Non sappiamo (e probabilmente non
sapremo mai) se il feroce attentato terroristico dei fondamentalisti
islamici contro Charlie Hebdo possa avere avuto qualche
“facilitatore” occulto nel campo dei poteri dominanti
dell'Occidente. La goffaggine dei terroristi (l'indirizzo sbagliato,
la carta di identità smarrita), le falle dei servizi segreti
francesi, la fuga momentanea che è stata possibile, pur in una
Parigi blindata, agli autori della strage – fatti che potrebbero
essere assolutamente fisiologici - non giustificano di per sé
cattivi pensieri “complottisti”.
Il punto di partenza che non dovremmo
mai dimenticare, prima di avventurarci in razionali analisi politiche
e strategico-militari, è che esiste nell'umanità una componente
inestinguibile di follia e di istinto predatorio e omicida: non
potrebbero altrimenti spiegarsi tanti fatti della storia e della
cronaca più o meno recente (uno per tutti la
strage del 2012 in Norvegia ad opera del “cristiano”
Breivik). L'Homo homini lupus di Thomas Hobbes è una delle
indispensabili chiavi di lettura, certo non l'unica ma sempre
tragicamente immanente e mai completamente ineludibile, della
condizione e dell'agire degli esseri umani.
Il brodo di cultura dell'azione dei
fondamentalisti islamici a Parigi è, da un lato, il coinvolgimento
militare francese, all'inseguimento di un'ormai anacronistica grandeur,
in tanti teatri di guerra in Paesi islamici in Africa ed Asia (tra
l'altro la Francia ha voluto l'uccisione di Gheddafi, la Francia ha
sostenuto e finanziato i ribelli fondamentalisti contro Assad in
Siria), dall'altro il senso di estraniamento che molti giovani
cittadini di origine maghrebina o subsahariana avvertono nei confronti di quello che
dovrebbe essere oggi il proprio Paese e da cui si sentono respinti e
rifiutati, più per ragioni sociali che per ragioni culturali, e che
li porta a ricercare altrove l'antica Patria e l'identità perduta.
Una condizione dello “straniero” comune in questa Europa del
nuovo millennio che si riscopre ferocemente classista e xenofoba.
Da questo punto di vista (si legga al
riguardo l'interessante analisi dell'antropologa Amalia
Signorelli) le vignette blasfeme di Charlie Hebdo più che
costituire una progressiva trasgressione liberatoria hanno contribuito
ad erigere il muro tra “noi” e “loro”.
Ciò che è certo è che l'assassinio
dei giornalisti e dei vignettisti di Charlie Hebdo si attaglia
perfettamente a rendere operativo il consolidato format del terrore
con tutto il suo armamentario ideologico e propagandistico utile a distogliere l'attenzione dalla crisi economica e dalle questioni sociali: la guerra
di civiltà, il mito del “nemico” da combattere pena la nostra
distruzione, i valori dell'Occidente libero e tollerante contro
l'Islam retrogrado e oscurantista, l'invasione dell'Europa da parte
dei migranti.
Non sono solo la Le Pen e Salvini a
cavalcare questi argomenti, la “guerra di civiltà”, pur espressa
in modo meno rozzo e brutale, è la premessa che serve alla
stragrande maggioranza delle forze politiche europee, anche quelle
sedicenti socialdemocratiche, per giustificare la perpetuazione delle
guerre
imperialiste dell'Occidente in Asia e in Africa. Su questo i
leader mondiali che hanno camminato a braccetto nella marcia
repubblicana di Parigi (a partire da Netanyahu il capo del governo di
Israele, un Paese che pratica una criminale politica di apartheid
contro la popolazione palestinese ed è accusato di crimini
di guerra) sono tutti d'accordo e molti di loro non sono meno responsabili degli autori materiali per la strage di Charlie Hebdo.
Qui allora, per noi che siamo il popolo senza potere e senza difese, è indispensabile mantenere sangue freddo e razionalità
senza abboccare al tentativo dei media di farci credere che da oggi
in poi dovremo vivere nel terrore degli attentati degli islamici.
Qui non c'è nessuna guerra di civiltà
in corso, non c'è nessuna invasione mussulmana dell'Europa: i
disperati che sbarcano sulle nostre coste tutt'al più andranno ad
ingrossare le file dei lavavetri, dei parcheggiatori abusivi, di chi
chiede qualche decina di centesimi di euro quando si fa benzina ai
self-service o quando si posa il carrello al supermercato. E quelli
che diventeranno spacciatori o borseggiatori lo faranno “rubando”
il lavoro agli europei.
La guerra in corso è la guerra della
minoranza che possiede la gran parte della ricchezza mondiale contro
il resto dell'umanità.
Dall'attacco alle torri gemelle ad oggi
il terrorismo ha causato qualche migliaia di vittime in Occidente,
Israele compreso. Quanti morti hanno fatto, solo in Italia, in questi
stessi anni l'eternit, l'Ilva di Taranto, la terra dei Fuochi, la
povertà, la disoccupazione, la disperazione per la crisi,
l'impossibilità di potersi curare adeguatamente, il lavoro condotto
senza sicurezza, la mancata prevenzione delle catastrofi naturali?
Ciò che deve terrorizzarci non è un ipotetico attentato ma restare
senza lavoro, senza casa, senza poterci curare, senza poter dare
un'istruzione e un futuro ai nostri figli o ammalarsi per
l'inquinamento o perdere tutto per un'inondazione o un terremoto.
E nella tragica contabilità dei morti
quante sono state le vittime delle guerre condotte in Afghanistan, in
Iraq, in Siria, in Libia, in Palestina? Probabilmente il primato
della civiltà occidentale comporta il fatto che uno dei “nostri”
morti valga 10 o 100 o 1000 morti siriani o iracheni.
“Se vuoi la pace prepara la pace” è
il monito che dovrebbe sempre ispirare la politica mondiale. E la
pace si fonda anzitutto sulla giustizia. Quale pace sarà possibile
nel mondo finché si continuerà a sostenere Israele, la sue violazioni alle risoluzioni dell'Onu e i suoi crimini contro il
popolo palestinese?
Occorre poi sempre ribadire che il
mostro del fondamentalismo islamico è stato evocato, finanziato,
organizzato dall'Occidente salvo poi ritrovarselo in casa. E'
l'Occidente che, in funzione dei propri interessi imperialisti, ha
sempre combattuto la possibilità dell'emancipazione nazionale dei
Paesi arabi e islamici e i loro leader laici: da Mossadeq e Nasser
alla guerra d'Algeria, dall'OLP di Arafat alla Siria di Assad,
dall'Afghanistan (ricordate
Rambo III?) all'Iraq e alla Libia (con Saddam Hussein e Gheddafi
prima usati e poi giustiziati).
E' l'Occidente che ha scelto come suoi
principali alleati le monarchie del Golfo oscurantiste e retrograde (e principali finanziatrici del fondamentalismo),
che ne ha accolto i rampolli nei suoi salotti eleganti grazie al potere dei petrodollari. E' l'Occidente che ha
sostenuto tutte le dittature del terzo mondo che conculcavano i diritti degli ultimi purché acquistassero le
sue armi e non ne negassero il dominio sulle risorse naturali.
Come possono l'Occidente e l'Europa
arrogarsi il diritto di definirsi i detentori della Civiltà? La civiltà
di secoli di guerre, delle persecuzioni religiose, dello schiavismo,
dei lager nazisti, di Guantanamo e Abu Ghraib? E'
la culla della civiltà l'Europa che riduce alla fame i cittadini
greci e sostiene il governo ucraino composto anche da nazisti?
Per combattere il terrorismo e i folli
fondamentalismi di ogni religione non servono l'ipocrisia e la truce
ignoranza ma l'impegno fattivo, concreto, ininterrotto a costruire la pace, la giustizia, la vera
democrazia.
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