Renzi by Luca Peruzzi |
Mettiamo insieme, una accanto
all'altra, tutte le cose che Renzi ha realizzato e ha posto le basi
per realizzare nel suo anno di governo: la legalizzazione dello
sfruttamento del lavoro (il jobs act), la svolta autoritaria (per
cancellare con la controriforma costituzionale e italicum pluralismo
politico e divisione dei poteri), l'aggressione all'ambiente (sblocca
italia, decreto ilva), le privatizzazioni, la subalternità in
politica estera alle direttive amerikane, la totale sudditanza al
sistema finanzcapitalista europeo e mondiale senza riuscire in alcun
modo ad incrinare i vincoli dell'austerità definiti dall'Unione
Europea, il taglio alle spese sociali, la legge sulla responsabilità
civile dei magistrati, condoni e colpi di spugna per evasori fiscali
e per chi ha esportato capitali all'estero, la trasformazione della
scuola pubblica in una scuola classista e al mero servizio
dell'impresa, l'utilizzo spasmodico della decretazione d'urgenza e
del ricorso al voto di fiducia per svuotare le residue funzioni delle
Camere.
Il tutto dentro il contesto di una
incessante propaganda mediatica, fatta di bugie, annunci e promesse
di un mondo migliore sparati come proiettili di una mitragliatrice,
di un cerchio magico (il "giglio magico") nel quale non mancano furbetti e speculatori, di
favori e regalie - nascosti nei codicilli di questo o quel provvedimento - a lobby e amici furbetti, di un Partito Democratico immerso nella corruzione ed in procedure di selezione dei candidati (le primarie) imbarazzanti. In questo contesto Renzi emerge come un
omunculo dal modesto spessore culturale ed umano che, a giudicare
dalle sue citazioni e dai suoi slogan, deve aver compiuto il proprio
processo formativo sull'Almanacco del Calcio e sugli album delle
figurine Panini oltre che attraverso la visione dei Processi di
Biscardi.
Renzi ha dunque completato e sta completando tutto quanto
avrebbe voluto fare Berlusconi e per le quali spesso Berlusconi è
stato costretto a fermarsi di fronte all'opposizione, oltre che
politica, di una parte rilevante dell'opinione pubblica.
Renzi Ronaldo by Luca Peruzzi |
Di fatto il parolaio fiorentino sta
godendo di uno scenario, per sé, ideale.
Anzitutto la sua forza sta nell'essersi preso l'incarico, per conto del sistema di potere economico e finanziario (mondiale e italiano), di
rendere il nostro Paese "smart" per i padroni del vapore, cosa possibile in
Italia, attraverso le larghe intese, solo in accordo con quei pezzi di
potere economico estranei al grande capitale internazionale. Il proprio personale contributo è quello del piazzista di consensi elettorali,
mestiere nel quale surclassa decisamente i propri predecessori Monti
e Letta.
Può poi godere dell'assenza di una opposizione
politica che abbia (al momento) la possibilità di sconfiggerlo alle
elezioni, con la scomparsa della sinistra dopo decenni di svendita
(governi di centrosinistra, CGIL) dei propri valori fondanti, con il dissolvimento di Forza
Italia, con l'incapacità del Movimento 5 Stelle di fare quelle
alleanze politiche e sociali tali da renderlo maggioranza nel Paese.
Addirittura oggi Renzi sembra poter
fare a meno dell'appoggio e dei voti di Berlusconi avendolo
sostituito nella rappresentanza di quei ceti sociali e di quei
torbidi interessi che facevano riferimento al padrone di Mediaset.
Infine è circondato dal coro unanime a suo favore di
quasi tutti i media, grandi quotidiani (con l'eccezione del Fatto
Quotidiano) e televisioni.
Ma perché la società italiana sta
concedendo a Renzi quanto non aveva permesso a Berlusconi?
E' stato detto che attraverso
l'antiberlusconismo e la focalizzazione della lotta politica
unicamente nel contrasto del “mostro” (il conflitto di interessi,
il dominio sulle televisioni, i processi, le leggi ad personam, i
rapporti attraverso suoi fedelissimi con la criminalità organizzata,
il bunga bunga) si sono nascoste e si sono fatte accettare agli
italiani le scelte decisive nel solco del liberismo, non a caso
realizzate dai governi di centrosinistra, che hanno peggiorato le
condizioni di vita dei ceti popolari a vantaggio del grande capitale:
la precarizzazione del lavoro, le privatizzazioni, l'ingresso
nell'euro senza reti di protezione.
In parte ciò è vero ma questo non
significa che l'antiberlusconismo non fosse fondato su ragioni sacrosante. Ed esso si componeva in realtà di due anime; quella legalitaria
(Di Pietro, Travaglio) e quella dell'area PD- Repubblica.
La prima, rappresentata oggi dal
Movimento 5 Stelle e dal Fatto Quotidiano, ha mantenuto coerentemente
le sue posizioni continuando a contrastare i provvedimenti
“berlusconiani” anche se firmati da Renzi.
E' la seconda, la più forte e la più
influente sui mezzi di comunicazione di massa e cioè l'area
PD-Repubblica, che ha contraddetto con Renzi e per Renzi le cose
sostenute per un ventennio contro Berlusconi e l'opposizione che
aveva condotto anche sul piano culturale: cose che evidentemente nulla avevano a che fare con un diverso modello di società ma solo la finalità strumentale di partecipare, da posizioni di
forza, alla spartizione del bottino. Per quanto riguarda il PD non vi è stata alcuna "mutazione genetica": quell'organismo politico era finalizzato a servire ben determinati interessi e poteri. Renzi ha semplicemente reso manifesto, nel momento in cui ve ne erano le condizioni e le possibilità, ciò che era stato tenuto ipocritamente nascosto per un ventennio. Qualcosa dovrebbe pur dire la resa incondizionata dei
bersaniani e dei dalemiani, espertissimi ed accorti navigatori della
politica, al parolaio fiorentino. Tale resa senza condizioni non può derivare unicamente da
errori politici e dall'efficace, spudorata, aggressiva condotta del
rottamatore. Deve esserci qualcosa di più e di diverso, "ordini di scuderia" a cui non ci si poteva opporre, di fronte ai quali non si era senza macchia e senza paura per poter resistere. Salvo poi di volta in volta
riapparire sulla scena per reclamare un proprio posticino al sole, per marcare una propria presunta diversità il
cui unico effetto è quello di rafforzare il partito di Renzi
convincendo allocchi e creduloni che nel PD esista anche una
componente di sinistra.
Quando dunque ci si chiede perché dopo l'antiberlusconismo si è lasciato campo libero al renzismo
bisogna rispondersi che ciò è avvenuto perché così ha voluto il duo PD-Repubblica, con i loro quotidiani, con il TG3, con le associazioni
collaterali, con le loro manifestazioni, petizioni, campagne di stampa, con gli artisti e gli intellettuali di area. Ora che
dal gruppo De Benedetti e dal PD è venuto l'ordine del rompete le
righe e di inneggiare al nuovo "duce" i vecchi oppositori,
non tutti ovviamente, per i quali l'unica ideologia che conta è
quella del “tengo famiglia” e del “Franza o Spagna basta che se
magna” si sono prontamente adeguati: politici, intellettuali,
artisti, comici, scrittori. Tutti coloro che sono perennemente alla ricerca di soldi pubblici, di un contratto con la Rai, di fare carriera, di farsi pubblicare e
pubblicizzare un libro, di poter scrivere su qualche giornale, di
continuare a godere delle prebende e dei privilegi di una bella
poltrona.
Il loro silenzio sui media è diventato
ahimè, fino ad oggi, il silenzio degli italiani, anche di quelli che si oppongono ma a cui sono negati lo spazio e la visibilità per far ascoltare la propria voce.
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