"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)

giovedì 1 settembre 2011

LA DIFFERENZA FRA RIVOLTA E RIVOLUZIONE...C'E' E SI VEDE




di Giandiego Marigo


C'è un enorme differenza fra Rivolta e Rivoluzione, pur senza scomodare le acquisizioni bolsceviche sul termine e sulla differenza, che pure hanno avuto, ed hanno più che qualche cosa da dire in proposito.
Una rivolta è un moto più o meno spontaneo che in genere si incanala ora su questo obbiettivo ora su quello, a volte invece su nessuno, girando intorno a sé stessa infuriata e feroce come un cane che cerca la propria coda, senza una connotazione precisa, legata ad un rabbia non meglio identificata...ed arde di fuoco vivissimo, pericoloso e violento, ma breve e tutto sommato privo di molto costrutto.
Quasi sempre utile al potere per inasprire controllo e repressione.
Se chiedete a qualsiasi vostro amichetto un po' comunista cosa sia una rivoluzione, bhè ascoltandolo, al di là della possibilissima retorica, coglierete certamente la differenza.
La rivoluzione è atto cosciente, direzionale, preciso, organizzato e non necessariamente violento. Quanto meno nel suo concetto più esteso e moderno.
Nonostante gli equivoci e le sovrapposizioni fra i due termini siano moltissime ed anche se le esperienze sino ad oggi in qualche modo ci dicono che le rivoluzioni pacifiche sono rare (quasi sempre il potere non è disponible con facilità allo stravolgimento).
Bisogna pur dire che il fenomeno del rivolgimento del paradigma in modo “non violento” è cosa riuscita meglio nell'ultimo scorcio di secolo, piuttosto che prima...il che deporrebbe per la possibilità dell'uomo di salvarsi.
Se non fosse che questo primo scorcio del terzo millennio, forse proprio per rintuzzare l'acquisita intelligenza empatica dei rivoluzionari, si apre sotto un cupissima e oscura cappa di paura.
Che non predispone e non facilita essuna soluzione pacifica.
Il Potere è assolutamente... “In Campana”,pronto e vigile su queste tematiche, che anzi sono il principale obbiettivo della sua “disinformazia” e della ovvia “manipolazione mentale e culturale”.
Perchè diciamocelo al potere convengono non una, ma mille rivolte, mentre lo spaventa moltissimo anche una sola piccollissima rivoluzione.
Loro hanno bisogno di mille “Masaniello”, di migliaia di rivolte per il pane, farebbero la firma per qualche saccheggio e qualche “esproprio proletario”.
Tutto questo è previsto, sono pronti a reagire, pronti ad “usare” appropriatamente il fenomeno...anzi lo fomenteranno, perchè sarà utile ad instaurare insicurezza, paura...sarà il trucco perchè i benpensanti (pur ridotti alminimo necessario) chiedano proprio a loro la protezione di cui sentiranno sempre maggiore necessità e saranno disposti a pagarla al loro prezzo.
Stanno già facendo le prove, guarda caso in quell'Inghilterra teatro di una “rivolta”, chissà come mai. Negli ultmi tempi nel regno unito sono aumentati in modo pericolosamente esponenziale i senza tetto. Sempre più gente si aggira per le strade, senza casa, problematica che sta raggiungendo anche gli States.

Qual'è la risposta della “culla della civiltà occidentale?”, molto semplice, la criminalizzazione della povertà! Ci si propone di mettere fuori legge gli Homeless, proprio sulla scorta dei recentissimi scontri viene reputato “pericoloso” per il “paese reale” l'aumento di questi nullafacenti, parassiti...rien ne va plus les jeux sont faits.
Cosa ne faranno?
Come applicheranno questa nuova legge?
Respingeranno seguendo la moda maroniano-italiota gli stranieri, ma poi? Molto più del 50% di questi “poveri” sono britannici...li chiuderanno in Campi di Lavoro ed Accoglienza?
Ed andiamo a chiudere perchè in fondo l'importante per chi scrive era chiarire la differenza e non per spirito polemico, ma per dare il proprio contributo alla discussione
Molti, moltissimi, sinceramente sin troppi “indignados” dell'ultima ora invocano rivoluzioni e sollevazioni popolari sulla rete...per carità io sono convinto che sia necessaria una risposta popolare e di massa tesa a “mettere a posto le cose”.
Auspicherei una bella Rivoluzione se davvero ne vedessi i segnali, ma non li vedo.
Quel che vedo sono molti neo-leader improvvisati ed autoeletti che dicono parole che non capiscono, di cui non ragionano la portata.
O peggio intellettuali ottimamente remunerati che abusano di termini esponendo altri al rischio che loro non correrranno mai.
Vedo un ridda di rivoluzionari improvvisati che si svegliano alla mattina inventandosi un nuovo appuntamento a Roma, piuttosto che davanti alle prefetture...o che so in parlamento, adducendo a giustificazione del proprio pressapochismo e della totale disorganzzazione la propria “genuina appartenenza alla società civile ed alla rivolta anti-casta”...rivolta ,appunto.
Però la Rivoluzione, con la R maiuscola, quella delle coscienze e degli spiriti, quella che cambiarebbe il colore del cielo, per adattarlo ai bisogni della gente. Quella unificante, quella che crea vera novità e cambiamento...quella, perdonatemi, ma non la vedo! Né all'orizzonte né in ipotesi.
Ne mancano i presupposti, dove sarebbe l'oganizzazione, la struttura, la forza indispensabili per farla. Dove l'unità di intenti, se non riusciamo nemmeno a parlare fra noi gialli, rossi, viola, violetti, rosa-pallido, ialini, tricolori e ci muoviamo alla spicciolata, ognuno convinto d'essere depositario della verità.
Quindi attenzione ad invocare il fuoco, perchè poi quando è acceso brucia tutto...ed in genere ci guadagnano solo quelli che lo controllano o che hanno le pompe per spegnerlo.

Non voglio disilludere i giovani propugnatori della “rivoluzione domani mattina”, ma nemmeno mi pare logico proporla da una bacheca di Facebook nella convinzione demenziale che “così si faccia” e che il chiamare il mondo intero alla rivolta (ancora e sempre rivolta) sia produttivo.
Inventarsi climi islandesi o Gandhiani, dove non esiste coesione popolare, ed ancor meno un Gandhi (con buona pace dell'eroico e mai sufficientemente seguito Gaetano Ferrieri, che è un poco troppo limitato nella sua azione e nel suo carisma per essere Gandhi) egli ci chiama ad essere a Roma il 21 settembre, mentre altri ci chiamano il 10 e 11 ed altri ancora il 6...e nessuna rivoluzione è possibile in questo contesto, al di là del prezzo esobitante dei biglietti dei treni e della permanenza in una città come Roma, un povero vero non potrebbe mai essere presente a nessuno di questi ieratici appuntamenti.
L'unica cosa realmente possibile è qualche “provocazione” che potrebbe istigare ad una “rivolta”...che dopo essere stata opportunamente e, possibilmente, sanguinosamente sedata darebbe pretesto per un inasprimento della repressione.
La Rivoluzione è Altro e sottintende una organizzazione che non esiste in questo paese, semplicemente non c'è. L'Islanda, fulgido esempio, è stata molto aiutata dal fatto di essere, praticamente, una media città Italiana a livello di popolazione totale, non sottovalutiamolo.

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  2. Non sono convinto. Anche i pianeti compiono rivoluzioni, per tornare poi però, allo stesso punto di partenza.

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