La maggioranza berlusconiana ottiene
una nuova fiducia sulla richiesta di dimissioni del ministro Romano,
inquisito per mafia (e sorge spontanea una domanda: perché
Napolitano ha consentito, non utilizzando opportunamente i poteri di
scelta che gli attribuisce la Costituzione, che un tale individuo
potesse diventare ministro?).
Berlusconi non ha evidentemente
realizzato il miracolo promesso al momento della 'discesa in campo':
milioni di posti di lavoro, un nuovo boom economico, la riduzione
delle tasse, la modernizzazione dello Stato e della pubblica
amministrazione.
Il vero miracolo di Berlusconi è quello di essere riuscito a restare al centro della politica nazionale dal
1994, alla guida del governo attraverso tre Esecutivi per complessivi
dieci anni, a resistere al potere - anche dopo quanto emerso nei suoi
confronti negli ultimi tempi - nonostante tutto e tutti.
Si possono stigmatizzare le colpe
dell'opposizione, non averlo contrastato adeguatamente, non aver
adottato leggi sul conflitto di interessi ed i necessari provvedimenti
per il pluralismo nel sistema televisivo, aver sostanzialmente fatto
il calcolo (i D'Alema, i Veltroni) - a danno del Paese - che finché il
padrone di Mediaset fosse rimasto nelle istituzioni pubbliche ciò avrebbe costituito
a sua volta l'assicurazione della propria longevità politica,
ricompattando gli elettori democratici e di sinistra solo in base all'idea
del male minore e del votare turandosi il naso.
Si può discutere di cosa sarà il
dopo-Berlusconi, temere che il domani sarà ancora peggiore in
termini di macelleria sociale, fare supposizioni su chi ne abbia
messo in crisi il consenso 'incentivando' l'esplosione dei ben noti
scandali sessuali (alcuni poteri forti, la finanza anglo-ebraica
contrapposta a quella araba e filo-russa, la nuova amministrazione
Obama).
Ma certo risulta incomprensibile e
illogico che nel momento più basso del suo consenso, con la
scissione del vecchio alleato di ferro Gianfranco Fini, con tutti i
sondaggi elettorali che prevedono la vittoria delle opposizioni,
sconfitto alle ultime elezioni amministrative e nei referendum di
giugno, abbandonato persino dalla Confindustria di Marcegaglia e dal
Vaticano (che non hanno potuto proprio fare a meno di dissociarsi dal
puttaniere di Arcore), svergognato e ridicolizzato (e con lui tutto
il nostro Paese) in Italia e nel mondo per il 'bunga bunga',
riesca ancora a mantenere la propria maggioranza parlamentare.
Nell'Italia dell'economia criminale e
sommersa, del clientelismo e del Vaticano, della dittatura
dell'ignoranza imposta dalle televisioni e realizzata anche
attraverso lo smantellamento della scuola pubblica, sarebbe illusorio
aspettarsi una sollevazione popolare nonostante una crisi economica e
finanziaria e provvedimenti di macelleria sociale senza precedenti.
Ma in quale altro Paese del mondo,
occidentale e non, potrebbe restare alla guida del governo chi è
incompatibile per un insanabile conflitto di interessi con una carica
istituzionale, chi è imputato in una infinità di procedimenti
giudiziari ed è stato assolto in diverse occasioni per l'intervenuta
prescrizione del reato contestato, chi è accusato di aver corrotto
testimoni (Mills scampato alla condanna solo grazie alla
prescrizione) ed ha visto i propri principali collaboratori condannati
per reati gravissimi (Previti per corruzione in atti giudiziari a
vantaggio delle aziende del premier, Dell'Utri per mafia), chi ha
organizzato la propria vita solo in funzione del reperimento della
carne fresca che serve ad allietare i suoi festini (comportamento
quest'ultimo non comparabile con i precedenti ma che comunque non
sarebbe mai tollerato, altrove nel mondo, per un uomo di Stato).
Diamine ma come è possibile che non si
trovino cinque o dieci deputati che per opportunismo e fiutando
l'aria che tira – magari opportunamente imbeccati dalla CEI, dalla
Confindustria, dalle Banche, dalla CIA o dal Mossad - non abbandonino
come topi la nave che affonda e facciano cadere il governo per
garantirsi il posto da parlamentare alle prossime elezioni?
In tanti abbiamo pensato che Berlusconi
avrebbe resistito finché così avessero voluto i poteri forti.
Bisogna invece riconoscergli una sua forza intrinseca: certo il
potere delle sue televisioni, i soldi con cui può ricompensare i
parlamentari che gli votano la fiducia, la minaccia sempre incombente di distruggere
mediaticamente e non solo chi gli si oppone o lo tradisce, la scaltrezza con cui in questi anni - senza scrupoli morali ed in totale disprezzo del bene comune - ha saputo legare a sé ed al proprio destino forze politiche, sociali, economiche.
Questo deve farci capire che la battaglia contro Berlusconi è ancora tutta da combattere e da vincere, che questi dispone ancora di armi potentissime di cui non esiterà a servirsi, che una vittoria alle prossime elezioni lo condurrà inevitabilmente al Quirinale e determinerà conseguentemente la fine della pur vituperata e fragilissima democrazia italiana nata dalla Resistenza.
E parlando di poteri forti non si deve dimenticare di considerare quello che è l'autentico convitato di pietra della
politica italiana: la mafia.
Quella mafia che ha svolto un ruolo
politico fin dall'invasione anglo-americana della Sicilia nel 1943,
che ha fatto parte delle organizzazioni anti-comuniste nel dopoguerra
ed ha partecipato ai tentativi di colpi di stato volti ad impedire
l'arrivo al governo del PCI, che è stata parte del sistema di potere
democristiano per cinquant'anni ed ha controllato il più longevo
uomo di governo della prima repubblica Giulio Andreotti (bruciandone
le ambizioni a ricoprire la carica di Capo dello Stato con
l'assassinio del suo fedelissimo Salvo Lima), che nel 1992 con le
stragi di Falcone e Borsellino, degli agenti delle scorte e di
cittadini inermi ha piegato lo Stato imponendo una trattativa la cui finalità era quella di mantenere integro il proprio potere criminale.
Ecco credo che non si possa comprendere
l'Italia di oggi e di questi settanta anni trascorsi dalla fine della
seconda guerra mondiale se non pensando al potere detenuto dalle
mafie.
Grazie Francesco e Giuseppe ....
RispondiEliminaanalisi politica da bar sport, ancora ste storie ancora il lupo? proposte, coalizioni, leader presentabili ci servono. altrimenti questo stara' li ancora molto tempo
RispondiEliminaCaro Anonimo grazie comunque per la visita. Per cambiare l'Italia credo che dobbiamo anzitutto capire perché siamo arrivati al punto in cui ci troviamo. E per quanto mi riguarda il fatto che Berlusconi resista al potere nonostante tutto e tutti è qualcosa assai difficile da capire e spiegare ....
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