"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

domenica 20 marzo 2016

Il Referendum del 17 aprile sulle trivellazioni in mare: dove sono i paladini delle prossime generazioni?


Il PD: il partito dei bugiardi seriali


Il prossimo 17 aprile siamo chiamati a votare nel referendum sulle trivellazioni in mare destinate alla ricerca ed allo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio nei tratti di mare sotto costa.
Ciò su cui andremo “tecnicamente” ad esprimerci riguarda la possibilità che le concessioni attualmente attive per lo sfruttamento di giacimenti di gas e petrolio entro le dodici miglia marine dalla costa possano continuare ad operare anche dopo la scadenza delle concessioni fino all'esaurimento dei giacimenti. Se prevarranno i SI questa possibilità sarà esclusa, se vinceranno i NO o non verrà raggiunto il quorum necessario a rendere validi i referendum (la partecipazione al voto del 50% più uno degli aventi diritto) tale possibilità verrà mantenuta.
E' coinvolto in effetti un piccolo numero di piattaforme estrattive, con un modesto apporto al fabbisogno energetico nazionale e gli effetti del referendum si avrebbero (in base alla durata delle singole concessioni) non prima di cinque o dieci anni: dunque nessun shock petrolifero all'orizzonte e nessuna prospettiva di licenziamenti di massa.
Per capire cosa c'è in ballo (é evidente che il valore simbolico e politico del referendum va ben oltre il quesito in essere) è necessario fare un po' di cronistoria. Tutto nasce con lo Sblocca Italia, la legge con cui Renzi pianifica la devastazione definitiva dell'ambiente con un incontrastato e criminale via libera alla cementificazione, agli inceneritori e alle trivellazioni nei tratti di mare sotto costa.
In soldoni distruggere l'Italia, compromettere la salute dei cittadini, far fallire vitali attività economiche locali (nel turismo, nella pesca, nell'agricoltura) per i profitti di pochi mascherando il tutto con la promessa della crescita del PIL (se va bene qualche frazione decimale in più).