro composto, oltre che da Pupo e da tale Luca Canonici, dal figlio di un tizio registrato qualche anno fa in intercettazioni che riguardavano strani affari e non propriamente regali contrattazioni sul prezzo di prestazioni sessuali.
D'altro canto non so se per il potenziale prossimo aspirante al trono d'Italia siano più vergognosi i trascorsi paterni, l'indecorosa performance canora del Festival, le partecipazioni ad insulsi programmi televisivi o la candidatura (con trombatura inclusa) nelle liste dell'UDC alle ultime elezioni europeee.
E sempre per chi ha un po' di memoria, Maurizio Costanzo al Festival di Sanremo non può non far ricordare la sua cacciata dalla Rai per aver aderito ad una associazione segreta di carattere eversivo quale la P2 e la sua pronta reintegrazione nel mondo delle tv grazie al fratello piduista Berlusconi.
Guardandolo intervistare Bersani torna alla mente il suo ruolo come consulente per la comunicazione di importanti esponenti del centro sinistra, quali D'Alema, Rutelli e Veltroni. Ma evidentemente anche Bersani, che ci ha spacciato per giorni la sua presenza a Sanremo e l'attenzione di youdem.tv al Festival quale forma di partecipazione ad un evento popolare e non per giustificare la prevista comparsata di pochi minuti davanti a milioni di spettatori, non ha voluto tenere conto dello scarso aiuto fornito da Costanzo, ora riscaricato da Berlusconi sulla Rai, ai suoi precedessori. E allora ben gli sta essersi fatto cogliere alla sprovvista dalla presenza della claque opportunatamente predisposta dal contraddittore Scajola (per intenderci il Ministro degli Interni della feroce repressione del G8 di Genova e che definì Marco Biagi, ucciso poi dalle Brigate Rosse, un rompicoglioni per l'insistente richiesta di una scorta).
Chissà forse a volte la memoria serve a qualcosa.

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