Di Berlusconi e della sua maggioranza ormai non vale nemmeno più
quasi la pena parlarne. Ciò che invece maggiormente colpisce è che
pur di fronte ad un governo screditato, inetto, antipopolare,
corrotto, accusato di collusione con la criminalità organizzata, non
esiste ancora in questo Paese un'Alternativa degno di questo nome. Un
raggruppamento cioè di forze politiche, sociali, culturali,
intellettuali che abbia la forza e goda del consenso necessari per
proporre un vero cambiamento rispetto alle politiche liberiste che
hanno dominato il mondo e l'Italia nell'ultimo trentennio e che ci
hanno portato alla catastrofe economica e sociale. Con elezioni che
potrebbero essere imminenti (nella primavera del 2012) o al più
tardi nel 2013 non sappiamo ancora quale leader, quale programma,
quale coalizione di partiti sfiderà la destra. Come scrive Ilvo
Diamanti ciò che prevale è l'indignazione e la sfiducia senza
che riesca a farsi strada un progetto e la speranza per un domani
migliore
Una parte non trascurabile delle ragioni di questa assenza si
trova, a mio avviso, nel ruolo del PD. Il maggior partito di
opposizione, l'erede sia pur degenere (in termini di coerenza
ideale, di organizzazione e di radicamento territoriale) del PCI
unito ai discendenti della sinistra democristiana è un ben strano
animale: un corpo, nelle convinzioni e nelle sensibilità dei suoi
elettori, prevalentemente di sinistra ed una testa, la dirigenza,
quasi completamente organica alla partitocrazia ed al capitalismo di
rapina che caratterizzano l'Italia.
E dunque il PD è per il progetto dell'alta velocità in Val di
Susa, ha varato con Treu la prima legge che ha dato il via libera al
precariato, sta con Marchionne contro la Fiom e impone alla CGIL la
'moderazione' nelle rivendicazioni sindacali e nei rapporti con le
altre organizzazioni dei lavoratori e con quelle imprenditoriali, non
mette in discussione i diktat liberisti dell'Unione Europea e della
BCE ma semmai critica 'da destra' Berlusconi per non essere
sufficientemente solerte nell'attuarli, è di stretto credo
atlantista e pieno fautore delle guerre che gli Usa e la Nato
conducono qua e là per il mondo (l'Afghanistan, la Libia), si pone
con grande timidezza di fronte al potere incontrastato del Vaticano e
delle gerarchie ecclesiastiche (sui diritti civili, sulla scuola
privata, sui privilegi fiscali), con le amministrazione locali
targate centro-sinistra persegue nella gestione del territorio le
stesse politiche della destra per quanto attiene la cementificazione
e l'espansione edilizia delle città (di cui poi paghiamo le
conseguenze nella qualità della vita di tutti i giorni e ogni
qualvolta si verifica un evento atmosferico fuori dalla norma) e non
di rado i suoi esponenti vengono colti con le mani nel sacco della
corruzione e della commistione tra affari e politica.
Così si spiega perché il PD, che non può o non vuole promuovere
un'alternativa che si contrapponga ai poteri forti ed operi una vera
discontinuità rispetto alle politiche liberiste, corteggi
incessantemente il Terzo Polo e nel contempo risulti reticente
rispetto all'ipotesi di una coalizione di sinistra, pur premiata nei sondaggi, e alla scelta del
candidato premier attraverso le primarie che rischierebbe di far prevalere un esponente politico 'anomalo'.
E quello che vogliono i rottamatori alla Renzi è semplicemente un
ricambio della dirigenza motivato da ragioni anagrafiche e di
immagine senza proporre però alcuna svolta radicale nel progetto
politico (anzi …) del partito..
Le altre forze dell'opposizione, la Federazione della Sinistra,
l'Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, i Verdi (con mille
difetti e qualche merito, aver dato voce all'opposizione
dell'elettorato di sinistra sui temi sociali e della legalità
impedendo la piena capitolazione del PD alle lusinghe berlusconiane e
della Confindustria), non hanno capacità aggregante - per speso
specifico elettorale, qualità del ceto dirigente e per il tipo di
organizzazione (IDV e SEL sono sostanzialmente i partiti personali di
Di Pietro e di Vendola) - per diventare protagonisti di una proposta
politica in grado di diventare maggioranza nel Paese. E nemmeno
vogliono provarci per la paura di dover rinunciare ai seggi
parlamentari che gli porterà in dote l'ingresso nel centrosinistra.
Sembrerebbe una strada senza via di uscita e senza speranze, in
cui la scelta possibile è solo tra il rifiuto tout court dei partiti
e della logica delle coalizioni (protesta che può esprimersi con
l'astensione alle elezioni o il voto a qualche movimento minoritario
antisistema) oppure l'accettazione del 'male minore' (il centro
sinistra con o senza il Terzo polo di Fini, Casini e Rutelli).
Eppure le consultazioni elettorali della scorsa primavera – i
referendum, le elezioni di sindaci di sinistra come Zedda e Pisapia o
addirittura contrapposti al primo turno al PD come De Magistris a
Napoli (i cui risultati naturalmente saranno tutti da valutare) – e la partecipazione popolare alle manifestazioni di piazza
per una nuova politica, dal NoBDay fino al corteo degli indignati del
15 ottobre passando per le proteste organizzate dalla Fiom, dalle
donne di 'Se non ora quando', da Libertà e Giustizia, dimostrano che
esistono tanti cittadini (non so se siano maggioranza nel Paese) che
reclamano una svolta nella gestione della cosa pubblica per
realizzare il bene comune.
Scorrendo i nomi di coloro che hanno contribuito al programma
dell'Altra Italia sulla rivista Micromega
(ne cito solo alcuni: Scarpinato, Caselli, Viale, Travaglio,
Spinelli, Gallino, Pianta, Rodotà, Petrini, Landini) si può
constatare quali risorse intellettuali e capacità progettuali e di
analisi potrebbe mettere in campo l'opposizione in questo Paese.
Ci vorrebbe allora il coraggio di dare vita ad una vera
Costituente per l'Alternativa mettendo insieme i think tank e gli
organi di informazione dell'opposizione (a partire da Sbilanciamoci, Micromega, Il
Manifesto, Il Fatto Quotidiano), associazioni come Libera ed Emergency, i movimenti recuperando anzitutto il lavoro svolto dal Comitato referendario per l'acqua pubblica, gli esponenti politici
e i partiti che da sinistra - sui temi ambientali, della legalità e sociali - criticano e contestano il PD.
Per scrivere il programma di una vera opposizione, definirne
strategie ed organizzazione, stabilire i criteri per la scelta delle
candidature ed andare per la propria strada, presentandosi alle
elezioni con o senza il PD, avendo in ogni caso la massa critica per
condizionarne le scelte e influenzarne l'evoluzione.
Se non ora quando?
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