![]() |
Le elezioni in Umbria viste da Luca Peruzzi |
Riguardo ai risultati delle
elezioni regionali in Umbria esistono specifiche vicende (le dimissioni
della giunta piddina a seguito dello scandalo della Sanità) che
hanno certamente influito sull’esito delle stesse.
Dopodiché,
detto che gli scandali influenzano inesorabilmente i consensi dei
partiti cosiddetti progressisti e di centrosinistra ma mai di quelli
di centrodestra, dai risultati delle elezioni regionali umbre credo
si possano, ancora una volta, trarre alcuni insegnamenti.
Primo.
La maggioranza dei votanti oggi richiede un cambiamento radicale del
Paese e dunque i partiti che ottengono la maggioranza o che
riscuotono i maggiori incrementi percentuali sono quelli che vengono
percepiti come i partiti del cambiamento radicale. Poi, come qualcuno
ha detto, si può convenire che si tratti di scelte elettorali di
disperazione anziché fondate su di una razionale e consapevole adesione a
determinate visioni e progetti politici ma resta, a mio avviso, il
dato di fatto: la richiesta di cambiamento radicale.
Ancora: il
consenso si conquista con le promesse di spesa e potrebbe essere
conservato solo attraverso una spesa pubblica espansiva. Nell’Italia
che da trent’anni persegue politiche di austerità, costretta a ciò
dai vincoli europei e della finanza globale, non è un caso che
nessun governo in carica sia mai stato confermato alle elezioni
successive. La gestione (la sostanziale conservazione)
dell’esistente, anche ammesso che fosse condotta con onestà ed
oculatezza, è una politica elettoralmente fallimentare in un Paese
precipitato nella crisi e nel declino: i grillini sono stati premiati
come forza di cambiamento radicale e sono stati puniti per essersi
adattati a governare dentro i vincoli della finanza globale. Lo
stesso avverrà con il futuro governo Lega-Fratelli
d’Italia-Berlusconi salvo che emerga la volontà, ad oggi
assolutamente inimmaginabile per politici di mezza tacca e facilmente
ricattabili, di mettersi realmente di traverso all’Ordine Economico
Internazionale.
Secondo.
L’Italia è un Paese fondamentalmente di destra, nella cultura e
nei valori, ed intriso di individualismo consumista: le proposte
elettorali (anche di cambiamento) che vengono premiate sono solo
quelle che si muovono dentro il contesto capitalista. Dunque ci si
scordi che gli appelli antifascisti ed antirazzisti possano avere
qualche efficacia (se non funzionano nemmento in Umbria o Emilia
Romagna figuriamoci altrove!): sono oggi fuori contesto e fuori tempo
soprattutto quando promossi da chi, come il PD, ha contribuito a
distruggere larga parte delle conquiste sociali ottenute attraverso
decenni di lotta politica e sindacale.
Terzo.
Dentro l’attuale contesto socio-culturale, con il senso comune
dominante, non esiste alcuno spazio politico significativo per le
forze di ispirazione socialista e comunista ridotte a comparse nelle
elezioni e nel dibattito pubblico. Anche nella rossa, almeno un
tempo, Umbria i pur dignitosissimi candidati comunisti – quello del PC di Rizzo e
quello della coalizione PCI-Potere al Popolo – non arrivano
complessivamente al due per cento. Cioè più o meno quanto
raccolgono tutte le liste di sinistra radicale sommate insieme da una
decina d’anni con l’eccezione, essendo arrivata al 4%, della
lista Tsipras che però d'ispirazione socialista e comunista aveva
ben poco (un cartello elettorale che dentro la cornice del riformismo
europeista (leggi accettazione delle leggi della finanza globale) e
sotto la bandiera di Tsipras, rivelatosi poi il traditore delle
istanze di riscatto del popolo greco dalla schiavitù dell’euro,
comprendeva in posizione di vertice anche gli ascari piddini (i
vendoliani) e alcuni editorialisti di Repubblica (bastione del
liberismo europeista e tra i principali artefici della conversione
pro capitalismo della Sinistra)).
Sono
convinto ormai da tempo che questi fallimenti non derivino da errori
o inadeguatezze nelle proposte, nei programmi, nella forma partito, nei leader (a meno di pensare
che Salvini o la Meloni prendano così tanti voti per le proprie
capacità personali) e tantomeno dalla mancata realizzazione di alleanze unitarie. Certo esistono anche questi problemi ma il
punto fondamentale è che oggi, ripeto, non esiste lo spazio politico
per qualsivoglia proposta politica social-comunista qualunque veste e
gradazione assuma (compresa quella del cosiddetto sovranismo di
Sinistra che non ha nemmeno la forza di raccogliere le firme per
presentarsi alle elezioni).
Francamente
penso che sia venuto il momento per tutti coloro che pensano sia
necessario ricreare una prospettiva reale di realizzazione di una
società socialista di farla finita, almeno per qualche anno, di
giocare con le elezioni e a fare i dirigenti di partiti e partitini
inesistenti o, peggio, a lusingare unicamente la propria vanità con
dotte e sferzanti quanto ininfluenti analisi politiche sui social e ad impiegare
tutte le proprie forze a riflettere e a discutere, per poi agire concretamente, su come si
ricostruisce (attraverso
l’informazione, la produzione culturale e artistica, le iniziative
sociali e sindacali) una coscienza di massa anticapitalista, premessa indispensabile per dare forza ad un'Alternativa di sistema.
Nessun commento:
Posta un commento