Giudicare
i risultati della lista Tsipras significa trovarsi
nella 'classica' situazione in cui il bicchiere può apparire mezzo
pieno o mezzo vuoto.
E'
mezzo pieno perché la Sinistra in quanto tale – dopo sei anni e le
sconfitte della Lista Arcobaleno e di Rivoluzione Civile –
riguadagna autonomamente una rappresentanza istituzionale superando
la soglia di sbarramento, perché è stata sostenuta dall'abituale ma
sempre straordinario impegno del suo popolo di militanti e attivisti,
perché ha saputo esprimere candidature di qualità e buone proposte
politiche.
E'
mezzo vuoto perché la soglia di sbarramento è stata superata di
poche migliaia di voti nonostante il ricatto del voto utile fosse
meno potente rispetto alle elezioni politiche e perché, se ha dovuto
subire il boicottaggio e l'oscuramento dei grandi mezzi di
informazione, questo era ampiamente scontato e non sono state trovate
contromisure efficaci; perché – se sono attendibili le analisi
pubblicate sui flussi elettorali – i voti alla lista sono arrivati
fondamentalmente da SEL e da Rivoluzione Civile (leggi Rifondazione
Comunista) e quasi impercettibile è stato l'appeal nei confronti dei
milioni di cittadini di sinistra che scelgono l'astensione, i 5
Stelle o il PD; perché non ha nemmeno avviato la ricomposizione
delle divisioni storiche della sinistra tra chi chiede di organizzare
la resistenza alla dittatura liberista in atto in Italia ed in Europa
e chi vuole condizionare il governo dall'interno, tra la sinistra dei
movimenti e della società civile e quella dei partiti.
Così
oggi, subito dopo le elezioni, tra i sostenitori della Lista Tsipras
c'è chi guarda al PD come interlocutore indispensabile o addirittura
come partito nel quale confluire, chi auspica un dialogo con il
Movimento 5 Stelle, chi ha come orizzonte quello di una intransigente
opposizione politica e sociale, chi parla di collocazione nei gruppi
parlamentari della GUE (la Sinistra europea) e chi di collaborare con
quelli del PSE(i socialisti europei di Schultz).
Di
fatto questi limiti e queste divisioni erano ampiamente prevedibili
(e pure non facevano venir meno le ragioni di un voto di
testimonianza a Sinistra) se si guardava a come si costruiva la
lista.
Probabilmente
l'iniziativa degli 'intellettuali' e la loro direzione dall'alto è
stato l'unico modo possibile per poter varare questa proposta
elettorale nell'impossibilità di definire un accordo 'alto'. Un compromesso necessario ma improvvisato tra i tre soggetti in campo: gli 'intellettuali' che non potevano permettersi di avere i partiti contro, Rifondazione Comunista che non aveva sufficiente forza
per essere il catalizzatore della lista, SEL che ha potuto accettare di aderire alla lista solo
se questo non avesse ipotecato le proprie scelte future e se la lista Tsipras non avesse significato far nascere immediatamente un potenziale concorrente
elettorale (da qui probabilmente la cervellotica assenza della parola
Sinistra nel nome della lista, la mancata individuazione di uno o più
portavoce italiani in grado di affrontare con successo i dibattiti
televisivi, un simbolo (“L'Altra Europa con Tsipras”) inutilizzabile
per le prossime elezioni politiche e che andrà riposto nel cassetto
costringendo ancora una volta a ripartire da zero).
Tutti
elementi che, uniti ad una serie di errori politici (l'essere partiti
troppo tardi, il rifiuto dei voti dei Comunisti italiani non accettando
alcuno dei suoi candidati, la chiusura nei confronti delle correnti
più critiche verso l'Europa, una propaganda inefficace), hanno pesato
non poco sul risultato finale.
Oltre
alla grande mobilitazione di militanti e attivisti che l'ha
accompagnata e al di là del collocamento degli eletti e dei giochi
di posizionamento post-elettorale, l'aspetto sicuramente positivo
della lista Tsipras e del superamento del quorum dunque resta (e
giustifica ampiamente per chi l'ha fatto la preferenza accordata) il
fecondo fermento di iniziative e di partecipazione dal basso, questa
volta accompagnato da un po' di ottimismo, che ha attivato a
Sinistra.
In
tanti parlano di unità di una Sinistra rinnovata ma fedele ai suoi valori ed in grado di recuperare il meglio della sua storia e si attivano per trovare la strada migliore
per raggiungerla.
Sarebbe
folle perdere anche questa occasione, mortificando tanto entusiasmo e sciuparla con la costruzione
di nuovi muri ed a causa di sciocchi, miopi e suicidi giochini per
prendere o mantenere la direzione di questo processo senza sottoporlo
preventivamente al giudizio del popolo della Sinistra.
Se
si vuole davvero ora dare vita ad un soggetto unitario della Sinistra
alternativa al PD, alle destre, a Grillo serve una Costituente in
cui tutte le cittadini e i cittadini che aderiranno al nuovo soggetto
possano scegliere attraverso il voto coloro che dovranno esserne i promotori, la forma
organizzativa, il nome e il simbolo, le linee programmatiche, le
strategie, i portavoce.
L'elezione
di una Costituente della Sinistra, secondo il principio una testa-un
voto e unitamente ad un libero e costruttivo dibattito in assemblee pubbliche e sulla
rete, è l'unico metodo realmente democratico e partecipato dal
basso, inclusivo di tutte le anime del progressismo, che non fornisce
alibi a chi si senta parte della Sinistra per autoescludersi.
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