La proposta politica di Beppe Grillo
Beppe Grillo rappresenta indiscutibilmente una delle novità più significative nel panorama politico italiano degli ultimi anni. Novità in termini di linguaggio che infrange le ritualità ed il fair play del politichese (e non a caso le sue più popolari manifestazioni pubbliche sono stati i Vaffa Day), di mezzi utilizzati - essenzialmente internet - per la diffusione del proprio messaggio (il suo blog è unanimemente considerato uno dei più influenti addirittura a livello mondiale), di contenuti della propria proposta politica di cui nega la possibilità di essere ricompresa nelle tradizionali categorie destra-sinistra e che si fonda sul rifiuto della casta politica nel suo complesso incentrandosi al contrario su temi concreti (il Parlamento pulito, l'azzeramento dei rifiuti da condurre in discarica grazie a raccolta differenziata riciclo e riuso, le energie rinnovabili, lo sviluppo della democrazia diretta resa possibile da internet, la richiesta di trasparenza delle società quotate in borsa).
I riscontri di consenso ottenuto sia alle elezioni europee (dove i suoi candidati, Luigi De Magistris e Sonia Alfano, sono stati eletti nelle liste di Italia dei Valori con un consistente successo personale) che nelle ultime elezioni regionali dimostrano il crescente seguito raggiunto dal Movimento di Grillo. Un seguito tanto più rilevante se paragonato ad esempio ad entità che veicolano i temi tradizionali della sinistra radicale quali la FDS di Ferrero o la SEL di Vendola.
Beppe Grillo e i partiti
Il leitmotiv, la ragione sociale dell'azione politica di Grillo è appunto il rifiuto in toto della classe politica attuale, di tutti i partiti esistenti, di destra e di sinistra, considerati tutti parte di uno stesso sistema che ha espropriato la democrazia a danno dei cittadini.
Ma proprio in questo sta la contraddizione ed il limite della proposta grillina.
Si possono, anzi si devono contestare questi partiti, il fatto che siano i protagonisti della degenerazione della vita democratica del Paese, la trasformazione delle proprie classi dirigenti in una casta oligarchica e parassitaria che ha occupato per i propri interessi le Istituzioni dello Stato e le amministrazioni pubbliche e si è ridotta a semplice esecutrice di decisioni prese dai grandi centri di potere in contrasto con la sovranità del popolo.
Ma se la Costituzione rimane il faro che guida ancora chi crede nella democrazia in questo Paese, non bisogna dimenticare che questa Costituzione attribuisce proprio ai partiti la forma associativa attraverso cui i cittadini possono concorrere a determinare la politica nazionale. E che piuttosto il problema è stata la mancata traduzione in norme di legge di quel metodo democratico richiamato dall'articolo 49 quale condizione indispensabile dell'associazione partitica (Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.). E cioè la definizione di regole di democrazia interna e di selezione delle classi dirigenti per assicurare che la partecipazione consapevole e continuativa dei cittadini alla determinazione ed alla analisi critica delle decisioni riguardanti la cosa pubblica non si riduca unicamente al rito elettorale.
Nel momento in cui legittimamente il Movimento di Beppe Grillo partecipa alla contesa politica ed alle elezioni diventa dunque anch'esso un partito, comunque voglia definirsi e chiamarsi.
E lo fa purtroppo in coerenza con quella che è la caratteristica dominante di questa stagione politica, sarebbe davvero troppo chiamarla Seconda Repubblica, quasi totalmente monopolizzata da one-man party, i partiti di un solo uomo al comando di cui diventa impresa ardua comprendere la genuina origine delle scelte politiche.
Si tratta di partiti che esprimono fondamentalmente motivazioni, ambizioni e strategie personali di un leader. Basta citare Berlusconi con Forza Italia e poi con il PDL, il nuovo partito di Fini, l'Italia dei Valori di Di Pietro, la stessa proposta politica di Nichi Vendola. In questi anni abbiamo conosciuto la lista Dini, l'Udeur di Mastella e il Patto Segni; Rutelli ha compiuto l'ennesimo cambio di casacca per fondare l'ennesimo partitino personale.
A questi si aggiungono poi i radicali di Pannella che erano un partito personale già nella prima Repubblica.
L'UDC e la Lega hanno sicuramente complessità e legami molto più ampi eppure anch'essi sono strettamente legati alla direzione dei propri leader. Casini e Bossi rappresentano il collante e dettano la linea delle rispettive forze politiche, senza di essi è difficile pensare ad una continuità di tali partiti e ad una loro non implosione.
Alla fine, pur con tutti i limiti costituiti anzitutto dalla inadeguatezza dei propri ceti dirigenti, restano come veri partiti solo la Federazione della Sinistra (nato dalla fusione di Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Socialismo 2000) ed il PD, la cui esistenza e la cui linea politica sono il frutto di dinamiche interne, di correnti, di pluralità di visioni.
Consultando i due documenti fondamentali del Movimento 5 Stelle, il “Non Statuto” ed il Programma, emerge la debolezza della visione politica grillina.
Nel Programma sono indicate tante proposte ragionevoli ed interessanti, quasi tutte condivisibili, ma manca una visione globale della società, come debba essere organizzato in modo equo e razionale il sistema della produzione e della distribuzione della ricchezza, come sia possibile invertire quei rapporti di forza tra poteri dominanti e popolo attraverso cui attuare la democrazia.
Nel “Non Statuto” si perpetua l’equivoco demagogico del ‘non partito’, di cui peraltro Grillo si riserva la titolarità sia del simbolo che della direzione del percorso politico, che non necessita di regole perché è la rete con le sue virtù miracolose a consentire al meglio la partecipazione dei cittadini al movimento.
E difatti non risulta che nel Movimento 5 Stelle sia stata mai messa ai voti qualche proposta, che si sia consentito l'emergere di una classe dirigente in grado di definirne una linea politica che non sia semplicemente quella espressa attraverso il personalissimo blog del suo leader.
Da questa constatazione nascono inevitabilmente diffidenze, sospetti, teorie dietrologiche. Sulla Casaleggio che gestisce la comunicazione attraverso internet di Grillo. Su chi può stare dietro a questo o quel singolo leader che in un sistema maggioritario, spostando anche solo il 2 o il 3 per cento dei voti può essere determinate per l'esito delle elezioni. E ciò vale per tutti, anche per Grillo e per gli ondeggiamenti di Di Pietro da anti-sistema a fautore di un'alleanza incentrata sul PD (e questo in singolare concomitanza con la pubblicazione da parte del Corriere della Sera delle foto di una cena in una caserma dei carabinieri in cui era presente anche Contrada). Foto in sé talmente insignificanti che, per la rilevanza che è stata loro attribuita, non possono non nascondere un oscuro messaggio politico.
Beppe Grillo, Di Pietro e Berlusconi
Per molto tempo Grillo, Di Pietro e Travaglio (e forse anche Santoro) hanno operato in modo coordinato e convergente. Vi era una coincidenza di posizioni, reciprocamente si citavano e si linkavano. Si è scritto molto della Casaleggio che gestisce contemporaneamente la comunicazione web di Grillo e di Italia dei Valori. Grillo ha curato la prefazione di un libro di Di Pietro esaltandone le qualità, lo definiva amichevolmente kriptonite e partecipava alle sue manifestazioni elettorali. Come sopra ricordato personaggi sponsorizzati da Grillo come De Magistris e Sonia Alfano, poi sconfessati, sono stati eletti alle elezioni europee con Italia Dei Valori. Grillini sono stati candidati alle regionali nelle liste IDV in quelle regioni dove non era presente il Movimento 5 stelle. Tutti insieme demolivano il PD e lo delegittimavano nel tentativo di accreditarsi quale reale opposizione. Tutti insieme occupavano lo spazio dell'opposizione legalitaria ed intransigente al regime berlusconiano, utilizzando il web, la carta stampata con Il Fatto, le istituzioni con Di Pietro.
Questa strategia comune ora non esiste più. Basta ascoltare le dichiarazioni di Grillo ad Annozero del 23 settembre. Basta leggere gli ultimi comunicati politici di Grillo, in particolare il nr. 35, dove senza mai citarlo Grillo si scaglia proprio contro le posizioni espresse da Di Pietro per elezioni anticipate e per un'alleanza dei partiti e movimenti dell'opposizione radicale con il PD per riconquistare il governo del Paese.
La ragione apparente di questa divaricazione risiede nel diverso approccio nei confronti di Berlusconi: per Di Pietro la sconfitta di Berlusconi è la priorità essenziale e imprescindibile, per Grillo che mette tutti i partiti sono sullo stesso piano e considera PD e PDL due facce della stessa medaglia questa diventa un problema secondario e considera impossibile qualunque alleanza.
Eppure anche qui Grillo cade in contraddizione: da un lato nel citato comunicato nr. 35, con lodevole realismo politico, stigmatizza il ricorso alle elezioni anticipate per le conseguenze che ciò avrebbe per la stabilità finanziaria italiana e perché probabilmente comporterebbe la riconferma di Berlusconi, dall'altro non ritiene di doversi allontanare in alcun modo dal suo splendido isolamento.
Certo è possibile che la permanenza al governo di Berlusconi in una condizione di debolezza consenta il progressivo ulteriore logoramento della sua immagine e della sua credibilità pubblica, certo sporcarsi le mani alleandosi con altri partiti eroderebbe quel credito elettorale e di popolarità fin qui conquistato da Grillo.
Ma la questione Berlusconi e soprattutto come dar vita ad una nuova Politica oggi o domani si riproporrà in modo ineludibile e non è al momento nelle cose la nascita di un'Alternativa radicalmente nuova che sia in grado di diventare maggioranza nel Paese.
Come si può pensare di rimanere neutrali di fronte al degrado morale a cui ci ha portato il regime berlusconiano, al peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini, alle alterazioni irreversibili che il centro destra sta realizzando nella struttura economica e sociale italiana?
Come sarà possibile non schierarsi di fronte alla prospettiva di altri cinque anni di Berlusconi, al fatto che possa diventare Presidente della Repubblica, che la successione al patto di ferro Umberto Bossi Silvio Berlusconi avvenga in linea dinastica con Renzo Bossi e Marina Berlusconi?
Chi potrebbe assumersi la responsabilità di stornare da una coalizione antiberlusconiana quel 3-4-5 per cento di voti in grado di determinarne una sicura sconfitta?
Di fronte ad una Politica che è stata espropriata del proprio ruolo di guida della Comunità non solo per le colpe di un ceto dirigente ormai ridotto a mera espressione parassitaria ma per l'incontrastata dittatura imposta da oligarchie e gruppi di potere legali e illegali, da organismi internazionali che non debbono rispondere democraticamente delle proprie decisioni, una semplice scelta di testimonianza quale quella del Movimento di Grillo appare insufficiente.
Quale altra possibilità allora di un'alleanza di tutte quelle forze che più radicalmente criticano il sistema (in fondo proprio le proposte, tra gli altri, di Di Pietro e De Magistris) che tutte insieme, sulla base di un consenso elettorale che già oggi vale tra il 15 ed il 20 per cento dei voti, siano in grado di condizionare - per la democrazia, la legalità, la pace, la giustizia sociale, l'ambiente - una coalizione politica alternativa a Berlusconi?
Un'alleanza la cui coerenza e credibilità sia assicurata da un comitato di garanti composto dalle personalità più autorevoli e non compromesse con il sistema che questo Paese esprime (e penso, per fare dei nomi, a Gino Strada, a Rodotà, Dario Fo, Travaglio, Revelli, Saviano, Scarpinato, Don Ciotti, Alex Zanotelli e perché no lo stesso Grillo).
http://forum.piemonte5stelle.it/
RispondiEliminaQui chiunque può proporre, purtroppo non c'è moltissima attività, proprio perché pochi ci credono.
Io ho visto delle riunioni del M5S e sono state tutte gestite molto tranquillamente a voto diretto, in modo molto informale. Credo che il difetto del M5S sia di non sapersi coordinare ora a livello nazionale, e queste cose non escono. Ovviamente ora che sono così grandi dovranno svezzarsi un po'.
Sulla differenza partito - movimento io non ne colgo nessuna. Qualche differenza formale, magari, ma alla fine si deve far politica in gruppo.
L'articolo 49 prevede il diritto a riunirsi in partiti, non il dovere e neppure il farseli piacere vista la situazione attuale.
Riguardo al programma, sarà un po' incompleto forse ma non esiste partito che ne abbia uno. Capisco la critica ma questo nell'articolo si poteva scrivere.
Tocca al centrosinistra unito condividere un progetto di governo e partecipare alla mobilitazione permanente della società civile per la Resistenza costituzionale.
RispondiEliminaGrillo da solo non può andare da nessuna parte perchè è con la mediazione e il dialogo che si può far prevalere l'affermazione di idee nell'interesse collettivo e non nell'interesse della Casta degli intoccabili.
Sono daccordo con l'anonimo del messaggio precedente, anche se va detta una cosa.
RispondiEliminaDall'intervista si capisce che la differenza che Grillo vuole portare avanti nei confronti dell'odierno partitismo è questa:
non si deve votare una persona (nessuno voterebbe PDL se non ci fosse Berlusconi), si devono votare solo le idee e le azioni propugnate.
Ha ragione.
La maggioranza delle persone vota questo o quello solo perchè sono simpatici o ispirano fiducia, ma questo è sbagliato.
Non sono sicuro però che sia possibile convincere gli elettori con l'idea di Grillo... lui fa leva sulla maturità, sull'idea che l'elettorato deve crescere come cognizione di causa, ma io non ho molta fiducia in questo.
Volevo dire che ero daccordo con quello del primo commento :D
RispondiEliminaPer l'amico del Piemonte, conosco e apprezzo tanti grillini. Sono assolutamente convinto dei meriti e delle qualità di Grillo e del suo Movimento di cui condivido una larga parte del messaggio e delle proposte. Ma proprio per questo vorrei che non si limitasse ad un ruolo di mera testimonianza, tenuto conto delle percentuali di voto cui può proabilmente aspirare, ma diventasse un reale protagonista di una svolta politica per l'Italia.
RispondiEliminaUn'analisi molto interessante. Per un'approfondimento sul linguaggio segnalo questo mio articolo:
RispondiEliminahttp://gianlucagiansante.com/2010/09/25/perche-beppe-grillo-piace-soprattutto-a-sinistra/
Grazie Gianluca ... ho esplorato il tuo interessantissimo sito e credo che da ora in poi ne diventerò un assiduo frequentatore ...
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