"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

sabato 29 ottobre 2011

Il PD è il macigno che ostruisce la strada dell'alternativa




Di Berlusconi e della sua maggioranza ormai non vale nemmeno più quasi la pena parlarne. Ciò che invece maggiormente colpisce è che pur di fronte ad un governo screditato, inetto, antipopolare, corrotto, accusato di collusione con la criminalità organizzata, non esiste ancora in questo Paese un'Alternativa degno di questo nome. Un raggruppamento cioè di forze politiche, sociali, culturali, intellettuali che abbia la forza e goda del consenso necessari per proporre un vero cambiamento rispetto alle politiche liberiste che hanno dominato il mondo e l'Italia nell'ultimo trentennio e che ci hanno portato alla catastrofe economica e sociale. Con elezioni che potrebbero essere imminenti (nella primavera del 2012) o al più tardi nel 2013 non sappiamo ancora quale leader, quale programma, quale coalizione di partiti sfiderà la destra. Come scrive Ilvo Diamanti ciò che prevale è l'indignazione e la sfiducia senza che riesca a farsi strada un progetto e la speranza per un domani migliore
Una parte non trascurabile delle ragioni di questa assenza si trova, a mio avviso, nel ruolo del PD. Il maggior partito di opposizione, l'erede sia pur degenere (in termini di coerenza ideale, di organizzazione e di radicamento territoriale) del PCI unito ai discendenti della sinistra democristiana è un ben strano animale: un corpo, nelle convinzioni e nelle sensibilità dei suoi elettori, prevalentemente di sinistra ed una testa, la dirigenza, quasi completamente organica alla partitocrazia ed al capitalismo di rapina che caratterizzano l'Italia.

E dunque il PD è per il progetto dell'alta velocità in Val di Susa, ha varato con Treu la prima legge che ha dato il via libera al precariato, sta con Marchionne contro la Fiom e impone alla CGIL la 'moderazione' nelle rivendicazioni sindacali e nei rapporti con le altre organizzazioni dei lavoratori e con quelle imprenditoriali, non mette in discussione i diktat liberisti dell'Unione Europea e della BCE ma semmai critica 'da destra' Berlusconi per non essere sufficientemente solerte nell'attuarli, è di stretto credo atlantista e pieno fautore delle guerre che gli Usa e la Nato conducono qua e là per il mondo (l'Afghanistan, la Libia), si pone con grande timidezza di fronte al potere incontrastato del Vaticano e delle gerarchie ecclesiastiche (sui diritti civili, sulla scuola privata, sui privilegi fiscali), con le amministrazione locali targate centro-sinistra persegue nella gestione del territorio le stesse politiche della destra per quanto attiene la cementificazione e l'espansione edilizia delle città (di cui poi paghiamo le conseguenze nella qualità della vita di tutti i giorni e ogni qualvolta si verifica un evento atmosferico fuori dalla norma) e non di rado i suoi esponenti vengono colti con le mani nel sacco della corruzione e della commistione tra affari e politica.
Così si spiega perché il PD, che non può o non vuole promuovere un'alternativa che si contrapponga ai poteri forti ed operi una vera discontinuità rispetto alle politiche liberiste, corteggi incessantemente il Terzo Polo e nel contempo risulti reticente rispetto all'ipotesi di una coalizione di sinistra, pur premiata nei sondaggi, e alla scelta del candidato premier attraverso le primarie che rischierebbe di far prevalere un esponente politico 'anomalo'.
E quello che vogliono i rottamatori alla Renzi è semplicemente un ricambio della dirigenza motivato da ragioni anagrafiche e di immagine senza proporre però alcuna svolta radicale nel progetto politico (anzi …) del partito..
Le altre forze dell'opposizione, la Federazione della Sinistra, l'Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, i Verdi (con mille difetti e qualche merito, aver dato voce all'opposizione dell'elettorato di sinistra sui temi sociali e della legalità impedendo la piena capitolazione del PD alle lusinghe berlusconiane e della Confindustria), non hanno capacità aggregante - per speso specifico elettorale, qualità del ceto dirigente e per il tipo di organizzazione (IDV e SEL sono sostanzialmente i partiti personali di Di Pietro e di Vendola) - per diventare protagonisti di una proposta politica in grado di diventare maggioranza nel Paese. E nemmeno vogliono provarci per la paura di dover rinunciare ai seggi parlamentari che gli porterà in dote l'ingresso nel centrosinistra.
Sembrerebbe una strada senza via di uscita e senza speranze, in cui la scelta possibile è solo tra il rifiuto tout court dei partiti e della logica delle coalizioni (protesta che può esprimersi con l'astensione alle elezioni o il voto a qualche movimento minoritario antisistema) oppure l'accettazione del 'male minore' (il centro sinistra con o senza il Terzo polo di Fini, Casini e Rutelli).
Eppure le consultazioni elettorali della scorsa primavera – i referendum, le elezioni di sindaci di sinistra come Zedda e Pisapia o addirittura contrapposti al primo turno al PD come De Magistris a Napoli (i cui risultati naturalmente saranno tutti da valutare) – e la partecipazione popolare alle manifestazioni di piazza per una nuova politica, dal NoBDay fino al corteo degli indignati del 15 ottobre passando per le proteste organizzate dalla Fiom, dalle donne di 'Se non ora quando', da Libertà e Giustizia, dimostrano che esistono tanti cittadini (non so se siano maggioranza nel Paese) che reclamano una svolta nella gestione della cosa pubblica per realizzare il bene comune.
Scorrendo i nomi di coloro che hanno contribuito al programma dell'Altra Italia sulla rivista Micromega (ne cito solo alcuni: Scarpinato, Caselli, Viale, Travaglio, Spinelli, Gallino, Pianta, Rodotà, Petrini, Landini) si può constatare quali risorse intellettuali e capacità progettuali e di analisi potrebbe mettere in campo l'opposizione in questo Paese.
Ci vorrebbe allora il coraggio di dare vita ad una vera Costituente per l'Alternativa mettendo insieme i think tank e gli organi di informazione dell'opposizione (a partire da Sbilanciamoci, Micromega, Il Manifesto, Il Fatto Quotidiano), associazioni come Libera ed Emergency, i movimenti recuperando anzitutto il lavoro svolto dal Comitato referendario per l'acqua pubblica, gli esponenti politici e i partiti che da sinistra - sui temi ambientali, della legalità e sociali - criticano e contestano il PD.
Per scrivere il programma di una vera opposizione, definirne strategie ed organizzazione, stabilire i criteri per la scelta delle candidature ed andare per la propria strada, presentandosi alle elezioni con o senza il PD, avendo in ogni caso la massa critica per condizionarne le scelte e influenzarne l'evoluzione.
Se non ora quando?

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